"E questa dove l'hai sentita?" Olly continua a battere sulla tastiera senza guardare Simone. Poi si accorge di essere stata scortese. Alza lo sguardo. "Scusami, non ce l'ho con te… è che va tutto storto. Anche l'amore."
Simone la guarda. Decide di non approfondire. La vede strana. "E invece coi tuoi disegni come va?"
"Boh, li guardo solo io… non me li considera nessuno. Li tengo ancora qui, nel cassetto…"
"Dai, fammi vedere gli ultimi."
Olly piega la testa di lato, svogliata. Sbuffa. "No, ma dai…"
"Su, non farti pregare…" Simone si sposta, fa il giro del tavolo e apre il cassetto.
"No, dai…" Olly prova a fermarlo. Ma Simone è più veloce. Prende la cartella e la apre. Dà un'occhiata.
"Ma sono bellissimi, Olly!"
"Eh… lo dici solo tu."
"No, sono obiettivo… fidati…"
Olly lo guarda. E sorride. Certo che questo ragazzo è proprio tenero. Fa di tutto per essere gentile con me. Però sto così male. Penso di continuo a Giampi. Non si è più fatto vivo. Non risponde nemmeno ai miei sms e alle e- mail. Anche su Facebook mi ignora e in chat quando siamo entrambi on line, cambia subito lo status in assente. Sul profilo poi ha messo: "Deluso dall'amore". Bello. Mi sento uno schifo.
"Ti va un caffè, Olly? Anche se sei entrata in ritardo, cinque minuti in più, in meno… dai, scendiamo…"
Simone la prende per mano. Lasciano la stanza. Arrivano veloci giù nell'atrio. Entrano nel bar e mettono due cialde di caffè, trovate in una scatola, nella macchinetta espressa. Aspettano qualche secondo e poi tolgono da sotto i bicchierini di carta. Prendono due bustine di zucchero di canna e due cucchiaini.
"Davvero, Olly, devi crederci un po'"di più nel tuo lavoro…"
Olly beve il primo sorso e poi soffia nella tazza perché brucia. "Sei troppo buono. L'unica persona che conta qui, Eddy, li ha definiti prima da asilo e poi da seconda elementare."
"Vedi? Hai fatto un passo avanti! Ora saremo almeno almeno in prima media!" Simone finisce di bere tutto d'un sorso il suo caffè. Lascia solo un po'"di zucchero sul fondo e lo raccoglie con il cucchiaino.
"Sei un ottimista tu, eh? Da quel giorno non mi ha detto più nulla… Non si ricorda nemmeno che esisto."
Simone la guarda. Mette in bocca il cucchiaino con lo zucchero. Io sì che mi ricordo che esisti. Sei bellissima. Chissà se lo sai. Se te ne importa. Chissà se sai di esserlo. Se sai che mi piaci. Olly si gira di colpo. E lo vede così, che la fissa un po'"imbambolato. Simone sobbalza. Lo zucchero gli va di traverso. Tossisce.
Olly sorride. "Dai, ora torniamo su… sennò se passa Eddy mi butta fuori in tempo zero…"
Gettano i bicchierini nel cestino e salgono di nuovo le grandi scale dell'atrio. Appena rientrano in ufficio, a Olly prende un colpo. Alla sua scrivania è seduto Eddy. Simone guarda Olly e le
strizza l'occhio. Si allontana. Olly deglutisce e si avvicina al tavolo.
"Vedo che si fa come ci pare, eh? Pause caffè alle nove e mezza. Nemmeno hai cominciato a lavorare che già ti allontani. E stamani sei pure arrivata in ritardo."
Olly trema. Ma che, c'ha le spie? Comunque mantiene la calma. Eddy si alza e va da un'altra ragazza. Le dice una cosa di lavoro. Poi prima d'uscire guarda Olly.
"Certo che non combini proprio nulla tu, eh? Non saresti nemmeno capace di preparare, che so, tre modelli disegnati abbinandoci anche dei tessuti. Eppure è il mestiere che vorresti fare… mah…" e se ne va. Olly annuisce senza parlare e lo vede allontanarsi. Ma che gli ho fatto io a questo?
Settantacinque
Pietro sfoglia velocemente il giornale con la sinistra, mentre beve un cappuccino con la destra. Poi guarda più interessato una notizia. Subito dopo scuote la testa poco convinto. Ma non è vero. Che truffatori, il cinquanta per cento delle notizie sui giornali è falso. Andrebbero verificate. Sul fondo del salotto si apre la porta della stanza da letto di Flavio, che esce con i capelli arruffati e con la giacca del pigiama messa al contrario.
"Mamma mia, che serata, che nottata…"
"Ma dì bene le cose…" Pietro finisce di bere il cappuccino. "Mamma mia… Che scopata! O no?"
"Sì… Pazzesca." Flavio è ancora intontito ma sorridente, si siede fiero al tavolo e si versa dei caffè nella tazza. "Oh, una cosa che non credevo, una furia, cioè, mi ha messo in difficoltà… Non pensavo, veramente una notte pazzesca!"
Pietro si infila la giacca. "E certo, con tutto quello che m'è costata… Ci mancava pure che restavi scontento…"
"Ma chi, la brasiliana?"
"Eh certo, sono due da cinquecento euro a notte, a bello… Lei e la venezuelana! Con te e Alex volevo andare sul sicuro. Tu avevi bisogno di recuperare un po'"di stima in te stesso, tranquillità e soprattutto… sfogo! Lui… bè, lui… era la sua festa… Cioè, più che festa diciamo il suo sacrificio! Insomma, gli spettava una escort per meriti speciali."
Solo ora Pietro si accorge che Flavio è rimasto a bocca aperta. "Ma scusa, credevi fosse una ragazza normale? Cioè si capiva pure quando ballava… Hai visto le tette come te le metteva in faccia e il culo quando lo muoveva… in quel modo? E dai… Da infarto…"
"Eh sì, infatti… No… no…" Flavio cerca di recuperare. "Avevo capito… Sì, insomma… Lei giocava molto a non svelare…"
"E certo! È il suo mestiere. Il maschio deve sempre credersi predatore!"
Flavio beve un po'"di cappuccino. Poi ci pensa meglio. "E le altre?"
"No, quelle erano semplicemente delle ragazze immagine. Centocinquanta euro."
"Ah, semplicemente… Ballavano bene pure loro."
"Sì, benissimo. Bè, io vado al lavoro, comunque sono proprio felice, è stata una serata riuscita,"
Flavio ha un'illuminazione improvvisa. "Ma Enrico e Alex che hanno combinato?"
Pietro si infila il cappotto. "Figurati… Tu ormai eri ubriaco e non ti sei accorto di nulla. Allora, Enrico ha sentito da un momento all'altro la mancanza di Ingrid…"
"Malgrado ci fosse questa babysitter Anna che dice che è così brava?"
"Sì, non ce l'ha fatta più, ha preso ed è scappato via… Pensa che Samantha, una delle ragazze immagine, aveva finito la nostra serata e voleva un passaggio. Ma lui niente, non gliel'ha dato."
"No!"
"Sì, ho dovuto chiamare un taxi."
Flavio scuote la testa e mangia un pezzo di cornetto. "Sta messo proprio male… E Alex?"
Pietro si ferma e sorride. "La venezuelana… Hai visto quanto era bella, no?"
"Sì, Belen in confronto sembra una cozza."
"Ecco, vorrei raccontarti quello che ho visto fare ad Alex… Ma sono un signore."
"No! E da quando sei un signore?"
Pietro annuisce. "Sono un pirata e sono un signore…" e in silenzio va verso la porta di casa. "Ti dico solo una cosa. Tu dormivi ma io l'ho sentita urlare!" Ed esce lasciando Flavio senza parole.
Pazzesco. Non l'avrei mai creduto. Alex che l'ha fatta addirittura urlare, vedi a volte la gente. Pensi una cosa e poi riescono a sorprenderti. Proprio in quel momento si riapre la porta di casa ed è di nuovo Pietro. "A bello! Scherzavo su Alex, eh! Ma magari ci cascasse! Quello è innamorato perso, pure andando con una mignotta pensa di tradire."
"Ah…" Flavio è più disteso. "Quindi?"
"Quindi non ha combinato niente!"
"Hai buttato cinquecento euro?"
"Io? Ma che sei matto! Alla fine gli ho detto che mi sposavo pure io il mese prossimo! E chi se la lascia scappare una così…"
"Solo Alex!"
"Appunto…" Pietro chiude la porta e urla da fuori. "Oh, ricordati di fare la spesa!"
Flavio prende un foglio e comincia subito a segnare tutto quello che serve per la casa. Pasta, acqua, tovaglioli, bicchieri, vino bianco, rosso, champagne… champagne come ieri sera. Allora si ferma, mette in bocca la penna e si perde con lo sguardo nella parte alta del salotto, un po'"alla Verdone. Certo che Jacqueline, la brasiliana, era veramente una forza della natura. E rimane così, incantato a ricordare… Come flash accesi su quei momenti della notte, la luna, il suo corpo scuro tra le lenzuola bianche… e poi tutte quelle cose che le ho detto, parole d'amore, parole dolci, parole profondamente ubriache. Chissà, magari rideva dentro di sé. Cioè, era pagata, insomma tutte parole sprecate. Avrei potuto dire una cretinata qualsiasi e ci sarebbe stata lo stesso. E io che oggi già pensavo di mandarle dei fiori, un biglietto… Parole d'amore. "Nel buio della notte un unico sorriso, il tuo…" Aveva dei denti perfetti… E invece, ride Flavio da solo, me la sbatto sui miei di denti. Poi di colpo lo assale un senso di vuoto, una tristezza infinita, un malessere esistenziale. E pensa a lei. Cristina, la sua donna, la sua vita, il suo percorso, la sua voglia di costruire e soprattutto la bellezza di essere innamorati. E quel loft gli sembra di un vuoto assoluto e mai come in quel momento gli pare vera quella frase. Gliel'aveva detta suo padre prima di sposarsi: "Ci saranno giorni che non ti andrà, che ti dovrai sforzare perfino per fare l'amore con tua moglie… Ma ci sarà un momento che ti sembrerà così importante che cancellerà tutto. E sai per me quando è stato? Quando sei arrivato tu". E Flavio capisce in quel momento un'altra cosa ancora. Com'è doloroso crescere.
Settantasei
La sala d'aspetto è ben illuminata. Una stazione radio manda canzoni evergreen a un volume piacevole, che non disturba. Colori caldi rassicuranti. A una delle pareti è appesa una stampa buffa, con dei paperi ritratti in varie scene. Uno corre vestito con la tuta, un altro solleva dei pesi, un altro ancora cucina una torta. Le sedie sono comode, scure e imbottite.
Una signora sfoglia un giornale, annoiata. Si sofferma su una grande fotografia di moda, osserva la modella, fa una piccola smorfia. Poi cambia pagina e legge. Una coppia sulla trentina si tiene la mano e scherza sottovoce su qualcosa che è successo al mattino in un negozio. Sotto il cappotto di lei s'intuisce una pancia già morbida, piena. Sembrano felici. Una giovane donna, sola, scrive nervosamente un sms. Poi aspetta qualche istante e riceve la risposta. La legge. Strabuzza gli occhi ancora più nervosa. Un'altra donna è seduta con accanto un bambino di circa quattro anni, che gioca con un pupazzetto e non smette un secondo di fare domande. Lei risponde paziente e dolce.
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