"Grazie, siete troppo carini." E corro anch'io verso i vassoi.

"Ehi, lasciatemene qualcuna."

E loro, lì, sullo sfondo, nonno con i capelli bianchi e nonna invece no. Alto lui e lei invece no. Che si abbracciano, che si stringono, che si guardano in un modo che non ve lo so spiegare, che sembrano più felici loro di me. Anche se nonna poi chiude gli occhi e vedo che gli stringe forte la mano ed è come se lei per un attimo si commuovesse per qualcosa, che le venisse quasi da piangere. Ma poi mi occupo di Clod.

"Ma ti sei presa tutti i rustici possibili e immaginabili."

"Oh, ma se mi piacciono..."

"Ho capito, ma lasciane qualcuno anche agli altri."

"Ma se loro preferiscono le pizzette?" E io alzo le spalle, tanto con lei sul cibo è impossibile ragionare. E quando mi giro i miei nonni non ci sono più. Ecco perché sono meravigliosi. Perché arrivano e spariscono portandoti solo un sorriso, perché ti senti amata, perché non ti senti mai sgridata, perché è come se loro sapessero sempre quello che pensi ma facessero finta di niente. Insomma hanno una qualche magia che però nel momento stesso che provo a spiegarla, è come se non ci fosse più.

Poi nel primo pomeriggio una strana sorpresa. Mi squilla il telefonino. Filo? E che può volere a quest'ora? Sono le tre.

"Che succede, Filo?"

"Ho un problema, ti prego, non ti posso spiegare ora... Puoi venire alla stazione?"

"Alla stazione? Ma sto studiando! "

"E dai, hai una vita per studiare. Ti prego sono nei casini."

"Ma scusa, e Gibbo? Non potevi chiamare lui?"

"Ha il telefono staccato."

"Sì, troppo ci credo."

"Ma ti pare Caro che ti disturbavo proprio oggi che è il tuo compleanno? E" che puoi aiutarmi solo tu!"

Rimango un attimo in silenzio. Che palle.

"Ti prego..."

Pausa. Secondo me fa una pausa un po'"più lunga.

"Sei la mia amica."

"Ok, arrivo."

"Grazie Caro!" E attacca.

Ecco, Filo è pazzesco, sa trovare sempre le parole giuste per convincerti a fare anche le cose che non vorresti mai fare, cioè fa in modo che alla fine se tu non le fai, che ne so... ti senti in colpa! E lui sa quanto ci tengo alla parola amicizia. Però prima di uscire voglio togliermi una curiosità.

Compongo il numero. Sì, è vero. Gibbo ha il telefono staccato.

Stazione. Chiudo il motorino, metto il casco nel bauletto e poi, anche se ci starò pochissimo, metto la catena che mi ha regalato nonno. Non si sa mai. Anche pochi minuti possono essere fatali.

Mi chiudo bene il cappotto, mi metto il cappello un po'"basso e mi raccolgo dentro i capelli biondi, così per non farmi riconoscere troppo, non perché sono famosa come la mia amica Dakota, ma perché qui alla stazione una ragazza da sola... Sai quando in un attimo ti ricordi tutte quelle cose che ti hanno detto da piccola.

"Attenta, non andare in posti pericolosi da sola, non parlare con degli sconosciuti, non aprire a nessuno..."

Insomma, roba che se uno ti chiede che ore sono già sei pronto a sparargli un calcio lì! E mi calco ancora di più il cappellino, sono un po'"come Matt Damon in The Bourne Identity... Insomma più o meno, io non ho problemi di memoria. Vorrei solo sapere dove cavolo sta Filo! Lo chiamo.

"Pronto, ma dove sei?"

"E te?"

"Io qua fuori dalla stazione."

"Entra."

"Entro?"

"Sì, sbrigati che non posso farmi vedere."

"Ma che stai combinando?"

"Dai Caro, non mi chiedere, solo tu mi puoi aiutare Binario 7."

"Ma devo venire fino a lì?"

"Sì, non ce la faccio da solo."

"Senti, se non mi dici cosa succede non vengo."

"E dai, non fare così, tra un minuto lo sai."

"Va bene, allora chiudo."

"No, no, rimaniamo in contatto..."

"Ok. Allora ecco, sono entrata..." E mi stai facendo spendere un sacco di soldi, vorrei aggiungere ma mi sembra brutto, magari ha un problema serio veramente.

"Ok, adesso vai verso l'entrata per i binari..."

"Ci sono."

"Ok, vieni ancora dritta e vai verso il 7..."

"Ok."

Guardo sul tabellone delle partenze. Binario 7. Partenza tra un quarto d'ora circa per Venezia. Peccato, su quello degli arrivi la destinazione è già sparita. Va bè, magari non c'entra niente con il fatto che Filo sta lì.

"Ecco, Caro. Ti vedo, vieni avanti... così..."

"Ma dove sei? Io non ti vedo."

"Io ti vedo. Sei tu. E hai un cappellin blu... per non farti riconoscere!"

Sbuffo. "Guarda, mai più eh, solo tu mi metti sempre nei casini... Gibbo non l'avrebbe mai fatto..."

"Veramente c'entra anche lui! " E fanno un salto da dietro una colonna tutti e due. "Auguri!" Filo e Gibbo mi saltano addosso, mi abbracciano e mi riempiono di baci. La gente che passa ci guarda e sorride divertita.

"E dai basta! Quanto siete cretini! Mi dovevate far arrivare fino a qui per questa bella sorpresa?"

Mi lasciano libera.

"Sì." Filo sorride. "Perché guarda qua..." Apre una felpa rosa, c'è sopra la sua immagine e la scritta del suo nome.

"Nooo! Fichissimo! Biagio Antonacci! Il mio cantante preferito!"

"E questi..." Gibbo li tira fuori dalla tasca. "Sono tre biglietti per il suo concerto a Venezia. "

"A Venezia?"

"Sì! e questi..." Filo li tira fuori dalla sua tasca, "sono i tre biglietti per andarci in treno. Quindi... Via! Che sta per partire! "

E mi prendono per mano tutti e due e mi trascinano con loro. E quasi cado, inciampo.

"Ma che siete pazzi! Ma che dico ai miei?"

Gibbo mi guarda ridendo. "Figurati... Abbiamo pensato a tutto! Resti a dormire da Alis che all'ultimo ti ha fatto una festa a sorpresa. "

"Già... Le tue amiche ti hanno regalato perfino il cambio per domani!"

"E da lì vai direttamente a scuola."

Li guardo e scuoto la testa.

"Pure!"

"Certo. Non bisogna saltare neanche un giorno di scuola..."

"Eh! Noi siamo seri... Quest'anno abbiamo l'esame! Mica possiamo prenderla alla leggera!"

E saliamo sul treno appena in tempo. E un attimo dopo lo sento muoversi sotto di me e mi sembra incredibile e mi infilo la felpa e meno male che ho chiuso il motorino! Ci sediamo in uno scompartimento.

"Ecco questi sono i nostri tre posti. Tu se vuoi stai lì. Non te l'aspettavi vero?"

"Assolutamente no, pensavo che come al solito Filo si era messo in chissà quale casino..." E il treno piano piano prende velocità. E guardo dal finestrino. Delle grandi pareti in marmo, alcune strade in cemento e poi fili d'acciaio, binari tutt'intorno e vecchi treni abbandonati del colore della ruggine.

Ciuff. Ciuff. Dudum dudum. Aumenta la velocità, sempre più forte. Dudum dudum... E poi improvvisamente il verde, campi bagnati, alberi, e quella natura così fresca d'inverno, sana, tonica. E faccio un respiro lungo, lunghissimo.

"Ragazzi, sono i più bei quattordici anni della mia vita! "

Filo e Gibbo si mettono a ridere e comincia l'avventura. Il controllore passa e mostriamo i biglietti. Ho sete e nello zaino Gibbo ha messo tre bottigliette d'acqua, ho fame e Gibbo ha anche dei Bounty al cocco con quella cioccolata che mi piace da morire. Insomma avete presente The Bourne Supremacy? Bè, meglio!

Poco più tardi: ore 18, dopo aver parlato con Alis che naturalmente ha detto la sua. "Non ci credo! Volevo venire anch'io... E" una sorpresa favolosa... sto rosicando!"

"E dai... E" il mio compleanno! Dormo da te, ok?"

"Ok!"

Chiamo a casa. Per fortuna mi risponde Ale. A volte è fastidiosa ma a volte è l'ideale, mentirle è quasi una passeggiata.

"Hai capito? Resto a dormire da Alis e poi vado a scuola."

"Ok."

"Ripeti..."

"Uffa... Resti a dormire da Alis e poi vai a scuola."

"E se mi vuole parlare..."

"Ti chiama sul telefonino."

"Brava! Stai migliorando. "

E infatti proprio mentre stiamo ormai per arrivare mi squilla.

"E" mamma. Come faccio..."

"Aspetta." Gibbo si alza e chiude lo scompartimento.

"Ok..." faccio un lungo respiro. "Pronto mamma!"

"Ciao Caro, tutto bene?"

"Sì, benissimo, Alis e le mie amiche mi hanno fatto una bellissima sorpresa. "

Ma proprio in quel momento la "sorpresa" me la fanno le Ferrovie. Parte una voce metallica. "Attenzione, per tutti coloro che vogliono mangiare, il vagone ristorante..."

Non aspetto altro, spingo il tasto e chiudo il telefono.

"Che palle. Non ci voleva! Proprio adesso l'annuncio! " Aspetto che finisca. E richiamo subito mamma.

"Che è successo?"

"Niente, era scarico... E" caduta la linea."

"Ah..."

Cerco di tranquillizzarla. "Però una mia amica aveva dietro il caricatore e ora l'ha attaccato alla spina."

"Va bene. Ma come fai domani per la scuola?"

"Mi hanno regalato una maglietta e anche un cambio da mettere sotto..."

"Ah... Hanno pensato proprio a tutto le tue amiche..."

"Sì..." guardo Gibbo e Filo, "l'hanno pensata proprio per bene questa sorpresa..."

"Va bene... Ti copro io con tuo padre."

"Grazie mamma."

"Caro, non fate troppo tardi..."

"Non ti preoccupare. Ci vediamo domani a pranzo."

Chiudo e tiro un sospiro di sollievo.

"Yahooo! E andato tutto bene! "

Li abbraccio e salto con loro dalla felicità. E mi sento più leggera, come se mi fossi tolta un peso. E proprio in quel momento il treno si ferma.

"Venezia."

E questa volta sono io a prenderli per mano.

"Forza scendiamo! " Li trascino giù e usciamo dalla stazione. E ci incamminiamo lungo i canali di Venezia. C'è acqua in ogni punto. Si attraversano piccoli ponti. E piena di stranieri dovunque. Fa un po'"più freddo che a Roma, forse perché è più tardi. Ci divertiamo a scherzare sul fatto di prendere una gondola.