"No, ripeti."
Step si guarda intorno scocciato. Poi la fissa. "Scusami.
Va bene? Guarda che io sono felice se non sei mai stata con
nessuno."
Babi si china a raccogliere la bandiera inglese e comincia
a piegarla.
"Ah sì, e perché?"
"Be', perché... perché sì. Sono felice e basta."
"Perché pensi che sarai tu il primo?"
"Senti, ti ho chiesto scusa. Ora basta, falla finita. Come sei
difficile."
"Hai ragione. Tregua." Gli passa un bordo della bandiera.
"Tieni, aiutami a piegarla." Si allontanano. La stendono e poi
si avvicinano di nuovo. Babi prende dalle sue mani l'altro bor-
do della bandiera e gli da un bacio. "È che quell'argomento mi
innervosisce."
Tornano in silenzio alla moto. Babi sale dietro di lui. Si al-
lontanano così, lungo la collina, lasciandosi alle spalle spighe
spezzate e un discorso a metà. È il primo giorno che stanno
insieme e Step già le ha chiesto scusa due volte. Capirai... An-
diamo bene. Lei lo abbraccia felice. Sì, andiamo benissimo.
Babi è tranquilla ora, non pensa a niente. Non sa che un gior-
no, non molto lontano, affronterà con lui quel discorso che tan-
to la innervosisce.
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"Frena." Babi urla e stringe forte i fianchi di Step. La
to quasi inchioda al suo cornando. *
"Che succede?"
"C'è mia madre."
Babi indica la Peugeot di Raffaella ferma poco più avanti
di fronte alla scalinata della Falconieri. Mancano pochi mi-
nuti all'una e mezzo. Deve tentare. Bacia Step sulle labbra.
"Ciao, ti chiamo oggi pomeriggio." Si allontana tenendosi bas-
sa lungo la fila di macchine posteggiate. Giunta davanti alla
scuola si alza lentamente. Sua madre è lì, a pochi metri da lei,
la può vedere perfettamente attraverso il vetro di una Mini po-
steggiata. Sta trafficando con qualcosa sulle gambe. Poi Raf-
faella alza la mano sinistra e la controlla. Babi capisce. Si sta
facendo le unghie. Babi si accuccia contro la macchina, ri-
controlla l'orologio. Ormai ci devono essere. Guarda a destra
in fondo alla strada. Step non c'è più. Chissà cosa pensa di
me. Lo chiamerò più tardi. Improvvisamente si ricorda che
non può farlo. Non ha il suo cellulare. Non sa neanche dove
abita. La campanella dell'uscita suona. Le prime classi com-
paiono in cima alla scala. Cominciano a scendere le ragazze
più piccole. Un'altra campanella. È il turno delle seconde e
poi le terze. Ragazze più grandi. Una la guarda incuriosita.
Babi si porta il dito sulle labbra, facendole segno di stare zit-
ta. La ragazza guarda altrove. Sono tutte abituate a segreti di
ogni tipo. Finalmente è il turno della sua classe. Sua madre è
ancora distratta, forse alle prese con un'unghia spezzata. È
quello il momento di andare. Babi esce dal suo nascondiglio
e si mischia alle altre ragazze. Ne saluta qualcuna poi, senza
farsi vedere, controlla la macchina. Raffaella non si è accor-
ta di nulla. Ce l'ha fatta.
"Babi!"
Pallina le corre incontro. Le due ragazze si abbracciano.
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Babi la guarda preoccupata- "Com'£ andata, hanno Sfcò-
perto qualcosa?"
"No, tutto sotto controllo."
"Tieni, questi sono i compiti che hanno dato oggi. Ci sono
anche le interrogazioni. Tutto preciso, potresti prendermi co-
me tua segretaria. Be', ti sei divertita?"
"Moltissimo." Babi infila il foglio nella borsa e sorride al-
l'amica.
"Lasciami indovinare." Pallina la fissa un attimo. "Cola-
zione da Euclide di Vigna Stelluti. Cappuccino e maritozzo con
panna."
"Ci sei quasi. Stesse cose ma a quello sulla Flaminia."
"Chiaro! Molto più riservato. Preciso. Poi fuga a Fregene e
sesso sfrenato sulla spiaggia, giusto?"
"Toppato!" Babi si allontana sorridendole.
"Fregene o il resto?"
"Ti dico solo che una cosa l'hai toppata."
Sale in macchina mentendo all'amica e lasciandola lì, di
fronte alla scuola, piena di curiosità. In realtà le ha sbagliate
tutte e due.
"Ciao mamma."
"Ciao." Raffaella si lascia baciare sulla guancia da Babi. La
situazione sembra tranquilla. "Com'è andata scuola?"
"Bene. Non mi hanno interrogato."
Arriva anche Daniela.
"Possiamo andare. Giovanna ha detto che torna per conto
suo da adesso in poi."
La Peugeot parte. Quella notizia ha riempito tutte di gioia.
Non dovranno più aspettarla. Mentre sono ferme al semaforo
di piazza Euclide, Babi sente improvvisamente qualcosa che
la punge. Senza farsi vedere si infila la mano nella camicetta.
Imprigionata nel reggisene c'è una piccola spiga dorata. La li-
bera e la mette in mezzo al diario. Poi la fissa per un attimo.
Quel piccolo grande segreto. Step le ha toccato il seno. Sorri-
de e proprio mentre scatta il verde, lo vede. È lì, fermo sulla
destra della piazza. Sventola ridendo una bandiera inglese, la
sua bandiera. Ma quando gliel'ha rubata? Poi si ricorda la co-
sa più importante. Step è come Pollo, anche lui ruba. Non ci
ha mai pensato prima. Si è messa con un ladro.
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La prima "a" è troppo dedotta, la seconda con la stanghetta
troppo lunga, poi troppo bassa, poi troppo sottile tutta la scrit-
ta. Babi riprova a imitare la firma della madre. Riempie alcu-
ni fogli del quaderno di matematica.
"Dani? Questa secondo te può sembrare la firma di mam-
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ma?
Daniela guarda quell'ultima scritta. Rimane per un po' pen-
sierosa. "Il cognome mamma lo fa più lungo. No, non lo so. C'è
qualcosa di strano. Ecco. La "g" è troppo magra, le hai fatto la
pancia troppo piccola. Mamma inizia sempre il cognome con
la G molto più grossa. Guarda." Apre il suo diario e mostra al-
la sorella una firma di quelle vere. "Vedi?"
Babi la fissa per un attimo paragonandola con quella che
ha fatto lei. "A me sembrano identiche. È perché lo sai." Se ne
va più tranquilla in camera sua.
"Fai come vuoi. Per me la "g" è troppo piccola. Poi non
capisco perché mi chiedi sempre che ne penso se poi fai co-
me ti pare."
Chiude la porta.
Babi prende il diario alla pagina della giustificazione. Do-
ve c'è il motivo dell'assenza, scrive: "ragioni di salute". In fon-
do è vero. Sarebbe stata male all'idea di non fuggire con Step.
Poi viene il momento della firma. Ritorna seria. Ne prova an-
cora una su un foglio lì vicino. Sotto a decine di Raffaella Ger-
vasi. Quest'ultima le viene ancora meglio. È perfetta. Però, può
falsificare anche degli assegni, comprarsi FSH 50. Capisce di
aver esagerato. In fondo non ha bisogno di soldi, solo di esse-
re giustificata. Prende la penna e si butta decisa. Comincia con
la R e via giù, scivolando il più naturalmente possibile fino a
quell'ultimo puntino sulla "i". Poi, ancora tremante per la con-
centrazione, la fatica di copiare, di scrivere perfettamente ugua-
le a sua madre, guarda la scritta. È venuta ancora meglio. In-
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credibile. Forse, il cognome è un po' tremolante. La confron-
ta con le altre firme di sua madre sul diario. Nessuna grossa
differenza. Nessun segno impreciso. Un'altra cosa poi gioca a
suo favore. Alla prima ora ha la professoressa di matematica,
la Boi. Occhiali spessi, una faccia larga sempre sorridente. An-
che quella volta quando si è scusata con la classe per aver per-
so i compiti e le ha pregate di non farne parola con nessuno.
Quel giorno Pallina era sicura di aver preso almeno sette. È
per questo che secondo lei la Boi se li era persi. L'ha fatto ap-
posta per non darle soddisfazione. Pallina crede che tutti i pro-
fessori ce l'abbiano sempre con lei e con i suoi voti. Babi chiu-
de il diario. Ora è più tranquilla. Quella firma la controllerà
solo la Boi e non si accorgerà di sicuro che è falsa. Comincia
a studiare. Poi ha una strana sensazione. Si guarda intorno ma
non nota nulla. Continua a fare i compiti. Se fosse stata più at-
tenta a guardare l'orario, avrebbe capito cosa la preoccupa. Al-
la seconda ora c'è la Giacci.
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Più tardi, quando i suoi genitori sono usciti, Step la pas-
sa a prendere. C'è tutto il gruppo giù che l'aspetta: Schello,
Lucone, Dario e Gloria, il Siciliano, Hook, Pollo e Pallina e
altri tipi su una Golf con un paio di ragazze. Vanno con le
moto verso Prima Porta, poi prendono a destra verso Fiano.
Quando arrivano Babi è tutta infreddolita. Il posto si chiama
II Colonnello ed è molto lontano. Babi non capisce perché
hanno scelto un posto come quello per mangiare. Sono due
grandi sale con il forno a vista e dei normalissimi tavoli. For-
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