vero,

non si può avere tutto. E allora, per ritrovare la sicurezza della

sua

scelta, tira fuori una sigaretta. Sta per accenderla ma questa

volta

Francesca sa cosa dire.

"Ma Claudio, ne hai fumata una poco fa..."

"Hai ragione cara." Sorride e rimette la sigaretta nel pacchetto,

poi riprende a guardare la partita. Con la coda dell'occhio, senza

farsi accorgere, osserva ancora Francesca. Lei ciancica una gomma

a bocca aperta, canticchiando una strana canzone brasiliana. Ha lo

sguardo un po' fumato, perso in chissà quale pensiero. Ho fatto

bene?

È veramente questo quello che volevo? Claudio ha un attimo

di panico. Be'... sì, penso proprio di sì. Almeno finché dura. Poi

ripensa

alla sua grande decisione. Al grande salto fatto appena una

settimana prima. In fondo è stata proprio Francesca a convincermi

del tutto. Sì, è lei la donna che aspettavo. Devo tutto a lei. È

merito

suo se la Z4 celeste ora è parcheggiata fuori dal circolo. Allora

Claudio riprende a guardare la partita entusiasta e felice.

"Forza ragazzi! Pareggiate! Fateci un bel goal!" e non sa che

proprio in quel momento un semplice boro della Garbatella si

è portato via la sua Z4. Con un semplice spadino da 1 euro se n'è

portati via 42.000... Euro più, euro meno.

Paolo e mio padre hanno deciso di andare al cinese a via

Valadier. Quello dove vanno tutti e da dove tutti escono puzzando

di fritto. Sono seduti a un tavolo. Ridono e scherzano in

compagnia

delle loro donne. Hanno ordinato un sacco di roba. Dalle alghe

fritte agli immancabili involtini primavera, dal maiale in

agrodolce

alla anatra pechinese. Passando per la zuppa di squalo, il

manzo croccante, i ravioli al vapore e quelli alla griglia, il

piatto

novità. Hanno assaggiato di tutto. Si sono rimpinzati provando

ogni tipo di salsa su quello strano piatto girevole che i cinesi

ti mettono

apposta al centro del tavolo per farti sentire un perfetto

orientale.

Ma quando ti arriva il conto anche se è scritto in cinese e ha

una strana linea finale a indicare uno pseudosconto, dovresti

capire

che per loro sarai sempre e solo un occidentale. Paolo e mio

padre si rubano di mano il foglietto. I cinesi stanno lì davanti.

Si

divertono e sorridono a guardarli. Che gliene frega a loro... Dopo

quella solita ridicola pantomima, comunque vada, uno dei due

pagherà

il conto.

Martina e Thomas sono seduti sulle scalette del comprensorio.

Mangiano un pezzo di pizza. Rossa.

"Però... è proprio buona. Dove la compri?"

"Qua vicino. Ti piace?"

"Molto."

"Sai, volevo offrirtela già da tanto tempo, ma non sapevo se ti

andava. "

"E certo che mi va! Anzi, magari domani la compro io e facciamo

ancora merenda qui. Si sta bene seduti sugli scalini. Ti va?"

"Forte, ok."

Poi Thomas, pulendosi come può la bocca con la maglietta, decide

di raccontarglielo.

" Sai Marti, qualche giorno fa stavo passeggiando in piazza quando

mi è successa una cosa stranissima."

"Cosa?"

"Mah, proprio qui. Stavo aspettando Marco che doveva riportarmi

il pallone e a un certo punto s'è fermato uno su una Honda

blu. Ma uno grande, almeno vent'anni. È sceso, m'ha dato una pezza

in faccia e poi lo sai cosa mi ha detto?"

"No, cosa?"

"Lascia stare Michela. E risalito in moto e se n'è andato. Ma ti

rendi conto? Michela che sta con uno di vent'anni!"

È un attimo. Martina sorride senza farsi vedere. Non ci può

credere. Step. È proprio pazzo quello. È uno di quelli che non

s'incontrano

spesso nella vita. Ma se accade, non c'è che da esserne felici.

Ma Thomas non molla.

"E sai chi sembrava? Ti ricordi quel tipo con il quale parlavi

un po' di tempo fa? Dai, quando io stavo seduto sulla catena e ti

ho salutato e voi stavate lì che parlavate davanti al giornalaio?

Hai

capito chi? "

"Sì, ho capito chi dici. Ma guarda che ti sbagli. Non è proprio

il tipo. E poi scusa, ma ti pare che uno come quello si mette con

Michela? Con Michela ci si mette uno come te."

"Io? Ma che sei pazza? Io le sto dietro perché s'è fregata il mio

ed dei Simple Plan, sai Still Not Getting Any? Gliel'avevo

prestato

un mese fa. Ma si vede che quando le ho detto 'Si chiama Pietro e

torna indietro' lei ha capito che il ed tornava indietro da solo!

"

Martina sorride. Non tanto per il tentativo malriuscito di

battuta,

ma perché inizia a capire come stanno le cose.

"Comunque se è quello il tipo, oh diglielo: 'A me di Michela

non me ne frega niente'."

"E certo per paura..."

"Ma che paura ! Io quello se lo ribecco lo faccio nero. Cioè,

magari

tra qualche anno. Ti giuro che comincerò ad andare in palestra.

Anzi no, di più, mi iscrivo al corso di wrestling, voglio

diventare

come John Cena, magari faccio anche una canzone rap. È un

tipo fortissimo, hai capito chi è?"

No.

"Ma non conosci nessuno! "

Thomas alza le spalle e dà un altro bel morso alla pizza. "Mmm

che buona..."Alla fine sorride anche lui, dimenticandosi di quel

fatto.

E fa bene. Nella vita cerchiamo sempre una spiegazione. Perdiamo

del tempo cercando un perché. Ma a volte non c'è. E per triste

che sia, è proprio quella la spiegazione. Thomas parla con

Martina,

ridono e scherzano di altre cose. Poi si guardano. Lei nello

stesso

modo di sempre. Lui come forse non aveva ancora mai fatto. E

sorride.

Forse perché lei lo ha tranquillizzato su quello schiaffo. Forse

semplicemente perché quella ragazzina non è poi così male. Non lo

sa. Non importa. Nel frattempo la pizza finisce. E qualcosa

inizia.

Poco più lontano. Un altro comprensorio. Lì dove in un modo

o nell'altro andranno tutti. Senza rogiti particolari, senza

investimenti

azzeccati o un colpo di fortuna. Dove si è ospiti naturalmente.

Senza riunioni di condominio, senza un amministratore noioso o

un vicino troppo rumoroso. In quel posto dove non è più importante

quanto guadagni ma quanto sei stato capace di dare. Il cimitero.

Nel silenzio di quei prati curati, tanti nomi e semplici foto non

riescono a raccontare il tanto di tutte quelle vite. Ma i volti, i

sorrisi,

il dolore dei loro visitatori raccontano in un attimo la bellezza

di tutto quello che sono stati e la loro continua mancanza. Ecco.

Da un po' di tempo Pollo non è più solo. Ora a fargli compagnia

c'è un altro pezzo della vita di Step. Sua madre. Tutti e due

hanno

dei fiori bellissimi, ancora freschi di vita e d'amore.

Quell'amore

che Step non ha mai risparmiato, che non ha mai avuto la

possibilità

di dimostrare fino in fondo. E nel silenzio di ogni giorno,

nell'eco

lontana della musica della vita che continua, un amico e una


madre stanno parlando. Di lui. Di tutto quello che è stato, di

quello

che i ruoli della vita non hanno permesso di dire. Quelle parole

che non sono state mai dette ma che sono sempre arrivate. Perché

l'amore non va mai perso.

Quando salgo sulla moto ormai è il tramonto. E proprio in quel

momento la vedo tornare. Gin. Con la sua guida veloce, così come

è lei. Segue la curva con la testa, canticchia la canzone che sta

ascoltando

in quel momento. Chissà qual è. Ma sembra di nuovo allegra.

Come sempre. Come l'avevo lasciata. Bella del suo sorriso, della

vita che ha, dei sogni che rincorre, dei limiti che non conosce.

Libera. Libera da tutto quello che non le interessa e anche di

più.

E allora mi allontano così, vedendola stupita, mentre sorride. E

sono

felice. Come non ero da tanto... Colpevole solo di quella scritta.

Immensa. Su tutto il suo palazzo di fronte. Splendida, diretta,

vera. E ora non ho più dubbi. Non ho rimorsi, non ho più ombre,

non ho peccato, non ho più passato. Ho solo una gran voglia di

ricominciare.

E di essere felice. Con te Gin. Sono sicuro. Sì, è proprio

così. Vedi, l'ho anche scritto. Ho voglia di te.

***

I miei ringraziamenti.

Vorrei dire grazie a tutti coloro che nel bene o nel male, e

soprattutto a loro

insaputa, mi hanno dato uno spunto. In fondo la vita è bella

proprio per questo,

perché non dipende solo da te. Un libro invece sì. Voglio

ringraziare chi mi ha volutamente

aiutato.

Grazie a Giulia e ai suoi ottimi consigli. Ma soprattutto ai

momenti bellissimi

che mi ha regalato. Ne ho nascosti alcuni in questo libro, perché

non vadano

dimenticati.

Grazie a Riccardo Tozzi e a sua nipote Margherita, a Francesca

Longardi e a

tutta la Cattleya, perché senza di loro magari questo mio secondo