dina alta come lei ma un po' più tonda.

"A Madda', sai com'è fatto, anche se c'è stato mica vuoi di'

che ora avete una storia."

Sedute sui loro motorini, fumano sigarette troppo forti,

cercando di darsi un tono e qualche anno in più.

"Che c'entra, i suoi amici mi hanno detto che lui non chia-

ma mai di solito."

"Perché, a te ti ha chiamata?"

"Sì!"

"Be', magari ha sbagliato numero."

"Due volte?"

Sorride, felice di aver messo a tacere l'amica dalla battuta

facile, che comunque non si perde d'animo.

"Degli amici non ti puoi mai fidare. Hai visto che facce?"

Vicino a loro, con le moto potenti come i loro muscoli, Pol-

lo, Lucone, Hook, il Siciliano, Bunny, Schello e tanti altri an-

cora. Nomi improbabili dalle storie difficili. Non hanno un la-

voro fisso. Alcuni neanche troppi soldi in tasca, ma si diverto-

no e sono amici. Questo basta. In più amano litigare, e quello

non manca mai. Fermi lì, a piazza Jacini, seduti sulle loro Har-

ley, su vecchie 350 Four dalle quattro marmitte originali, o con

la classica quattro in uno, dal rumore più potente. Sognate, so-

spirate e infine ottenute, grazie a estenuanti preghiere, dai lo-

ro genitori. Oppure con il sacrificio delle tasche sfortunate di

un giovane farlocco che ha lasciato il portafoglio nel cassetti-

nò di qualche Scarabeo o nella tasca interna di un Henri Lloyd

fin troppo facile da ripulire durante la ricreazione.

Statuali e sorridenti, la battuta facile, le mani tozze con

qualche segno, ricordo di una rissa. John Milius sarebbe an-

dato pazzo per loro.

Le ragazze, più silenziose, sorridono, quasi tutte scappa-

te da casa, inventando un dormire tranquillo da un'amica,

che invece siede lì vicino a loro, figlia della stessa bugia.

Gloria, una ragazza con i fuseaux blu e la maglietta dello

stesso colore con piccoli cuoricini celesti, mostra uno splen-

dido sorriso.

"Ieri mi sono divertita un mondo con Dario. Abbiamo fe-

steggiato sei mesi che stiamo insieme."

Sei mesi, pensa Maddalena. A me ne basterebbe uno solo...

Madda sospira, poi riprende a sognare nelle parole dell'a-

mica.

"Siamo stati a mangiare una pizza da Baffetto."

"Ma dai, ci sono andata pure io."

"A che ora?"

"Mah... saranno state le undici."

Odia quell'amica che interrompe il racconto. C'è sempre

qualcuno o qualcosa che disturba i tuoi sogni.

"Ah, no, eravamo già andati via."

"Insomma, volete stare a sentire?"

Un unico "sì" esce da quelle bocche dagli strani sapori di

lucidalabbra alla frutta o rossetti rubati a commessi distratti,

a bagni materni più ricchi di tante piccole profumerie.

"A un certo punto arriva il cameriere e mi porta un maz-

zo di rose rosse enorme. Dario sorride, mentre tutte le ra-

gazze lì in pizzeria mi guardano commosse e anche un po'

invidiose."

Quasi si pente di quella frase, accorgendosi di rivedere in-

torno a lei quegli stessi sguardi.

"Mica per Dario... Per le rose!"

Una sciocca risata le unisce di nuovo tutte.

"Poi mi ha dato un bacio sulle labbra, mi ha preso la ma-

no e mi ha infilato questo."

Mostra alle amiche un sottile anello con una piccola pie-

tra celeste, dai riflessi allegri quasi come quelli dei suoi occhi

innamorati. Versi di stupore e un "Bellissimo!" accolgono quel

semplice anello.

"Poi siamo andati a casa mia e siamo stati insieme. I miei

non c'erano, è stato favoloso. Ha messo il cd di Cremonini, mi

fa impazzire. Poi ci siamo stesi in terrazzo sotto il piumone a

guardare le stelle."

"Ce n'erano tante?" Maddalena è senz'altro la più roman-

tica del gruppo.

"Tantissime!"

Poco più in là, una diversa versione.

"Hei, ma ieri sera eri sempre staccato..."

Hook. Una benda sull'occhio, fissa. I capelli boccoluti e lun-

ghi, leggermente sbionditi in punta, gli danno un'aria da an-

gioletto, se non fosse per la sua fama, roba da inferno.

"Allora, si può sapere cosa hai fatto ieri sera?"

"Ma niente. Sono andato a mangiare da Baffetto con Glo-

ria e poi, siccome non c'erano i suoi, siamo andati a casa sua

e abbiamo fatto roba. Al solito, niente di speciale... Piuttosto

avete visto come hanno rifatto il Panda?"

Bario cerca di cambiare discorso. Ma Hook non molla.

"Ogni tre, quattro anni li rifanno tutti i locali... Piuttosto,

come mai non ci avete chiamato?"

"Siamo usciti senza pensarci, così, all'improvviso."

"Che strano, tu non fai quasi mai nulla così all'improvviso."

Il tono non promette niente di buono. Gli altri se ne ac-

corgono. Pollo e Lucone smettono di giocare a calcio con una

lattina acciaccata. Si avvicinano sorridenti. Schello da un tiro

più lungo alla sigaretta, e fa il suo solito ghigno.

"Sapete ragazzi, ieri Gloria e Bario facevano sei mesi e lui

ha voluto festeggiare da solo."

"Non è vero."

"Come no? Ti hanno visto a mangiare la pizzetta. Ma è ve-

ro che vuoi metterti in proprio?"

"Sì, dicono che vuoi fare il fioraio."

"Uau!" Tutti cominciano a dargli pacche e botte sulla schie-

na, mentre Hook lo prende con il braccio intorno al collo e con

il pugno chiuso gli friziona forte la testa.

"Tenerone lui..."

"Ahia! Lasciatemi..."

E tutti gli altri addosso, ridendo come matti, soffocandolo

quasi con i loro muscoli anabolizzati. Poi Bunny, mostrando i

due grossi denti davanti che gli hanno regalato quel sopran-

nome, grida senza smentirsi: "Prendiamo Gloria".

Le Ali Star celesti, con la piccola stella rossa che centra il

rotondo di gomma sulla caviglia, scendono dalla Vespa e toc-

cano agilmente terra. Gloria fa solo due passi di corsa, ma vie-

ne subito sollevata dalla presa del Siciliano. I capelli biondi di

lei fanno uno strano contrasto con l'occhio scuro del Sicilia-

no, con il suo sopracciglio cucito malamente, con quel naso

schiacciato e morbido, privato del fragile osso da un bel di*

retto, qualche mese prima, nella cantina della Fiermonti.

"Lasciami, dai, smettila."

Subito Schello, Pollo e Bunny gli sono intorno e fingono

di aiutarlo a lanciare in aria quei cinquantacinque chili ben di-

stribuiti, stando attenti a mettere le mani nei posti giusti.

"Smettetela, dai."

Anche le altre ragazze si avvicinano al gruppo.

"Lasciatela stare."

"Hanno fatto gli infamoni, invece di festeggiare con noi?

Be', li festeggiamo adesso, a modo nostro."

Lanciano Gloria di nuovo in alto, ridendo e scherzando.

Dario, anche se è un po' più piccolo degli altri e regala ro-

se, si fa largo a spintoni. Prende per mano Gloria proprio men-

tre ridiscende, portandosela dietro le spalle.

"Adesso basta, piantatela."

"Perché sennò?"

Il Siciliano sorride e si piazza davanti a lui allargando le

gambe. I jeans leggermente più chiari sui grossi quadricipiti si

tendono. Gloria, appoggiata alla spalla di Dario, spunta per

metà. Fino a quel momento ha trattenuto le lacrime, ora trat-

tiene anche il fiato.

"Sennò che fai?"

Dario guarda il Siciliano negli occhi.

"Levati, che cazzo vuoi, stai sempre a fare il coglione."

Dalle labbra del Siciliano scompare il sorriso.

"Che hai detto?"

La rabbia gli fa muovere i pettorali. Dario stringe i pugni.

Un dito nascosto fra gli altri scrocchia con un rumore sordo.

Gloria socchiude gli occhi, Schello rimane con la sigaretta pen-

zolante nella bocca aperta. Silenzio. Improvvisamente un rug-

gito rompe l'aria. La moto di Step arriva rumorosa. Piega in

fondo alla curva e si tira su veloce, frenando poco dopo in mez-

zo al gruppo.

"Be', che si fa di bello?"

Gloria finalmente sospira. Il Siciliano guarda Dario.

Un leggero sorriso sposta ad altro tempo la questione.

"Niente, Step, si chiacchiera troppo e non si fa mai un po'

di movimento."

"Hai voglia di sgranchirti un po'?"

II cavalletto scatta come un coltello a serramanico e si pian-

ta in terra. Step salta giù e si sfila il giubbotto.

"Si accettano concorrenti."

Passa vicino a Schello e, abbracciandolo, gli toglie di ma-

no la Heineken che ha appena aperto.

"Ciao, Sche'."

"Ciao."

Schello sorride, felice di essere suo amico, un po' meno di

non avere più la birra.

Quando il viso di Step torna giù da un lungo sorso, i suoi

occhi incontrano Maddalena.

"Ciao."

Le morbide labbra di lei, leggermente rosate e pallide, si

muovono appena, pronunciando quel saluto a bassa voce. I

piccoli denti bianchi, tutti pari, si illuminano, mentre gli oc-

chi verdi, bellissimi, cercano di trasmettere tutto il suo amo-

re, inutilmente. È troppo. Step le si avvicina, guardandola

negli occhi. Maddalena lo fissa, incapace di abbassare lo

sguardo, di muoversi, di fare qualunque cosa, di fermare quel