sapere che fine hanno fatto i miei biscotti al burro? Li ho com-

prati l'altroieri per fare colazione e sono già scomparsi."

"Boh, se li sarà mangiati Maria. Io non li ho presi, sai che

non mi piacciono."

"Non so com'è, ma qualunque cosa succeda è sempre col-

pa di Maria. Mandiamola via allora questa Maria, no? Fa solo

danni..."

"Che scherzi? Maria è un mito. Fa certe torte di mele. Quel-

la dell'altro giorno, per esempio..." interviene Pollo.

"Allora l'avete mangiata voi, ne ero sicuro!"

Step guarda l'orologio.

"Cazzo, è tardissimo. Io devo uscire." Anche Pollo si alza.

"Anch'io devo andare." Paolo rimane solo nel salotto.

"E il cane?"

Prima di uscire Pollo fa in tempo a rispondere.

"Passo dopo."

"Guarda che o te lo porti via o mi dai i duecento euro!"

Paolo guarda il volpino. È lì, in mezzo al salotto che sco-

dinzola. Strano che non abbia ancora fatto pipì sul suo tappe-

to. Poi apre la sua valigetta di pelle e tira fuori un nuovo pac-

co di biscotti inglesi al burro. Dove può metterli? Sceglie il pic-

colo armadio lì in basso, quello delle buste e delle lettere. In

questa casa non scrive mai nessuno. Difficilmente li troveran-

no. Li nasconde sotto un pacco ancora chiuso di buste.

Quando si rialza vede che il volpino lo sta fissando. Ri-

mangono così per un attimo. Magari questo me l'hanno la-

sciato apposta. Esistono cani da tartufi. Questo può essere un

cane da biscotti. E per un attimo Paolo, stupidamente, non è

più tanto sicuro del nascondiglio.

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Babi è dietro a Step. La sua guancia poggiata sul giubbot-

to, il vento rapisce la punta dei suoi capelli.

"Be', com'è andata a scuola oggi?"

"Benissimo. Abbiamo avuto due ore di buco. È mancata la

Giacci. Ha avuto dei problemi familiari. D'altronde, con una

come lei abbiamo problemi noi, pensa la sua famiglia..."

"Vedrai che da adesso in poi con lei andrà tutto meglio. Ho

come un presentimento."

Babi non capisce bene il significato di quelle parole e la-

scia cadere il discorso.

"Sei sicuro che non mi farà male?"

"Sicurissimo! Ce l'hanno tutti. Hai visto il mio com'è gran-

de. Sennò sarei morto, no? Tu te ne fai uno piccolissimo. Nean-

che te ne accorgerai."

"Non ho detto che lo faccio. Ho detto che vengo a vedere."

"Va bene, come vuoi, se non ti piace non te lo fai, d'ac-

cordo?"

"Ecco, siamo arrivati." Camminano lungo una stradina. Per

terra c'è della sabbia, portata fin là dal vento, rubandola alla

spiaggia vicina. Sono a Fregene, al villaggio dei pescatori. Ba-

bi per un attimo si chiede se non è pazza. Oddio, sto per esse-

re tatuata, pensa, devo farmelo in un punto nascosto, ma non

troppo. Immagina sua madre che la scopre. Si metterebbe a

urlare. Sua madre urla sempre.

"Stai pensando a dove fartelo?"

"Ancora sto pensando se farmelo."

"Dai, ti è tanto piaciuto il mio quando l'hai visto. E poi ce

l'ha anche Pallina, no?"

"Sì, lo so, ma che c'entra? Lei se l'è fatto a casa da sola con

gli aghi e la china."

"Be', questo è molto meglio. Con la macchinetta viene an-

che colorato poi... È una figata."

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"Ma siamo sicuri che la sterilizzano?" " '

"Ma certo, che ti viene in mente?"

10 non mi drogo, non ho mai fatto l'amore. Sarebbe proprio

il massimo della sfiga prendersi l'Aids facendomi un tatuaggio.

"Ecco, è questa."

Si fermano davanti a una specie di capanna. Il vento muo-

ve le canne che coprono il tetto in lamiera. Alla finestra ci so-

no dei vetri colorati. La porta è di legno marrone scuro. Sem-

bra quasi di cioccolata.

"John, si può?"

"Oh, Step, vieni."

Babi lo segue. La colpisce un forte odore di alcol. Almeno

quello c'è, ora bisogna solo vedere se lo usano anche. John è

seduto su una specie di sgabello e sta trafficando con la spal-

la di una ragazza bionda seduta davanti a lui su una panchet-

ta. Si sente il rumore di un motorino. A Babi ricorda quello del

trapano del dentista. Spera solo che non faccia così male. La

ragazza guarda avanti. Se prova dolore, non lo da a vedere. Un

ragazzo, appoggiato al muro, smette di leggere il "Corriere del-

lo Sport".

"Ti fa male?"

"No."

"E dai che ti fa male."

*5j "Ti ho detto di no."

11 ragazzo riprende a leggere il giornale. Sembra quasi scoc-

ciato che non le faccia male.

"Ecco fatto." John allontana la macchinetta e si avvicina

alla spalla per guardare meglio il suo lavoro. "Perfetta!"

La ragazza tira un sospiro di sollievo. Allunga il collo per

vedere se anche lei è d'accordo con l'entusiasmo di John. Ba-

bi e Step si avvicinano incuriositi. Il ragazzo smette di legge-

re e si sporge in avanti. Tutti si guardano in silenzio. La ra-

gazza cerca in giro un po' di approvazione.

"È bella, eh?" Una farfalla di mille colori splende livida sul-

la sua spalla. La pelle è un po' gonfia. Il colore ancora fresco,

misto al rosso del sangue, sembra particolarmente lucente.

"Bellissima" le risponde sorridendo quello che deve essere

il suo ragazzo.

"Molto." Anche Babi decide di darle un po' di soddisfazione.

"Ecco tieni, mettici questa." John le mette una garza ade-

siva sulla spalla. "Devi pulirla ogni mattina per qualche gior-

no. Vedrai che non ti farà infezione!"

La ragazza stringe i denti e tira su con la bocca dell'aria.

Una cosa è sicura. Almeno dopo, John l'alcol lo usa. Il tipo

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tira fuori cinquanta euro e paga. Poi sorride e abbraccia la sua

ragazza appena tatuata.

"Ahia. Mi fai male, no!?"

"Oh, scusa tesoro." La prende delicatamente più sotto ed

esce con lei da quella pseudocapanna.

"Allora Step, fai vedere come va il tuo tattoo..."

Step tira su la manica destra del giubbotto. Sul suo mu-

scoloso avambraccio compare un'aquila dalla lingua rossa

fiammeggiante. Step muove la mano come un pianista. I suoi

tendini guizzano sotto la pelle dando vita a quelle grandi ali.

"È proprio bella." John guarda compiaciuto il suo lavoro.

"Andrebbe un po' ribattuta..."

"Un giorno di questi magari. Oggi siamo qui per lei."

"Ah, per questa bella signorina, e che cosa vorrebbe farsi?"

"Prima di tutto non vorrei farmi male e poi... lei la steri-

lizza ogni volta quella macchinetta, vero?"

John la tranquillizza. Smonta gli aghi e li pulisce con Tal-

col proprio davanti a lei.

"Hai già deciso dove fartelo?"

"Ma, vorrei un posto che non si noti. Se se ne accorgono i

miei sono dolori."

Si pente di quella frase. Forse sono dolori comunque.

"Be'," John le sorride, "ne ho fatti alcuni sulle chiappe, al-

tri sulla testa. Una volta è arrivata un'americana che ha insi-

stito per farselo, sì, insomma, hai capito dove... no? Prima l'ho

dovuta perfino rasare!"

John scoppia a ridere davanti a lei mostrando dei terribili

denti gialli. Babi lo guarda preoccupata. Oddio, è un maniaco.

"John." La voce un po' dura di Step arriva dalle sue spalle.

John cambia subito espressione. "Sì, scusa Step. Allora non

so, potremmo fare sul collo, sotto i capelli, oppure sulla cavi-

glia, o su un fianco."

"Ecco, su un fianco va benissimo."

"Tieni, scegli fra questi." John tira fuori da sotto un tavolo

un grosso libro. Babi comincia a sfogliarlo. Ci sono teschi, spa-

de, croci, rivoltelle, tutti disegni terribili. John si alza e si ac-

cende una Marlboro. Ha intuito che sarà una cosa lunga. Step

le si siede accanto. "Questo?" Le indica una svastica nazista

dentro una bandiera dal fondo bianco.

"Ma che...!!"

"Be', non è male..."

"Questo?" Le indica un grosso serpente dai colori violacei

e la bocca aperta in segno di attacco. Babi non gli risponde

neppure. Continua a sfogliare il grosso libro. Guarda le figure

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velocemente, insoddisfatta, come se già sapesse che lì non

avrebbe trovato nulla di buono. Alla fine Babi gira anche l'ul-

tima pagina, quella di plastica dura e richiude il libro. Poi guar-

da John.

"No, non mi piace niente."

John da un tiro alla sigaretta e butta fuori il fumo sbuf-

fando. Proprio come prevedeva.

"Be', è il caso di farsi venire un'idea. Una rosa?"

Babi scuote la testa.

"Un fiore in generale, no?"

< "Non lo so..."

"Be', figlia mia, dacci una mano sennò qua ci possiamo sta-

re pure tutta la notte. Guarda che alle sette ho un altro ap-

puntamento."

-i "Ma non lo so. Vorrei una cosa un po' strana."

John si mette a camminare per la stanza. Poi si ferma. "Una

volta ho fatto sulla spalla di uno una bottiglia di Coca-Cola. È

venuta benissimo. Ti piacerebbe?"

"Ma a me la Coca-Cola non piace."

"Be', Babi digli qualcosa che ti piace, no?"