Alle mie spalle mentre sto ancora sfogliando il libro, compare lui, Sandro, il commesso della libreria.
"Allora che fai, non lo prendi?"
Me lo dice quasi con aria di sfida. Come se non avessi il coraggio... Ma figurati che me ne importa a me. E alla fine opto per un altro e neanche rispondo. Faccio finta di niente. Non lo calcolo proprio. Non mi piace rispondere e dare giustificazioni ai miei, figuriamoci a questo qua! Giro libera tra alcuni scaffali. Poi decido di ascoltare un cd di James Blunt. All the Lost Souls. Mi infilo le cuffie, e scelgo la traccia che piace a me. Mi trovo così, riflessa in quello specchio della colonna. Ecco, inizia la canzone. Sorrido. Sola, indipendente, con una giornata tutta per me... Ah, che bello. Eccola, eccola, comincia. Shine on. Mi piace quando dicono "Are they calling for our last dance? I see it in your eyes. In your eyes. Same old moves for a new romance. I could use the same old lies, but ì ll sing, Shine on, just, shine on!". E" proprio vero. E così chiudo gli occhi. E mi lascio andare e mi accorgo di dondolare un po'... E seguo il tempo. Ma quando riapro gli occhi, vedo un i tipo riflesso nello specchio che mi guarda. Ha gli occhi azzurro intensi, i capelli scuri, è alto, magro ed è più grande di me. Poi improvvisamente mi sorride. E allora ho un tuffo al cuore. Abbasso Io sguardo e mi manca il respiro. Oddio, che mi succede? E quando rialzo lo sguardo è ancora lì. Ora i suoi occhi mi sembrano anche più buoni. Piega la testa di lato e continua a guardarmi così, con quel sorriso bellissimo e uno sguardo spavaldo. Sembra un po'"troppo convinto. E a me non piacciono quelli troppo convinti. Però quanto è bello. Non ci posso credere. Mi ha fatto arrossire. Abbasso gli occhi di nuovo. Oddio, ma cosa mi sta succedendo?
Non ci posso credere. Non è possibile. Ma quando li rialzo non è più lì. Svanito. Ma che, ho sognato? Che bel sogno, però.
Mi avvicino alla cassa.
"Buongiorno... Prendo questo."
Si avvicina di nuovo Sandro, il commesso. "Ah, Scusate se ho quindici anni di Zoe Trope... " Lo prende e se lo rigira tra le mani. "E" un buon libro. Lo sai che però non si sa chi è sul serio la scrittrice o lo scrittore? E" uno pseudonimo, qualcuno si nasconde lì dietro." Sorride e me lo allunga. "Però non è male."
"Grazie..." Ma che vuole questo qui?
"E comunque si vede che chi lo ha scritto non ha proprio quindici anni."
Non capisco, ma me lo deve distruggere per forza? Non capisco proprio. Ci deve essere un messaggio all'interno oppure Zoe Trope, o chi per lui, ha fregato la ragazza a questo Sandro. Boh.
Pago. Esco e comincio a camminare. Mi fermo davanti a una vetrina. Queste scarpe piacerebbero moltissimo a mamma. Mi sembrano comode. Sono basse, eleganti ma anche un po'"sportive, nere lucide. Mia madre lavora tutto il giorno all'interno di una grande tintoria. È un lavoro faticoso, sei sempre a contatto con il ferro da stiro, il vapore. Fa caldo. Si suda e si lavora un sacco. Stiri, lavi, fai i bucati. Le stesse cose che poi le tocca fare anche a casa. Solo che qui non ti pagano. Mentre lì se non sono pronte le cose o se vengono male, sono dolori. Ci sono clienti maleducati. Almeno questo è quello che mi racconta. Ci sono stata solo una volta dove lavora, quando ero piccola. Un giorno che non sapeva a chi lasciarmi e la guardavo, non si fermava mai. Dice che si tiene in forma così senza pagare niente! Costano 89 euro le scarpe e io che li sto mettendo da parte ci sono quasi. Poi all'improvviso una voce che sorride.
"È questo vero?" Compare davanti a me il cd di James Blunt. E sento anche la musica, proprio quel pezzo che piace tanto a me. Sembra quasi una magia. Mi spavento, arrossisco, sorrido anch'io. E lui è lì, riflesso nella vetrina alle mie spalle, dietro di me. Quasi mi circonda con le braccia. La musica viene fuori dal suo telefonino. Poi spunta dalla mia spalla sorridendo. Quasi mi annusa. Mi gira intorno, mi guarda e non dice niente sempre sorridendo.
"Tieni. L'ho preso per te." E me lo mette nella tasca della borsa. Lo lascia cadere lì. "Mi sembrava che ti piacesse..."
Sorride e spegne il suo telefonino. E io rimango in silenzio. Mi ricorda una scena di quel film che ho visto una volta a casa di nascosto, fregandolo dalla videoteca di R. J. insieme a Clod e Alis. Come si chiamava? Ah sì. Nove settimane e mezzo. Lei è Kim Basiner, va al mercato e vede uno scialle che le piace un sacco ma che costa troppo. Allora lui glielo compra e poi all'improvviso compare alle sue spalle e glielo poggia addosso e mentre lei mette lo scialle sulle spalle la abbraccia. E lei sorride. Mi è piaciuta quella scena. E lui è Mickey Rourke. E questo tipo qui è un po'"come lui, però prendo il cd dalla borsa e glielo ridò.
"Grazie, ma non lo posso accettare."
"Te l'ha detto mamma eh? Ma quello vale per le caramelle dagli sconosciuti. Questo non te lo devi mica mangiare! "
Lo spinge di nuovo verso di me.
"Lo puoi ascoltare quando vuoi..." e mi sorride.
E" gentile. Sembra simpatico. Avrà vent'anni, diciannove forse. Sì, mi piace più di Mickey Rourke. E non è più convinto come allo specchio quando si sono incrociati i nostri sguardi. Sorride e mi fissa. Mi fìssa e sorride. Sembra più tenero. Teneroso mi verrebbe da dirgli... ma mica voglio rovinare tutto sul nascere, no? Così sto zitta e mi rimetto il cd nella borsa. E cominciamo a camminare. E non so perché ma mi sento più grande. Forse perché lui lo è e si è interessato a me. E chiacchieriamo.
Che fai, che non fai... E mento un po'"e mi do delle arie.
"Studio inglese." E ancora "Ho fatto un provino perché mi piace cantare..." E spero che non mi metta mai alla prova perché sono un po'"stonata.
"Sei mai stata al Cube?"
"Oh sì, ogni tanto" e spero proprio che non mi chieda com'è! Un po'"mi sento in colpa e un po'"no. E ci prendiamo un gelato. Prendilo prima tu."
"Va bene, allora doppia panna, castagna e pistacchio!"
"Anche per me."
E mi piace un casino! Abbiamo gli stessi gusti cioè... veramente a me piace solo la castagna... Ma lo prendo identico al suo così sembriamo proprio simbiotici.
"No, no, questo te lo offro io, almeno questo."
E lui rimette il portafogli in tasca. E dice ok, e sorride e mi lascia fare. E io apro il piccolo astuccio Ethic e conto i soldi, ho solo spicci. Nooo! Questo non ci voleva proprio ma alla fine, quattro, quattro e cinquanta, quattro e novanta! Ce l'ho fatta, meno male. Che figuraccia se no. E non so perché sull'età non mento o meglio mi aiuto un po'. "Quattordici anni..." E lo vedo per un attimo perplesso, come se la mia età non andasse bene. Cerco il suo sguardo, ma fa finta di niente.
"Che c'è?
"Cosa?"
"No, mi sembrava che..."
Ma non mi dà il tempo.
"Vieni andiamo! " E mi prende per mano e cominciamo a correre tra la gente. Turisti stranieri, persone di colore, tedeschi, francesi e qualche italiano. E io quasi inciampo e mi trascina dietro di lui nel suo incredibile entusiasmo.
"Dai, dai, che quasi ci siamo! " E io corro e rido e cerco di stargli dietro e alla fine come due perfetti stranieri ci fermiamo senza fiato di fronte alla fontana.
"Sei pronta? Tieni." Mi da una moneta e poi si gira, chiude gli occhi e butta la sua dietro le spalle. E io lo seguo. Chiudo gli occhi ed esprimo un desiderio, e la mia moneta vola in alto e gira, gira e poi cade lontana nell'acqua e lentamente con delle strane curve raggiunge il fondo. Ci guardiamo negli occhi. Chissà se abbiamo espresso lo stesso desiderio. Lui invece è più convinto. Anzi non ha proprio dubbi.
"Sono sicuro che abbiamo espresso lo stesso desiderio..." E mi guarda in maniera intensa. E per me è come se all'improvviso avessi di colpo diciott'anni. E per un attimo mi imbarazzo. E molto. E divento rossa. E il cuore mi batte a duemila. E abbasso la testa e cado in affanno e guardo in giro e cerco una scialuppa. Oddio sto naufragando... E improvvisamente, così come mi ha fatto finire sott'acqua, lui mi salva. "Comunque sono Massimiliano..."
"Ciao... Carolina." E ci diamo la mano e rimaniamo così guardandoci negli occhi.
E poi, mi fa un sorriso bellissimo.
"Vorrei rivederti."
Vorrei dire anch'io... ma non ci riesco. Mi sento negata. Dico solo "Sì, certo".
Ma vi rendete conto? Sì certo... Ma che vuoi dire! Dio, quando lo sapranno Clod e Alis. E poi mi da il suo numero di telefono. Ma lo fa in un modo strano, lo scrive sulla vetrina di un negozio con un pennarello. Fa ridere e io me lo registro sul cell.
"Segnati anche tu il mio."
Massimiliano mi sorride.
"No. Io non voglio scocciarti. Non voglio il tuo... ti chiamerei ogni momento. Cercami tu quando avrai voglia di ridere come oggi pomeriggio. "
E se ne va così, di spalle, monta su una moto poco più lontano. Si gira un'ultima volta e poi quel sorriso, bellissimo. Mi lascia lì, così, con due uniche certezze. Uno: sarà un caso o il fatto di avere cercato un libro sull'educazione sessuale mi ha fatto invece trovare lui? E due: Lore di quest'estate non mi piace improvvisamente più, o meglio, è passato subito al secondo posto.
Salgo al volo sull'autobus 311 che mi porta a casa. In mezzo alla gente, tanta gente, mi sento quasi sola. Piacevolmente sola. Persa tra i miei pensieri. Sorrido. Vorrei già mandargli un messaggio:
"II destino ci ha fatto incontrare". No, troppo fatalista. "Grazie del gelato!" Pratica. "È forse amore?" Sognatrice eccessiva. "Oh, ma lo sai che sei proprio bono!" Realista eccessiva! "Grazie, bel pomeriggio..." Ragazza vecchia. "ai visto, non resisto..." Ragazza facile. "Ecco il mio numero. Chiamami quando vuoi." Rinunciataria paurosa di prendere iniziative. Che palle! Niente. Non mi viene in mente nulla. Sbuffo e alzo le spalle. E così decido di non mandare un bel niente.
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