zio. Non una luce. Tranne un piccolo faro lontano attaccato al-

l'alto muro di una casa. Babi si scosta dal muro. La colpisce

forte l'odore del concime sparso nei campi. Una brezza legge-

ra muove le fronde degli alberi. Si sente sola e sperduta. Que-

sta volta è vero. Ha paura. Sulla destra, lontano, sente un ni-

trito di cavalli. Stalle sperdute in una scura campagna. Si di-

rige verso il piccolo faro. Cammina lenta, lungo il muro, con

la mano appoggiata allo steccato, attenta a dove mette i piedi,

tra ciuffi d'erba alta e selvaggia. Ci sono delle vipere? Un vec-

chio ricordo del libro di scienze la tranquillizza. Le vipere non

girano di notte. Ma i topi sì. Lì intorno deve essere pieno. I to-

pi mordono. Leggende metropolitane. Si ricorda di qualcuno,

amico di un altro, che è stato morso da un topo. È morto in

poco tempo. Lepto qualcosa. Terribile. Mannaggia a Pallina.

Improvvisamente un rumore sulla sinistra. Babi si ferma. Si-

lenzio. Poi un ramo spezzato. Di colpo qualcosa si muove ve-

loce verso di lei, correndo, ansimando tra i cespugli. Babi è co-

me terrorizzata. Dalla macchia scura davanti a lei sbuca rin-

ghiando un grosso cane dal pelo scuro. Babi vede la sagoma

che avanza veloce abbaiando nella notte. Babi si gira e co-

mincia a correre. Scivola quasi sui sampietrini. Si riprende, ar-

ranca nel buio, correndo in avanti, senza vedere dove va. Il ca-

ne le è dietro. Avanza minaccioso, guadagna terreno. Ringhia

e abbaia inferocito. Babi raggiunge lo steccato. C'è una fessu-

ra, in alto. Vi infila una mano, poi l'altra, infine trova un ap-

piglio per i piedi. Destro, sinistro e su, scavalca. Salta nel buio,

evitando per un soffio quei denti bianchi e affilati. Il cane fi-

nisce contro lo steccato. Rimbalza con un botto sordo. Inizia

a correre avanti e indietro abbaiando, cercando inutilmente il

modo di raggiungere la sua preda. Babi si rialza. Ha sbattuto

le mani e le ginocchia cadendo a faccia avanti nel buio. Si è in-

filata in qualcosa di caldo e morbido. È fango. Le cola lento

lungo il giubbotto e i jeans. Sulle mani indolenzite. Prova a

muoversi. Le gambe sono affondate fino al ginocchio. Il cane

corre lontano lungo lo steccato. Babi spera non ci sia un pas-

saggio. Lo può sentire abbaiare, ancora più inferocito perché

non riesce a raggiungerla. Be', meglio questo fango dei suoi

morsi. Poi, improvvisamente, un odore acre, dalla punta leg-

germente dolce, la colpisce in pieno. Avvicina la mano sporca

al viso. L'annusa. La campagna per un attimo sembra avvol-

gerla e farla sua. Oh no! Letame! Lo scambio non è più così

conveniente. , , ,« , ,. ,,

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Pallina esce dal portone, lo accompagna piano per non far-

lo chiudere. Poi prende le chiavi dalla tasca, si piega, alza lo

zerbino e le rimette al posto stabilito. Babi non ha ancora te-

lefonato. Ma almeno così non deve suonare per rientrare. In

quel momento sente il rumore di una macchina. Dalla curva

del cortile spunta una Mercedes 200. I genitori di Babi. Palli-

na lascia cadere lo zerbino e corre verso il portone. Lascia che

sbatta alle sue spalle. Fa le scale di corsa, entra in casa e chiu-

de la porta.

"Dani presto, sono arrivati i tuoi."

Daniela è davanti al frigorifero presa dalla solita terribile

fame delle due di notte. Per questa volta dovrà digiunare. Die-

ta costretta. Sbatte lo sportello del frigorifero. Corre in came-

ra sua e si chiude dentro. Pallina entra in camera di Babi e si

infila a letto tutta vestita. Il cuore le batte forte. Si mette ad

ascoltare. Sente il rumore della serranda del garage che scen-

de. È questione di minuti. Poi nella penembra della stanza ve-

de la divisa sulla sedia. Babi l'ha preparata prima di uscire.

Conta di tornare presto. Com'è precisa, povera Babi. Stavolta

è proprio nei guai. Se Pallina sapesse dov'è finita Babi, non si

lascerebbe scappare una facile battuta. Stavolta è proprio nel-

la merda, anche se di cavallo.

Pallina si tira su le lenzuola fino al mento e si volta verso

il muro, mentre una chiave gira rumorosa nella toppa della

porta di casa.

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Step va giù per il Lungotevere, supera in slalom due o tre

macchine, poi mette la terza e accelera. La municipale gli sta

sempre dietro. Se arriva a piazza Trilussa è fatta. Dallo spec-

chietto vede la macchina che si avvicina pericolosa. Due mac-

chine davanti a lui. Step scala dando gas. Terza. La moto schiz-

za in avanti. Passa per un soffio tra le portiere. Una delle due

macchine allarga spaventata. L'altra continua la sua corsa in

mezzo alla strada. Il guidatore rincoglionito non si è accorto

di nulla. La municipale passa tutta a destra. Le ruote salgono

rumoreggiando sul bordo del marciapiede. Step vede piazza

Trilussa davanti a lui. Scala di nuovo. Taglia la strada da de-

stra verso sinistra. Il guidatore rincoglionito frena di botto.

Step si infila nella stradina di fronte alla fontana che unisce i

due Lungotevere. Passa in mezzo ai bassi pilastri di marmo.

La polizia municipale frena bloccandosi lì davanti. Non può

passare. Step accelera. Ce l'ha fatta. I due vigili scendono dal-

la macchina. Fanno solo in tempo a vedere una coppia di in-

namorati e un gruppo di ragazzi che salgono veloci sul picco-

lo marciapiede lasciando passare quel pazzo con la moto a fa-

ri spenti. Step continua ad andare veloce per un po'. Poi guar-

da nello specchietto. Dietro di lui è tutto tranquillo. Solo qual-

che macchina lontana. Il traffico della notte. Non lo segue più

nessuno. Accende le luci. Ci manca solo che lo fermino per

quello.

Claudio apre il frigorifero e si versa un bicchiere d'acqua.

Raffaella va di là, nelle camere da letto. Prima di andare

a dormire da sempre il bacio della buonanotte alle figlie, un

po' per abitudine, ma anche per essere sicura che siano tor-

nate. Quella sera non dovevano neanche essere uscite. Ma

non si sa mai. È meglio controllare. Entra nella stanza di Da-

niela. Cammina senza fare rumore, stando bene attenta a non

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inciampare sul tappeto. Poggia una mano sul comodino. L'al-

tra la mette sul muro. Poi si piega in avanti, lentamente, e

con le labbra le sfiora la guancia. Dorme. Raffaella si allon-

tana in punta di piedi. Chiude piano la porta. Daniela si gira

lentamente. Si tira su poggiandosi su un fianco. Ora viene il

bello. Raffaella abbassa silenziosamente la maniglia e apre

la porta di Babi. Pallina è a letto. Vede l'angolo di luce del

corridoio che lentamente si disegna sulla parete, allargando-

si. Il cuore le comincia a battere veloce. E adesso, se mi sco-

prono che gli racconto? Pallina rimane girata immobile, cer-

cando di non respirare. Sente un rumore di collane: dev'es-

sere la madre di Babi. Raffaella si avvicina al letto, si piega

lentamente in avanti. Pallina riconosce il suo profumo. È lei.

Trattiene il respiro, poi sente il suo bacio sfiorarle la guan-

cia. È il bacio morbido e affettuoso di una mamma. È vero.

Le mamme sono tutte uguali. Preoccupate e buone. Ma an-

che per loro le figlie sono identiche? Lo spera. Raffaella met-

te a posto le coperte, la copre delicatamente con il bordo del-

le lenzuola. Poi improvvisamente si ferma. Pallina rimane im-

mobile, in attesa. Che abbia scoperto qualcosa? L'ha ricono-

sciuta? Sente un leggero scricchiolio. Raffaella si è piegata.

Può sentire il caldo respiro vicino, troppo vicino. Poi avver-

te sulla moquette i passi leggeri che si allontanano. La debo-

le luce del corridoio scompare. Silenzio. Pallina si gira len-

tamente. La porta è chiusa. Finalmente respira. È passata. Si

sporge in avanti. Perché la madre di Babi si è piegata? Cosa

ha fatto? Nella penembra della stanza i suoi occhi abituati al

buio trovano subito la risposta. Ai piedi del letto, perfetta-

mente unite, ci sono le pantofole di Babi. Raffaella le ha mes-

se a posto, ordinatamente. Pronte ad accogliere la mattina

dopo i piedi di sua figlia ancora caldi di sonno. Pallina si chie-

de se sua madre farebbe la stessa cosa. No. Non ci pensereb-

be. Qualche sera è rimasta sveglia ad aspettare il suo bacio.

È stata un'inutile attesa. Sua madre e suo padre sono torna-

ti tardi. Li ha sentiti chiacchierare, passare davanti alla sua

camera e andare oltre. Poi quello scatto. La porta della loro

camera da letto che si chiudeva. E con essa, le sue speranze

che svanivano. Be', sono due madri diverse. Sente dei brivi-

di strani lungo tutto il corpo. No, non vorrebbe lo stesso per

madre Raffaella. Tra l'altro non le piace il suo profumo. È