Pollo prova a prendergliela. Pallina poggia il petto contro di
lui, allontanando il più possibile la sua piccola mano chiusa.
"Lasciami stare, guarda che mi metto a urlare."
"E io ti prendo a sculacciate."
Pollo finalmente raggiunge il polso e lo tira a sé. Le porta
il braccio con il piccolo pugno chiuso, deciso, davanti.
"Guarda, se me lo apri, ti giuro che non ti parlerò mai più..."
"Capirai, non ci siamo parlati fino a oggi, non morirò mi-
ca..."
Pollo prende la piccola mano morbida della ragazza e co-
mincia a spingerle con il palmo le dita all'indietro. Pallina cer-
ca di resistere. Inutilmente. Con le lacrime agli occhi, portan-
do il peso indietro per dare più forza alle sue piccole dita.
"Ti prego, lasciami." Pollo continua senza darle retta. Alla
fine, una dopo l'altra, le dita si piegano, vinte, svelando il loro
segreto.
Nella mano di Pallina compare la spiegazione di quei pun-
tini sul viso e del seno ingrossato. Il motivo di quel nervosismo
che, una volta al mese, prende prima o poi ogni giovane ra-
gazza e che quando non arriva le rende ancora più nervose o
le fa diventare mamme. Pallina rimane lì, davanti a lui, in si-
lenzio, mortificata. È stata umiliata. Pollo, sedendosi sul let-
to, scoppia in una risata fragorosa.
"Allora domani no, che non ti invito a cena. Sennò poi che
facciamo? Ci raccontiamo le barzellette?!"
"Ah, no, quello no, non ne conosco di così zozze da farti ri-
dere! E le altre sono sicura che non le capiresti."
"Ehi, pizzica la bambina!" Pollo rimane colpito.
"Comunque sono sicura di averti già divertito abbastanza."
"Perché?"
Pallina si massaggia le dita. Pollo se ne accorge. "Mi hai
fatto male, non era quello che volevi?"
"Capirai, si sono appena arrossate, non fare l'esagerata, fra
un po' ti passa."
"Non parlavo della mia mano." Ed esce prima di mettersi
a piangere.
Pollo rimane lì, senza sapere bene cosa fare. Tutto quello
che gli viene in mente è di rimettere a posto il portafoglio e sfo-
gliare la sua agenda. Certo, non di restituirle i cinquanta euro.
Il dj, un tipo musicale, con i capelli leggermente più lunghi
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degli altri, a sottolineare il suo aspetto artistico, si agita sceche-
randosi a tempo. Le sue mani muovono avanti e indietro dei di-
schi su due piatti, mentre una cuffia spugnosa sulle orecchie gli
da la possibilità di un preascolto e di evitare una figuracela per
un'entrata sbagliata.
Step gironzola per la festa, si guarda intorno, ascolta di-
stratto stupidi discorsi di ragazze diciottenni: vestiti costosi vi-
sti in vetrine, motorini non comprati dai genitori, impossibili
fidanzamenti, corna assicurate, aspirazioni frustrate.
Dalla finestra in fondo al salotto, quella che da sulla ter-
razza, entra un po' di vento. Le tende si gonfiano leggermente
poi, mentre calano, due figure prendono forma sotto di esse.
Si vedono delle mani che le spingono cercando di aprirle. Un
bel ragazzo elegante ha presto la meglio, trovando lo spacco
giusto. Poco dopo al suo fianco compare una ragazza. Ride di-
vertita da quella piccola difficoltà. La luce della luna, da die-
tro, illumina leggermente il suo vestito rendendolo per un at-
timo trasparente.
Step rimane a fissarla. La ragazza muove i capelli, sorride
al tipo. Mostra denti bianchi e bellissimi. Anche da lontano si
può sentire l'intensità del suo sguardo. Gli occhi azzurri, profon-
di e puliti. Step si ricorda di lei, il loro incontro, si sono già vi-
sti. O forse è più giusto parlare di scontro. I due si dicono qual-
cosa. La ragazza annuisce e segue il ragazzo verso il tavolo del-
le bibite. Improvvisamente anche Step ha voglia di bere.
Chicco Brandelli guida Babi attraverso gli invitati. Le sfio-
ra appena la schiena con il palmo della mano, gustando a ogni
passo un po' del suo profumo leggero. Babi saluta alcuni ami-
ci che sono arrivati mentre lei era in terrazza. Raggiungono il
tavolo con la roba da bere. Improvvisamente un tipo si mette
di fronte a Babi. È Step.
"Be', vedo che mi hai dato retta, stai cercando di risolvere
i tuoi problemi" dice indicando con la testa Brandelli. "Capi-
sco che è solo un primo tentativo. Ma può andare. D'altronde,
se non hai trovato di meglio..."
Babi lo guarda, incerta. Lo conosce, ma non le è simpati-
co. Oppure sì? Cos'è successo con quel tipo?
Step le rinfresca la memoria.
"Ti ho accompagnato a scuola una mattina, un po' di gior-
ni fa."
"Impossibile, io a scuola ci vado sempre con mio padre."
"Hai ragione, diciamo che ti ho scortato. Ero attaccato al-
la tua macchina."
Babi realizzando lo guarda scocciata. .
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< "Vedo che finalmente ti ricordi."
"Certo, eri quel tipo che diceva un sacco di cretinate. Non
sei cambiato, eh?"
"Perché dovrei, sono perfetto." Step allarga le braccia mo-
strando il suo fisico.
Babi pensa che almeno da quel punto di vista ha ragione.
È tutto il resto che non va. A cominciare dall'abbigliamento,
finendo col suo modo di comportarsi.
"Vedi, non hai detto di no."
"Neanche ti rispondo."
"Babi, ti sta dando fastidio?" Brandelli ha la malaugurata
idea di intromettersi. Step neanche lo guarda.
"No, Chicco, grazie."
"Allora, se non ti sto dando fastidio, ti sto facendo piacere..."
"Mi sei completamente indifferente, anzi direi che mi an-
noi leggermente, per essere precisa."
Chicco cerca di troncare quella discussione rivolgendosi a
Babi.
"Vuoi qualcosa da bere?"
Step risponde per lei.
"Sì, grazie, versami una Coca-Cola, va'."
Chicco non raccoglie. "Babi vuoi qualcosa?"
Step per la prima volta lo guarda. "Sì, una Coca, te l'ho già
detto, sbrigati."
Chicco rimane a guardarlo con un bicchiere in mano.
"Sbrigati. Che non ci senti, verme?"
"Lascia stare." Babi interviene togliendo il bicchiere dalla
mano di Chicco. "Faccio io."
"Vedi, quando sei gentile sei molto più carina."
Babi prende la bottiglia.
"Tieni, e sta' attento a non rovesciarla." Poi scaraventa
il bicchiere pieno di Coca-Cola in faccia a Step bagnandolo
tutto.
"Ti avevo detto di stare attento, sei proprio un bambino eh?
Non sai neanche bere."
Chicco comincia a ridere. Step gli da una spinta così forte
che lo fa volare su un tavolino basso, rovesciando tutto quello
che c'è sopra. Poi prende per i bordi la tovaglietta sulla quale
c'è la roba da bere. Tira forte, tentando di fare come alcuni pre-
stigiatori, ma il numero non gli riesce. Una decina di bottiglie
si rovesciano volando sui divani vicini e sugli invitati. Alcuni
bicchieri si rompono. Step si asciuga il viso.
Babi lo guarda schifata.
"Sei proprio una bestia." **^**?> fr*
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"Hai ragione, ho bisogno di una bella doccia, sono tutto
appiccicoso. È colpa tua, quindi la farai con me."
Step si piega veloce prendendole le gambe e caricandose-
la sulle spalle. Babi si dimena furiosamente.
"Lasciami stare, mettimi giù! Aiutatemi!"
Nessuno degli invitati interviene. Brandelli si rialza e pro-
va a fermarlo. Step gli da un calcio in pancia che lo fa finire
contro un gruppo di invitati. Schello ride come un pazzo, bal-
la con Lucone dando schiaffi in testa a quelli che passano. Qual-
cuno reagisce. Vicino al dj scoppia una rissa. Roberta, preoc-
cupata, si ferma sulla porta, guardando esterrefatta il suo sa-
lotto devastato.
"Scusa, dov'è il bagno?"
Roberta, senza neanche stupirsi di quel tipo con una ra-
gazza sulle spalle, glielo indica.
"Di là."
Step ringrazia e segue l'indicazione. Arrivano il Siciliano e
Hook, carichi di uova e pomodori. Cominciano a centrare qua-
dri, pareti e invitati, senza fare alcuna distinzione, tirando con
violenza, a far male. Brandelli raggiunge Roberta.
"Dov e il telefono?"
"Di là." Roberta indica una direzione opposta al bagno. Le
sembra di essere un vigile che cerca di dirigere quel traffico, o
meglio quel caos terribile che è scoppiato proprio nel suo sa-
lotto. Purtroppo non ha l'autorità per fare la multa a tutti e cac-
ciarli. Qualcuno, più saggio o più vigliacco degli altri, si avvi-
cina baciandola.
"Ciao Roberta, tanti auguri. Ci dispiace, ma noi ce ne an-
diamo, eh?"
"Di là." Ormai nel pallone, indica la porta di casa dalla qua-
le, se non fosse sua, vorrebbe fuggire.
"Smettila, ti ho detto di mettermi giù. Te la farò pagare..."
"E chi mi punirà? Quella specie di stampella elegante che
aspira a fare il cameriere?"
Step entra nel bagno e apre la porta scorrevole, zigrinata,
della doccia. Babi si attacca con le mani agli infissi, cercando
di fermarlo.
"No! Aiuto! Aiutatemi!"
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