E mi lascia andare. E riprende a cucinare, di spalle, con quei capelli tirati su e quel collo lungo dove svolazza qualche ciuffo più scuro. Poi si gira con un bel sorriso, felice del suo regalo, di quella bontà che vorrebbe non conoscere limiti. "Ehi, ma tu che mi dovevi dire? Qual è la tua sorpresa?"

E io per un attimo la guardo con gli occhi spalancati, timorosi di dire una bugia ed essere scoperta. Poi cerco di ritrovare la calma più grande, di non dirle nulla di Alis, del telefonino che mi ha regalato super costoso. E più brava di Meryl Streep, di Glenn Close, di Kim Basinger e perfino di Julia Roberts, insomma un'attrice perfetta, pur di non deluderla le sorrido.

"Mamma, sai che c'è?"

"Cosa amore?"

"Ho preso buono! "


II pomeriggio dopo mangiato.

Ho nascosto il telefonino di Alis, cioè il mio nuovo, l'ho dovuto spegnere perché da brava attrice ma non troppo scaltra non ho detto che avevo già preso la Sim, anche se in realtà quella me l'aveva presa sempre Alis.

Discussione a pranzo con Ale che, vedendo il mio telefonino nuovo da parte di mamma, vuole cambiare il suo.

"Ma mamma allora il mio... Guarda, la batteria si tiene con l'elastico!"

E io sciocca sono caduta nella sua trappola.

"Sì, ma il tuo funziona perfettamente e fa anche le foto..."

Mamma si preoccupa. "Ma perché, Caro, il tuo non le fa?"

"No, perché ha poca memoria! "

Alessandra è veramente assurda, non solo, ma insiste.

"Allora ho capito... devo far finta di essermelo perso o che me l'hanno rubato per averlo nuovo anch'io."

"Guarda che a me l'hanno rubato sul serio! Ma ti pare che mi invento queste cose per farmi regalare il telefono da mamma." Cioè mi metto a discutere io quando non è neanche questo il problema. Ora di telefonini ne ho due e non posso neanche dirlo!

Unica cosa positiva di Ale: mi ha fatto passare la fame. Meglio, perché avevo deciso di stare un po'"a dieta. Mamma ha insistito perché mangiassi, poi vedendo che ormai era una partita persa, mi la sbucciato una mela.

Nel frattempo subito dopo la discussione, quando io e Ale non ci parliamo più, è arrivato Rusty James che si è seduto subito a tavola ed è stato felice di mangiarsi la mia pasta. Era ancora calda e fumante e non gli spettava, visto che lui comunque non era previsto.

"Ehi che succede? Cos'è tutto questo silenzio... non è da voi!"

Rusty ha un modo assurdo di fare, cioè, capita sempre quando meno te l'aspetti e riesce a dire, nel momento giusto, la cosa che non andrebbe detta! Ale si arrabbia e se ne va in camera sua, io mi mangio felice la mela, Rusty la mia pasta. Mamma se ne torna al lavoro con un'unica raccomandazione. "Per favore, non litigare con tua sorella..."

Appena sente sbattere la porta, Rusty mi chiede curioso.

"Scusa, ma che è successo?"

E così gli racconto tutto. Gli dico per bene anche del telefonio di Alis. Con lui non posso certo mentire, così li tiro fuori dalla borsa e li metto sul tavolo.

"Ecco vedi... ora ne ho due! "

Rusty ride e scuote la testa.

"Sei unica, scusa ma non potevi dirlo subito a mamma... Che male c'è?"

"Ma no... ci rimaneva malissimo! Ha chiesto un permesso al lavoro, ha speso i suoi risparmi per prendermi un telefonino e farmi una sorpresa, magari avrà anche discusso con papà... e io... le dico che già ce l'ho? Dai, sei proprio un insensibile!"

Rusty sorride divertito. "Adesso è colpa mia... Ok ok, comunque mi è venuta un'idea..."

E me la dice e poi ride e si diverte. E in effetti non è niente male sul serio. Non mi era venuta in mente.

"Ehi Rusty, ma lo sai che sei proprio forte..."

"Lo so." E mi sorride. "Che fai ora, Caro?"

"Oh, non lo so, studio un po'"e poi magari esco..."

Rusty torna serio. "Anch'io devo studiare, che pizza, non mi va minimamente. Pensa che mi mancano ancora una marea di esami per diventare medico e papà non sa cosa ho deciso."

Lo guardo curiosa. "Perché cosa hai deciso?"

"Ancora è presto..." e se ne va in camera sua lasciandomi in cucina. Addento un ultimo pezzo di mela rimasto nel piatto e vado in camera mia. Accendo il computer. Con la scusa delle ricerche, dello studio e di tutto il resto sono riuscita a farmelo regalare dai miei. Stanno pagando le rate da non so quanto. Metto la mia password e vado subito su MSN. Ecco, lo sapevo. Mi ha scritto Gibbo.

"Allora ho pensato che tolti tutti i numeri delle persone che conosciamo, se vuoi trovare il numero del tuo "amatò sconosciuto le possibilità sono circa ottantanove milioni e seicentocinquantamila... O mandi un messaggio a tutti, il che vuoi dire che sei più ricca di Berlusconi e Paperone messi insieme, oppure chiami questo numero 347 8002001 e la fai finita."

Che scemo. Naturalmente quel numero è il suo. Ha ragione. E" impossibile. Però a volte nella vita... così chiudo gli occhi e provo in qualche modo a rivedere quel numero. Me lo ha scritto scherzando sulla vetrina e lo vedo... 335 no 334... Ecco sì, 334... E continuo a fantasticare fino a quando lo vedo nitido, chiaro, di fronte a me.

Proprio come era ieri lui. E allora lo scrivo su un foglio e poi sul telefonino e alla fine rimango lì, con il numero sospeso. Indecisa sul da farsi. Poi veloce apro la casella messaggi e scrivo una frase.

"Ehi come stai? Sei Massi, vero? Ci siamo divertiti ieri. Sono Caro!" la invio a quel numero sperando, sognando, fantasticando. E vedo quel ragazzo. Eccolo, è lui, Massi. Starà studiando o giocando a tennis o a pallone o facendo canottaggio nella vasca, quella con la barca fìssa a terra. Ecco, me lo immagino che sente il telefonino suonare o vibrare. Il messaggio che è arrivato. Lo apre, lo legge e ride... Ride! Poi indeciso si mette a pensare cosa scrivere, come rispondere. Poi sorride tra sé e sé. Ecco. Ha trovato la frase che fa per lui... O per me. La scrive veloce. Preme il tasto invio e il messaggio parte, attraversa la città, le nuvole, il cielo, le strade e piano piano si infila in mezzo alla serranda dentro la mia casa e poi nella mia stanza e infine nel mio telefonino.

Bip. Bip.

Lo sento suonare. Oh, ma sul serio mi è arrivato ora un messaggio. Non ci posso credere! Apro veloce il telefonino, arrivo nella cartella messaggi ricevuti. Ecco, lo vedo. Non è firmato. Non è un amico, qualcuno che conosco. C'è quel numero. Quindi è lui. Non ci posso credere! L'ho beccato. Mi sono ricordata il numero. Poi leggo il messaggio.

"Forse ha sbagliato numero. Comunque ho quarant'anni, uomo e non sono sposato. Quindi cara Caro perché non ci vediamo?"

E" un attimo, cancello il messaggio e spengo il telefonino. Terrore. Cara Caro. Pure spiritoso. O almeno un tentativo drammatico di esserlo. Niente. Vita infame. Non era lui. E così, purtroppo, non mi resta che mettermi a studiare. Peccato. A volte i sogni ti si sbriciolano così, tra le dita. Soprattutto quando la scelta è tra il desiderio di rivedere Massi e di studiare l'Orlando innamorato.

Ora, non che questo Orlando sia così malaccio e mi rendo conto che la sua storia è bellissima. E infatti man mano che leggo, la soluzione mi appare davanti. Specie a un certo punto. "La rana avvezza el pantano, se ell'è al monte torna al piano. Ne per caldo o per freddo o poco o assai si può la rana trar dal fango mai... " E certo. Come a dire, l'inevitabile è inevitabile. Si può Caro trar dal Massi mai... Non ho dubbi, ma certo. Come ho fatto a non pensarci prima. Ho due possibilità.

"Io esco." Prendo il giubbotto e me lo infilo. Poi mi metto in tasca la mia seconda possibilità. Ci sbatto sopra la mano sapendo che grazie a lei troverò di sicuro Massi e tutte le possibili informazioni su di lui.

Esco di corsa dal portone e proprio in quel momento lo vedo passare.

"Eccomi arrivo! " grido al conducente dell'autobus come se posse sentirmi. Figurati. Arranco cercando di raggiungere la fermata prima che arrivi e riparta. Niente. Non ce la farò mai. L'autobus si è fermato. Il conducente sembra guardare nello specchietto.

"Eccomi, eccomi..." Accelero ma non ce la faccio proprio. Ho la lingua di fuori. E temo che da un momento all'altro possa ripartire. Le persone sono già scese e chi doveva salire è già salito. Sono sicura che non mi aspetta, mi farà un dispetto, partirà proprio quando arrivo. Niente. Non ce la posso fare. E invece l'autobus è ancora lì che mi aspetta con le porte aperte, arrivo di corsa e salgo, proprio quando ormai pensavo di non farcela più. "Fiuuu..." Ce l'ho fatta." Le porte si chiudono. "Grazie..." Riesco a dire con quel filo di fiato che mi rimane. Il conducente mi sorride dallo specchietto, poi riprende il grande volante tra le mani e ricomincia a guidare. Mi guarda mentre mi sistemo su uno dei sedili. E" mezzo vuoto l'autobus e procede veloce e spedito verso il centro. C'è poca gente per strada. E io riprendo fiato mentre penso a come poter fare quella domanda.

"Mi scusi...?"

"Sì..." Una giovane commessa mi viene incontro. "In cosa posso esserle utile? "

E vorrei dire: sa... ieri ho visto delle scarpe bellissime ma che comunque costano troppo. E soprattutto non è proprio per quelle che sono qui... Non è l'approccio migliore. Meglio essere diretti.

"Ieri c'era una scritta sulla vostra vetrina... Un numero di telefono. "

"Sì, non me ne parlare. Guarda, l'ho pure chiamato quel numero di telefono. Era di un ragazzo, si vede che aveva dato appuntamento a qualcuno. Si è messo a ridere... Non aveva nessun appuntamento. Ha detto che era per la sua prossima ragazza! "

"Così ha detto?" E mi viene da ridere. E" proprio pazzo.

"Sì, ha detto così... E allora? Che c'è, perché ride? E" un suo amico?"