troppo non prendeva... E lei in punizione, sempre più spesso.

Quella volta che Raffaella ha organizzato una cena a casa sua,

costringendola a restare. Aveva invitato tutta gente perbene, il

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figlio di un loro amico molto ricco. Un buon partito, le aveva

detto. Poi è arrivato Step. Daniela ha aperto senza pensarci,

senza chiedere chi è. Step ha spalancato la porta facendole

sbattere la testa.

"Scusa Dani, non ce l'ho con te, lo sai!"

Ha preso Babi per un braccio e l'ha trascinata via tra le inu-

tili urla di Raffaella e il tentativo del buon partito di fermarlo.

Quel tipo si è ritrovato per terra con il labbro spaccato e san-

guinante. Lei si è addormentata tra le braccia di Step, pian-

gendo.

"Com'è tutto diventato difficile. Vorrei tanto essere lonta-

na con te, senza più problemi, senza i miei, senza tutti questi

casini, in un posto tranquillo, fuori dal tempo."

Lui le ha sorriso.

"Non ti preoccupare. So io dove andiamo, nessuno ci darà

fastidio. Ci siamo stati spesso, basta volerlo."

. ,1, Babi lo guarda con gli occhi pieni di speranza.

"Dove?"

I- "Tre metri sopra il ciclo, dove vivono gli innamorati."

Ma il giorno dopo è tornata a casa e da lì è cominciato o

forse finito tutto.

Babi si è iscritta all'università, comincia a frequentare Eco-

nomia e Commercio, passa i pomeriggi a studiare. Comincia

a vederlo meno spesso, ora. Un pomeriggio con lui. Sono an-

dati da Giovanni a prendersi un vitaminico. Stanno chiac-

chierando fuori dal bar quando all'improvviso arrivano due ti-

pi tremendi. Step non fa in tempo a realizzare. Gli sono subi-

to addosso. Cominciano a prenderlo a capocciate tenendosi

abbracciati fra loro, colpendolo con la testa a turno, in una tre-

menda altalena di sangue. Babi ha cominciato a urlare. Step

alla fine è riuscito a liberarsi. I due sono fuggiti su un Vespino

truccato dileguandosi nel traffico. Step è rimasto a terra, in-

tontito. Poi, aiutato da lei, si è rialzato. Con dei fazzoletti di

carta, ha cercato di fermare il sangue che gli scende giù dal na-

so, sporcandogli la Fruit. Più tardi l'ha accompagnata a casa,

in silenzio, senza sapere bene che dire. Ha parlato di una ris-

sa di tanto tempo fa, quando ancora non stavano insieme. Lei

gli ha creduto, o forse ha voluto farlo. Quando Raffaella l'ha

vista entrare a casa con la camicetta sporca di sangue, le ha

preso un colpo.

"Che ti sei fatta? Babi, sei ferita? Che ti è successo? È col-

pa di quel delinquente vero? Non capisci che finirai male?"

Lei è andata in camera sua, si è cambiata in silenzio. Poi

è rimasta là, da sola, stesa sul letto. Ha capito che qualcosa

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non andava. Qualcos'altro avrebbe dovuto cambiare. Non sa-

rebbe stato così facile, non come togliersi una camicetta e but-

tarla tra i panni sporchi. Qualche giorno dopo ha rivisto Step.

Ha un altro taglio sul viso. Gli hanno messo dei punti sul so-

pracciglio.

"Ma che ti sei fatto?"

"Sai, per non svegliare Paolo sono rientrato a casa e non

ho acceso la luce del corridoio. Ho sbattuto contro uno spigo-

lo. Non sai che male, una cosa bestiale."

Proprio come quella che ha fatto. La verità l'ha saputa da

Pallina per caso, parlando al telefono. Sono andati a Talenti

dallo Zio d'America, con bastoni e catene, guidati da Step. Una

rissa gigantesca, una vera vendetta. È uscito perfino un trafi-

letto sul giornale. Babi ha attaccato. È inutile discutere con

Step, avrebbe sempre fatto come voleva, a modo suo. Ha la te-

sta dura. Gliel'ha detto mille volte che lei odia la violenza, le

botte, i picchiatori.

Mette a posto gli scaffali, tira giù alcuni quaderni buttan-

doli sulla moquette, senza interesse. Quaderni degli anni pas-

sati, appunti del liceo, vecchi libri.

"Che facciamo stasera? Andiamo alle corse della moto? Dai,

ci vanno tutti."

"Stai scherzando spero, non esiste! Io in quel posto non ci

voglio mettere più piede. Magari rincontro quella bora scate-

nata e mi tocca farci di nuovo a botte. Abbiamo un dopocena,

se ti va di venire."

Step si è messo una giacca blu. È rimasto tutto il tempo se-

duto su un divano guardandosi in giro, cercando di trovare

qualcosa di divertente in quello che sentiva, non riuscendoci.

Lui quella gente l'ha sempre odiata. Si è imbucato a quelle fe-

ste, ha sfondato tutto, si è divertito un casino con gli altri a ru-

bare nelle camere da letto, a lanciare di sotto la roba. Gli altri.

Chissà dove sono in questo momento. Alla serra, pinnando a

centoquaranta, sulla moto con gli amici che fanno il tifo, con

Sica che prende le puntate, con le camomille, Ciccio e tutti gli

altri. Che palle questa festa. Incrocia lo sguardo di Babi. Le

sorride. Lei è scocciata, sa benissimo cosa pensa.

Babi riesce a prendere anche quel libro più su degli altri.

Poi se lo ricorda come fosse in quel momento.

Il citofono suona all'impazzata. La padrona di casa attra-

versa il salotto correndo, la porta che si apre e Pallina lì, pal-

lida, sconvolta che scoppia a piangere.

È una notte terribile. Smette di pensarci. Comincia a rac-

cogliere i libri che ha buttato per terra. Ne prende altri posan-

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doli sul tavolo e quando si curva di nuovo, la vede. È lì, chia-

ra e secca, gialla, sbiadita come il tempo che è stato. Spezza-

ta, sulla moquette scura, priva di vita da tanto tempo ormai.

La piccola spiga che ha messo nel suo diario la prima volta che

ha fatto sega con Step. Quella mattina nel vento che annuncia

l'estate, quei baci che sanno di pelle profumata dal sole. Il suo

primo amore. Si ricorda quando era convinta che non ce ne

sarebbe mai potuto essere un altro. La raccoglie. La spiga si

sbriciola fra le sue dita, come vecchi pensieri, come leggeri so-

gni e deboli promesse.

Step guarda la caffettiera sul fornello. Il caffè ancora non

esce. Alza un po' la fiamma. Vicino c'è ancora un po' di cene-

re, un ultimo pezzo di foglio ingiallito. I suoi amati disegni, le

tavole di Andrea Pazienza. Sono degli originali. Li ha rubati in

quella redazione di un nuovo giornale, "Zut", quando Andrea

era ancora vivo e collaborava con loro. Una notte ha sfondato

il vetro della finestra con il gomito ed è entrato da sopra. È sta-

to facile, ha preso solo le tavole del mitico Paz e poi via velo-

ce dalla porta, dileguandosi nella notte, felice, con i disegni del

suo idolo fra le mani. Poco tempo dopo Andrea muore.

È giugno. Una sua fotografia su un giornale. Intorno ad

Andrea c'è tutta la redazione. Quella foto deve essere stata fat-

ta pochi giorni dopo il suo furto. Step raccoglie tra le gabbie

dei fornelli quel pezzo di carta. Quale tavola era? Deve essere

quella con la faccia di Zanardi. Ormai non importa più. Le ha

bruciate tutte quella sera dopo la telefonata. Era lì a guardare

colori bruciare, le facce dei suoi eroi accartocciarsi abbrac-

ciate dalla fiamma, le frasi miriche di poeti sconosciuti scom-

parire in dissolvenze di fumo. Poi è entrato suo fratello.

"Ma che stai facendo? Ma che, sei cretino? Guarda, stai

bruciando la cappa della cucina..."

Paolo ha cercato di spegnere quella fiamma troppo alta ma

lui l'ha fermato.

"Step ma ti da di volta il cervello? Poi la devo ripagare io,

no? Queste cazzate valle a fare fuori."

Step non ci ha visto più. L'ha sbattuto contro il muro, vici-

no alla finestra. Gli ha messo una mano alla gola, strozzando-

lo quasi. Paolo ha perso gli occhiali. Sono volati lontano, per

terra, rompendosi. Poi Step si è calmato. L'ha lasciato andare.

Paolo ha raccolto i suoi occhiali rotti ed è uscito in silenzio,

senza dire nulla. Step è stato ancora peggio. Ha sentito sbat-

tere la porta di casa. È rimasto lì, a fissare i suoi disegni che

bruciavano, rovinando la cappa della cucina, soffrendo come

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non ha mai sofferto. Solo come non è mai stato. Gli viene in

niente Battisti. "Prendere a pugni un uomo solo perché è sta-

to un po' scortese, sapendo che quel che brucia non son le of-

fese." È vero, ha ragione. E a lui brucia ancora di più. Quel-

l'uomo è suo fratello. Il caffè esce improvvisamente, borbot-

tando, come se avesse anche lui qualcosa da dire. Step lo ver-

sa nella tazza poi lo manda giù. Nella sua bocca rimane un sa-

pore caldo e amaro, lo stesso gusto di ricordi abbandonati sul

suo cuore.

Settembre. I genitori di Babi le hanno comprato un biglietto

per Londra. Si sono messi d'accordo con la madre di Pallina.

Vogliono allontanarle da quelle nuove cattive amicizie.

È bastato poco. Un piano ben congeniato. Una corsa da un

amico in questura. I passaporti nuovi. Su quel charter per l'In-

ghilterra salgono in due, ma i biglietti, cambiati pochi giorni