"Ma io prendo solo gli yogurt. Mica mi posso far tatuare

uno yogurt sul fianco!"

Alla fine trovano una soluzione. La propone Step. John è

d'accordo e a Babi piace moltissimo.

Step la distrae raccontando la vera storia di John, il cinese

dagli occhi verdi. Tutti lo chiamano così e lui si da un sacco di

arie orientali. Si spaccia per tale contornandosi di roba cinese.

In realtà è di Centocelle. Sta con una tipa di Ostia dalla quale

ha avuto pure un figlio e l'ha chiamato Bruce, in onore del suo

idolo. In realtà si chiama Mario e ha imparato a fare i primi ta-

tuaggi al Gabbio. Quegli occhi a mandorla, poi, sono solo due

gradi di miopia corretti con lenti da quattro soldi. Mario, o me-

glio John, scoppia a ridere. Step paga cinquanta euro. Babi con-

trolla il suo tatuaggio: perfetto. Poco dopo, sulla moto, si lascia

il primo bottone dei jeans aperto, allarga la garza e lo guarda

di nuovo, felice. Step se ne accorge. "Ti piace?"

"Moltissimo."

Sulla sua pelle delicata, ancora gonfia di colore, una pic-

cola aquila appena nata, identica a quella di Step, figlia della

stessa mano, assapora il vento fresco del tramonto.

Il campanello della porta suona. Paolo va ad aprire. Da-

vanti a lui un signore dall'aria distinta.

"Buonasera, cerco Stefano Mancini. Sono Claudio Gervasi."

264

"Buonasera, mio fratello non c'è." . >" *

"Sa quando torna?"

"No, non so nulla, non ha detto niente. A volte non viene

neanche a cena, torna direttamente la sera tardi." Paolo guar-

da quel signore. Chissà cosa ha a che fare con Step. Guai in ar-

rivo. Al solito, un'altra storia di botte. "Senta, se vuole acco-

modarsi, magari torna fra poco oppure telefona."

"Grazie."

Claudio entra nel salotto. Paolo chiude la porta, poi non

riesce più a resistere.

"Mi scusi, posso aiutarla in qualche cosa?"

"No, volevo parlare con Stefano. Sono il padre di Babi."

"Ah, ho capito." Paolo fa un sorriso di convenienza. In

realtà non ha capito nulla. Non sa minimamente chi sia que-

sta Babi. Una ragazza, altro che botte. Guai ancora peggiori.

"Mi scusi un attimo." Paolo va di là. Claudio, rimasto solo, si

guarda in giro. Si avvicina ad alcuni poster attaccati al muro,

poi tira fuori il pacchetto di sigarette e ne accende una. Al-

meno tutta questa storia un pregio ce l'ha. Posso tranquilla-

mente fumare. Che strano, però, quello è il fratello di Stefa-

no, di quello Step che ha picchiato Accado, eppure sembra un

ragazzo così perbene. Forse la situazione non è poi così di-

sperata. Raffaella come al solito esagera. Magari non valeva

neanche la pena di venire. Queste sono cose di ragazzi. Si si-

stemano naturalmente fra loro. È una storia così, una cotta.

Magari a Babi passa presto. Si guarda in giro in cerca di un

portacenere. Lo vede su un tavolino dietro al divano. Si avvi-

cina per buttarci la cenere.

"Stia attento." Paolo è sulla porta con uno straccio in ma-

no. "Mi scusi. Ma sta camminando proprio dove ha fatto pipì

il cane."

Pepite, il piccolo volpino dal folto pelo bianco compare in

un angolo del salotto. Abbaia quasi felice di rivendicare la sua

bravata.

Step e Babi si fermano nel cortile sotto casa. Babi guarda

il loro posto macchina. È vuoto.

"I miei non sono ancora tornati. Vuoi salire un attimo?"

"Sì, dai." Poi si ricorda del cane lasciato a casa con suo fra-

tello. Tira fuori il cellulare. "Aspetta, prima chiamo mio fra-

tello, voglio sapere se ha bisogno di qualcosa."

Paolo va a rispondere.

"Pronto?"

"Ciao, Fa'. Come va? È passato Pollo a prendere il cane?"

265

"No, quel deficiente del tuo amico ancora non è venuto.

Aspetto altri dieci minuti e poi metto il volpino fuori della

porta."

"Dai, non fare così. Sai che non vanno maltrattati gli ani-

mali. Piuttosto bisognerebbe portarlo fuori per fargli fare pipì."

"Già fatto, grazie!"

"Ma dai, come sei previdente, sei troppo forte, fratello."

"Non hai capito. L'ha già fatta lui e ha bagnato tutto il tap-

peto turco!"

Paolo all'immagine di uomo manager efficientissimo pre-

ferisce quella di semplice sfigato con straccio in mano che

asciuga la pipì del cane. Tutto per far sentire in colpa Step.

Niente da fare. Dall'altra parte del telefono, una grassa risata.

"Non ci credo!"

"Credici! Ah, senti. Qui c'è un signore che ti sta aspettando."

Paolo si gira verso il muro cercando di non farsi sentire

troppo. "È il padre di Babi. Ma che, è successo qualcosa?"

Step guarda sorpreso Babi.

"Sul serio?"

"Sì, ti pare che scherzo con te e su cose di questo genere

poi... Allora cosa succede?"

"Niente, poi ti dico. Passamelo, va."

Paolo allunga la cornetta verso Claudio.

"Signor Gervasi, è fortunato. C'è mio fratello al telefono."

Claudio andando al telefono si chiede se è veramente un

uomo fortunato. Forse sarebbe stato meglio non averlo trova-

to. Cerca di fare una voce sicura e profonda.

"Pronto?"

"Buonasera. Come va?"

"Bene, Stefano. Senta, io vorrei parlarle."

"Va bene, di cosa parliamo?"

"È una cosa delicata!"

"Non possiamo parlarne per telefono?"

"No. Preferirei vederla e dirgliela di persona."

> "Va bene. Come vuole."

$j "Allora, dove ci possiamo incontrare?"

"Non lo so, mi dica lei."

"Tanto si tratta di una cosa di pochi minuti. Lei dove si tro-

va in questo momento?"

A Step gli viene da ridere. Non è proprio il caso di dirgli

che è a casa sua.

"Sto da un amico. Dalle parti di Ponte Milvio."

"Ci potremmo vedere davanti alla chiesa di Santa Chiara,

ha presente dov'è?" , («i

266

"Sì. Io però l'aspetto alla quercia lì davanti. Preferisco. Sa

qual è? C'è una specie di giardinetto."

"Sì, sì la conosco. Allora facciamo lì fra un quarto d'ora."

"Va bene. Mi ripassa mio fratello, per favore?"

"Sì, subito."

Claudio gli ripassa la cornetta.

"La rivuole."

"Sì Step, dimmi?"

"Paolo, mi hai fatto fare una bella figura? L'hai fatto acco-

modare? Mi raccomando eh, che ci tengo. È una persona im-

portante. Pensa che sua figlia si è mangiata tutti i tuoi biscot-

ti al burro..."

"Ma veramente..." Paolo non ha il tempo di rispondergli.

Step ha già attaccato.

Claudio va verso la porta. "Mi scusi, io devo andare, la sa-

luto."

"Ah, certo, l'accompagno."

"Spero che avremo modo di vederci in una situazione più

tranquilla."

"Certamente." Si danno la mano. Paolo apre la porta. Pro-

prio in quel momento arriva Pollo.

"Ciao, sono venuto a prendere il cane."

"Meno male, era ora."

"Be', io la saluto."

"Buonasera."

Pollo rimane perplesso a guardare andar via quel signore.

"Chi era quello?"

"Il padre di una certa Babi. È venuto a cercare Step. Ma

cos'è successo? Chi è questa Babi?"

"È la donna del momento di tuo fratello. Dov'è il cane?"

"Sta in cucina. Ma perché vuole parlare con Step? C'è qual-

che problema?"

"Che ne so io!" Pollo sorride vedendo il cane. "Vieni Arnold,

andiamo." Il volpino, ribattezzato da poco, gli corre incontro

abbaiando. Fra i due c'è una certa simpatia oppure il cane pre-

ferisce essere chiamato così piuttosto che Pepite. Forse la Giac-

ci non l'ha mai capito, ma in realtà lui è un duro.

Paolo lo ferma.

"Oh, ma non è che questa Babi è..." Fa con la mano un ar-

co, allargando la sua pancia già abbastanza rilassata per con-

to suo.

"Incinta? Ma figurati. Da quanto ho capito, Step non ci riu-

scirebbe manco se fosse lo Spirito Santo."

267

>< "Ehi Babi, ciao, devo andare!" Step la prende fra le braccia.

"Ma dove? Rimani un altro po'." s

« "Non posso. Ho un appuntamento." .5 "

Babi si ribella al suo abbraccio.

"Sì, lo so con chi ti vedi. Con quella terribile rompisca-

tole, con quella brunetta. Ma ancora non ha capito? Non le

sono bastate le botte che le ho dato?"

Step ride e l'abbraccia di nuovo. "Ma che dici?" Babi cer-

ca di resistergli. Lottano per un po'. Poi Step vince facilmente

e le da un bacio. Babi rimane con le labbra serrate. Alla fine

accetta la dolce sconfitta. Però gli morde la lingua.

"Ahia."

"Dimmi subito con chi esci."

"Non potresti mai indovinare."

"Non è quella che ho detto prima, vero?"

"No."

"La conosco?"

j "Benissimo. Scusa, ma prima di tutto chiedimi se è una

donna o un uomo?"

~f Babi sbuffa. "È una donna o un uomo?"

j, "Un uomo."

_ "Allora sono già più tranquilla."

"Mi vedo con tuo padre."

"Mio padre?"

"È venuto a cercarmi a casa. Quando ho telefonato stava

lì. Abbiamo appuntamento fra poco in piazza Giochi Delfici."