suoi capelli scendono liberi da sotto la fascia, ballano allegri

saltando da una parte all'altra, facendo il verso al suo sorriso.

Step la prende per mano, la tira a sé. Le accarezza il viso. So-

no vicini. Step si ferma. Trema all'idea. Un piccolo movimen-

to e magari lei, fragile sogno di cristallo, svanirebbe in mille

pezzi. Allora le sorride e la porta via. Rapendola a quella con-

fusione, a tutta quella gente scatenata, a quei tipi che si scuo-

tono frenetici, che sembrano impazzire al loro passaggio. Step

la guida attraverso quel groviglio di braccia agitate proteg-

gendola da spigoli umani, da pericolosi gomiti affilati di rit-

mo, da passi agitati da innocente allegria. Più in alto, dietro il

vetro. Gioia e dolore. Pallina guarda Babi sparire con lui, fi-

nalmente incoerente e sincera. Maddalena guarda Step spari-

re con lei, colpevole solo di non averla amata né di averglielo

mai lasciato credere. E mentre i due, freschi d'amore, escono

in strada, Maddalena si lascia cadere sul divano lì vicino. Di-

sillusa, da sola, così come da sola si è illusa. Rimane con un

bicchiere vuoto fra le mani e qualcosa di più difficile da riem-

pire dentro. Lei, semplice concime di quella pianta che spesso

fiorisce sopra la tomba di un amore appassito. Quella rara pian-

ta il cui nome è felicità.

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n .

*-fi.

Belli e fatti di jeans, meglio di una pubblicità dal vivo. So-

pra la moto blu scura come la notte, si confondono nella città,

ridendo. Parlando di tutto e di niente, sorridendosi negli spec-

chietti volutamente piegati all'interno. Lei poggiata sulla sua

spalla, si lascia portare così, sfiorata dal vento e da quella nuo-

va forza, la resa. Via Quattro Fontane. Piazza Santa Maria Mag-

giore. Angolo a destra. Un piccolo pub. Un tipo inglese alla por-

ta riconosce Step. Lo lascia passare. Babi sorride. Con lui si

entra in ogni posto. È il suo lasciapassare. Il lasciapassare per

la felicità. È così felice che non si accorge di ordinare una bir-

ra rossa, lei che odia perfino le chiare, così sognante che divi-

de con lui un piatto di pasta dimenticando l'incubo della die-

ta. Come un fiume in piena si accorge di parlargli di tutto, di

non avere segreti. Le sembra intelligente e forte, bello e dolce.

E lei che non se n'è accorta prima, stupida e cieca, lei che

l'ha offeso, aspra e cattiva. Ma poi si perdona. Ha avuto solo

paura. Giocano a freccette. Lei prende in alto il tiro a segno. Si

gira esultante verso di lui. "È già un bel risultato, no?" Lui le

sorride. Fa segno di sì. Babi lancia divertita un'altra freccetta,

ma i suoi occhi non si accorgono di aver già fatto centro.

Di nuovo rapita. Via Cavour. La Piramide. Testaccio. A tut-

ta velocità, assaporando il vento fresco di quella notte di fine

aprile. Step mette la terza poi la quarta. Il semaforo all'incro-

cio lampeggia giallo. Step l'attraversa. All'improvviso sente uno

stridio di freni. Gomme che bruciano sull'asfalto. Brecciolino.

Una Jaguar Sovereign viene da sinistra a tutta velocità, prova

a inchiodare. Step, colto di sorpresa, frena rimanendo impa-

lato in mezzo all'incrocio. La moto si spegne. Babi lo abbrac-

cia forte. Nei suoi occhi spaventati i potenti fari della macchi-

na che si avvicina.

Il muso della pantera selvaggia si ribella alla violenta fre-

nata. La macchina sbanda. Babi chiude gli occhi. Sente il rug-

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gito del motore frenante, il perfetto ABS controllare le ruote, le

gomme straziate dai freni. Poi più niente. Apre gli occhi. La

Jaguar è lì, a pochi centimetri dalla moto, immobile. Babi fa

un sospiro di sollievo e libera il giubbotto di Step dalla sua

stretta terrorizzata.

Step, impassibile, guarda il conducente della macchina.

"Dove correrai mai, coglione!" Il tipo, un uomo sui trenta-

cinque anni, con i capelli dal taglio perfetto folti e riccioluti,

abbassa il finestrino elettrico.

"Cos'hai detto, scusa ragazzino?" Step sorride scendendo

dalla moto. Conosce quei tipi. Deve avere la donna vicino e non

ci sta a fare brutta figura. Si avvicina alla macchina. Infatti at-

traverso il vetro vede delle gambe femminili accanto a lui. Del-

le belle mani incrociate su una pochette da sera nera, su un ve-

stito elegante. Cerca di vedere in viso la donna, ma la luce di

un lampione si riflette sul vetro nascondendolo. Ragazzino.

Ora vedrai che ti fa il ragazzino. Step apre la portiera al tipo

con educazione.

"Vieni fuori coglione, così senti meglio." L'uomo sui tren-

tacinque anni fa per scendere. Step lo prende per la giacca e

lo scaraventa direttamente fuori. Lo sbatte sulla Jaguar. Il pu-

gno di Step si alza a mezz'aria pronto a colpire.

"Step, no!" È Babi. La vede in piedi vicino alla moto. Il suo

sguardo dispiaciuto e preoccupato. Le braccia abbandonate lun-

go i fianchi. "Non lo fare!" Step allenta la stretta. Il tipo ne ap-

profitta subito." Libero e vigliacco lo colpisce con un pugno al

viso. Step va indietro con la testa. Ma è un attimo. Sorpreso, si

porta la mano alla bocca. Il labbro sanguina. "Brutto figlio di..."

Step si butta su di lui. Il tipo porta avanti le braccia, abbassa la

testa tentando di coprirsi, spaventato. Step lo prende per i ca-

pelli riccioluti, gli porta la testa verso il basso pronto a dargli

una ginocchiata, quando all'improvviso viene colpito di nuovo.

Stavolta in maniera diversa, più forte, direttamente al cuore.

Un colpo secco. Una semplice parola. Il suo nome.

"Stefano..."

La donna è scesa dalla macchina. La pochette poggiata sul

cofano e lei lì vicino, in piedi. Step la guarda. Guarda la bor-

sa, non la conosce. Chissà chi gliel'ha regalata. Che strano pen-

siero. Lentamente, apre la mano. Il tipo riccioluto e fortuna-

to si ritrova libero. Step rimane a guardarla in silenzio. È bel-

la come sempre. Un debole "Ciao" esce dalle sue labbra. Il ti-

po lo spinge di lato. Step indietreggia lasciandosi andare. Il

tipo sale sulla Jaguar e la mette in moto.

"Andiamo via, forza." - err-.Ii.-iiim ,; ì sdì

200

Step e la donna si fissano per un ultimo istante. Tra quegli

occhi così simili, una strana magia, una lunga storia d'amore

e tristezza, sofferenza e passato. Poi lei risale in macchina, bel-

la ed elegante, così com'è apparsa. Lo lascia lì, sulla strada, con

il labbro sanguinante e il cuore a pezzi. Babi gli si avvicina.

Preoccupata di quell'unica ferita che può vedere, gli sfiora de-

licatamente il labbro con la mano. Step si sposta e sale in si-

lenzio sulla moto. Aspetta che lei gli sia dietro per partire con

rabbia. Scatta in avanti, scala, da gas. La moto schizza sulla

strada, sale di giri. Lungotevere.

Step, senza pensare, comincia a correre. E si lascia dietro

ricordi lontani, accelerando. Centotrenta, centoquaranta.

Sempre più forte. L'aria fredda gli punge il viso, e quella fre-

sca sofferenza sembra dargli sollievo. Centocinquanta, cento-

sessanta. Ancora più forte. Passa sfrecciando tra due macchi-

ne vicine. Quasi le sfiora mentre i suoi occhi socchiusi guar-

dano altrove. Immagini felici di quella donna riempiono la sua

mente confusa. Centosettanta, centottanta, una dolce cunetta

e la moto quasi vola attraverso un incrocio. Un semaforo da

poco rosso. Le macchine a sinistra suonano, frenando appena

partite. Sottomesse a quella moto prepotente, a quel bolide not-

turno debolmente illuminato, pericoloso e veloce come un

proiettile cromato di blu. Centottanta, duecento. Il vento fi-

schia. La strada, sfumata ai bordi, si unisce al centro. Un altro

incrocio. Una luce lontana. Il verde scompare. Il giallo che ar-

riva. Step si attacca al piccolo pulsante a sinistra. Il suo clac-

son si alza nella notte. Come il verso di un animale ferito che

sta andando incontro alla morte, come la sirena di un'ambu-

lanza, lancinante come l'urlo del ferito che porta. Il semaforo

cambia di nuovo. Rosso.

Babi comincia a battergli sulla schiena con i pugni. "Fer-

mati, fermati." All'incrocio, le macchine partono. Un muro di

metallo dai mattoni costosi e colorati si alza suonando davan-

ti a loro. "Fermati!"

Quell'ultimo grido, quel richiamo alla vita. Step sembra im-

provvisamente svegliarsi. La manopola del gas, libera, torna al

volo a zero. Il motore scala sotto il suo piede prepotente. Quar-

ta, terza, seconda. Step stringe forte il freno d'acciaio, piegan-

dolo quasi. La moto trema frenando, mentre i giri scendono

veloci. Le ruote lasciano due tracce dritte e profonde sull'a-

sfalto. Un odore di bruciato avvolge i pistoni fumanti. Le mac-

chine sfilano tranquille a pochi centimetri dalla ruota davan-

ti della moto. Non si sono accorte di nulla. Solo allora Step si

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ricorda di lei, di Babi. È scesa. La vede lì, poggiata a un muro