letto. Poi comincia ad alzarle la maglietta.

"Dai no, fermo. Se arrivano i miei e ci beccano si arrab-

biano, se poi ci beccano in camera mia così, succede il fini-

mondo."

"Hai ragione." Step la prende e la solleva con facilità, abi-

tuato a bilancieri ben più pesanti di quel morbido corpo. "An-

diamo di là che è meglio." Senza darle il tempo di rispondere,

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si infila nella camera dei genitori e chiude la porta. Poi l'ada-

gia sul letto, e baciandola nella penembra della camera, si sten-

de vicino a lei.

"Sei pazzo, lo sai vero?" gli sussurra all'orecchio. Lui non

risponde. Un piccolo raggio dell'ultimo sole filtra dalla tappa-

rella abbassata e illumina la sua bocca. Lei vede quei denti bian-

chi e perfetti sorridere e schiudersi prima di perdersi in un ba-

cio. Poi, senza sapere neanche come, si trova fra le sue braccia

senza più niente sopra. Sente la sua pelle sfiorarla, le sue ma-

ni impadronirsi dolcemente del suo seno. Babi ha gli occhi chiu-

si, le sue labbra morbide si aprono e chiudono con un ritmo co-

stante, cambiando di poco ogni tanto, piccola fantasia in quei

baci. Improvvisamente si sente più tranquilla, più libera. La ma-

no di Step silenziosa si impadronisce della sua cinta.

Sfila il passante. Nel buio della camera Babi sente il fru-

sciare del cuoio, il rumore della cinghia metallica. È attentis-

sima, pur continuando a baciarlo. Quella camera sembra so-

spesa nel vuoto. Solo il lento ticchettare di una sveglia lonta-

na, il loro respiro vicino, ora affannato d'amore. Poi una pic-

cola stretta. La cinta si stringe di più e quel chiodo lascia il ter-

zo buco dai bordi scuri, il più rovinato, il più usato, frutto del-

la sua dieta faticosa. E in un attimo i suoi Levi's si aprono. Pri-

gionieri bottoni d'argento, al tocco fatato di quel pollice e in-

dice, tornano liberi. Uno dopo l'altro, sempre più giù, perico-

losamente. Lei trattiene il respiro e qualcosa in quei baci in-

cantati improvvisamente accade. Un piccolo cambiamento

quasi inawertibile. Quella morbida magia sembra svanire. An-

che se continuano a baciarsi, è come se tra loro ci sia una si-

lenziosa attesa. Step cerca di capire qualcosa, un accenno, un

segno del suo desiderio. Ma Babi è immobile, non fa traspari-

re nulla. In effetti non ha ancora preso una decisione. Nessu-

no è mai arrivato fino a quel punto. Sente i suoi jeans aperti e

la mano di lui sul bordo della gamba. Continua a baciarlo, sen-

za voler pensare, senza sapere bene cosa fare. In quel momento

la mano di Step decide di rischiare. Si muove piano piano, de-

licatamente, eppure lei la sente lo stesso. Socchiude gli occhi

quasi in un sospiro. Le dita di Step sulla sua pelle, sopra quel

bordo orlato di rosa, le sue mutandine. Quell'elastico si allon-

tana leggermente dalla sua pelle e subito dopo gli sfugge di ma-

no per tornare veloce al suo posto. Un secondo tentativo più

deciso. La mano di Step sotto i jeans si impadronisce del suo

fianco e lì, spavalda e padrona, passa sotto l'elastico. Scivola

giù, verso il centro, accarezzandole la pancia, sempre più giù,

fino a bordi riccioluti, a confini inesplorati.

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Ma ecco che qualcosa accade. Babi gli blocca la mano. Step

la guarda nella penembra.

"Che c'è?"

"Shh." Babi si alza su un fianco, con le orecchie tese oltre

la stanza, oltre la serranda, giù nel cortile. Un rumore im-

provviso, una sgasata a lei nota. Quella retromarcia. "Mia ma-

dre! Presto sbrighiamoci." In un attimo sono di nuovo più o

meno a posto. Babi tira su la coperta del letto. Step finisce di

infilarsi la camicia nei pantaloni. Bussano alla porta della ca-

mera. Rimangono per un attimo immobili. È Daniela.

"Babi guarda che è tornata la mamma." Non fa in tempo a

finire la frase. La porta si spalanca.

"Grazie Dani, lo so."

Babi esce trascinandosi dietro Step. Lui fa un po' di resi-

stenza.

"No, voglio parlarle, voglio chiarire una volta per tutte que-

sta situazione!"

Ha di nuovo quel sorriso strafottente sul viso.

"Smettila di scherzare. Non sai mia madre che ti fa se ti

becca." Vanno in salotto. "Presto, esci di qua così non l'incon-

tri." Babi fa scattare la serratura della porta principale. Esce

sul pianerottolo. L'ascensore da direttamente sul cortile. Lo

chiama. Si scambiano un bacio frettoloso.

"Voglio un appuntamento con Raffaella."

Lei lo spinge dentro l'ascensore.

"Sparisci!"

Step preme il bottone T e con un sorriso segue il consiglio

di Babi. Proprio in quel momento, l'altra porta, quella secon-

daria, si apre. Entra Raffaella. Posa delle buste sul tavolo del-

la cucina. Poi ha come un presentimento, sente qualcosa nel-

l'aria, forse lo scatto dell'altra porta.

"Babi sei tu?" Va subito in salotto. Babi ha acceso la tele-

visione.

"Sì mamma, sto guardando la tivù." Ma un lieve rossore la

tradisce. A Raffaella basta quello. Si affaccia veloce alla fine-

stra che da sul cortile. Un rumore di un motore che si allonta-

na, delle foglie d'edera in un angolo che ancora si muovono.

Troppo tardi. Chiude la finestra. Nel corridoio incontra

Daniela.

"È venuto qualcuno, qui?"

"Non lo so mamma, io sono sempre stata in camera mia a

studiare."

Raffaella decide di lasciar perdere. Con Daniela è inutile

insistere. Va in camera di Babi, si guarda intorno. Tutto sem-

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bra a posto. Non c'è niente di strano. Anche la coperta del let-

to è perfetta. Ma potrebbe anche essere stata rimessa a posto.

Allora, senza che nessuno possa vederla, la sfiora con la ma-

no. È fresca. Nessuno ci si è sdraiato sopra. Tira un sospiro di

sollievo e va in camera sua. Si leva il tailleur, lo attacca a una

stampella. Poi prende un golf d'angora e una morbida gonna.

Si siede sul letto e se li infila. Ignara e tranquilla, senza poter

mai immaginare che, proprio lì, poco prima c'è stata sua figlia.

Abbracciata a quel ragazzo che lei non sopporta. Lì, dove ora

è seduta lei, su quella coperta ancora calda di giovani e inno-

centi emozioni.

Più tardi torna anche Claudio. Discute a lungo con Babi

della giustificazione falsa, dei cinquemila euro spesi, del com-

portamento di quegli ultimi giorni. Poi si mette davanti alla te-

levisione, finalmente tranquillo, aspettando che sia pronto da

mangiare. Ma proprio in quel momento dalla cucina lo chia-

ma Raffaella. Claudio raggiunge subito la moglie.

"Che succede ancora?"

"Guarda..." Raffaella gli indica le due lattine di birra che si

è bevuto Step.

"Be', della birra. E allora?"

"Era nascosta nel secchio della spazzatura sotto degli

Scottex."

"Capirai, avranno bevuto della birra. Che c'è di male?"

"Quel ragazzo è stato qui oggi pomeriggio. Ne sono sicu-

ra..."

"Quale ragazzo?"

"Quello che ha picchiato Accado, quello per il quale tua fi-

glia non è andata a scuola. Stefano Mancini, Step, il ragazzo

di Babi."

"Il ragazzo di Babi?"

"Non vedi com'è cambiata? Possibile che non ti accorgi di

nulla... E tutta colpa sua. Va a fare le corse sulla moto, firma

giustificazioni false... E poi hai visto quel livido sotto l'occhio?

Per me la picchia pure."

Claudio rimane senza parole. Altri problemi. Possibile che

abbia picchiato Babi? Deve fare qualcosa, intervenire. Lo avreb-

be affrontato, sì, lo avrebbe fatto.

"Tieni." Raffaella gli da un biglietto.

"Cos'è?"

"La targa della moto di quel ragazzo. Telefoni al nostro ami-

co Davoni, gliela dai, risali all'indirizzo e ci vai a parlare."

Ora sì che l'avrebbe dovuto fare. Si attacca a quell'ultima

speranza. , * » «. «

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"Sei sicura che è giusta?"

"L'ho letta davanti alla scuola di Babi l'altro giorno. Me la

ricordo perfettamente."

Claudio si infila quel biglietto nel portafoglio.

"Non te la perdere!" Quelle parole di Raffaella sono quasi

più una minaccia che un consiglio. Claudio torna in salotto e

si lascia cadere sul divano davanti alla tivù. Una coppia parla

dei propri affari davanti a una donna dai modi un po' troppo

maschili. Come fanno ad aver voglia di andare a discutere in

televisione davanti a tutti, lui non ce la fa neanche a casa sua,

da solo, nella sua cucina. E ora dovrà andare a parlare con quel

ragazzo. Picchierà anche lui. Pensa ad Accado. Forse finirà nel-

la stessa camera d'ospedale. Si faranno compagnia. Anche que-

sto non lo rallegra. Accado non gli è poi così simpatico. Clau-

dio tira fuori il portafoglio e va al telefono. Stefano Mancini,

Step. Quel ragazzo gli è già costato cinquemila euro e due bir-

re. Prende il foglietto con la targa della moto e compone il nu-

mero di telefono del suo amico Davoni. Poi, mentre aspetta