Rossana è una donna che alla fine di ogni giornata ama farsi una doccia e non ha problemi a girare nuda per casa. E spesso sola ed è costretta troppo spesso a rispondere a quel telefono muto. Mentre Riccardo è sempre lì, nella penombra della sua stanza la guarda. Sorride. Immagina di essere lì. Vicino a lei, nella camera accanto. Seduto su quel letto. Se per caso lei si allontana, Riccardo vede accendersi la luce del salotto o del bagno, e allora ricompone il suo numero di telefono per farla tornare in camera da letto, per guardarla di nuovo, per poterla ammirare in tutta la sua nudità. Lei, così tanta, così piena, con quel seno così grosso. E tutto sembra procedere quasi in maniera perfetta al limite del noioso.
Fino a quella sera.
14 febbraio, San Valentino, la festa degli innamorati. E anche il compleanno di Bretta.
"Ciao! Ciao! Come stai?"
Si baciano uno dopo l'altro, quella masnada di ragazzi e ragazze che entrano a casa di Bretta. C'è Anto, Simo, Lucia e tutte le ragazze e ragazzi dei due palazzi. Bretta ha invitato tutti, giustamente. E arrivato anche Riccardo che saluta educatamente la mamma di Bretta, Rossana.
"Buonasera signora..."
"Ciao Riccardo, come stai?"
"Bene grazie, e lei?" E si sorridono, così educati nel loro ruolo. Riccardo la guarda allontanarsi con quell'abito lungo, osserva il suo incedere lento tra gli invitati. La mamma di Bretta saluta gli altri e anche se quel castano è scuro, Riccardo vede comunque quelle curve che conosce fin troppo bene.
Chissà se ha messo quel reggiseno tutto di pizzi bordeaux o quell'altro nero trasparente... Ma viene improvvisamente rapito o meglio richiamato alla realtà.
"Ricky, ci sediamo vicini?"
Lo guardo e gli sorrido pensando ancora alla panchina con i due cuori che mi ha regalato, al cioccolatino mangiato insieme, a quel silenzio imbarazzante ma così romantico... E poi anche a mia sorella che invece è proprio una stronza!
"Certo! Dai, sediamoci subito vicini, prima che gli altri ci prendano i posti."
E così un attimo dopo siamo già a tavola. E subito dopo arrivano tutti come se avessimo dato noi due il via alla cena.
"Dai, io mi metto qui."
"Io sto a capotavola."
"No, qui c'è Maria."
"Qui c'è Lucia."
E alla fine, dopo qualche piccola discussione, siamo tutti seduti. Conto. Siamo diciotto. E io sono di un felice. Riccardo è alla ia destra e a un certo punto sposta la tovaglia "Guarda...". Mi indica la sua tasca sinistra.
Nooo... troppo carino! Ha il cappello blu che gli ho regalato io. Con le mie cifre. Ehm, cioè di mamma, ma lui non lo sa, che gli esce dalla tasca. Mi sorride, gli stringo la mano sotto la tovaglia e proprio in quel momento arriva la mamma di Bretta.
"Ecco qua le prime cose da mangiare. Allora, ho fatto dei frittini buonissimi, mozzarella, supplì, fiori di zucca, cominciamo con le olive ascolane. Li metto io però nei piatti, eh..."
E così passa dietro di noi e posa nel piatto di ognuno il primo fritto.
"Eccola qua, un'oliva per te, una per te, un'altra a Lucia..." Che è poco prima di Riccardo ma arrivato a lui stranamente lo salta. "Ecco, questa è per te Carolina. Questa è per te... e questa è per te, Adele." E finisce il giro. E tutti ci mangiamo la nostra oliva... Io do solo mezzo morso.
"Ne vuoi un pezzo?" La avvicino alla bocca di Riccardo che però scuote la testa.
"No no, grazie, non mi va."
E così me la finisco io in un boccone. Ecco, si vede che glielo ha detto che non gli piaceva! Proprio in quel momento arriva di nuovo Rossana con un altro grande piatto.
"Ed ecco i supplì! " E comincia il giro. "Uno per te, uno anche per te..." Sono caldi, li prende con un tovagliolino dal piatto per non bruciarsi e li poggia nei piatti che abbiamo davanti. "Questo è per te, e questo è per te Lucia..." E salta di nuovo Riccardo. "E questo è per te Carolina! "
Riccardo a questo punto si gira verso di lei sorridendole.
"Scusi Rossana, ma è la seconda volta... non mi ha messo nulla nel piatto."
Rossana si ferma, si gira verso di lui e gli sorride. "Bè che c'entra... per te faccio gli spogliarelli, no?"
Riccardo diventa tutto rosso di botto, gli altri rimangono in silenzio e si guardano non capendo bene cosa voglia dire quella frase. Bretta e Stone invece ridono tra loro e guardano Riccardo che vorrebbe sparire sotto il tavolo. Invece la cena continua, lui rimane in silenzio, non parla con nessuno e chiaramente non mangia nulla. Tutto il resto della serata lo passa in un angolo del salotto con uno strano sorriso, guardando noi che giochiamo al tavolo a un gioco con le domande. Ogni tanto mi giro, lo guardo e gli faccio un sorriso tanto per tenerlo un po'"su, ma non so neanche bene cosa dirgli, se invitarlo a giocare con noi. Allora anche lui fa un sorriso ma sembra tristissimo e noi invece ci divertiamo un sacco mentre lui non aspetta altro che la serata finisca. Dal giorno dopo Riccardo nella camera dove studiava ha sempre tenuto la tapparella abbassata. A casa di Bretta non sono più arrivate quelle strane telefonate mute e chiaramente la nostra love story è iniziata e finita quel 14 febbraio.
E così torno al presente. A vederli giocare ancora in cortile. Come se il tempo non fosse mai passato! Anzi riescono a fare un goal a Stone e Ricky abbraccia retta! Ma roba da pazzi. Se uno spiasse mia madre in quel modo gli spaccherei la faccia, non lo abbraccerei mai più. Chissà come lo hanno scoperto. Questa è una di quelle cose che non saprò mai. E così abbandono gli amici del cortile. Forse per sempre. E un po'"mi mancheranno. Com'era divertente giocare il pomeriggio dopo quei pochi compiti che ti affibbiava la scuola. I giochi preferiti erano un due tre stella, campana e l'elastico. All'elastico ero fortissima, a campana me la cavavo, a un due trè stella mi annoiavo. Quello che mi divertiva più di tutti era nascondino. Una volta sono riuscita a fare tana libera tutti passando dal giardino dei nostri vicini. E" pieno di piante, di ortiche, di rovi dall'altra parte. Ma io li ho attraversati tutti, neanche fossi l'ultimo Rambo! E alla fine... tana libera tutti! Sono stata l'idolo del pomeriggio. Forse perché erano stati tutti scoperti e io ero l'ultima che poteva salvarli e così è stato. E sapete chi era sotto? Riccardo. Ancora non sapevo niente di quella storia. E pensare che scrivevo il suo nome ogni sera sul mio diario. Non avevo ancora il cellulare dove nascondere tutto. Eh... A volte la vita ti da modo di vendicarti senza che tu lo sappia.
Suono il campanello. Ancora non mi hanno dato le chiavi. Non faccio in tempo a entrare a casa che mamma mi assale.
"Si può sapere dove sei stata?"
"A scuola. Avevo da fare una ricerca con le amiche."
"E perché non mi avvisi? Mi lasci un biglietto. Qualcosa! Possibile che devo stare sempre in pensiero per te?"
La vedo rossa in viso. Affaticata, stanca. Stava stirando dopo una giornata di lavoro. Mamma, ero andata a cercare tracce di Massi! Ma questo forse non è proprio il caso di dirglielo.
"Mamma, guarda..." Tiro fuori dalla tasca il telefonino nuovo he mi ha regalato Alis. "L'ho ritrovato!"
"Bene... Sono felice." E fa un sospiro. E" ancora arrabbiata. Poi alla fine mi abbraccia. Si abbassa e mi stringe forte. Poi si allontana e mi guarda negli occhi. "Non mi devi far preoccupare. Non sapere dove sei, mi fa impazzire. Già mi preoccupano tanto i tuoi fratelli..." Mi scompiglia i capelli. "Non ti ci mettere pure tu."
E proprio in quel momento arriva Ale. Le sorrido mentre si avvicina.
"Ho ritrovato il mio vecchio telefonino. Tieni. " Mi metto la mano nell'altra tasca e prendo quello nuovo che mi ha regalato mamma, "questo è per te..."
E le do il telefonino. Ale lo prende e lo guarda. Poi mi fìssa con una smorfia.
"Ah certo... Perché io secondo te mi prendo gli scarti! " E si gira e se ne va. Alzando le spalle, sbuffando, scocciata. Però intanto il telefonino nuovo, lo scarto, come dice lei, se l'è tenuto.
Seguito del pomeriggio molto tranquillo. Studio serena in cucina con mamma mentre lei cuce. Ripeto ogni tanto ad alta voce e vedo che lei quando lo faccio, sorride. Ha spento la tivù che guardava quasi senza sonoro. "Se no poi ti distrai..."
Quando all'improvviso sento vibrare il telefonino. Lo tiro fuori dalla tasca senza farmi vedere. Apro la cartellina ricevuti e vedo il messaggio. E" Alis. Do un'occhiata a mamma. Non si è accorta di niente. Lo apro. Nooo! Troppo forte!
"Ciao. Sono riuscita a farvi invitare a tutte due dalla Celibassi, Clod viene per conto suo. Io ti passo a prendere alle otto e mezzo, ok?"
E senza pensarci mando il messaggio di risposta. Perfetto! Con tanto di smile. Ma ora chi glielo dice a mamma. Lei vuole essere avvisata almeno tre giorni prima. E come se improvvisamente si fosse accorta di qualcosa, mamma si gira verso di me.
"Senti, ti va di mangiare la pasta al tonno stasera? Piace pure ad Alessandra.. Tanto Giovanni non c'è. Che ne dici?"
"Ecco... mamma. A proposito di questo ti volevo dire una cosa... Cioè lo so che te lo avrei dovuto dire prima, ma non lo sapevo, cioè non è che non lo sapevo, è che lo speravo, lo speravo perché non ero invitata." Insomma, gliela impapocchio in un modo, ma in un modo che alla fine è quasi costretta a dirmi di sì, anzi è come un sollievo per lei. Le ho detto che ci andavano tutte, che venivano perfino i professori, che ne sarebbe andato del mio anno di scuola, che lì si deciderà anche che liceo poi avremmo preso, che c'erano tutte le mie amiche e poi le dicevo sempre "Ma se vuoi non vado, eh..." che è la cosa migliore per farla crollare e che comunque era una festa elegante.
Tanto che alla fine mi ha detto "Ti prego vacci, vacci, guarda. Sono felice se vai! ".
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