"Ma io sono tranquilla."

"Ancora di più, cioè, noi saremo sempre con te, qualunque cosa decidi, anche se proprio mentre stai per andare all'altare prendi e vuoi scappare come in quel film… com'è che si chiamava?"

Simona e Niki in coro: "Se scappi ti sposo!".

"Ecco, quello lì… Io, cioè noi ti capiremo… Anche all'ultimo momento…" Sorride guardando Simona. "Ecco, se tu mai dovessi Veramente avere un dubbio, magari un'ombra, un pensiero, insomma una qualsiasi indecisione, sarebbe bello poterne parlare anche prima di tutta l'organizzazione del matrimonio…" Roberto insiste. "Ma no no… Anche all'ultimo momento."

Simona gli sorride con gentilezza: "Tu lo sai, vero, che tocca alla sposa e quindi ai suoi genitori pagare il catering per tutti gli invitati…". Fa l'occhietto a Niki e sempre sorridendo: "Forse quattrocento…".

Niki alza le spalle indecisa. "Sì, forse… Più o meno, insomma."

Allora Simona guarda di nuovo Roberto.

"Ecco…" Roberto torna sorridente e accomodante. "Bè, la ragazza si deve sentire libera di prendere qualsiasi decisione anche all'ultimo… Certo… se ti viene in mente prima… eviti di rovinarci inutilmente!"

"Papà!" Niki fa per tornare in camera sua.

"Ma Niki" Roberto le corre dietro, "stavo solo scherzando…"

"Hai un modo terribile di scherzare." Rientra nel salotto con lui. "Sei proprio cheap!"

"Cip?"

Matteo interviene. "A papà… Ma dove vivi? Vuol dire scadente, un poveraccio, che pensavi a Cip e Ciop?"

"Va bè… Comunque sarò pure Cip se parlo di soldi! O Ciop o quello che volete voi. Io voglio che mia figlia sia serena per la sua decisione e non abbia mai paura di non potersi rimangiare quello che ha detto!"

Niki lo abbraccia. "Grazie papà, ti voglio bene… Ora vado in camera mia e provo un po'"a studiare…" Si allontana più tranquilla e con un sospiro imbocca il corridoio diretta nella sua stanza.

"Vado pure io in camera…" Matteo si alza dal puf. "Ma su Messenger con i miei amici."

"Matteo… ma…."

"Mamma, ho studiato oggi pomeriggio, ho fatto tutto proprio per avere un po'"di libertà adesso…" Poi fa per andarsene ma si ferma sulla porta. "Ma che, a "sta gita devo venire pure io?"

"Sì. Certo. Che, non fai parte della famiglia?"

"Sì, però io avevo una partita con i miei amici. E poi, che sicurezza abbiamo che lei si sposi davvero con uno così più grande?"

"Senti, non ti ci mettere pure tu, eh!"

"Perché uno non è libero di esprimere la propria opinione?"

"Sì, va bè… Fai un sondaggio con i tuoi amici su Messenger, và… Vedi a che percentuali la danno."

"Che brutto! Mi fate sentire come uno che non conta nulla…" Matteo se ne va anche lui e Simona e Roberto restano soli in salotto. Continuano in silenzio a seguire la trasmissione. Carlo Conti legge le cinque parole.

"Allora, il montepremi è di centoventimila euro, sei stata bravissima a scegliere le parole, che ti ricordo sono: giro, Napoleone, lupo, anello e passero. Vediamo se indovini qual è la parola alla quale sono legate, via al tempo…."

Roberto e Simona guardano fissi la tv cercando la soluzione a quell'enigma, poi lei senza neanche guardare il marito gli dice: "Dobbiamo stare attenti, secondo me Niki non è decisa… Sotto sotto ha paura…".

"Macché… Hai visto come si è arrabbiata: è determinatissima."

Simona scuote la testa. "Fa così perché vuole convincersi anche lei della sua scelta…"

"Dici?"

"Ne sono sicura."

"Sarà… Senti, piuttosto…" Roberto si gira verso di lei. "Ma non si faceva a metà tra sposa e sposo con il ricevimento?"

"No."

"Ma pure tra noi è andata così?"

"Sì."

"Ah… Ecco perché il pranzo lasciava un po'"a desiderare!"

Simona gli dà una botta. "Cretino… Perfino la musica era la migliore. Ho scelto la band del momento, strapagata…"

"Bè, per fortuna non sono stati soldi buttati."

Simona lo guarda e alza il sopracciglio. "Per adesso…"

"Pure noi siamo ancora a rischio?"

"Certo! Sempre… E fai stare tranquilla tua figlia!"

"Sì, solitario!"

"Cosa?"

"La parola del gioco…"

"Ah…" Simona riguarda le cinque parole. "Si, è giusta. Solitario…" E le sembra quasi uno strano gioco del destino, più che il gioco della ghigliottina.



Settantanove


Un rumore martellante arriva dalla strada. Olly si sveglia scocciata. Si preme il cuscino sulle orecchie. Nulla. Il rumore arriva lo stesso. Allora sbuffa e si mette seduta sul letto. Si guarda intorno. La camera da letto. Arredata con gusto, moderna, parquet di betulla, dello stesso colore della porta e degli infissi. Un tappeto morbido è ai piedi del letto, un letto basso e rotondo, molto grande. Olly guarda alla sua sinistra. E lo vede. Vede la sua bella schiena abbronzata. Alcuni tatuaggi. Chris sta ancora dormendo. No. Non è possibile. Ma allora l'ho fatto davvero. Ci sono andata. E non mi sembra nemmeno che sia stato un granché. Mi pare anche d'aver dormito tanto. Olly nota la Nikon appoggiata su un tavolino. Si alza. Cammina a piedi scalzi verso la macchina fotografica. L'accende. Fa scorrere gli scatti. Come sono belli. C'è lei nelle pose più diverse. Sì, è proprio bravo questo Chris. Poi cammina nella stanza. È piena di foto di modelle. E sue. Lui in tutte le pose. Olly alza il sopracciglio. Esce dalla stanza. Cammina piano per il grande appartamento. È bellissimo. Un soppalco raggiungibile con una scala in metallo. Olly sale. Alcuni libri su delle mensole e attrezzi da palestra. Scende di nuovo. Su un'altra mensola nota alcuni bigliettini incorniciati. Li prende. Li legge. Sono tutti scritti con grafie diverse.

"Chris…. ti adorooo!", "Chiamami quando vuoi", "Già mi manchi…", "Sei troppo fico, sai dove trovarmi…" e così via. E lì a lato nota un block- notes con tanto di penna stilografica, lo stesso da cui devono essere stati strappati i foglietti che vede incorniciati. Non è possibile. Cioè, qui vengono queste tipe e poi gli lasciano il bigliettino e lui li incornicia? Che schifo. Ma che è? Olly si gira intorno. E di colpo si accorge che in quell'appartamento vive un vero narciso. E Olly decide in un attimo. Corre in camera. Chris dorme ancora. Si veste velocemente, va in bagno, non si pettina neppure. Si infila gli stivali, prende la borsa ed esce di casa. Va all'ascensore. Poi capisce che ha voglia di camminare. E allora inizia a scendere le scale. Quasi correndo.

Appena arriva in cortile accende il suo telefonino. E proprio in quel momento si sente chiamare. "Olly." È Simone che esce da un palazzo del comprensorio.

"Non ci posso credere., e tu che ci fai qua?" chiede Olly ricomponendosi.

Simone la guarda stupito. Nota che è in disordine. Non è possibile. "Io ci abito qui."

Olly lo guarda. "Davvero?"

"Sì, davvero. E ora sto andando al lavoro. Tu? Che ci fai qui?" e mentre lo dice Simone guarda verso l'altro edificio, quello da cui è uscita Olly. Sa bene chi abita lì. Quel tipo. Il fotografo. Ma sceglie di non dire nulla. Forse non è così… Forse si sta sbagliando.

"Oh no, niente… nulla…" e non sa davvero che dire.

"Ti accompagno al lavoro?"

Olly s'impappina. "No no, grazie… mi prendo due ore… passo da casa… mi cambio… ci vediamo dopo, scusami tu in ufficio…" e scappa via. Confusa. Imbarazzata. Incredula. Simone abita lì. Proprio lui. Accidenti. Che figura. E arriva in strada. Cerca il telefonino e chiama un taxi. Poi, nell'attesa, si mette a camminare nervosamente su e giù per il marciapiede.


Ottanta


Quel sabato mattina, Niki ha bevuto una spremuta e non ha toccato niente da quanto è nervosa.

"Mamma, papà, ci siete? Siete pronti?" Entra nella loro camera.

Simona sta ancora finendo di fare la borsa.

"Ma mamma! Dobbiamo essere lì per il tè!"

"Ho capito, ma non so come possono essere le serate, ho preferito trovare qualche capo adatto."

Roberto esce dal bagno con il beauty case. "Io ho fatto, sono pronto ed è tutto a posto." Entra Matteo. "Posso portare il pallone, così se mi rompo almeno m'alleno un po'?"

E tutti e tre in coro: "No!". Almeno su questo sono tutti d'accordo e poi ridono. "Dai, forza, usciamo!"

Roberto prende la borsa di Simona e sentendola pesante fa: "Ma quanto ti fermi? Un mese?".

"Se il posto è bello e loro mi vogliono, perché no…"

Matteo arriva con il giubbotto di jeans strappato. La madre lo prende per le spalle e lo rigira su se stesso indirizzandolo di nuovo verso la sua camera da letto. "Mettiti quello nuovo blu scuro che ti ho preso l'altra settimana."

"Ma mamma, è troppo elegante!"

"Appunto!"

"E pettinati quei capelli!"

"Pure?"

"Sì, sennò ci penso io."

"Non sia mai!" Matteo si mette il giubbotto nuovo, poi entra in bagno, prende la spazzola, la passa un po'"sotto l'acqua e si sistema i capelli. "Ecco, fatto… usciamo?"

Anche Roberto ha indossato il cappotto blu scuro, Simona una bellissima giacca nera che non usava da tempo e Niki un Fay semplice ma molto elegante.

Poco dopo escono dal portone del palazzo e incontrano il portiere che sta sistemando la posta nella buca delle lettere.

"Buongiorno…" Li saluta con un bel sorriso, proprio per la simpatia che nutre nei confronti della famiglia Cavalli. E poi continua, incuriosito. "Ma dove andate, tutti così eleganti… a un matrimonio?"

Niki si gira e sorride prima di salire in macchina. "Sì, il mio!"

La Volvo familiare parte tranquilla e si infila nel lieve traffico di quel sabato mattina, mentre il portiere rimane a guardarli andar via. Poi quel suo ultimo pensiero. "Che simpatici… quei Cavalli lì, oh, hanno sempre voglia di scherzare!"