mette a incartare gli ultimi regali. Babi sta finendo di liberare

l'armadio quando entra sua madre.

"Brava. Hai tolto un sacco di roba."

"Sì, tieni, questa è tutta da buttare. Non la vuole neanche

Dani."

Raffaella prende alcuni vestiti posati sul tavolo.

"Ne farò un pacco per i poveri. Dovrebbero passare oggi a

ritirarli. Più tardi usciamo insieme?"

"Non lo so, mamma." Babi arrossisce leggermente.

"Come vuoi, non ti preoccupare."

Raffaella sorride ed esce dalla camera. Babi apre alcuni

cassetti. È felice. È un periodo che va proprio d'accordo con

sua madre. Che strano. Solo sei mesi fa litigavamo sempre. Si

ricorda la fine del processo, quando è uscita dal tribunale e sua

madre l'ha raggiunta fuori correndo.

"Ma sei pazza, perché non hai detto come sono andate ve-

ramente le cose? Perché non hai detto che quel delinquente ha

colpito Accado senza ragione?"

"Per me le cose sono andate come ho detto. Step è inno-

cente. Non c'entra niente. Che ne sapete voi di cosa ha passa-

to? Cosa ha provato in quel momento. Voi non sapete giustifi-

care, non sapete perdonare. L'unica cosa che siete in grado di

fare è giudicare. Decidete la vita dei vostri figli sui vostri desi-

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deri, su quello che pensate voi. Senza sapere minimamente co-

sa noi ne pensiamo. Per voi la vita è come giocare a gin, tutto

quello che non conoscete è una carta scomoda che non vorre-

ste aver mai pescato. Non sapete che farci, vi scotta averla tra

le mani. Ma non vi chiedete perché uno è violento, perché uno

è drogato, che vi frega, tanto non è vostro figlio, non vi riguarda.

Invece stavolta ti interessa mamma, stavolta tua figlia sta con

uno che ha dei problemi, che non pensa solo ad avere il GTI 16

valvole, il Daytona o ad andare in Sardegna. È violento, è ve-

ro, ma forse lo è perché non si sa spiegare tante cose, perché

gli hanno detto tante bugie, perché quello è l'unico modo per

reagire."

"Ma che stai dicendo? Sono tutte cretinate... E poi non ci

pensi? Che figura fai? Sei una bugiarda. Hai mentito davanti

a tutti."

"A me non me ne frega niente degli amici tuoi, di quello

che pensano, di come mi giudicano. Dite sempre che è tutta

gente che si è fatta da sola, che è arrivata. Ma dove è arrivata?

Che cosa ha fatto? Solo i soldi. Non parlano con i figli. Non

gliene frega niente in realtà di quello che fanno, di quanto sof-

frono. Di noi, non ve ne frega un cazzo."

Raffaella allora le da uno schiaffo in pieno viso. Babi si pas-

sa una mano sulla guancia, poi sorride.

"L'ho detto apposta, cosa credi? Ora che mi hai dato uno

schiaffo la tua coscienza è a posto. Ora puoi tornare a chiac-

chierare con le tue amiche e sederti al tavolo da gioco. Tua fi-

glia è stata educata bene. Ha capito cosa è giusto e cosa non

lo è... Ha capito che non bisogna dire parolacce e che ci si de-

ve comportare bene. Ma non lo vedi che sei ridicola, che fai ri-

dere? Mi mandi a messa la domenica ma se ascolto troppo il

Vangelo allora no, non va bene. Se amo troppo i miei simili, se

porto a casa uno che non si alza quando entri o che non sa sta-

re a tavola, allora storci la bocca. Dovreste inventare delle chie-

se per voi, un vostro Vangelo, dove non resuscitano tutti, ma

solo quelli che non mangiano in canottiera, che non firmano

mettendo prima il cognome, quelli che sai di chi sono figli,

quelli che sono abbronzati e belli, che vestono come dite voi.

Siete dei buffoni."

Babi se ne va. Raffaella rimane a guardarla finché la vede

salire sulla moto di Step e allontanarsi con lui.

Quanto tempo è passato. Quante cose sono cambiate. So-

spira, aprendo il secondo cassetto.

Povera mamma, quante gliene ho fatte passare. In fondo

ha ragione lei. L'ho capito forse solo ora. Ma ci sono cose più

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importanti nella vita. Continua a mettere a posto la sua ro-

ba. Ma di quelle cose così importanti non gliene viene in men-

te neanche una, forse perché non ci vuole più pensare, per-

ché è più comodo così. Forse perché in realtà non ce ne so-

no poi così tante. È un rimorso o un reggisene sul quale lui

ha riso.

"Come sei sexy stasera." Uno dopo l'altro arrivano, impla-

cabili, malinconici e tristi, lontani. I ricordi. La festa dei suoi

diciott'anni ad Ansedonia. Alle dieci di sera, improvvisamente

un rumore di moto. Tutti gli invitati si sono affacciati dalla ter-

razza. Finalmente qualcosa di cui parlare. Sono arrivati Step,

Pollo e i suoi altri amici. Scendono dalle moto ed entrano alla

festa ridendo, spavaldi e sicuri, guardandosi in giro, gli amici

in cerca di qualche bella fica, lui di lei.

Babi gli corre incontro, perdendosi tra le sue braccia, tra un

dolce "tanti auguri tesoro" e un bacio in bocca strafottente.

"Dai, ci sono i miei..."

"Lo so, per questo l'ho fatto! Vieni, vieni via con me..."

Dopo la torta con le candeline e il Rolex che i suoi le han-

no regalato, scappano via. Si lascia rapire dai suoi occhi alle-

gri, da quelle sue proposte divertenti, dalla sua moto veloce.

Via, giù per la discesa, verso il mare notturno, nel profumo del-

le ginestre, lontano da inutili invitati, dallo sguardo sprezzan-

te di Raffaella, da quello dispiaciuto di Claudio che vorrebbe

ballare il valzer con sua figlia come fanno tutti i padri.

Ma lei non c'è più, lei è lontana. Piccola maggiorenne, si

perde danzando tra i suoi baci, sulle note di morbide onde sa-

late, di una romantica luna, del suo giovane amore.

"Tieni, questo è per te." Sul suo collo splende una collana

d'oro dalle pietre turchesi come i suoi occhi felici. Babi gli sor-

ride e lui baciandola riesce perfino a convincerla. "Ti giuro che

non l'ho rubata."

E la notte della maturità. Che ridere quella volta, a casa fi-

no a tardi a ripassare. Ipotesi continue, soffiate clandestine.

Tutti credono di sapere il titolo del tema. Ci si telefona sicuri,

certi che ognuno abbia quello giusto.

"È il cinquantesimo della televisione, è stato scoperto un

nuovo scritto del Manzoni, è sulla Rivoluzione francese, di

sicuro."

Alcuni dicono di averlo saputo dall'Australia dove è uscito il

giorno prima, altri da un amico professore, da uno in commis-

sione, qualcuno addirittura da un medium. Quando il giorno do-

po il futuro diventa presente, si scopre che quel professore non

è poi così amico, quel medium un semplice imbroglione, l'Au-

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stralia una terra troppo lontana per prendersela con qualcuno.

Eppure quando sono usciti i quadri, quella grande sorpresa.

Babi ha preso cento. È corsa da Step felice, entusiasta del

risultato. Lui ha riso, scherzando con lei.

"Come sei matura... sei proprio una pesca matura..."

L'ha spogliata ridendo, prendendola in giro, sembra quasi

sapesse, si aspettasse quel voto. Hanno fatto l'amore. Poi lei si

è presa la sua rivincita ridendo.

"Te lo saresti mai immaginato? Tu qui, un semplice set-

tanta che hai l'onore di baciare un emerito cento... Ma ti ren-

di conto della fortuna che hai?"

Lui le ha sorriso. "Sì, me ne rendo conto." E l'ha abbrac-

ciata in silenzio.

Qualche tempo dopo Babi è andata a trovare la Giacci. In

fondo, dopo le loro discussioni, la professoressa sembrava aver-

la presa in simpatia. Ha cominciato a trattarla bene, con ri-

guardo, con fin troppo rispetto. Quel giorno, quando è anda-

ta a casa sua, ha saputo perché.

Quel rispetto non era che paura. Paura di restare sola, di

non avere più quel suo unico amico e compagno. Paura di non

rivedere il suo cane, paura della solitudine. Babi è rimasta sen-

za parole. Ha ascoltato la sfuriata della professoressa, la sua

rabbia, le sue parole cattive. La Giacci era lì di fronte a lei, di

nuovo con il suo Pepite tra le braccia. Quella donna anziana

sembrava ancora più stanca, più acida, più delusa da quel

mondo, da quei giovani. Babi è fuggita via scusandosi, senza

sapere più che dire, senza sapere più chi è, chi ha vicino, qua-

le sarebbe stato il suo voto, quello vero, quello che avrebbe

meritato.

Babi va alla finestra e guarda fuori. Alcuni alberi di Nata-

le si accendono e si spengono sui terrazzi delle case, nei salot-

ti eleganti della palazzina di fronte. È Natale. Bisogna essere

buoni. Forse dovrei chiamarlo. Quante volte però sono stata

buona. Quante volte l'ho perdonato. Giacci compresa. Si ri-

corda delle mille discussioni che hanno avuto, il loro modo di-

verso di vedere le cose, le litigate, il dolce fare pace sperando

che tutto potesse migliorare. Ma così non è stato. Discussioni

su discussioni, giorno dopo giorno, con i suoi che le fanno guer-

ra, telefonate nascoste, squilli notturni. Sua madre che ri-

sponde, Step che attacca. E il suo telefonino che a casa pur-