quell'acqua scura, spaventata dalla forza della natura, ancora di più dal momento che sta vivendo. Che faccio della mia vita? Perché sono qui? E lo guarda. Silenzioso, Guido beve la sua birra. Poi, come sentendosi osservato, lentamente si gira e le sorride.

"Hai espresso il tuo desiderio?"

Niki annuisce. Poi abbassa lo sguardo. Lui allora le si avvicina, le si siede accanto. Si leva il giubbotto e glielo poggia sulle spalle. "Tieni. Ho visto che tremavi un po'. Fa freddo. È l'umidità del fiume."

Niki alza lo sguardo e incrocia i suoi occhi. "Grazie."

Rimangono così, in quel silenzio, senza imbarazzo. Finendo di bere.

"Ehi, ho un'idea." Guido nella penombra sorride.

"Dimmi…"

"Facciamo una bella cosa. Mettiamo una frase nella bottiglia e lasciamola andare nel fiume, destinata a chi la troverà, ti va? Come in quel film…. Le parole che non ti ho detto con Kevin Costner e Robin Wright Penn…"

E stavolta è lei a stupirlo. Lei, che ha amato quella lunga lettera, l'ha imparata a memoria per non perderla più. Lei, che ora si lascia andare… chiude gli occhi e declama: ""Per tutti coloro che amano, hanno amato e ameranno. Alle navi in navigazione e ai porti di scalo, alla mia famiglia e a tutti gli amici ed estranei: questo è un messaggio e una preghiera. Il messaggio è che i miei viaggi mi hanno insegnato una grande verità: io ho già avuto quello che tutti quanti cercano ma che soltanto pochi trovano, la sola persona al mondo che ero destinata ad amare per sempre. Una persona ricca di semplici tesori, che si è fatta da sola e che da sola ha imparato. Un porto in cui mi sento a casa per sempre e che nessun vento, nessun problema potranno mai distruggere. La preghiera è che tutti al mondo possano conoscere questo genere d'amore ed essere da esso sanati. Se la mia preghiera sarà ascoltata saranno cancellati per sempre tutti i rimpianti e tutte le colpe e avranno fine tutti i rancori…"".

"Sì" si stupisce Guido. "Ma ti ricordi tutto! Sì, dicevo proprio quello."

Niki non riesce a crederci. È il suo preferito. Lo ha visto tantissime volte. L'amore che non finisce, l'amore che sopravvive anche alla scomparsa di lei… L'amore oltre la morte. Eros e Tha- natos. E il fatto che lui abbia parlato proprio di quel film le provoca una strana fitta. Ora lo guarda meglio, è lì che ha strappato

un foglio dal suo moleskine e scrive, il suo profilo, Le sue labbra, i suoi tratti decisi. È un ragazzo? È un uomo? Il suo fisico forte tranquillo, solo con un maglione leggero nel vento della notte. La sua vita stretta. Le sue gambe lunghe. E poi quel sorriso.

"Ecco, io l'ho scritta. Te la leggo. "Tu che mi hai trovata… Ti grido amore, che tu possa amare di follia ribelle, di insana passione, che queste parole siano per te l'inizio di spericolata felicità…""

Niki rimane in silenzio, colpita dalla bellezza di quelle parole, dalla loro importanza, dall'incredibile sintonia con tutto quello che sta provando. C'è qualcosa di nuovo. Come un ostacolo superato, un velo caduto, una scoperta dietro l'angolo della strada. Quella canzone che irrompe improvvisa, che squarcia il silenzio, ti scuote. E lui è lì. Guido. Quello del primo giorno, della continua sfida, della battuta facile, della risposta sempre pronta. Un po'"fastidioso, un po'"no. Ora di colpo vicino, in perfetta armonia. È come se suonassero insieme una melodia che ad altri non è dato sentire. E nessuno ci avrebbe scommesso. Soprattutto Niki.

"Sono bellissime."

"Sono felice che ti siano piaciute. Tieni, prendi questo foglio e la penna: scrivine una anche tu."

"No… Non mi va."

"Dai. È un gioco, magari potrà essere utile a chi troverà questa bottiglia, magari farà una riflessione sul suo momento, su quello che sta vivendo…"

Niki ci pensa un po'"su. Guido rimane a guardarla. Si fissano per un po'. Poi lui piega la testa di lato. "Allora?"

E alla fine lei accetta, conquistata da quello strano gioco. "Dammi questo foglio."

Lui glielo passa sorridendo. "Bene. Sono contento…" E rimane a osservarla mentre lei cerca nel cielo la sua ispirazione. Ma Niki se ne accorge. "E dai, non mi fissare, sennò non mi viene niente."

"Ok. Allora intanto io varo la mia bottiglia." Trova un piccolo pezzo di ramo del diametro giusto, poi piega il foglio, l'arrotola, lo mette dentro la bottiglia vuota di Corona e ce lo infila. Con il palmo della mano dà qualche colpetto per farlo arrivare ancora più in fondo e quando ormai è incastrato lo spezza a metà. Prende la bottiglia con quel suo nuovo tappo di legno improvvisato e la poggia dolcemente sul fiume. L'acqua la rapisce, quasi la strappa dalle sue mani e la porta via così, veloce, diretta verso chissà quale destinazione. Niki intanto ha finito di scrivere. "Ecco fatto…"

Arrotola il foglietto e lo infila dentro la sua bottiglia. "Ma non me lo leggi?"

"No. Mi vergogno."

"Ma dai…" Guido le sorride, si finge dispiaciuto. "Sono sicuro che sarà bellissimo."

"Non so. Ho scritto la prima cosa che mi passava per la testa. Chi troverà questa bottiglia la leggerà."

Guido allora capisce che non è il caso di insistere, che lei ha bisogno della sua indipendenza, della sua possibilità di scelta, e che già il fatto che abbia deciso di giocare con lui è un bellissimo risultato. Così la aiuta a mettere un pezzo di un altro ramo per tappo e poi insieme a lei scende sul bordo del fiume per varare anche questa seconda bottiglia. E rimangono così a guardarla andare su e giù nell'acqua, con il collo che scompare ogni tanto per riapparire più in là, fino a perdersi nel buio.

"Fortunato chi leggerà le tue parole. Chissà se sarà in grado di immaginare la bellezza di chi le ha scritte…"

Niki si gira e lo trova vicino. Molto vicino. Troppo vicino. Ora sono avvolti nella penombra di quell'anfratto, sotto la chioma verde di un grande albero. I lunghi rami si abbassano su di loro come un grande ombrello naturale. Li proteggono anche dal più semplice raggio di luna. Sono lì, sospesi da tutto. Un vento leggero, ora più caldo, muove qualche foglia, poi i capelli di Niki. Quel ciuffo ribelle scivola giù così, sul suo viso, e quasi le disegna un ricamo indeciso, un punto interrogativo, un boccolo curioso che finisce la sua corsa lungo il bordo della guancia. Un silenzio fatto di mille parole. I loro sguardi e quegli occhi che sorridono sereni, consapevoli della bellezza del momento. Quell'attimo che sembra durare un'eternità.

Guido muove la mano, la alza delicatamente verso il suo viso, sposta quel ricciolo ribelle e si trova ad accarezzarle tutti i capelli. Lentamente continuano a fissarsi. Occhi negli occhi, mentre le loro labbra avanzano e piano piano si avvicinano con un movimento millimetricamente magico e nello stesso tempo si schiudono come fiori sbocciati sul letto di quel fiume. E quelle labbra rosse, morbidi petali di due giovani sorrisi, sono sempre più vicine. Niki? Niki? Ma cosa stai facendo? Lo stai per baciare? E allora, come destata da un dolce sogno, come richiamata da un'improvvisa ipnosi, Niki torna in sé e quasi si vergogna di quel suo lento cedere, della debolezza di quel momento, della folle, sciocca, semplice, umana attrazione. E mortificata si ritira e abbassa gli occhi. "Scusa ma non posso."

No, non voglio, pensa Guido. No, non mi piaci. No, non ti desidero.

Solo non posso. Come se in realtà volesse, come se il desiderio ci fosse, come se potesse accadere ma non adesso. Un giorno. E allora senza fretta, senza fastidio, con un sorriso pieno di semplicità e leggerezza. "Non ti preoccupare. Ti accompagno a casa."

E in un attimo Niki si ritrova dietro la sua moto, intontita, confusa, disorientata, e non basta il vento fresco del lungotevere a far chiarezza nella sua mente e soprattutto nel suo cuore. La moto procede lenta e a un certo punto Niki sente la mano sinistra di Guido che ha abbandonato il manubrio e si ritrova sopra la sua, la stringe quasi a darle sicurezza, a non farla sentire perduta. "Tutto bene?" Guido incrocia nello specchietto i suoi occhi, che spiano sorridendo, e vorrebbe darle tranquillità e fiducia. Continua e insiste. "Tutto ok?"

"Sì, tutto bene."

Allora sorride e annuisce. Calma e tranquillità. E fanno ancora un po'"di strada mano nella mano, definitivamente messo da parte ogni litigio, ogni sciocca battuta o presa in giro. È come se fossero entrati in una nuova dimensione. Complici. E Niki guarda in basso, sulla sua gamba. La sua mano stretta in quella di Guido, così a lungo, immobile, quasi arresa. Complici. E non si sente colpevole. In fondo cosa ho fatto? Si chiede. Eppure sa perfettamente di respirare aria nuova. Un sospiro lungo, profondo, pieno. Complici. Mai avrebbe pensato di poter stare così con un altro. Un altro. Un altro. Le viene quasi da gridare questo termine, talmente le appare rumoroso e stridente e strano e assurdo e alieno e impossibile. Un altro. Un altro. Mai avrebbe potuto pensarlo. Guarda di nuovo la sua mano, è lì, nella sua e non le sembra possibile. Eppure è così. E allora chiude gli occhi e si appoggia alla sua schiena e si lascia portare completamente arresa per le strade di questa strana notte. Silenzio. Neanche il traffico fa più rumore. Silenzio. E come se tutta la città fosse rimasta a bocca aperta. E una lacrima ribelle le riga il viso. Sì, è così. Sono complice. E, quasi senza accorgersene, si trova davanti all'università.

"Ecco, siamo arrivati…" Niki scende veloce dalla moto e poi quasi nascosta dai capelli, sfuggente anche con se stessa, lo saluta. "Ciao…" E fugge via, senza dargli neanche un bacio. Corre verso la sua auto, la apre e non si gira. Accende il motore e via, non si accorge quasi di guidare fino a casa. Si infila dentro il portone chiudendoselo alle spalle. Poi chiama l'ascensore. E rimane così, respirando affannata, cercando disperatamente di nuovo il suo equilibrio. Entra nell'ascensore e si ritrova davanti allo specchio e stenta a riconoscersi. I capelli mossi dopo la corsa in moto, selvaggi, ribelli