Novembre è stato un mese di quelli strani, un mese di passaggio, di quelli che non dimenticherai mai facilmente nella vita. Per la prima volta mi sono sentita... come dire... donna. E questo grazie a mio fratello. Era un venerdì. Il venerdì è sempre un po'"strano quando sei a scuola. Forse perché senti che stanno arrivando sabato e domenica e così si fa ancora più casino.

"E dai, non farglielo! Le fai prendere un colpo! "

Ma Cudini non ha voglia di sentire nessuno. Che tipo che è. Magro magro e alto alto. Porta sempre delle felpe bellissime, dice che gliele regala un suo zio dall'America, uno che è sempre in giro per lavoro. Oggi ne ha una pazzesca, militare, un blu misto grigio e verde, direttamente da Los Angeles. Lo zio di Cudini compra di tutto all'estero e lo porta in Italia: film per la tivù, oggetti per i negozi, quadri per amici, costumi per ragazze, magliette e jeans per le jeanserie, birra per i locali. E ha sempre un biglietto aereo aperto, anche per suo nipote. Oltre a tutti i regali che gli fa. E Cudini ama le felpe e soprattutto ama fare questo scherzo alla prof Fioravanti, quella di educazione tecnica. Lo chiama "il cascamorto". Mette il cappuccio della felpa attaccato all'attaccapanni in classe e poi si lascia cadere giù a peso "morto" come dice lui! E quando arriva la prof Fioravanti, bè, ne succedono di tutti i colori.

"Eccola, eccola, arriva!"

Alis rientra di corsa in classe. La diverte un sacco fare il palo. "Via, via, tutti a sedere! "

Prendiamo tutti posto, ognuno torna al suo banco e sembriamo proprio una classe perfetta quando la Fioravanti entra. Si ferma proprio alle spalle di Cudini appeso all'attaccapanni.

"E che succede? Siete così buoni e silenziosi... Che è successo? Mi devo preoccupare?"

Non fa in tempo a finire che Cudini inizia a scalpitare, a sbattere, a dimenarsi, urlando poi "Ah ah!" Grida come un folle, come un corvo colpito, come un uccellaccio rapace che si allontana in chissà quale vallata. E agita le braccia e muove le gambe, appeso per il cappuccio della felpa e fa sbattere forte l'attaccapanni al muro. "Ah, ah..."

La Fioravanti fa un salto.

"Aiuto, che succede!" Si porta la mano al cuore. "Che spavento! Ma cos'è?"

E vede quella specie di pipistrello umano attaccato al muro che urla, strepita e si dibatte. "Ah ah ah..." urla a più non posso Cudini!

Allora la Fioravanti prende la sua cartella e gliela da addosso più volte sulla schiena, con forza, cercando di placare quello strano animale. Cudini sotto tutte quelle botte sulla schiena alla fine inciampa, non riesce più a reggersi bene sulle gambe e perde l'appoggio. Rimane appeso solo per la felpa a quell'attaccapanni e alla ne si lascia andare. La felpa si tira tutta, il cappuccio rsiste, lo tiene ancora per un po'... ma poi Cudini cade giù tirandosi dietro l'attaccapanni di legno, che si stacca con tutti gli stop e cade a terra con un gran botto. "Ahia! " Cudini rotola a terra e l'attaccapanni gli arriva addosso. Noi scoppiamo a ridere, un boato, qualche altro pazzo sale in piedi sul banco, tutti urlano, fanno casino, inventano versi di strani animali. "Hiahia!" "Giù giù!" "Roar roar!" "Sgrumfsgrumf!"

La Fioravanti con la sua cartella continua a colpire Cudini anche adesso che è a terra sotto il legno. "Prendi questo e questo..."

"Ahia! Ahia, Prof! Prof, ma sono io! "

Finalmente riesce a togliersi l'attaccapanni di dosso, via il cappuccio della felpa e mostra il suo viso. "Cudini! Sei tu? Pensavo a un ladro!"

Cudini si rialza indolenzito. "Ahia, ahia... Mi hanno fatto uno scherzo, i compagni mi hanno attaccato lì..."

"Ma come mai ti fanno questo scherzo ogni volta, proprio a te! E ci caschi sempre. E dire che non ti faccio scemo!"

E a questo punto Cudini non ha potuto dire più nulla. Si è preso una bella nota e ha dovuto passare il pomeriggio a seguire i lavori per ristuccare il muro e rimettere a posto l'attaccapanni. E soprattutto ha dovuto presentare il conto del muratore ai suoi genitori. Sembra non abbiano usato la cartella della Fioravanti ma direttamente i calci, quelli di suo padre. Comunque tutto il pezzo dello scherzo del "cascamorto" è stato ripreso da Bettoni, amico da sempre di Cudini, con il suo telefonino, con tanto di zoom. E poi l'ha messo sul sito www. scuolazoo. com e sembra sia entrato in classifica! Comunque non ci siamo mai fatti tante risate come oggi. Ma quello che mi ha sorpreso di più è accaduto all'uscita. "Ciao Gibbo! Ciao Filo." "Ehi Clod, ci sentiamo dopo?"

"Certo, che fai?"

"Forse Alis voleva andare a fare una passeggiata in centro." E proprio in quel momento "Peee peee!" sento il clacson. E non posso non riconoscerlo. E" lui! Mio fratello. Non lo vedevo ne sentivo da una settimana. E mi dispiaceva. Cioè pensavo che tornasse a casa subito dopo l'ultima litigata con papà, o magari dopo un giorno, massimo due. Invece ha resistito una settimana fuori, non so da chi ha dormito, e poi è passato a prendersi tutta la sua roba! Che fico Rusty James! Cioè, da una parte mi mancava, ma mi piacciono le persone che quando dicono una cosa poi la fanno.

"Allora che fai?"

Mi sorride da sopra la sua moto, una bellissima Triumph blu con le marmitte tutte in argento, cromate e un sellino lungo, nero, in pelle.

"Vieni con me?" E mi guarda, allungando un secondo casco. "Ho una sorpresa." Poi fa un sorriso pazzesco. Non c'è niente da fare. Mi piace troppo Rusty James. E sempre abbronzato, forse perché ha la carnagione scura e i denti così bianchi che risaltano ancora di più. Forse perché va in moto e sta sempre in giro. Oppure perché come dice mamma: "II sole bacia i belli!". Bè, non lo so. Comunque corro verso di lui, gli sfilo il casco e me lo metto veloce e poi l'abbraccio e monto al volo, poggio il piede sulla pedalina et voilà, metto l'altra gamba dall'altra parte, come se montassi sulla cavallina. Mi stringo forte intorno alla sua vita. E Alis e Clod e anche le altre ragazze mi guardano. Rusty piace un casino... anche di più! Tutte vorrebbero un fratello così o anche un amico o un uomo, insomma in un modo o nell'altro tutte vorrebbero stare ora al posto mio... Ma ci sto io!

"Ciauuu!"

Riesco a salutare liberando il braccio destro verso di loro. Ma è un attimo. Rusty ha messo la prima e la moto schizza in avanti. Faccio appena in tempo a riabbracciarlo che voliamo via in mezzo al traffico. Vento tra i capelli. Mi guardo nello specchietto davanti. Ho gli occhi socchiusi e punte di capelli, ciocche biondo chiare escono dal casco. Trovo gli occhiali RayBan dentro la mia sacca. Me li metto con una mano sola, lentamente, la stanghetta all'inizio mi si impiglia un po'"tra i capelli, poi dietro l'orecchio, poi finalmente è a posto. Ecco, così. Ora il vento mi da meno fastidio. Ora vedo bene la strada. Lungotevere. Direzione centro. Ci stiamo allontanando da scuola, da casa...

"Ehi, ma dove andiamo?" urlo per riuscire a farmi sentire.

"Cosa?"

"Dove stiamo andando?"

Rusty James sorride. Lo vedo nello specchietto, che incrocia il mio sguardo. "Ti ho detto che è una sorpresa!"

E accelera un po'"di più e io lo stringo forte e fuggiamo via così, lontano da tutto e tutti, persi nel vento.

Poco più tardi. Rusty James rallenta, scala le marce e prende a sinistra. Scende giù, lungo il fiume. Si alza sulle pedaline della moto per saltare l'ultimo piccolo gradino. Faccio lo stesso per non sbattere il sedere sul sellino. Mi vede e sorride. "Brava! "

Poi saltiamo giù tutti e due, ci risediamo e lui riprende a correre, scala le marce, accelera, da gas, così, via, lungo la pista ciclabile, lungo il fiume, ora più vicino.

"Ecco..." Poco dopo rallenta. "Siamo arrivati..."

Spegne la moto in corsa e fa gli ultimi metri nel silenzio della campagna lì intorno. Solo qualche gabbiano più in alto interrompe con i suoi versi il tranquillo scorrere del Tevere.

Rusty James mette il cavalietto e mi aiuta a scendere.

"Sei pronta?! Ecco qua..."

Mi mostra un bellissimo barcone davanti a noi. "Da oggi quando mi cerchi mi puoi trovare qua. Prego! "

"Ma dai... sul serio è tuo? E l'hai comprato?"

"Ehi, ma per chi mi hai preso? Dai sali."

Mi fa passare avanti. "No, no, vai per primo tu."

"Ok."

Così sale per primo sulla passerella che unisce il barcone alla riva.

"Forse un giorno lo comprerò, ma chissà. Per adesso sono in affìtto e ho pure ottenuto un buon prezzo."

Non glielo chiedo. Già ho fatto una bella cretinata a pensare che se lo poteva comprare. Ma ci pensa lui a soddisfare la mia curiosità.

"Ci pensi, me lo hanno dato a soli quattrocento euro al mese."

Soli penso io! E" quello che riesco a mettere da parte in un anno. Ma se mi ha detto così vuoi dire che è un prezzo fantastico e che mi devo far vedere entusiasta.

"Bè, bravo... mi sembra buono."

"Buono? E ottimo. Allora, questo è il salotto" e mi mostra una stanza grande con un tavolo al centro e delle poltrone vecchie abbandonate di lato. E" tutto molto vecchio e molto rovinato ma non glielo voglio far notare.

"E" grande come salotto..."

"Sì, è un po'"antico, non è abitato da tanto. Vieni, questa è la cucina."

Entriamo in una stanza tutta bianca, molto luminosa. Ha una vetrata in alto e in fondo una scala che porta sul tetto. Al centro ci sono dei grossi fornelli, tutti fatti in ferro, e non sono per niente arrugginiti.

"Vedi" apre uno sportello. "Qui sotto ci va la bombola del gas. "

"Come al mare!"

Lo diciamo insieme e ci mettiamo a ridere. E lo guardo un attimo e rimango in silenzio. Allora Rusty James allunga la mano destra.

"Sì, lo so a cosa stai pensando, dai, facciamolo..."