"Dai, Olly, non fare la dura… tanto non lo sei… anche a te dispiace che si sia isolata. E proprio questo ci deve far capire che forse sta male. Attaccarla non serve a nulla, ti pare? E poi, ripeto, noi siamo amiche. Punto e basta. E non lo siamo solo a parole. Tanto arriva, no? Sono quasi le quattro. E vedremo."

Dopo qualche minuto suona il citofono. Olly va ad aprire. Poi si gira verso le altre. "È lei."

E si sentono di colpo tese, emozionate, impaurite. Il cuore di Olly batte forte, come prima di una sfida o di una prova difficile. Diletta cammina nervosamente nella stanza. Erica continua a rigirare tra le mani un cucchiaino da tè. Parlarsi. Chiarirsi. Ricominciare. Come non era mai successo prima tra loro. Una piccola frattura che se non risanata in tempo rischia di diventare troppo grande. Un'amica a cui stare vicino, da proteggere, aiutare anche oltre quello che lei stessa può capire. E poi le frasi, tutte quelle frasi che negli anni hanno scritto nei loro diari, si sono dedicate a vicenda, per rinsaldare ogni volta di più il legame. Quel proverbio arabo… "Un amico è colui al quale puoi rivelare i contenuti del tuo cuore, ogni grano e granello, sapendo che le mani più gentili li passeranno al setaccio e che solo le cose di valore verranno conservate, tutto il resto verrà scartato con un soffio gentile." Quella frase di Gibran… "Amico mio, tu e io rimarremo estranei alla vita, e l'uno all'altro, e ognuno a se stesso, fino al giorno in cui tu parlerai e io ascolterò, ritenendo che la tua voce sia la mia voce; e quando starò zitto dinanzi a te pensando di star ritto dinanzi a uno specchio." E ancora Antoine de Saint- Exupéry… "Amico mio, accanto a te non ho nulla di cui scusarmi, nulla da cui difendermi,

nulla da dimostrare: trovo la pace… Al di là delle mie parole maldestre tu riesci a vedere in me semplicemente l'uomo." Ecco, ora è il momento di vedere semplicemente Niki. Al di là del fastidio.

Proprio in quel momento suonano alla porta. E Olly va ad aprire.

"Ciao…"

Niki l'abbraccia subito, cogliendola quasi di sorpresa. Olly lascia cadere giù le braccia, un po'"spiazzata da quel gesto. Diletta ed Erica si guardano. Erica storce la bocca, come a dire: mmm, c'è qualcosa che non mi convince. Poi anche le altre vanno ad abbracciarla. Diletta le sorride.

"Questo matrimonio ti ha rapito da tutto e tutti…"

Niki si stacca e annuisce. "Sì, è vero. Hai ragione."

Nelle sue parole però non si sente la consueta allegria, e le Onde naturalmente se ne accorgono subito. Niki chiude gli occhi per un attimo, solo un attimo, poi li riapre. Diletta, ancora masticando un po'"di quel biscotto, sorride cercando di alleggerire la situazione.

"Allora… Sai cosa abbiamo scommesso? Che oggi sceglierai le due testimoni… E devo dire che ne abbiamo parlato e che una di noi comunque ci rimarrà malissimo… Quindi scarta me che sono la più forte, oppure… Fai testimoni tutti e tre… Io te lo dico, Niki… Il gruppo delle Onde con questa decisione corre un grosso rischio…"

Niki si appoggia al bancone alle sue spalle, come a sorreggersi, a sentirsi più solida per la notizia che sta per dare. Poi sorride, titubante e imbarazzata.

"Non correte nessun rischio…" E si prende una pausa e le guarda negli occhi decisa e determinata nella sua scelta. Ma cercando comunque il loro amore. E il loro appoggio, del quale ha bisogno. "Non mi sposo più."

"Cosa?" Diletta quasi si strozza con l'ultimo pezzetto di biscotto, Erica malgrado la sua voglia continua di essere trasgressiva, questa volta rimane sinceramente sbalordita. "Ma stai scherzando, vero?"

Olly rimane in silenzio, è spiazzata e non sa cosa dire, cosa pensare, cosa provare, se essere felice o dispiaciuta, bambina o donna. Poi sceglie di essere semplicemente amica.

"Raccontaci."


Centodiciotto


"Ma non è possibile."

Flavio, Enrico e Pietro sono allibiti, esterrefatti. Non credono alle loro orecchie. Anzi ai loro occhi, visto che si stanno passando la lettera di Niki e l'hanno già letta a turno almeno tre volte.

"Cioè, non è possibile." Pietro lo ripete scuotendo la testa.

Flavio lo guarda. "L'hai detto già tre volte."

"E lo ridico, non è possibile."

Alex è seduto, affranto, sul divano del salotto. "Ragazzi, è possibile invece. È così. Sta scritto lì. Mica me lo sono inventato."

Enrico cerca di puntualizzare. "A parte che mi sembra una lettera scritta in maniera molto sbrigativa, c'era anche un errore…"

Flavio allarga le braccia. "Ma che t'importa dell'errore! E poi qual è l'errore, scusa, io non l'ho notato…"

"Ma questo, dai, l'ho visto anch'io." Pietro riprende la lettera in mano. "Eccolo qua: alle tue sorelle è impossibile stargli dietro… Dicevi questo, no?"

"Eh…" Flavio allarga le braccia. "Ma ti pare?! Oggi si dice eccome."

"No, doveva dire "star dietro" e basta."

"Ma dai! Quelle sono le lettere tue, quando scrivi a una società magari! Questa è la lettera di una ragazza… Scusa se lo dico, eh" rivolto ad Alex, "che lascia il suo ragazzo."

"Eh! Grazie…"

"Oh, sta scritto qui, eh."

Pietro annuisce. "E che quindi presa dalla foga non va tanto per il sottile."

"Appunto!"

Alex li guarda sconsolato. "A parte l'errore voi come la giudicate?"

Enrico interviene. "Bè, io non una scelta giusta."

"Quale?"

"Quella di far leggere questa lettera a tutti noi!"

"Ma che dici! Non ti chiedevo questo, ma che mi frega, voi siete i miei amici da sempre, se non ne parlo con voi con chi lo faccio! Con quelli di lavoro, con Andrea Soldini, con Leonardo?"

Pietro interviene. "Bè, io sono passato l'altro giorno dal tuo ufficio a cercarti e ti devo dire la verità, con Raffaella affronterei volentieri qualunque tipo di problema…"

"Già, ma in questo momento per me è Raffaello, un uomo."

"Allora sei messo proprio male."

"Malissimo. È la seconda volta che chiedo a una donna di sposarmi…"

"E ti ritrovi con gli armadi di casa tua svuotati e una lettera che ti aspetta."

Pietro si siede di fronte ad Alex. "Cioè, è inevitabile ammettere che c'è qualcosa che non va…"

Alex lo guarda preoccupato. "Tipo?"

"Bè, quando tu chiedi loro di sposarti, con la preparazione del matrimonio e tutto il resto, innesti in loro un tale nervosismo e una paura, anzi parlerei di vero e proprio terrore, che alla fine le porta inevitabilmente a scappare…"

"A parte che con Elena non c'è stata neanche la preparazione…"

Flavio si rivolge a Pietro. "Quindi questa tua teoria non ha valore!"

"Già, io credo però che con la prossima…"

Alex lo guarda allibito. "Con la prossima? Quale prossima? Nooo… Non se ne parla. Io voglio Niki!"

Pietro cerca di calmarlo. "E sicuramente la riavrai. Però con lei ormai la storia del matrimonio è andata in un certo modo. Se mai invece non dovesse più andare con lei…" Alex solo a questo pensiero si sente svenire, ma Pietro continua come se nulla fosse.

"Credo che la cosa migliore sarebbe che d'ora in poi le donne tu facessi finta di invitarle a una festa importante, molto elegante, così loro si preparano ed escono all'altezza e poi… Tà. Le fai arrivare lì dove hai già preparato tutto, ricevimento, testimoni, bomboniere, fiori, fedi… E te le sposi al volo! Senza possibilità di svuotamento armadi… solita lettera e tutto questo dramma già ampiamente vissuto, giusto? E non credo che avresti la capacità di sopportare una terza lettera…"

Alex li guarda uno per uno. "Forse voi non vi rendete conto, cioè, io capisco la vostra situazione personale, il fatto che tutti e tre in un modo o nell'altro, chi più chi meno, abbiate visto in diffìcoltà il vostro matrimonio, e che tutto quello che vi è successo non vi faccia credere più nell'amore… Ma non è il mio caso. Non è la mia storia. Non è la mia favola."

Pietro rimane un po'"sorpreso. "Favola? Che favola?"

"La favola tra me e Niki. Io amo Niki."

Flavio, Enrico e Pietro fanno un sospiro e si lasciano cadere sul divano di fronte ad Alex.

Pietro è il primo a riprendere la parola. "Se a quarantanni credi ancora nelle favole, il problema è più grave del previsto."

Alex lo guarda, poi sorride. "Forse non crederci più è un problema ancora più grande." Pietro annuisce. "Ok ok, sei testardo e vuoi avere ragione. Allora andiamo ad analizzare bene questa lettera. In un passaggio Niki dice addirittura che avrebbe voluto che tu la rapissi da tutto e tutti e con una moto la portassi via… Classica moderna rivisitazione del principe azzurro in chiave terzo millennio con motocicletta al posto del cavallo."

Enrico interviene. "Già, forse però dimentica che dopo l'incidente che hai avuto a quattordici anni insieme a tuo padre, tu ne hai il terrore…"

Pietro la giustifica. "Forse non glielo ha detto."

Alex lo blocca. "No, gliel'ho detto, gliel'ho detto…"

"Allora non è giustificata."

"No, allora è peggio. Ha voluto sottolineare questa tua paura quindi…"

Alex si fa più curioso. "Quindi?"

"Quindi ti vede vecchio."

"Vecchio? A me? E perché?"

"Perché non fai quelle cose da giovane! Quante volte l'hai portata in discoteca?"

Alex ci pensa su un attimo. "Una volta."

"Bene."

"Era la presentazione di un marchio dell'azienda, avevamo scelto una discoteca perché si trattava di una birra come prodotto."

"Male."

"Perché?"

"Mi hai detto discoteca. Era discoteca, sì, ma era anche lavoro. Giri in moto?"

"Nessuno, non ce l'ho e come diceva Enrico ho il terrore!"

"Malissimo."