frega. Allora siamo d'accordo, eh? Stasera esci. Va bene?"

Poi, senza aspettare la sua risposta esce veloce dall'ufficio.

È talmente preso da quello che deve fare che non si accorge

neanche del sorriso che gli fa la segretaria di Paolo.

Da casa telefona a Pollo. Lo avvisa di non passare, di non

telefonare e soprattutto di non fare casini di alcun genere.

"Guarda, ne va della tua testa. Anzi peggio, della nostra

amicizia e non sto scherzando!" Poi fa una lista della roba da

comprare, va al supermercato sotto casa e prende di tutto, per-

fino un pacco di quei biscotti inglesi al burro che piacciono

tanto a suo fratello. In fondo Paolo se li merita. Tutto somma-

to è un bravo ragazzo. Ha alcune fissazioni tipo la macchina,

il lavoro e soprattutto Manuela. Ma, con il tempo, gli sarebbe-

ro passate. Poi mentre sale in casa ci ripensa. No, Manuela non

gli sarebbe passata mai. Ormai sono sei anni che stanno in-

sieme e non da segni di cedimento. Bella cozza però e, da quan-

to ha capito, si è perfino fatta qualche storia per conto suo. A

parte suo fratello, non riesce a capacitarsi di quale pazzo pos-

sa avere una storia con Manuela. Brutta, antipatica e perfino

saputa. Una tuttologa. Non c'è niente di peggio. Povero Paolo.

In fondo sono affari suoi. Io mi farei la segretaria. E dopo que-

st'ultima considerazione positiva, accende la radio e va in cu-

cina a lavare l'insalata.

Alle otto è tutto pronto. Ha sentito la ultima new entry del-

la classifica americana, non si è messo il grembiule di Babi, ma

in compenso l'ha poggiato su una sedia pronto a mentire al mo-

mento opportuno. Guarda i risultati di quella faticaccia. Car-

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paccio grana e rughetta. Insalata mista con avocado e una ma-

cedonia di frutta condita con del maraschino. Affiorano i ricor-

di. Quella macedonia la mangiava spesso da piccolo. Li lascia

passare tranquillo. È felice. Quella è la sua serata, non vuole che

nulla possa rovinarla. Controlla compiaciuto la tavola, mette me-

glio un tovagliolo. È proprio un grande chef, ma non sa che i

coltelli vanno messi dall'altra parte. Comincia a girare per casa

nervoso. Si lava le mani. Si siede sul divano. Si fuma una siga-

retta, accende la televisione. Si lava i denti. Le otto e un quarto.

Il tempo sembra non passare mai in certe occasioni. Fra un quar-

to d'ora arriva, ceneremo insieme, chiacchiereremo tranquilli.

Staremo sul divano senza che nessuno ci disturbi. Poi andremo

in camera mia e... No, Babi non lo farebbe mai. È troppo pre-

sto. O forse sì. Non c'è un presto per certe cose. Sarebbero sta-

ti un po' insieme, poi magari sarebbe successo. Cerca di ricor-

darsi una canzone di Battisti. "Che sensazione di leggera follia

sta colorando l'anima mia, il giradischi, le luci basse e poi...

Champagne ghiacciato e l'avventura può..." Cavoli. Ecco che mi

sono dimenticato! Lo champagne! Fondamentale! Step va velo-

ce in cucina, apre tutti gli sportelli. Niente da fare. Trova solo un

Pinot grigio. Lo mette in freezer. Be', meglio di niente. Proprio

in quel momento squilla il cellulare. È Babi.

"Non vengo." Ha una voce fredda e scocciata.

"Perché? Ho preparato tutto. Mi sono messo pure il grem-

biule che mi hai regalato" mente Step.

"Ha telefonato la signora Mariani. Le è sparita una colla-

na d'oro con dei brillanti. Ha dato la colpa a me. Non mi chia-

mare più."

Babi attacca. Poco dopo Step è a casa di Pollo.

"Chi cazzo può essere stato? Ti rendi conto? Begli amici di

merda."

"Dai Step, non dire così! Quante volte è capitato di andare

a casa di qualcuno e fottere la roba. Praticamente a ogni festa."

"Sì, ma mai a casa della donna di uno di noi!"

"Mica era casa di Babi..."

"No, ma c'è andata di mezzo lei. Devi aiutarmi a fare una

lista di quelli che c'erano..." Step prende un pezzo di carta. Poi

comincia a cercare frenetico una penna. "Oh, ma non c'è nien-

te per scrivere qua..."

"Non ce n'è bisogno. Io so chi ha preso la collana."

«/-il r\H

Chi?

Allora Pollo fa un nome, l'unico che Step non avrebbe mai

voluto sentire. È stato il Siciliano.

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Step guida la sua moto nella notte. Non s'è voluto fare ac-

compagnare da Pollo. Quella è una questione fra lui e il Sici-

liano. Nessun altro. Stavolta non è una faccenda di semplici

flessioni. Questa volta la storia è più complicata.

Il sorriso del Siciliano non promette niente di buono.

"Ciao Siciliano. Senti, non voglio litigare."

Un pugno colpisce Step in pieno viso. Step barcolla all'in-

dietro. Questa proprio non se l'aspettava. Scrolla la testa per

riprendersi. Il Siciliano gli si scaglia contro. Step lo blocca con

un calcio dritto per dritto. Poi, mentre riprende fiato, pensa al-

la cena che ha preparato, al grembiule a fiori e a quanto avreb-

be voluto diversa quella serata. Una serata tranquilla, a casa,

con la sua donna fra le braccia. Invece no. Il Siciliano è lì, di

fronte a lui, in posizione. Con tutt'e due le mani gli fa segno di

avanzare.

"Vieni dai, vieni avanti."

Step scuote la testa e respira a fondo.

"Cazzo, non so com'è, ma i miei sogni non si realizzano mai."

Proprio in quel momento il Siciliano si getta in avanti. Step

stavolta è preparato. Scarta di lato, lo colpisce in faccia con un

diretto potente e preciso. Sotto il suo pugno sente il naso ac-

cartocciarsi, la cartilagine già morbida e provata scrocchiare

di nuovo. Le sopracciglia unirsi doloranti. Allora vede la sua

faccia, quella smorfia, il labbro inferiore che assaggia il suo

stesso sangue. Lo vede sorridere e in quel momento capisce

quanto tutto sarebbe stato difficile.

Babi è seduta sul divano. Guarda svogliatamente la tivù

sorseggiando una tisana alle rose quando suonano alla porta.

"Chi è?"

"Io."

Step è di fronte a lei. Ha i capelli arruffati, la camicia strap-

pata e il sopracciglio destro ancora sanguinante.

"Che ti è successo?"

"Niente. Ho semplicemente ritrovato questa..." Alza la ma-

no destra. Il girocollo d'oro della signora Mariani è lì che bril-

la nella penembra delle scale. "Ora puoi venire a cena?"

Babi, dopo aver restituito la collana alla signora e inevita-

bilmente perso il posto di baby-sitter, si lascia portare da Step

a casa sua. Ma quando aprono la porta hanno una terribile sor-

presa. Nel tavolino al centro del salotto illuminato da una ro-

mantica candela, c'è Manuela. Paolo arriva poco dopo dalla

cucina. Porta la macedonia preparata da Step e, come se non

bastasse, indossa il grembiule a fiori che gli ha regalato Babi.

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"Ciao Step. Scusa eh... ma ho telefonato, non rispondeva

nessuno. Allora siamo venuti a casa, abbiamo aspettato un po'.

Ma poi erano le dieci. Allora ci siamo detti: ormai non verranno

più. E così abbiamo iniziato a mangiare. Vero?"

Cerca il consenso di Manuela che annuisce e accenna un

sorriso. Step guarda il suo piatto. Ci sono ancora dei pezzi del-

la sua insalata con l'avocado.

"E avete anche finito vedo. Be', com'era la cena? Almeno

era buona?"

"Buonissima." Manuela sembra sincera. Poi torna subito

zitta. Ha capito che è una di quelle domande che non voglio-

no risposta.

"Be', Paolo prestami la macchina va', che andiamo a pren-

dere qualcosa fuori."

Paolo posa la macedonia sul tavolo.

"Ma veramente..."

"Che cosa? Non ci provare, eh? Ti sei mangiato tutta la mia

roba, ti sei finito l'insalata che ho preparato con le mie mani

tutto oggi pomeriggio, e fai pure storie?"

Paolo tira fuori le chiavi dalla tasca e le abbandona nelle

mani del fratello con un timido "Vai piano, eh?".

Step fa per uscire.

"A proposito, ti ho comprato i tuoi biscotti al burro. Se vuoi

pure il dessert, stanno nell'armadietto della cucina."

Paolo abbozza un sorriso, ma i suoi pensieri ormai sono

tutti per la sua Golf grigio metallizzata e la fine che avrebbe

fatto.

Step e Babi vanno a mangiare delle crèpe calde dalle par-

ti della Piramide. Poi, pur sospinti da allegre bollicine di bir-

ra, scartano l'idea di tornare a casa sua. A Babi scoccia perché

c'è suo fratello. Allora Step, maledicendo Paolo e quella cozza

della sua donna, volta a sinistra per il Gianicolo. Posteggiano

nello spiazzo vicino ai giardini, fra altre macchine dai vetri già

appannati d'amore, piene di passioni sfrattate, di quello sco-

modo piacere consumato in fretta. Davanti a loro, lontano, la

città si sta addormentando.

Più vicino, a cavalcioni di un muretto, alcuni ragazzi si pas-

sano un'illegale boccata di momentanea allegria. Step cambia

stazione dello stereo. 92.70. La radio romantica. Si allunga ver-

so di lei e comincia a baciarla. Poi piano piano le è addosso.