rando altre macchine. Raffaella si ferma al semaforo e si vol-
ta verso Babi.
"Se solo ti azzardi a salire dietro quel tipo non so che ti fac-
cio. È un cretino. Hai visto come guida? Guarda Babi, non sto
scherzando, non voglio che ci vai."
Forse sua madre ha ragione. Step guida come un pazzo.
Eppure la sera prima dietro di lui, nella notte, a occhi chiusi,
in silenzio, lei non ha avuto paura. Anzi, quella corsa le è pia-
ciuta. Babi apre la busta della spesa e strappa un morbido pez-
zo di pizza bianca. Non ci si può controllare sempre. Poi, in
un impeto di trasgressione totale, decide che quello è il mo-
mento giusto. "
"Mamma, oggi ho preso una bella nota." &
103
18.
Step si versa una birra, poi accende la tele. Mette il canale
dieci. Su MTV c'è il vecchio video degli Aerosmith: Lave in an
elevator. Steven Tyler viene accolto in ascensore da una fica
spaziale. Tyler, con una faccia dieci volte meglio di Mike Jag-
ger, apprezza giustamente la ragazza. Step pensa a suo padre
seduto di fronte a lui. Chissà se l'apprezza anche lui. Il padre
prende il telecomando dal tavolo e spegne la televisione. Suo
padre è come Paolo, non sa apprezzare le cose belle.
"Non ci vediamo da tre settimane e ti metti a guardare la
tivù. Parliamo, no?"
Step beve la birra.
"Va bene, parliamo. Di cosa vuoi parlare?" " _ a*
"Vorrei sapere cosa hai deciso di fare..."
"Non lo so."
"Cosa vuoi dire non lo so?"
"È semplice... Vuoi dire che ancora non lo so."
La cameriera entra con il primo. Mette la pasta al centro
del tavolo. Step guarda la tele spenta. Chissà se Steven Tyler
ha già fatto il suo salto mortale a chiusura del pezzo. Cin-
quantacinque anni e ancora sta così. Un fisico eccezionale. Una
forza della natura. Guarda suo padre. Ha qualche difficoltà an-
che a mettersi gli spaghetti nel piatto. Step se lo immagina
qualche anno prima fare un salto mortale. Impossibile. È più
facile che Paolo vada con la sua segretaria.
Il padre gli passa la pasta. È condita con il pane grattugia-
to e le acciughe. Proprio quella che piace a lui, quella che gli
faceva sempre sua madre. Non ha un nome particolare. Sono
gli spaghetti con il pane grattugiato e basta. Anche se ci sono
le acciughe. Step si serve. Si ricorda le volte che le aveva man-
giate a quella stessa tavola, in quella casa, con Paolo e sua ma-
dre. Di solito, in un piccolo piattino di porcellana veniva ser-
vito un altro po' di condimento. Paolo e suo padre non lo vo-
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levano, toccava sempre a lui. Sua madre gliene metteva un po'
sulla pasta con un cucchiaino. Alla fine gli sorrideva e rove-
sciava il piattino versandocelo tutto. Era la sua pasta preferi-
ta. Chissà se suo padre lo ha fatto apposta. Decide di non par-
larne. Quel giorno il piattino non c'è. Anche molte altre cose
non ci sono più. Suo padre si pulisce educatamente la bocca
con il tovagliolo.
"Hai visto, ho fatto fare la pasta che ti piace. Com'è venuta?"
"Buona. Grazie papa. È venuta benissimo."
Non è male, in effetti.
"L'unica cosa è che doveva essere magari un po' più con-
dita. Si può avere un'altra birra?"
Il padre chiama la cameriera.
"Non per essere noioso, ma perché non ti iscrivi all'uni-
versità?"
"Non lo so. Ci sto pensando. E poi dovrei decidere la fa-
coltà."
"Potresti fare Legge o Economia, come tuo fratello. Una
volta laureato ti potrei aiutare a trovare un posto."
Step si immagina vestito come suo fratello, nel suo ufficio,
con tutte quelle pratiche. Con la sua segretaria. Quell'ultima
idea per un attimo gli piace. Poi ci pensa meglio. In fondo può
sempre invitarla a uscire e continuare a non fare un cazzo.
"Non lo so. Non mi sento portato."
"Ma perché dici così? A scuola andavi bene. Non dovresti
avere problemi. Alla maturità hai preso settanta, non è anda-
ta male."
Step beve la birra appena arrivata. Sarebbe anche andata
meglio, se non ci fossero stati tutti quei casini. Dopo quella sto-
ria non ha più aperto libro. Non ha più studiato.
"Papa, non è quello il problema. Non lo so, te l'ho già det-
to. Magari dopo quest'estate. Adesso non mi va proprio di pen-
sarci."
"Cosa ti va di fare adesso, eh? Vai in giro a fare macello. Stai
sempre per strada e torni sempre tardi. Paolo me l'ha detto."
"Ma che t'ha detto Paolo se non sa un cavolo!"
"No, però lo so io. Forse era meglio se ti facevi un anno di
militare, che almeno ti inquadrava un po'."
"Sì, ci mancava solo il militare."
"Be', se sono riuscito a farti esonerare per farti stare per stra-
da e continuare a fare a botte, allora era meglio se partivi."
"Ma chi ti dice che faccio a botte... A papa, ma sei fissato!"
"No, sono spaventato. Ti ricordi cosa ha detto l'avvocato
dopo il processo? Suo figlio deve stare attento. Da questo mo-
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mento qualunque denuncia, qualunque altra cosa succeda,
scatta automaticamente la decisione del giudice."
"Certo che me lo ricordo, me l'hai ripetuto almeno venti
volte. A proposito, l'hai più visto l'avvocato?"
"L'ho visto l'altra settimana. Ho pagato l'ultima parte del-
la parcella."
Lo dice con un tono pesante come a sottolineare che è sta-
ta sicuramente molto costosa. In questo è proprio uguale a Pao-
lo. Stanno sempre a contare i soldi. Step decide di non farci
caso.
"Porta ancora quella cravatta tremenda?"
"No, è riuscito a mettersene una ancora più brutta."
Il padre sorride. Tanto vale fare il simpatico. Con Step non
serve a niente la linea dura.
"Ma dai, mi sembra impossibile. Con tutti i soldi che gli
abbiamo dato..." Step si corregge. "Scusa papa, che gli hai da-
to, si potrebbe comprare qualche bella cravatta."
"Se è per quello potrebbe rifarsi il guardaroba..."
La cameriera porta via i piatti e torna con il secondo. È una
bistecca al sangue. Per fortuna non è collegata a nessun ricor-
do. Guarda suo padre. È lì, piegato sul piatto a tagliare la car-
ne. Tranquillo. Non come quel giorno. Tanto tempo fa, quel
terribile giorno.
Stessa stanza. Il padre cammina su e giù, veloce, agitato.
"Come 'Perché sì! Perché mi andava'? Ma allora tu sei una
bestia, un animale, uno che non ragiona. Io ho per figlio un
violento, un pazzo, un criminale. Hai rovinato quel ragazzo.
Te ne rendi conto? Potevi ucciderlo. O non ti rendi conto nep-
pure di questo?"
Step sta seduto con lo sguardo basso senza rispondere. L'av-
vocato interviene:
"Signor Mancini, ormai quel che è successo è successo. È
inutile sgridare il ragazzo. Io credo che dei motivi, anche se
nascosti, ci siano stati".
"Va bene avvocato. Allora mi dica lei: cosa dobbiamo fa-
re?"
"Per organizzarci per la difesa, per poter rispondere in tri-
bunale, dovremmo scoprirli."
Step alza la testa. Ma cosa sta dicendo? Cosa sa? L'avvoca-
to guarda Step con comprensione. Poi gli si avvicina.
"Stefano, ci sarà stato qualcosa. Uno screzio passato. Un
litigio. Una frase che questo ragazzo ha detto, qualcosa che ti
ha fatto... sì insomma, che ha scatenato la tua rabbia?"
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Step guarda l'avvocato. Ha una terribile cravatta a losan-
ghe grigie su fondo laminato. Poi si gira verso sua madre. È lì,
seduta su una sedia in un angolo del salotto. È elegante come
sempre. Fuma tranquilla una sigaretta. Step abbassa di nuovo
lo sguardo. L'avvocato lo guarda. Rimane un attimo a riflette-
re in silenzio. Poi si volta verso la madre di Step e le sorride in
maniera diplomatica.
"Signora, ha mai saputo se suo figlio ha avuto qualcosa a
che fare con questo ragazzo? Se hanno mai avuto qualche di-
scussione?"
"No avvocato, non credo. Non sapevo neanche che si co-
noscessero."
"Signora, Stefano andrà in tribunale. È stato denunciato.
Ci sarà un giudice, una sentenza. Con le lesioni che quel ra-
gazzo ha riportato, saranno severi. Se noi non avremo niente
da ribattere... una prova, qualcosa, una minima ragione, suo
figlio finirà nei guai. Guai seri."
Step sta con la testa bassa. Si guarda le ginocchia. I suoi
jeans. Poi socchiude gli occhi. Oh Dio, mamma, perché non par-
li? Perché non mi aiuti? Io ti voglio così bene. Ti prego, non mi
lasciare. Alle parole della madre Step ha una stretta al cuore.
"Mi spiace avvocato. Non ho niente da dirle. Non so nulla.
Le pare che, se avessi qualcosa da dire, se potessi aiutare mio
figlio, non lo farei? E ora scusatemi, devo andare." La madre
di Step si alza. L'avvocato la guarda uscire dalla stanza. Poi si
rivolge per l'ultima volta a Step.
"Stefano, sei sicuro che non hai nulla da dirci?"
Step neanche gli risponde. Senza guardarlo si alza e va al-
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