"Ma non c'entra nulla adesso."

"Sì, ma non ti devi chiudere in casa, sennò entri in depressione. Scusi?"

Un cameriere si avvicina.

"Ma no." Cristina la ferma. "Voglio fare io dai…"

"Non esiste proprio!" Susanna tira fuori una banconota da cinquanta, poi aspetta il resto e lascia due euro di mancia al cameriere, che si allontana velocemente richiesto da un altro tavolo.

"Mi offrirai la cena quando usciremo insieme…"

"Ah, sì! Così ci rimetto! Bene, mi diverte un sacco…"

Susanna sorride. "Sempre che i nostri due cavalieri ci facciano pagare…"

"E chi sono i nostri due cavalieri?"

Susanna si alza dalla sedia e la guarda tutta allegra. "Oh, non lo so! Ma non è importante… Magari uno bello come Giorgio Altieri oppure anche di più, anzi sarà sicuramente più bello!"

"Sì, va bè… Ora non me la sento proprio di uscire."

"Guarda che non vuol dire che devi per forza andarci a letto!"

Proprio in quel momento vede arrivare Lorenzo. "Mamma… Ciao Cristina!" la saluta prima che Susanna, come al solito, lo riprenda. Poi sorride alla mamma. Tutti e due sanno che stava per fare il solito errore.

"Che c'è?"

"Mi dai tre euro che vorrei prendere la Coca Cola?"

"No. Te li do, ma prendi un succo, non gassato e non gelato…"

"Ok!"

"No, ripeti! Come glielo chiedi?"

"Uffa, ma lo so: non gassato e non gelato."

"Ecco, tieni…"

Lorenzo con i soldi in mano scappa verso il bar.

"Sai qual è la cosa terribile?" dice Cristina guardando Lorenzo. "Che comunque, anche se la tua storia con Pietro è finita, tutto, tutte le fatiche di ogni giorno del matrimonio, di ogni sera, cucinare, le lavatrici, stirare, rifare il letto, sono ripagate perché qualcosa ti è rimasto. Qualcosa di grande: loro due, i tuoi figli…" E Susanna non sa cosa rispondere. Muove un po'"la bocca cercando di sorridere. "Mentre per me è come aver buttato degli anni al vento, mi guardo indietro e non vedo neppure tutte quelle fatiche che ti dicevo… Mi sembra il vuoto. Un fallimento pazzesco, cioè, non c'è stato neanche il tentativo, capisci?" Susanna vede da lontano Lorenzo uscire dal baretto. Ha una cannuccia in bocca e tiene tra le braccia conserte una bibita. Susanna si sposta per controllare. Lorenzo se ne accorge e scappa verso i suoi amici cercando di tenere la lattina verso l'interno. Ma basta un attimo e Susanna riconosce perfettamente quel rosso e parte della scritta. Coca Cola.

"Bravo! Non mi chiedere più niente! E se più tardi hai mal di pancia non t'azzardare a venire in camera mia a fare le solite scene."

Il bambino fa finta di non sentire e raggiunge gli amici senza preoccuparsi più di nascondere la Coca. "Scusa, Cristina! Ma quello ha preso tutto da suo padre… Si sente un gran furbo e invece viene scoperto! Non capisce che non serve a niente mentire. Cioè, dice bugie anche quando non c'è bisogno. Secondo me è una malattia ereditaria. Boh." Poi sinceramente perplessa: "No, sul serio, voglio consultare un medico! Piuttosto, ma Flavio come l'ha presa? Come sta?".

"Ci siamo sentiti. Mi sembra tranquillo."

"Sul serio? Da chi è andato a stare, da sua madre?"

"No, non ha avuto ancora il coraggio di dirle niente…"

Proprio in quel momento suona il telefono di Susanna, lo tira fuori dalla borsa e guarda il display. "Toh, ecco! Mia madre… Oh, neanche a farlo apposta. Io a lei ho detto tutto… Ma rompe… Rompe!" E apre il cellulare. "Ciao, mamma, che c'è?" Poi ascolta in silenzio e scuote la testa. "No, tutto come ti ho detto, identico a ieri, e non ho intenzione di far cambiare assolutamente niente. È una situazione ridicola e non la porto avanti solo perché ti dispiace dire a qualche cena con i tuoi amici che tua figlia si è separata!" Poi ascolta ma di nuovo scuote la testa. "No… Dovresti essere contenta di poter andare a quelle feste e dire… Mia figlia è di nuovo felice! Senti, mamma, sono con una mia amica e non ho voglia di discutere. Se mi vuoi tenere ogni tanto Lorenzo e Carolina mi fai un piacere, sennò me la cavo da sola… Ecco." Susanna ascolta in silenzio. Poi sorride. "Perfetto. Grazie, mamma." E chiude il telefono. "Oh, finalmente l'ha capita. È dura di comprendonio. Il fatto che io non voglia tornare con Pietro non le entra in testa… Piuttosto, scusa, mi stavi dicendo di Flavio…"

"Sì, lui invece non lo ha detto ai suoi."

"Vedi, è chiaro che ancora pensa di poter tornare con te… Ma dove sta a dormire?"

Cristina si gira e la guarda dritta negli occhi. "Pensavo lo sapessi."

"No. Da chi?"

"Da Pietro."

"Capirai! Non son capaci in due di fare mezzo piatto di pasta!"


Sessantasette


"Brucia"

"Ma va assaggiato dopo averci soffiato…" "Ecco, allora soffio, eh… così?" "Sì, così."

Pietro si toglie il cucchiaio dalla bocca. "Scusa eh, ma il sugo non sa di niente!"

Flavio glielo prende di mano e ne assaggia un altro po'"bruciandosi a sua volta. "Ahia! È vero."

"Aggiungiamoci un po'"di vino rosso, che ne so, peperoncino… Olio, sale Insomma, un po'"di sapore…"

Flavio, continua a girare con un mestolo fin troppo grande per il piccolo tegame nel quale sta cuocendo del pomodoro. La fiamma però è troppo alta.

"Ma mi stai a sentire?"

Flavio porta il mestolo alla bocca e assaggia ancora il sugo. "È vero. Non sa di niente." "Te l'ho detto!"

"Senti, io le poche volte che ho cucinato l'ho fatto così… E poi non possiamo aggiungere a casaccio…"

"Ma tu non vedevi come Cristina preparava da mangiare? Non hai mai preparato niente?" "Eh, no."

Pietro sbuffa e apre una bottiglia di vino. "Che roba!" "Arrivavo che era già tutto pronto." "Sempre?"

"Bè, non è che stavo in cucina con lei a guardare che metodi usava."

"Ho capito, ma scusa, così la trattavi da cameriera! Appena due chiacchiere, sapere che ha fatto durante la giornata, come è andata sul lavoro, a te, a lei… No?" E vorrebbe aggiungere: allora è chiaro che t'ha mollato! Ma sa che non è proprio il caso.

Pietro riesce a stappare il vino. Flavio lo guarda preoccupato. "Avrei dovuto eh… Forse è per questo."

Pietro annuisce. "Bè, una donna ha bisogno di certe attenzioni. Si deve sentire importante, considerata, una principessa anche se sta preparando aglio, olio e peperoncino! Ecco! Potevamo far quello. Era più facile." Sorride, annusa il vino e lo beve. "Uhm… Buono, stavo scherzando, eh… comunque." Poi lo guarda meglio. "Sai che sotto sotto sei bravo? Cucini con una certa classe, si vede dal gioco di polso, da come metti il sale lasciandolo cadere con grazia…"

Flavio lo guarda insospettito.

"Ma che, mi stai prendendo per il culo?"

"No… Ti voglio solo far sentire… principe azzurro! Così magari la pasta viene meglio… Abbassa la fiamma che si sta bruciando!"

Flavio la riduce un po'. Pietro prende i piatti e li avvicina. "Tu l'hai visto Ratatouille?"

"No."

"È un bellissimo film d'animazione, cioè è per bambini ma secondo me è soprattutto per i grandi, come tutti i cartoni che stanno facendo da qualche anno a questa parte, se ci pensi. È la storia di un topo patito per i gusti, per la cucina, per i sapori… A un certo punto dice che il cibo trova sempre coloro che amano cucinare. Quindi tu sbrigati… sennò non ci trova più e moriamo di fame!"

Flavio scuote la testa e, dopo molte pentole sporche e qualche speranzosa preghiera, "Ecco, il sugo è pronto".

Pietro lo assaggia. "Mi sembra buono!"

Poi scolano la pasta, la rimettono nella pentola e ci versano sopra il sugo per saltarla. "E questo topo, ti dicevo… Sapeva scegliere i diversi ingredienti con i quali preparare i piatti. Li annusava e poi, preso dalla magia come se ballasse su una specie di sinfonia musicale, combinava, mischiava fino a ottenere il piatto supremo!"

Flavio mescola bene la pasta con il sugo girando il mestolo dentro la pentola. "Dai, vai a tavola, topolino, che è pronto."

Pietro si siede. Poi Flavio si avvicina, prende un grosso cucchiaio e inizia a servire la pasta nel piatto di Pietro, poi nel suo e alla fine mette il sugo rimasto all'amico. Si siede, si versa anche lui del vino. Pietro non lo aspetta. Infilza due o tre volte la pasta particolarmente affamato e la assaggia.

Flavio lo guarda masticare. "Allora?" Aspetta curioso. "Che ne dici?"

"Dico che perfino quel topo a occhi chiusi avrebbe fatto meglio. Fa schifo. È scotta e non sa di nulla!"

"Ma come! Ero il principe azzurro!"

"Ecco, ora non sei neanche Gas Gas…"

Flavio lo manda con la mano a quel paese, poi decide anche lui di provarla. "Fammi un po'"sentire che sei sempre esagerato…" La mastica un po', poi la sputa direttamente nel piatto. "Madonna! È terribile! Non è scotta, è molle! Se c'è una cosa che non sopporto è la pasta così… E poi c'è troppo poco sugo, non è che è cattiva…"

Pietro beve un bicchiere di rosso, Io manda giù veloce, se ne versa subito un altro e finisce anche quello. "Ma che fai? Ti ubriachi?"

"Sì, bevo per dimenticare… il sapore di questo piatto. E comunque anche il sugo alla fine era bruciato." Poi apre il suo computer e inizia a battere cercando qualcosa.

Flavio lo guarda stupito. "Ma che fai? Cerchi un'altra ricetta?"

"No… voglio vedere se c'è qualcuno che ci porta da mangiare a casa… Eccolo qua. Take away giapponese…" Si alza, prende il telefonino dalla tasca della giacca. Torna davanti al monitor. Legge il numero. Lo compone. "Pronto? Buonasera, allora sì, vorremmo ordinare… Sì, sushi e sashimi… Anche per te, Flavio?"

"Sì sì, tutto quello che prendi tu…" E continua ad ascoltare l'ordinazione di Pietro, il suo entusiasmo, la sua vitalità. "Oh, fateci mangiare bene che siamo due neosingle! A proposito, il tem- pura mica ci arriverà moscio, vero?" Poi copre il microfono. "È una donna. Lo sai che ha una voce di un sensuale… M'attira l'idea di una orientale, a te?"