"Sì, perché?"
"Allora che ne pensi se regaliamo a nonna una cosa?"
"Sì! Quale?"
"Facciamole una girandola da mettere in qualche vaso del terrazzo. Così ogni volta che girerà, penserà a te. Le diciamo che l'hai fatta tutta tu, da sola. Anzi, ne facciamo più di una! Come fosse un campo eolico casalingo."
"Dai, che bello! Ma come si fa?"
"Facilissimo. Vai a prendere là, nel mio mobiletto, i cartoncini colorati."
Faccio come mi dice. Apro lo sportello e ne prendo uno giallo, uno verde, uno rosso.
"Bisogna tagliarli di circa queste dimensioni... come dei quadrati" e mi fa vedere. "Caro, senza farti accorgere vai in cucina e prendi le cannucce. Sono nel cassetto sotto il tavolino in marmo, dove stanno le posate. "
"Va bene!"
Mi sento come quando da piccola dovevo rubare qualcosa dalla dispensa e mi batteva forte il cuore. Bene, la nonna è di là, sento i rumori. Sta mettendo qualcosa a posto negli armadi. Trovo le cannucce. Ne prendo qualcuna e torno nello studio del nonno.
"Ora ci servono colla, pennarelli e matita, ma ho tutto qui."
"Sembri una cartoleria! "
"Guarda, si fa così..."
Il nonno piega il quadrato lungo le diagonali. "Ora colora i triangoli come più ti piace. "
E mi metto lì, come una bimba, mentre lui taglia anche gli altri cartoncini.
Quando abbiamo finito, il nonno incolla le punte quasi al centro dei quadrati e poi taglia dei cerchi e li incolla sopra le punte per tenerle più ferme. Poi prende degli spilli, quelli con le capocchie un po'"grandi, fa un foro al centro della girandola e ce ne infila uno. Dall'altra parte inserisce la cannuccia e poi ferma tutto con lo scotch, stando attento a lasciare un po'"di spazio fra la girandola e la cannuccia stessa. Faccio come lui e preparo anche le altre tre girandole. Dopo alcuni minuti abbiamo finito. Sono bellissime!
La nonna, che non ci disturba mai quando siamo nello studio, non ne sa niente. Nonno mi fa l'occhiolino e poi apre la porta dello studio. "Amore, ci prepari un buon tè che Carolina e io ne abbiamo proprio bisogno...?"
La sua voce arriva dalla camera da letto. "Certo..."
Così prendo le girandole ed esco fuori in terrazza, senza fare rumore. Le sistemo dentro i vasi di fiori. Ecco fatto. Sono bellissime. E arriva subito un po'"di vento che le fa girare.
Mi nascondo dietro l'angolo e aspetto.
Dopo un po'"la nonna esce con la sua tazza di tè verde in mano. "Ma dove siete?" Si guarda intorno. La spio da dietro le foglie del gelsomino. Vedo la sua espressione cambiare.
"Tom! Tom!"
Arriva il nonno. "Dimmi!"
"Ma ci sono delle girandole! "
"Delle girandole?"
"Sì, qui, le hai messe tu?"
"Io no."
"Ma dov'è Caro?"
E mi cercano, con il nonno complice che fa finta di nulla.
Dopo qualche minuto salto su.
"Eccomi, nonna!"
"Ma che ci fai lì?"
"Ti piace il nostro regalo?"
"Nostro?" dice il nonno. "Ma se hai fatto tutto tu!" Poi guarda nonna Luci che sa benissimo come sono andate le cose. "Veramente, te lo giuro... E" tutta opera sua!"
"Non giurare..."
E dopo quel bacio leggero che si danno, ci mettiamo lì, seduti in terrazza, a guardare le girandole che sfrecciano veloci dentro i vasi, poi cala il vento e allora si fermano ma all'improvviso arriva una nuova folata e allora ripartono. E quando girano così veloci i diversi colori si mischiano e diventano uno solo. Ed è bellissimo e bevo un po'"di tè. Nonno e io ci guardiamo orgogliosi. Devo dire che qui da loro si sta veramente bene.
Ultimi giorni di novembre. Oggi a scuola a tutto amore. E amore pure soffertissimo! Il prof di italiano ci ha raccontato di Dino Campana e Sibilla Aleramo. Dice che non gli va che Campana resti sempre fuori programma, che è un autore che non si fa mai ed è un peccato. E ha scelto di cominciare dalla storia di lui e lei. Io un po'"la conoscevo già perché Rusty mi fece vedere il lm in dvd. Bello. Anche se parecchio triste. Quante cose ha scritto lui per lei. Ma come mai gli amori impossibili sono quelli che ci rendono più creativi? Mentre il prof ci leggeva "Abbiamo trovato delle rose, erano le sue rose, erano le mie rose, questo viaggio chiamavamo amore", tutti erano un po'"distratti mentre io stavo stranamente attenta. Una volta secondo me si parlava con più passione dell'amore. Usavano parole diverse. Cosa dirà Massi dell'amore. Speriamo non lo stia dicendo troppo a qualcun'altra! Eh no, prima ci sono io. Anzi, ci sono solo io! Certo, avere un uomo che ti dice parole così deveeessere bellissimo... "Perché io non potevo dimenticare le rose, le cercavamo insieme..." Nemmeno io posso dimenticare. E poi figurati, nessuno mi ha mai portato una rosa. L'amore è un fiore che nessuno ti ha mai regalato e che ricorderai per sempre. Sono poetessa anch'io! Poi, grande sorpresa. Esco di scuola e mi arriva un mess.
"Ti ricordi che oggi abbiamo la prima lezione? Le palline ci sono, il campo e il maestro anche, manchi solo tu! Ti passo a prendere? Il campo è alle quindici."
Torno a casa che non sono una furia... di più! Mi riprovo in un attimo tutte le cose che ho. Ed ecco il grande dilemma. Completo con pantaloncino corto oppure gonnellino? Alla fine opto per restare in tuta e giocare così. Mi siedo a tavola. Mamma è riuscita a tornare per prepararci qualcosa ma io naturalmente sono troppo nervosa!
"Che fai, Caro, non mangi?"
Non faccio in tempo a rispondere. Ci pensa Ale con il boccone in bocca.
"No! Oggi ha softball."
Mamma mi guarda stupita. "Ma non avevi detto che giocavi a tennis?"
"Sì, è lei che fa la cretina... Hanno suonato! Vado io!" Corro al citofono.
"Ciao... qui è il maestro, può scendere la sua alunna preferita?"
"Certo! Arrivo..." Corro in camera a prendere la racchetta. "Mamma, io vado."
"Non tornare tardi! "
"No!"
Ale smette per un attimo di mangiare. "Buon softball!"
"Simpatica."
Chiamo l'ascensore ma poi sono troppo agitata. Salto sul posto. E alla fine non ce la faccio ad aspettare. Esce il signor Marco, quello della tivù.
"Le ho chiamato l'ascensore, lo prenda lei."
"Grazie."
"Sì, stavolta sono io a dieta!"
Salto giù gli ultimi scalini e arrivo al pianerottolo. Lo vedo scuotere la testa. Sorrido e continuo a scendere veloce, senza dargli poi troppa importanza. Esco dal cancello.
"Eccomi!"
Lele si sporge dalla parte mia e mi apre la portiera. Salgo al volo sulla Smart e chiudo. Lele parte mentre mi metto la cintura. "Oh, guarda che io sarò pure la tua alunna preferita, ma forse sono la peggiore..."
"Forse, ma di sicuro sei quella che preferisco!"
E perché mi dice questa cosa? E carino ma l'ha detto in maniera strana... Allude a qualcosa? O no, eh... Mica ho capito. Lele mi guarda e mi sorride. "Sei la mia unica alunna!"
Resoconto del tennis.
Allora, avete presente una giocatrice di softball? Quelle ragazze che aspettano ferme la palla e poi la colpiscono con una forza pazzesca, tanto da mandarla fuori dal campo? E che poi corrono piano piano, di base in base, alzando le braccia, tranquille proprio perché la palla l'hanno spedita lontanissimo? Ecco, quella ero io. Solo che se fai così a softball sei un campione, se lo fai a tennis, sei una schiappa! Mannaggia ad Ale! Aveva ragione. Ogni palla che mi arrivava la colpivo e la spedivo nell'altro campo, ma non dell'avversario, in quello vicino. Cioè invece di giocare a tennis praticamente giocavo a scusarmi.
"Scusate, ho sbagliato."
"E si vede! " Due ragazzi simpatici, i nostri vicini di campo.
Lele invece continuava a prendere le palline dal cesto e spedirmele sempre nello stesso punto, sempre con la stessa velocità, sempre con lo stesso ritmo. Una macchina da guerra... paziente.
"Piegati, guarda la palla, colpisci in avanti... brava!"
"Aho, maestro, nun je dì bugie alla tua alunna!" Ancora più simpatici i nostri vicini.
Alla fine è stato un pomeriggio divertente. Dopo la lezione ci siamo seduti al circolo a bere una cosa. Un buon Powerade che ti rimette in sesto, anche se io tranne che raccogliere le palline un po' dappertutto, non è che abbia corso poi così tanto. Però un poi ho sudato e questo è bene. E poi con la mia tuta ho comunque tatto la mia porca figura. I due vicini di campo sono ripassati alla fine.
"Facci sapere quando rigiocate... così veniamo con l'ombrello!"
Lele si è messo a ridere, poi si è rivolto a me. "Bè, magari la prossima volta prendiamo il campo in fondo!"
"Ok, volentieri..." Ho sorriso bevendo l'ultimo sorso del Powerade. Molto educata. Molto carina. Molto tennista. Con un unico pensiero: ma è sul serio così paziente questo Lele? E quindi... ci sarà sul serio una prossima volta? Bene. Ormai ragazza molto tennista, anche con una certa sicurezza. Mi metterò il completino con la gonna... E sorrido divertita a quel pensiero. Non sapevo invece tutto quello che poi sarebbe successo!
Domenica.
"Dai, prendi quella, che è carina!"
"Quale?"
"Quella lì, con tutti quei fiori."
"Ok." Scendo al volo dalla macchina. "Mi da questa pianta?"
"Questa?"
"Sì, grazie.
Mamma è in macchina e mi aspetta. Mi rigiro verso di lei.
"Prendo pure un bigliettino? Dai, che così scriviamo una cosa carina. "
"Va bene."
Il fioraio mi mette una busta di cellophane intorno alla pianta e me la da.
"20 euro, prego."
Pago e risalgo in macchina.
"Allora dove vado?"
"Sempre dritto, prendi per il Lungotevere."
"Ma è vicino?"
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