"Oh, ma chi è che rompe! Ma che vuole questo?" Erica sta per fare un gestaccio, quando guarda nello specchietto retrovisore. Mette a fuoco. Riconosce la massa di riccioli chiari. Macché, è lei? Ma è matta! E comincia a salutare con la mano facendole le linguacce. Si rincorrono un po'"fino ad arrivare al posto fissato. Parcheggiano miracolosamente. Scendono e corrono una verso l'altra, abbracciandosi e saltando come pazze.

"Oh, ma sembra che non ci vediamo da una vita!"

"Ma che c'entra! Ti voglio bene!" e continuano a saltare appiccicate, come due calciatori dopo un goal importante.

Dopo qualche istante sbucano anche Niki e Olly. "Oh, ma che fate! Che, vi siete fidanzate?!" e senza pensarci troppo si lanciano anche loro in quell'abbraccio folle, intenso, allegro, lì, in mezzo al parcheggio e alla gente che passa senza capire cosa abbiano quelle quattro ragazze che fanno una specie di girotondo gridando. "Dai, basta… dobbiamo andare a fare la spesa!"

"Come sei noiosa…"

"Sì sì… guardate che io non cucino, eh!"

"Ok, allora prendiamo le pizze!"

"Porto un gelato buono e nuovissimo, lo prendo da San Crispino, ok?"

"Aspettate… Aspettate… E come mai, Niki, hai deciso di risparmiarci? Ci dai la grazia?"

"Cioè?"

"Non cucini, quindi non ci avveleni!"

"Cretine!"

E continuano a scherzare in mezzo alla strada, spingendosi e ridendo, così, senza età, padrone del mondo, come solo in certi momenti di felicità si può essere.


Dieci


Sera. Alex torna a casa. Entra di fretta e comincia a preparare la borsa. Apre l'armadio. "Ma porca miseria, chissà dove mi ha messo i pantaloncini la signora delle pulizie…" Sbatte due o tre cassetti. "Ah, ecco la maglietta…" Proprio in quel momento squilla il telefonino. Guarda il display. È Pietro. E ora che succede? Non mi dire che lo devo andare a prendere anche questa volta. Apre il telefonino. "Già lo so…"

"Che cosa? Come hai potuto saperlo? Non ci credo che già lo sai, ma come hai fatto?"

Alex sbuffa. "Perché è sempre la stessa storia. Vuoi essere passato a prendere."

"No. Peggio. Non si gioca."

"Cosa? E io che mi sono scapicollato a casa per venire a giocare a calciotto e ora non si gioca? No, spiegami subito, deve essere successo qualcosa di incredibile perché salti la nostra partita…!"

"Infatti… Camilla ha lasciato Enrico."

"Passo subito a prenderti."

Poco dopo. Alex e Pietro sono in macchina. "Ma come è successo?"

"Niente, non so niente, mi chiudeva il telefono, non riusciva a parlare. Secondo me in certi momenti addirittura singhiozzava."

"Pure! Ma come la fai esagerata."

"Ti giuro, perché dovrei dirti una cazzata?"

Drin, suona di nuovo il telefonino di Alex.

"È Niki."

"Non le dire niente. Dille che andiamo lo stesso a giocare…"

"Ma saremmo già dovuti essere sul campo, sono le otto e dieci."

"E allora dille che stasera giochiamo più tardi."

"Ma perché?"

"Poi ti spiego."

Alex scuote la testa, poi apre il telefonino. "Amore…"

"Ehi, ciao! Pensavo fossi già in campo…"

Alex guarda male Pietro che curioso scuote la testa come a dire: che c'è?

"Ehm, no… giochiamo un po'"più tardi perché Pietro come al solito ha sbagliato a prenotare il campo…"

"Sul serio? Non è che mi stai dicendo una bugia?"

"Io? Ma perché dovrei, amore? Che ragione avrei di dirti una bugia?"

Alex di nuovo guarda male Pietro e scuote la testa.

"Boh, non so, così… lo sento… Comunque ti volevo dire che sto andando da Olly. Ci vediamo tutte lì ma ho il telefonino scarico, casomai ti chiamo più tardi quando torno a casa."

"Ma non lo puoi caricare adesso? O portarti dietro il caricatore?"

"No… Sono già fuori e ha fatto adesso il bip che segnala la batteria scarica…"

"Ah… Bè, allora lo puoi caricare a casa di Olly…"

"Nessuna di loro ha il caricabatterie come il mio… Amore, ma di cosa ti preoccupi? Tu starai giocando a pallone…"

"Ah già… Che sciocco… a dopo."

"Certo! Dedicami un goal se segni, come i grandi campioni, eh…"

"Certo!"

"Ecco, invece di fare il pupone per me fai il pupino!"

Alex chiude il telefono e fa a Pietro un sorriso falso. "Complimenti. Riesci sempre a mettermi nei casini anche quando non ce n'è assolutamente bisogno…"

"Cioè?"

"Crede che stiamo andando a giocare a pallone e invece non lo stiamo facendo."

"E allora dov'è il problema?"

"Che le ho mentito."

"Perché, ora tu non le hai mai mentito…"

"No."

Pietro lo fissa poco convinto. Alza il sopracciglio incredulo. Alex si sente osservato, controlla la strada poi guarda Pietro, poi di nuovo la strada, poi Pietro. Poi alla fine cede. "Va bene… tranne quella volta che non le ho detto che era tornata a casa Elena…"

"Hai detto niente! E le hai mentito anche sul fatto che ti ci eri rimesso…"

"Sì sì, va bene! Ma è stato più di un anno fa."

"E allora?"

"No, "e allora" lo dico io! Mi stai facendo un interrogatorio? Eh… Fatto sta che stasera, a distanza di un anno, le sto mentendo di nuovo e per di più senza una valida ragione."

"No, una ragione c'è."

"E quale?"

"Ecco, metti caso che Niki domani incontra Susanna e le dice che noi non abbiamo giocato."

"Eh… E che c'è di male?"

"C'è, perché io stasera faccio molto tardi perché ho detto a Susanna che cominciavamo a giocare alle undici…"

"Alle undici?"

"Eh sì, le ho detto che tu ti eri dimenticato di prendere il campo e ci hanno dato l'ultimo disponibile per giocare…"

"Pure!"

Alex scuote la testa e continua a guidare. Pietro l'abbraccia. "Grazie… sono fiero di avere un amico come te…"

Alex gli sorride. "Come vorrei poter dire la stessa cosa."

"Ah…" Pietro toglie l'abbraccio e si ricompone. "Sul serio?"

"No…" E Alex naturalmente ride e scuote di nuovo la testa.


Undici


Enrico è seduto sulla poltrona del salotto. Tiene tra le braccia la piccola Ingrid che sta dormendo.

"Cioè, voi capite, mi ha telefonato… Mi ha telefonato in ufficio e mi ha detto semplicemente questo: "La signorina Dora si ferma fino alle sette poi se ne va, vedi di esserci per quell'ora sennò Ingrid rimane da sola"…"

Enrico guarda Ingrid che dorme. La dondola un po', poi le tocca con un dito il bavaglio che ha sotto il mento sistemandoglielo meglio.

"Avete capito?"

Alex, Pietro e Flavio sono di fronte a lui seduti sul divano. Tutti e tre hanno la bocca aperta. Enrico li guarda scuotere la testa. Alex sembra quello più incuriosito.

"E poi?"

"E poi sono tornato qui appena in tempo, la signorina Dora se ne stava per andare."

"Sì, ma Camilla… Cioè, Camilla dov'è?"

Enrico li guarda sereno. Poi controlla l'orologio. "È in volo. Tra quattro ore circa arriva alle Maldive. Se non casca prima l'aereo, cosa che io tanto mi augurerei!"

"Alle Maldive? E con chi?"

"Con l'avvocato Beretti, distinto signore del mio circolo che le ho presentato io."

"Tu? E perché?"

"Camilla ha voluto fare in questa nuova casa dei lavori, gli operai hanno sbagliato alcuni attacchi nel bagno e hanno provocato drammatiche perdite d'acqua. E così con l'avvocato Beretti abbiamo fatto causa all'impresa…"

"Morale?"

"Morale, Beretti ha perso la causa con la ditta e io invece ho perso mia moglie che se n'è andata con lui…"

Flavio si alza dal divano. Solo ora Pietro se ne accorge.

"Ma sei vestito da calcio…"

"Eh, forse non te lo ricordi, ma dovevamo giocare, no?"

"Ah già!"

"Ero già in ritardo… Mi sono cambiato per non far aspettare gli altri in campo. Sarebbe stato tutto normale se avessimo giocato… poi c'è stato questo piccolo contrattempo…"

"Chiamalo piccolo contrattempo!"

Enrico alza le spalle.

"Va bè, ma tanto avremmo perso."

"Io non ne sono sicuro… Secondo me oggi era la giornata buona che vincevamo."

"E certo." Enrico li guarda e allarga le braccia. "Così mi sento pure in colpa per questa mancata vittoria."

"Oh, ricordatevi che si giocava alle undici."

Flavio guarda Pietro senza capire, improvvisamente sembra felice: "Ah, ma allora si gioca?".

Alex scuote la testa. "Lascia perdere, non si gioca…"

Pietro invece annuisce. "Si gioca, si gioca."

Flavio non ci capisce più niente. "Ma insomma, si gioca o no? Mi spieghi, Pietro?"

"Allora, guardate, è semplicissimo: non si gioca ma si gioca… Ok?"

"Bè, non è del tutto chiaro…"

Pietro si siede e allarga le braccia.

"Ok. Allora, ragazzi, voglio spiegarvi come ho capito che stanno le cose. Il vero problema è la fedeltà."

Flavio lo guarda curioso. "Cioè?"

Pietro continua sorridendo. "È inutile cercare la fedeltà… La fedeltà non è di questo mondo… O meglio di questa era. Oscar Wilde diceva che la fedeltà è per la vita sentimentale ciò che la coerenza è per la vita intellettuale: semplicemente la confessione di un fallimento. Quindi io alle undici entro, invece che in campo… sotto le lenzuola di una donna felicemente sposata con un marito che però gioca… fuori casa!"

Flavio si dirige verso la cucina. "Mi dispiace, ma non sono di quest'idea… Posso prendermi una cosa da bere?"

"Certo, in frigo c'è Coca, birra e anche dei succhi."

Flavio parla più forte dalla cucina. "La fedeltà si ha naturalmente quando un rapporto funziona. Si vede che ora le cose per te non vanno più bene… Qualcuno vuole qualcosa?"