Allora tutt'e due avviciniamo la nostra mano destra, poi uniamo i mignoli, sorridiamo e facciamo quella strana altalena coi mignoli uniti: "Uno, due, tre... Floc! ". E li liberiamo.

"Bene!" Si mette a ridere. "Allora quello che abbiamo desiderato, si avvererà !"

E chiaramente non gli dico il mio desiderio, se no non si avvera, e non lo dico neanche a voi. Ma tanto lo potete immaginare, no?

"Vieni, questa è la camera da letto..." poi apre una porta in fondo. "Con il bagno... Che te ne pare?"

Io allargo le braccia e tiro su le spalle. "Bè, non so proprio cosa dirti. E... è... bellissima" e poi torno verso il salotto. "È enorme, c'è un sacco di spazio!"

"Già, qui voglio mettere un tavolo per me. Qui due quadri, qua un piccolo armadio..." Rusty gira per tutto il salotto e mi indica ogni punto. "Qui delle tende bianche, qui più scure, qui una lampada da terra, qui il mobiletto della televisione con sopra la tivù. Qui un divano grande per vederla e qui un tavolo basso dove mettere delle cose..."

Lo seguo, mi piace, sembra avere le idee chiare su come disporre le cose e i colori e le luci.

"Da questa parte, che ho visto che sorge il sole, voglio mettere delle tende celesti, e qui fuori dei fiori" poi si ferma. Sembra tranquillizzarsi. "Ci vorrà un po'"di tempo per trovare tutte queste cos, oltre naturalmente a un po'"di soldi."

Mi guarda e mi fa tenerezza e per la prima volta mi sembra un po'"più piccolo di quello che è. Ma è solo un attimo.

"Oh, ma non c'è problema... Qualche soldo da parte già ce l'ho, sto continuando a scrivere e propongo in giro le mie cose, prima o poi qualcosa uscirà. E" che ormai i divani, i mobili e i tavoli non ne parliamo... costa tutto moltissimo!"

"Bè, però c'è quel posto, come si chiama, fanno sempre la publicità nei cartelloni per strada, dove tutto costa pochissimo! Ah, si, Ikea. L'unica cosa è che poi te li devi montare da solo!"

"Oh, lo sai Caro che mi hai dato una bellissima idea! Aspetta che faccio una telefonata..." prende il telefonino dalla tasca e spinge qualche tasto. Non ci credo. Rusty James ha anche il numero di Ikea?

"Mamma..." mi guarda e sorride, "ciao, sono qui con Caro. Ti volevo dire che torna più tardi... Sì, mangia con me, ok? No, non da McDonald" s, giuro! Eh? Quando ci vediamo... Quando ci vediamo..." Mi guarda e fa l'occhietto. "Presto, molto presto... ti devo far vedere una cosa... Eh, sì, appena è pronta ci vediamo! Ok, sì, ti chiamo presto. Ciao, mamma." Poi chiude il telefono. "Hai visto? Fatto! Giura che non le dici niente. Voglio farle una sorpresa e invitarla quando è tutto sistemato."

"Giuro!"

"Bene, allora andiamo."

"Dove?"

"Come dove? Sei stata così geniale... da Ikea!"

Bè, dopo poco eravamo già arrivati e vi giuro che non mi sono mai divertita tanto. Allora, per prima cosa abbiamo mangiato lì ed è stato un po'"come andare in Svezia. Cioè, in realtà non ci sono mai stata, però c'è una specie di selfservice dove i nomi dei cibi sono svedesi, i piatti e anche i disegni e anche quello che mangiamo. Tranne i cassieri che dovevano essere del Tufello o giù di lì, visto che parlavano un romanaccio che a parte qualche amico portantino di papà al Policlinico dove lavora lui, non avevo mai sentito. Comunque abbiamo preso un trancio di salmone buonissimo con delle patatine al forno da sogno e poi uno strano pane nero sempre svedese, con la mollica piccola e compatta che ti fa pensare che non ingrassi poi tanto! E questo pensiero in fondo mi ha rincuorato. E poi è stato bellissimo. Ikea è una vera città! Piena di mobili di ogni tipo, camere, camerette e vetrate e finestre e tende, salotti, tutto già montato così ti puoi fare un'idea. E ancora piatti, bicchieri, lampade, asciugamani, candele. Insomma, qualunque cosa cerchi lì c'è! E così siamo andati in giro e ci ha accompagnati un commesso, un certo Severo, che nome, eh? Che poi tutto era meno che veramente severo, anzi... Praticamente io e Rusty James facevamo fìnta di essere una coppia e io potevo decidere sempre, come accade a volte veramente in alcune coppie. Alla fine è sempre la donna che fa le scelte, soprattutto se si tratta di cose per la casa. E l'uomo... bè, l'uomo paga!

"Ecco, Rusty, vorrei quelle di tende, con quel comodino e poi quel tappeto per la camera e poi quel tavolo e poi quello... poi quell'altro..." E Rusty ride e dice di sì e mi fa scegliere tutto. E solo ogni tanto su certe cose mi ci fa riflettere su. "Ma non è meglio che lo prendiamo un po'"più chiaro? Ti ricordi la cucina? È bianca."

"Sì, è vero, hai ragione."

E Severo continua a guardare in basso i codici di ogni cosa che scegliamo. E alla fine abbiamo preso un sacco di roba.

"Ecco fatto, ci dovrebbe essere tutto! " Severo passa il foglio a Rusty che controlla l'elenco.

"Sì, tutto a posto."

Poi vanno insieme verso la cassa. Severo gli spiega che se paga una piccola cifra in più gli consegnano i mobili tra due giorni al barcone e se paga un'altra cifra, glieli montano addirittura loro.

"No, a quello ci penso io, ma se me li portano con un furgone fino a lì non è male."

Così Rusty James firma e andiamo tutti contenti verso l'uscita.

"Aspettate, aspettate..."

Severo ci corre dietro.

"Vi siete dimenticati questo..." e ci da una fotocopia con tutto quello che abbiamo scelto e poi un catalogo di Ikea. "Se vi accorgete che vi manca ancora qualcosa, potete guardare qui dentro..." E ci consegna il catalogo. Poi rimane lì in piedi davanti a noi e ci sorride.

"Vi posso dire una cosa?" Ma non aspetta neanche che diciamo sì. "Siete una coppia troppo carina. Non ho mai visto nessuno andare così d'accordo" e ci fa un bei sorriso soddisfatto. Cioè, che tipo questo Severo! Non c'entra proprio niente con il suo nome, che ne so, da quel momento io l'avrei chiamato Dolcissimo o Simpaticone o Allegro oppure ecco, Sereno! Ma non certo Severo!

Comunque Rusty James mi abbraccia e gli sorride.

"E" tutto merito suo se andiamo così d'accordo" e mi stringe di più e mi porta via come se fossi sul serio la sua ragazza. E in quel momento vi giuro che mi sembrava di avere almeno quindici anni o sedici, oppure diciotto, insomma, mi sono sentita una donna. Ma soprattutto la donna più felice del mondo.


Simple Pian, When l" m gone. Sto ascoltandola all'iPod e penso a come sarebbe se all'improvviso io me ne andassi. No, non parlo di morire. Di andare via. Come ha fatto Rusty James. Però tipo a vivere a Londra. E lasciare tutti qui. Scriverei solo a mamma e a mio fratello. E forse sarebbero gli unici a essere tristi per la mia partenza. Comunque a parte ciò, che tanto è solo un sogno, ritornando alla realtà stamani Cudini ha tentato di battere i record e di entrare in classifica su www. scuolazoo. com. Secondo me rosicava perché un certo Ricciardi di una scuola di Talenti stava sopra a lui. Ci ha fatto vedere la foto sul sito all'ora d'inglese, nel laboratorio con tanto di computer di cui certo l'utilizzo dovrebbe essere un po'"diverso, va bè, ma sono nozioni anche queste.

"Guarda... guarda... Che faccia da soggetto che ha ed è primo! Cioè "sto Ricciardi mi sta battendo. Ma vi rendete conto?"

Cioè questo Ricciardi, che poi a me non sembra male, ha un bel viso, ma soprattutto ha fatto uno scherzo al suo prof troppo forte! È entrato vestito da prete su dei trampoli, ha benedetto la classe ed è uscito dalla porta abbassandosi senza cadere!

"Bè, è divertente."

"Sì ma poi Ricciardi è della Roma!"

"Ma che c'entra?"

"Bè, per me c'entra."

Come se questa gara fosse un po'"senza frontiere, vale tutto. Cioè Cudini è nero. Non ci sta proprio.

"Boh, per me è così. Comunque ho un'idea. Bettoni, vieni qua" e si mettono a chiacchierare in un angolo. E Cudini gli racconta tutto all'orecchio e ogni tanto si stacca. "Hai capito?" E poi riprende all'orecchio di Bettoni. "Forte no?"

Bettoni ride come un pazzo. "Oh, bravo, fortissima... Lo batti di sicuro "sto stronzo di Ricciardi."

Cioè, ormai ce l'hanno tutti con lui. Ci fosse almeno una ragione. Mah!

Solidarietà Farnesina. Così la chiamerò, con il nome della nostra scuola.

Torniamo in classe perché tra un po'"c'è italiano. Stiamo tutti a chiacchierare come al solito mentre aspettiamo il prof, tranne Bettoni che è lì con il suo telefonino che cerca di prepararlo al meglio, come se fosse uno che ha fatto sempre e solo cinema.

"Come lo vuoi, con lo zoom? O in panoramica?"

Cudini lo guarda perplesso. "Aho, ma che mi stai a prendere per il culo? Come ti pare! Basta che non sbagli, che mi riprendi per bene. Oh, guarda che ne posso fare uno solo perché poi tutti avranno sgamato e allora non vale più !"

Già, la cosa assurda è che ormai con questi telefonini si fa tutto. Cioè, prima servivano solo per comunicare. Ora sono degli iPod, delle telecamerine, dei computer per andare su Internet e chissà quante altre cose che io sinceramente non so fare. Ecco però perché costano così tanto. Ed ecco perché mi hanno fregato il mio! Che poi in quel caso il grande valore era il numero di Massi! Ma non ci voglio pensare. Proprio in quel momento arriva il prof Leone.

"Buongiorno, ragazzi. Forza, andate a posto!"

Il prof va verso la cattedra e si siede. Appoggia la borsa, la apre e tira fuori i suoi registri.

"Allora oggi, com'eravamo d'accordo, interrogo." Apre il suo elenco e controlla i nomi che si era segnato. Cudini guarda Bettoli e gli fa un gesto con la testa come a dire "Oh, tutto a posto? Tuti o ok, sto riprendendo ! ". Bettoni come al solito fa con il pollice il so segno "Tranquillo, tranquillo, tutto ok".

Perché con Bettoni non bisogna mai preoccuparsi, secondo lui. A me invece Cudini sembra tesissimo.