Rimango a guardarla. Non so se mi sta dicendo una bugia. E sinceramente non me ne importa più di tanto.

"Ecco guardate..." Alcuni hanno solo gli slip. Altri non hanno addosso più nulla. Si mettono sotto la doccia, si insaponano. Ridono, scherzano, ma non sentiamo quello che dicono, solo frasi spezzate in quel silenzio notturno, che non riescono a uscire da quelle finestrelle, che inciampano nei suoni delle panche, delle borse da calcio sbattute.

E piano piano si spogliano tutti sotto i nostri occhi.

"Guarda... Guarda quello lì che fisico..."

"E quello?" Alis indica un altro. È nudo e ha le mani lì. "Avete visto che coso?"

"Alis!"

"Ma ce l'ha pazzesco! "

"Ho capito ma..."

"Shhh."

E rimaniamo così, in silenzio, a guardare quelle fisicità. E li sentiamo ridere da lontano e parlare, ma i nostri occhi sono come rapiti. Guardo in basso, tra le loro gambe. E un po'"arrossisco e un po'"non vorrei guardare e un po'"sì. E mi sento strana. E ho caldo. Ma fa caldo? Boh, forse no...

Clod ci guarda preoccupata. "Io so solo una cosa... Secondo me sarà dolorosissimo..."

"Sì... Quando sarà!"

Poi all'improvviso...

"Ehi voi! Che ci fate lì!"

Una voce, quasi un urlo nella notte. La sagoma di un uomo a duecento metri. E" nera e tutto intorno c'è come un contorno di luce. Alis si alza per prima.

"Via via, scappiamo! " e corre in avanti giù per la collinetta, nella campagna verde e buia. La seguo e subito dietro di noi arriva anche Clod.

"Ehi aspettatemi!" E corriamo veloci con il cuore in gola, a perdifiato, in quell'erba alta, in mezzo ai cespugli più bui. Alis è vicino a me, l'ho raggiunta. Clod è dietro di noi che arranca.

"Non ce la faccio. Mi viene da vomitare,"

"Non parlare! Corri!"

Dietro il guardiano, sì, insomma, quel signore, ci sta inseguendo. Ma è ancora bello lontano. Arrivati in fondo alla collina c'è una rete.

"No... Non ci voleva."

"Ecco guarda!"

All'angolo c'è una specie di casetta bassa piena di attrezzi da giardino e lì vicino un muretto. Alis ci si arrampica subito. Sale sul muretto, poi sul tetto. Poi infila le mani nella rete e alzando la gamba riesce a scavalcarlo, poi salta giù. Faccio lo stesso e in un attimo sono anch'io dall'altra parte.

"Certo che serve la ginnastica artistica, eh?"

"Sì, per fughe come queste! "

E alla fine ecco che arriva Clod, poco più lontano dietro di lei il guardiano. Arriva trafelata, con la lingua di fuori e le guance tutte rosse.

"Ma siete già passate? Io non ce la farò mai." Sale sul muretto lentamente con grande fatica e alla fine arriva in cima.

"E ora?"

"Ora metti la gamba lassù e scavalchi." Fa due salti ma non riesce proprio ad arrivarci, neanche minimamente. Il custode ormai sta arrivando. Noi guardiamo lei, poi lui, poi di nuovo lei.

Alis non ha dubbi. "Dobbiamo andare!"

"No! " Clod è disperata. "Ma come... Mi lasciate qui? Io, la vostra amica."

Sì e tutti i tuoi Smarties vorrei dirle. Invece mi viene un'altra idea.

"Buttati giù, magari non ti vede."

E corriamo via lungo la strada che costeggia la rete. Il custode cambia direzione. Ci insegue correndo parallelamente a noi.

"Fermatevi! Fermatevi! Voglio i vostri nomi." E anziano e quasi boccheggia. Noi corriamo veloci verso le macchinette. Oddio, speriamo che non gli prenda un colpo. E soprattutto che non scopra Clod! Poi arriviamo al posteggio.

"Dai dai, apri!" Alis infila la chiave. Il custode sta raggiungendo l'uscita. Finalmente Alis apre lo sportello. Salgo vicino a lei. Infila la chiave. Il custode è uscito dal cancello. Alis accende la macchinetta e con un colpo dell'acceleratore saltiamo in avanti e partiamo a tutto gas con i fari spenti.

"Vai vai, corri!"

Guardo nello specchietto. Il custode fa ancora qualche passo correndo nella strada bianca alle nostre spalle. Poi si ferma. Viene avvolto da una nube di polvere sparendo così nella notte.

Alis fa un sospiro.

"Fiuuuu... Ce la siamo vista brutta..."

"Eh già! Povera Clod chissà come se la caverà..."

Alis mi guarda, poi alza le spalle. "Figurati, una come lei se la cava sempre. "

"Dici?"

"È storia..."

Mi fingo convinta, ma non lo sono poi tanto. E anche vero che non c'erano altre soluzioni.

Poco più tardi. Sono nel letto quando mi arriva un messaggio. È Clod.

"Tutto ok, sono riuscita a fuggire ora. Ho dovuto aspettare la chiusura del circolo. Grazie amiche, eh!"

Nei giorni seguenti siamo riuscite a fare pace. Abbiamo solo dovuto offrirle qualche merenda a piacere per una settimana. Neanche a dirlo, ha pagato Alis. D'altronde è lei che ci ha coinvolte nella "mission" più che "impossible"... "erotica"!

Ho passato tre giorni stupendi. Mi sono divertita troppo. Mamma mi ha dato il permesso di dormire da Rusty. Sono stata fuori, seduta su una sdraietta, a guardare il fiume che scorreva sotto la luna. Cè silenzio lì. Non si sente nulla, neanche le macchine che passano sopra di noi sul Lungotevere. Rusty mi ha messo un fungo, uno di quei così caldi con la cupola sopra, hanno come del fuoco dentro e non ti fanno sentire freddo. L'ha acceso e me l'ha messo vicino. E poi ha iniziato a camminare davanti a me con dei fogli in mano.

"Ehi... Sei pronta? Sei la prima alla quale lo leggo... "Un giorno come tanti, ma non più da quel momento. Mai più, da quando si incontrarono..."

Mi guarda, sorride. E" il suo romanzo.

"Mi piace! Vai avanti..."

"Lui un ragazzo chiuso, duro, dai capelli lunghi, le mani segnate dal lavoro faticoso di ogni giorno..." e continua a leggere camminando lentamente, mettendo passione nelle parole, muovendo la mano destra come se tenesse il tempo. E io lo guardo e mi piace questa storia. Me l'aveva già raccontata ma non mi aveva letto niente. E" una storia d'amore. E io ascolto. "E le piaceva quella ragazza, magra, quasi ossuta ma con uno sguardo pieno di fame, di curiosità..." Già mi è simpatica questa ragazza e un po'"me la immagino attraverso le sue parole, ma poi lentamente sotto quel fungo caldo mi addormento. Sento solo la voce di Rusty lontana che continua a leggere. "E il loro sguardo fu così intenso che... Caro! "Apro gli occhi, quasi d'istinto, forse per aver sentito il mio nome, come quelle sensazioni strane che ti capitano quando ti senti spialo. "Ma ti sei addormentata..."

"Oh scusa... Ma era bellissimo..."

"Sì, sì bellissimo e dormi... dai, vieni con me" e posa il suo romanzo su un tavolino. Ci mette un libro sopra anche se non c'è vento e non faccio in tempo ad alzarmi che mi prende da sotto e mi solleva. Mi porta via e gli stringo forte il collo con tutte e due le braccia.

"Non ti vendicare... Non mi far cadere nel fiume."

E Rusty ride. "E certo: ci vorrebbe! Vedi poi come ti svegli."

E lo stringo forte. E mi sorride, non si è arrabbiato. Lui è fatto così. E mi sento amata.

"E" che sono un po'"stanca... Però lo voglio leggere il tuo romanzo."

"Sì, sì, c'è tempo... Lo devo ancora correggere e poi lo spedirò alle case editrici. Per questo volevo sentire cosa ne pensavi."

"Le donne piangeranno e poi sorrideranno."

"Cioè?"

"Piangeranno leggendolo perché si commuoveranno e sorrideranno conoscendoti perché cercheranno di uscire con te!"

"Sciocca..." E mi lancia sul letto e mi copre con il piumino. E me lo metto tutto sopra e mi ci infilo dentro e per fortuna i denti li ho già lavati.

"Rusty..."

"Sì?"'

"Sul serio, lo voglio leggere." Un ultimo sorriso.

""Notte Caro. Dormi bene."

Mi spegne la luce e io mi rigiro dall'altra parte. E anche se sto sul fiume non ho paura. Anzi. Sento scorrere l'acqua lenta sotto di me. E mi piace. E mi addormento profondamente.

Il giorno dopo sono stata dai nonni. Nonno Tom mi ha spiegato alcune cose sulla fotografia. Abbiamo fatto delle foto e le abbiamo anche stampate.

"Ti piacciono, nonna Luci? Guarda che belle... Indovina quale ho fatto io e quale nonno Tom?"

Si è messa a ridere.

"Questa l'hai fatta tu..."

"No, sbagliato! La mia è quella con i fiori." E sono corsa via.

Quando sono ripassata in cucina l'ho vista triste, in silenzio, ma lei non si è accorta che la stavo guardando. Stava piangendo. Allora senza farmi sentire sono uscita piano dalla stanza. Poi mi sono fermata sulla porta e ho guardato un'ultima volta indietro. L'ho vista nel vetro, riflessa, mi guardava. E per un attimo i nostri occhi si sono incontrati. Si è sentita come scoperta. Allora sono scappata via.

Più tardi a cena mi ha sorriso.

"Nonna, mi hai fatto la carne che mi piace tanto, la cotoletta con sopra il pomodoro. "

"Sì, anche se non piace a nonno."

Lo ha guardato con quegli occhi, non so come dire, e quel sorriso poi, sì, che parlavano d'amore. O che almeno a me così sembra. Nonno ha fatto finta di arrabbiarsi.

"E cosa ci si può aspettare da voi due... Io me ne vado di là a lavarmi le mani."

Ed è uscito così dalla cucina e nonna è diventata seria e mi ha guardato con un sorriso dolce, leggermente triste, forse un po'"preoccupato.

"Non dirai nulla, vero? Quello deve essere il nostro segreto."

E io mi verso da bere senza guardarla e poi bevo tutto d'un fiato e con il bicchiere in bocca faccio cenno di sì con la testa. E lei sorride. In realtà non avevo sete ma se avessi dovuto parlare e dirlo a voce già so che sarei scoppiata a piangere. Poi torna nonno. "Allora, cosa si mangia? O avete già spolverato tutto?" e si siede a capotavola tra di noi e mi afferra la mia mano con la sua che è grande e fresca, appena lavata.