"Sì! Ci ho ripensato!" Erminia sorride divertita dal mio entusiasmo improvviso.
"Ok, finisco di servire questo signore e poi sono da te."
"Ok, grazie."
"Allora, cosa ha detto che voleva? "
"Oh, bè, delle rose, ma non troppe, cioè giuste, con il gambo non troppo lungo insomma. Una cosa normale."
Erminia alza il sopracciglio e prende un mazzo da un vaso lì vicino. "Vanno bene queste?"
"Uhm..." Il signore le guarda ondeggiando con la testa... "Quanto vengono?"
"28." È un mazzo di rose screziate, dal gambo medio.
"Belle, però sono tante." Il signore è un po'"indeciso. "25?"
Non è indeciso sulle rose, ma sul prezzo. O forse sulla sua ragazza.
Erminia sorride. "Sì... va bene." Rimango così a curiosare tra i diversi tipi di fiori mentre lei gli prepara il mazzo. Il signore prende un biglietto da una scatola lì vicino, poi paga. "Ecco qui... Grazie."
"Allora," Erminia si avvicina, "come ti posso aiutare?"
"Bè, io vorrei una cosa semplice."
Erminia mi guarda. "Ma bella..."
E io le sorrido. "Sì, ma bella."
"E cosa deve esprimere?"
Mi vede titubante. "Non è un compleanno. Però è una data che poi sarà una data..."
"Ho capito." La guardo in silenzio. Dopo quello che ho detto no so veramente cosa possa aver capito.
"Ti piacciono questi?" E prende un mazzolino di fiori celesti bellissimi piccoli piccoli, ma così luminosi.
"Cosa sono?"
"Nontiscordardimé. Sono i fiori dell'amore giovane "
"Cioè?"
Erminia mi guarda. "Ogni fiore racconta una storia, la scelta a volte tradisce, cioè racconta il momento d'amore che una coppia sta passando. Per esempio quelli di prima non hanno più passione."
"Sul serio?"
"Già, uno che chiede quanto costano dei fiori vuoi dire che non è così innamorato."
"Magari è innamoratissimo ma non ha molti soldi."
Erminia si mette a ridere. "Ti piacciono questi, vero? Dammi quello che vuoi!"
Poco dopo sono per strada con quei fiori così belli. Sono i fiori dell'amore giovane. Che belli. Li guardo nascosti da una velina leggera celeste pallido, dove si vedono di più, dove risaltano più scuri, trattenuti da un nastro blu acceso,
"Caro!" Oddio questa voce! La riconosco. Mi giro.
Rusty James sulla sua moto.
Si ferma a un passo da me e mi sorride. "Che ci fai qui,..?"
"Io...?"
"E sì, tu! E chi se no..."
Nascondo i fiori dietro la schiena, Rusty mi sa che se ne accorge ma fa finta di niente e continua a parlare.
"Ti ho cercato prima, ma il tuo telefonino non prendeva... Ma dove stai andando?"
"Da una mia amica."
Rusty mi sorride, poi lascia cadere giù le spalle. È come se se ne fosse accorto. La mia prima bugia. Cioè, insomma. La prima bugia che dico a lui. Allora Rusty scuote la testa e accende la moto. "Ok... allora niente. Peccato avevo una sorpresa per te."
Sembra di nuovo allegro. Forse non si è accorto di nulla. Poi ci ripensa.
"Ehi, Caro, magari ti chiamo nel pomeriggio, eh? Oppure domani. Anzi facciamo domani che è domenica. Ok?"
Gli sorrido, "Ok."
"La mia sorellina allora è prenotata per questa bellissima sorpresa che voglio dividere con lei." E se ne va via così, con i capelli che escono da sotto il casco, con i suoi occhiali scuri e quel sorriso bellissimo. E un po'"mi sento in colpa. E la prima volta che gli dico una bugia. E lo vedo ormai lontano. Da solo. Senza Debbie.
Mi piacevano così tanto come coppia. Si facevano gli scherzi, ridevano. Io la lettera gliel'ho data e non l'ho neanche letta. Speriamo bene. C'era un'altra coppia che mi piaceva così tanto, Francesco e Paola. Stavano ad Anzio. Li vedevo ogni anno, da sempre, da quando ho cominciato ad andarci. Mi ricordo che arrivavano in spiaggia in motorino. Lei dietro di lui, stretta stretta. Avevano una Vespa grigio metallizzato e quando arrivavano lui la spegneva se no la signora dei bagni si arrabbiava. Sì, Donatella. La signora dei bagni. Era anziana, la signora dei bagni, e aveva sempre qualcosa da ridire. I bagni stavano proprio all'entrata dello stabilimento e ci si poteva andare dentro per lavarsi i piedi e togliersi la sabbia e a fare pipì. Ma erano così sporchi che se entravi a piedi nudi e per terra c'era quella specie di fango... Brrr. Solo a pensarci mi vengono i brividi. Mi dava un fastidio. Così Francesco spegneva la Vespa, scendeva al volo lateralmente e la prendeva con una mano da sotto, dietro, dove sta la targa e l'aiutava a scendere quei tre scalini.
Non poteva usare come scivolo la tavola della signora dei bagni, perché una volta Donatella gliel'aveva urlato: "Quella è troppo fina! E per le biciclette. Non per la tua Vespaccia!". E Francesco si era messo a ridere. Capite? Invece di arrabbiarsi aveva riso. E aveva tirato giù da solo la Vespa come se fosse una bicicletta. Aveva un fisico come dire spaziale. E una volta postggiata la Vespa lì sotto, vicino alla sabbia, lui e Paola andavano a un ombrellone non troppo lontano e poi giocavano a racchettoni ed erano fortissimi. Giocavano nell'acqua, dov'era bassa, con foga, colpendo con forza e rabbia la palla.
Paola aveva sempre dei costumi piccoli, di colore arancione, o ciliegia, o giallo caldo, mai troppo chiari, un seno piccolo, i capelli castano chiari che le scendevano giù sulle spalle e un fisico asciutto, abbronzato, con muscoli leggeri. Francesco era tutto riccio, con un naso un po'"aquilino e le spalle larghe e le gambe lunghe, magro, asciutto con degli addominali forti e delle lentiggini leggere sotto i suoi occhi azzurri e una grande bocca con denti bianchi e belli. E rideva spesso. E sì, perché poi si facevano degli scherzi. Ma divertenti. Ogni tanto sotto l'ombrellone lui arrivava con un secchio pieno d'acqua e mentre lei leggeva gliela faceva calare piano lungo lo schienale della sdraio.
"Così non bagno il giornale! "
"Ah, è gelida! Maledetto! " E lei lo rincorreva come una pazza e lui scartava a destra e poi a sinistra e spariva tra i pattini e cominciavano a rincorrersi intorno alle docce, fino agli ombrelloni verso riva. Fino a quando lei saltava sopra il pattino e a volte si lanciava su di lui e continuavano a lottare anche sulla sabbia. E una volta Paola si è strappata il costume di sopra ma se ne è fregata. Ha continuato a lottare anche a seno nudo. Con la gente che si fermava e rideva. E loro erano un po'"così, belli e selvaggi, l'attrazione della spiaggia. E ora non mi ricordo bene cos'altro succedeva. Ah sì, delle volte ha fatto lei qualche scherzo a lui. Una volta gli ha scavato piano piano sotto la sdraio, ma a lungo, eh. Ha fatto una buca un sacco profonda e quando la sedia è crollata, è finita bella sotto. Lui è rimasto incastrato nella buca e rideva mentre lei lo copriva con la sabbia calda.
"Ahia, Paola brucia!" E ridevano sempre.
Quest'anno d'estate invece lui era da solo. È stato sempre sotto l'ombrellone e leggeva dei libri. Diversi. Non so perché, ma ho pensato che fossero noiosi. Forse perché era sempre con la faccia un po'"appesa. E non ho sentito nessuno chiedergli di Paola. Ma qualcuno sulla spiaggia lo doveva sapere e magari lo ha detto a Walter, il nostro bagnino, che a sua volta l'ha raccontato a una amica di mamma, Gabriella, che è una che non sa mai starsi zitta. E infatti, il giorno dopo... "Sì, sì, l'ho saputo da Walter, si sono lasciati."
E mi è dispiaciuto. Moltissimo. Ora la nostra spiaggia mi sembra come cambiata. E come se ci fosse qualcosa in meno. Come se non ci fosse più il pattino rosso, quello del salvataggio o l'omino dei giornali che passa con il carrettino ogni tanto, o quello tutto abbronzato e con la canottiera bianca e i calzoncini blu che vende il cocco.
Francesco e Paola erano miei. E forse loro non si saranno mai accorti di me, perché ero piccola e insignificante, ma tutta la loro storia, quando arrivavano con la Vespa, come giocavano a racchettoni e poi i loro scherzi e le corse e quei baci, hanno riempito tutte le mie estati. E anche se non lo sanno, quei due innamorati mi mancheranno.
E quasi senza accorgermene mi trovo davanti alla chiesa. E piano piano salgo quegli scalini, quasi spinta da non so quale ragione. E apro il grande portone. Silenzio. Una grande navata, vuota, ordinata. Nelle panche di legno non c'è seduto nessuno. Solo una signora anziana in fondo in fondo. Sta spolverando alcuni ceri intorno a un piccolo altare. Lì mi ricordo che si fanno i battesimi. Mi è capitato di assistere a uno, un giorno. È stato tutto bellissimo. Il bebé guardava i genitori con gli occhi sgranati. Non piangeva. Aspettava curioso e un po'"spaventato quello che gli sarebbe successo. Poi sorrido. Perché mi è venuta l'immagine di quel bambino? Proprio oggi poi. Alzo un sopracciglio. Non oso immaginare cosa accadrebbe.
Casa. Scuola. Vita. Mio padre, mia madre, mio fratello, nonna Luci. E cosa potrebbe dire Ale poi... non voglio neanche pensarci.
"Carolina?"
Mi giro.
"Ciao... Non mi riconosci?"
C'è un prete naturalmente. E alto. Ha i capelli corti e un bei viso sereno, aperto.
"Sono don Roberto. Ci siamo conosciuti l'altr'anno, per la preparazione alla cresima... e tu hai discusso..."
Naturalmente. E come poteva andare se no? Ma lui sorride, poi piega la testa di lato; con una curiosità leggera ma ordinata, buona, tranquilla.
"Che ci fai qui?" Poi torna un poco più serio. "Ti posso aiutare?" Sembra anche un po'"preoccupato. E io non so proprio cosa dirgli.
"Sono venuta a pregare..."
Sì, questo è credibile.
Mi sorride. "Vieni, andiamo fuori..."
Ci ritroviamo nel cortile e passeggiamo. Sembra un po'"quelle scene che ci ha letto il prof Leone, don Abbondio che parla con Lucia. Oddio ma quello è i Promessi sposi! Capirai... Magari! Ma è un po'"presto. E don Roberto parla un po'"di tutto, forse per mettermi a mio agio.
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