"A cosa pensi?"

"Non lo so neanch'io.. Tanti pensieri." Poi lo guardo. "Ma tu ci pensi mai alla morte R. J.?"

"No... Non molto." Mi sorride. "Sai penso che si può prendere solo così come viene, ed essere felici di quello che è stato."

"Sembra che lo hai letto oppure che lo stai dicendo da scrittore."

"Bè, è molto più facile, è quello che mi ha sempre detto il nonno."

"Con il nonno parlavi della morte?"

"No, della vita e mi diceva che se non ci fosse la morte la vita non potrebbe andare avanti. La morte è il modo che ha la vita di difendere se stessa. Una volta mi ha letto una bellissima cosa di un poeta che si chiama Neruda." E continuiamo a camminare mentre Rusty cerca in qualche modo di ricordare, poi la sua voce diventa come più dolce.

"Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "ì piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti..."

"Ma è bellissima..."

"Infatti. E dice la verità. Caro, quelli che muoiono davvero sono quelli che non vivono. Quelli che si trattengono perché pensano che sennò chissà che dicono gli altri. Che fanno sconti alla felicità. Quelli che agiscono sempre nello stesso modo pensando di non poter fare nulla di diverso, che credono che amare sia una gabbia, che non fanno mai piccole follie per ridere di se stessi o degli altri. Sono morti quelli che non sanno chiedere aiuto e nemmeno lo sanno dare. "

"E" ancora Neruda?"

"No, questo è quello che oggi penso grazie al nonno..." E risaliamo in moto e ce ne andiamo così, in mezzo al traffico, la gente, a tanta vita. Camminano le persone sui marciapiedi, alcune sono in fila davanti a un bar o un negozio, altri aspettano che il semaforo cambi colore per attraversare, qualcuno ride, qualcuno chiacchiera, qualcuno si bacia. Gente. Tanta gente. E per un attimo mi sento meglio e non mi viene più da piangere. Mi sento come serena, forse cresciuta e tra tutta quella gente mi sembra per un attimo di vedere nonno. E non mi manca più forse perché ha vissuto e ci ha lasciato così tanto che non farò mai in tempo a dimenticarlo.

Ci siamo. Un po'"mi dispiace. Tra venti giorni cominceremo gli scritti dell'esame, poi gli orali, poi la fine di noi come classe. Che strano. Tutto ti sembra lontano e poi all'improvviso, puff, arriva. Scherzo sempre ma un po'"di paura degli esami comunque ce l'ho sul serio. Ce la sto mettendo tutta.

Oggi per esempio abbiamo studiato benissimo a casa di Alis. Clod è troppo felice di come stanno andando le cose con Aldo. Ci fa troppo ridere con i suoi racconti e si sbottona un casino nel voler dividere con noi ogni attimo di quello che le accade. Io non ci riuscirei. Non così almeno. Lei è serena. Forse si sente più tranquilla con noi. Non so. Nei miei pensieri all'improvviso Alis.

"Sto frequentando uno..."

"Sul serio?"

Alis lascia cadere questa bomba di curiosità, mentre facciamo merenda.

"Ma non ci hai detto niente! "

"Ve lo sto dicendo ora... Ci siamo rivisti l'altra settimana a casa di una mia cugina, è di Milano, ha ventun anni ed è bellissimo... "

"Ventuno? Ma non è troppo?" Mentre lo dico penso a Massi e ai suoi diciannove anni. Già, due in più, che differenza ci può essere? Però già il fatto che stai nella stessa decina ti da un senso di normalità, di vicinanza. Mi sento una stupida a fare questi discorsi, mi sento mia madre. Cioè non che lei sia stupida... Però sono quelle cose che direbbero proprio le madri! Quelle attenzioni che li per lì non hanno senso ma che col tempo... Come sono noiosa a volte.

"E com'è, com'è?" Clod e la sua curiosità. Alis sorride e sembra molto felice del suo acchiappo.

"Allora, alto, bruno, fisico pazzesco, lavora nel campo della moda, suo padre è un famoso imprenditore, vende vestiti italiani all'estero, in Giappone. Come prima cosa mi ha detto che io potrei benissimo essere una delle modelle per il loro campionario privato..."

"Sul serio? Fico!"

E poi?

"Poi mi ha voluto vedere nuda! "

"No!"

"Uhm uhm..." Alis fa segno di sì con la testa. "Eravamo nel salotto di mia zia, stava cominciando la cena e gli altri erano andati di là, ho spostato la spallina del vestito e l'ho lasciato cadere giù, ai miei piedi. E lui si è vergognato, sapete?"

"Ti credo!"

"Guardava in continuazione verso la sala da pranzo, se veniva qualcuno a chiamarci. Poi mi ha detto "Ok, vai benissimo. Saresti perfetta...'. A cena l'ho guardato tutto il tempo. Mi sfuggiva lo sguardo."

"L'hai spaventato..."

"A ventun anni!"

"Magari non aveva mai incontrato una così."

"Bè, forse..." Alis alza le spalle. "La cena è stata molto breve, però alla fine mi stavo annoiando. Gli ho chiesto se mi accompagnava..."

"E lui?"

"Lo ha fatto." Sorride e ci guarda tutte e due. "A casa mia non c'era nessuno... L'ho fatto salire." Rimane per un attimo in silenzio. "Ci siamo baciati e poi siamo stati in camera mia e abbiamo fatto l'amore..."

"Sì, bum!" Questa mi è proprio scappata.

Alis si gira di botto verso di me. "Non ci credi, Caro? Perché ti dovrei dire una cazzata? Pensi che voglio farmi bella con te? Credi che non sarei capace?"

"No, cioè... Sì, sì, che c'entra..."

Quasi mi spaventa con tutte queste domande. "Certo... è che mi sembrava strano, appena conosciuto..."

"Ci eravamo visti ogni estate al mare, ma non era mai capitato niente prima. Mi piaceva da sempre. Credo di essermi innamorata. Ci penso spessissimo e ci sentiamo ogni minuto. Anzi, forse troppo... Magari sono un po'"ossessiva." Si mette a ridere. "Ora è partito per Milano... Gli voglio fare una sorpresa e vado su a trovarlo. Magari venite con me..."

Eh certo, penso dentro di me, con l'aereo e con il permesso dei nostri. A volte Alis non si rende conto dell'età che abbiamo.

"Sì, sì, certo... sarebbe fìchissimo..." Clod non è della stessa idea.

"E poi lì dev'essere pazzesco fare shopping, ci sono dei negozi incredibili, la moda è tutta lì. Paris Hilton quando viene in Italia fa sempre a Milano la sua prima tappa. È d'obbligo."

"Alis..." la guardo cercando di capire meglio. "Ma com'è stato?"

"Bello... Mi ha fatto male all'inizio... Ma poi è stato bellissimo. L'unica cosa è che gli ho fatto mettere il preservativo."

'"Ma dai! Non ti sei vergognata?"

"Ma che scherzi? Così finivo come Juno... E poi... Poi mi terrei il bambino, che da una parte mi piacerebbe un sacco, ma dall'altra sarebbero una marea di complicazioni, quando sei così giovane..."

"Sì, sì, certo..." Anche se con tutti i soldi che ha non riesco proprio a immaginare quali potrebbero essere le sue complicazioni. La guardo. Non so se mi ha detto una bugia oppure no. Alis è capace di tutto, sul serio, è imprevedibile. Certe volte non la capisco proprio. Le voglio bene, è la mia amica, è vero, ma c'è sempre qualcosa di lei che mi sfugge.

"Pensate che il preservativo non ce l'aveva dietro "

"E allora?"

"Per fortuna ce l'avevo io! "

"Sul serio?"

"Sì" va verso un cassetto e tira fuori una scatoletta aperta. Control. E" vero allora.

"Me li ero comprati perché sapevo che prima o poi sarebbe potuto accadere... E che "luì non ce l'avrebbe avuto dietro! Allora, per non rischiare di non farlo... Li ho comprati e ho preferito è tenerli qui! Tieni..."

Ne da uno a Clod. "E tieni..." E uno a me. Poi ci sorride. "Ragazze, è bellissimo... Per quel giorno, per quando vi andrà... Per quando sarete pronte!"

Clod glielo ridà. "Per me prima dei sedici non se ne parla... Tienilo tu, che scade sennò."

"Perché non prima dei sedici?"

"Non lo so... ho deciso così..."

In realtà Clod ha sempre paura di ogni novità. Alis mi guarda spavalda."E tu?"

"E io... ti dico grazie." E me lo metto in tasca. "Non ho stabilito un giorno... quando sarà sarà. Voglio essere solo sicura di una cosa..."

Alis mi guarda curiosa. "Sicura di cosa?"

"Dell'amore. Il suo amore... del mio sono sicura."

Clod sorride. "Davvero? E" bellissimo quello che provi."

"Già" e un po'"me ne vergogno. Ho quasi paura della mia felicità. "Scusate, ma io devo andare."

"Dove? Da Massi?"

"Sì."

"Ti ho fatto venire qualche idea, eh? ! "

"Già..." sorrido ed esco fuori da casa di Alis. Apro il motorino, levo la catena, mi metto il casco e via. Mi fermo vicino a un cassonetto. Metto la mano in tasca e tiro fuori il preservativo che mi ha regalato Alis e lo butto lì dentro. Riparto. Mica per niente. Cioè secondo me porta sfiga tenere un preservativo in tasca fino a quando non lo fai. E poi chissà quando. E soprattutto pensa se mi dimentico di metterlo da qualche parte e lo becca mia madre o mio padre. Ma dai, scherziamo? Troppo rischioso. E così un po'"sollevata procedo tranquilla nel traffico. Mi fermo a un semaforo e mi infilo le cuffiette dell'iPod. Lo accendo. Random. Casuale. Voglio proprio vedere che canzone mi capita per prima... Musica. Sento l'attacco. Noooo! Non ci posso credere! Vasco. "Voglio una vita spericolata... voglio una vita piena di guai..." Rido. Certo che dopo aver buttato un preservativo per paura dei genitori fa ridere sul serio, eh... La vita è così. A volte te lo fa apposta, ti prende in giro o ti fa sentire importante. Non so neanche poi perché ho detto una bugia ad Alis e Clod. Non è vero che vado da Massi, vado da nonna, le avevo promesso che passavo a salutarla e non mi va di bucare proprio con lei. Anzi, mi è venuta una bella idea.