"Olly… veramente… ora basta. Sono mesi che va avanti così. Secondo te io ti tradisco ogni due minuti. Sei tu che non mi porti rispetto… Forse è meglio se non ci vediamo per un po'…" ed esce dalla macchina arrabbiato, sbattendo lo sportello. Olly lo vede sparire dietro il portone del suo palazzo. E rimane lì, a tirare pugni sul volante, furiosa con tutti, e soprattutto con se stessa e quella sua dannata debolezza.
Sessantasei
"Lorenzo!"
Il bambino, appena scivolato per terra, tenta un'ultima volta di colpire la palla, ma sentendo la madre urlare in quel modo decide di rinunciare.
"Ti ho detto di non giocare così!"
Si rialza pulendosi la tuta. "Ma, mamma, stiamo perdendo!"
"E non me ne frega niente! Va bene?"
"Ma a me sì!"
Lorenzo riprende a correre più scalmanato e sudato che mai, i lunghi capelli biondi quasi da svedese gli coprono gli occhi e si appiccicano alle guance, la fascia di spugna non riesce a trattenerli. Li sposta con la mano e rincorre il pallone in quel campo improvvisato nel giardino di Villa Balestra, su ai Parioli, sotto gli occhi scocciati di Susanna. Lorenzo arriva alla palla e ricomincia la sua gara. La madre scuote la testa e guarda verso Monte Mario. Poi di nuovo attorno, quel giardino a forma ellittica, i viali paralleli, le grotte scavate nel tufo a mezza costa. Poi ricorda di non aver controllato da tempo Carolina, si gira subito dove l'aveva vista l'ultima volta, cercandola.
"Ah, eccola lì."
Seduta sulla sua bicicletta, ha i piedi a penzoloni che toccano a malapena per terra, sull'asfalto di quella pista approssimativa, fatta in realtà per pattinare ma venuta male. Carolina parla con le sue amichette, ride, scherza e chiacchiera serena. E anche se tiene su il giubbotto non è sudata. Meno male, almeno lei.
Susanna prende il bitter rosso che ha davanti e finisce quell'ultimo sorso lasciato sul fondo. Mangia una patatina, poi un'oliva, poi prova a bere ancora un po'"di bitter ma non è rimasto proprio niente. Allora alza le spalle e decide di ripiegare su un'altra patatina. È particolarmente grossa e mentre la pesca Susanna ripensa al suo proposito. Cavoli, ho detto che voglio stare attenta, nessuna schifezza dopo pranzo, ginnastica, ho iniziato pure Kickboxing…
e ora scivolo sulla patatina? Mica voglio fare come quelle depresse d'amore che si consolano col cibo perché pensano che nessuno se le fili e alla fine ingrassano uno sproposito e dopo davvero non se le fila nessuno… Ma non resisto proprio. Neanche fossi Rocco Sif- fredi. E scontenta di questa battuta, almeno come di quella pubblicità che aveva visto in tv, Susanna cede e se la mangia in due morsi, soddisfatta della sua decisione. Va bè, riprendo da domani. In un giorno mica ingrasso. Non bisogna essere troppo estremi all'inizio, un po'"per volta, migliorare giorno per giorno fino a raggiungere il risultato ottimale.
"Scusi, signora, sono libere queste?"
Un ragazzo alto, con i capelli scuri un po'"ricci, occhi azzurri profondi e soprattutto un sorriso meraviglioso ha poggiato la mano sulle due sedie intorno al tavolino di Susanna. E lei senza volerlo arrossisce. "Certo, prego…"
"Grazie."
Il ragazzo le alza con facilità e le sposta a un tavolo lì vicino, dove una bella ragazza bionda con i capelli lunghi lisci lo sta aspettando. Che sciocca che sono. Sono arrossita. Susanna mangia un'oliva e poi guarda la coppia. Lo conosco bene quel ragazzo. Si chiama Giorgio Altieri. Veniva in palestra dove andavo io. Eravamo tutte pazze di lui. Sapevamo ogni cosa, scherzavamo con le mie amiche su come doveva essere a letto. Cioè, era pazzesco! Profumava anche quando sudava. Susanna lo osserva meglio. Ha sempre avuto quel bellissimo sorriso, E anche quella bellissima ragazza. Venivano tutti e due insieme in palestra. Che palle. Ma come mai questi due resistono così? Li invidio. Magari lui neanche la tradisce. Certo, se è così è proprio bravo… Perché è di un bello…
Giorgio si gira per ordinare. Cerca il cameriere tra i tavoli ma incrocia lo sguardo di Susanna. Stavolta lei non diventa rossa. Lui, curioso, la guarda un po'"meglio, poi ammicca e sorride. Ecco, lo sapevo. Susanna abbassa lo sguardo e cerca il bitter come salvezza, niente da fare, arrossisce di nuovo. Che sciocca che sono, pensa tra sé. E poi il bitter è finito!
"Scusa il ritardo!"
"Figurati!"
Arriva Cristina appena in tempo, con un bel sorriso ma leggermente stanca, ha gli occhi un po'"arrossati come se non avesse dormito.
"Vuoi ordinare qualcosa?"
"Sì, magari. Un cappuccino."
Susanna riesce a fermare al volo un cameriere che passa proprio vicino al suo tavolo. "Allora mi scusi, un cappuccino per favore…" Poi si gira verso Cristina. "Vuoi anche qualcosa da mangiare?"
"No no… Solo cappuccino."
"Allora un cappuccino, un bitter rosso e se mi porta ancora delle patatine…" Il cameriere fa per andarsene. "Ah. Anche delle olive!" Susanna guarda di nuovo in direzione di Giorgio, ma niente da fare, è lì che chiacchiera con la sua compagna, dandole le spalle. "Allora, che succede…"
"Oh, niente, perché?"
"Niente? Non sei mai passata un pomeriggio qui a Villa Balestra da quando ci vengo."
"Non è vero… Sono passata una volta."
"E quando? Non me lo ricordo…"
"Due anni fa."
"È vero! Hai ragione. Sei venuta… aspetta, perché…"
Proprio in quel momento arriva il cameriere che poggia il cappuccino e il bitter rosso con un bel piatto di patatine e olive.
"Grazie." Susanna sgranocchia subito una patatina, beve finalmente un po'"di bitter e si pulisce la bocca. "Ah sì sì… Ora mi ricordo benissimo, tu e Flavio avevate litigato… Sì, avevate discusso perché tu volevi continuare a lavorare e pensavi fosse presto per un figlio e invece lui…" Poi si gira di colpo verso Cristina. "Hai di nuovo litigato con Flavio?"
"Peggio." Cristina beve un po'"di cappuccino, poi posa con delicatezza la tazza. "Ci siamo lasciati."
"Ma che vuol dire? Sì, insomma, è un litigio più lungo, una cosa che può comunque andare a posto, no?"
"No. No, credo." Cristina si porta indietro i capelli e guarda lontano, verso la cupola della Chiesa Belle Arti, e ancora di più, verso Roma Nord, dove non ci sono più limiti, né costruzioni, solo campi e terreni coltivati. Deve però ancora nascere qualcosa. Non come la sua storia. "È finita, Susanna. Abbiamo parlato a lungo tutta l'altra notte, abbiamo pianto, ci siamo abbracciati, abbiamo detto quanto ci vogliamo bene… Poi gli ho detto una cosa importante."
"Che cosa?"
"Che volevo restare sola, che ho bisogno del mio tempo, che non ce la facevo più a sentirlo lì presente, che anche vederlo era una sofferenza. E quel non provare più amore per lui che mi distrugge…"
"Cristina, dimmi la verità."
Si gira e fa un sorriso. "No. So già cosa stai per chiedermi. Non ho un altro." Poi beve un ultimo sorso di cappuccino. E riguarda Susanna. "E non ti sto mentendo, te lo giuro! Non sai quanto sarebbe più facile avere semplicemente in testa uno e magari avere come unico pensiero il volerci andare a letto."
E in quel momento Susanna senza volere, quasi guidata dall'istinto, si gira verso Giorgio Altieri. Ma non c'è più nessuno a quel tavolo. Cerca in giro, non li vede. Peccato. Susanna alza le spalle e torna a guardare Cristina, che però si è accorta della sua distrazione.
"A che stai pensando?"
"Niente, cioè hai detto voler andare a letto con qualcuno e mi è venuto in mente un tipo che vedo spesso qui… c'era anche prima. Un certo Giorgio. Ma se ne è andato."
"Ah… Brava!"
"E solo che io non ci volevo andare a letto… Ma lo volevo scopare proprio!"
"Susanna!"
"Senti, ma perché solo gli uomini possono avere questo istinto? E che cazzo!"
"Ma Susanna!"
"Sì, oggi voglio essere sboccata, va bene?" E poi scoppia a ridere e anche Cristina finalmente sorride e si abbracciano, sporgendosi un po'"dalle loro sedie. Poi Susanna torna seria.
"Senti, ma non è che lo hai fatto per la nostra chiacchierata dell'altra sera?"
"Quale?"
"Dai, quando io te ne avrò dette chissà quante su Pietro, la vita, il matrimonio, il nostro gruppo e tu magari ti sei sentita così coinvolta che hai voluto fare un passo molto più grande e importante di te…"
"No." Cristina fa di no anche con la testa. "Sai quante volte ci ho pensato? Quante cose non mi piacevano più nella mia vita, quante cose non andavano, e soprattutto di quante di queste cose lui non si accorgeva minimamente. Ecco, il fatto di stare ogni tanto in silenzio vicino a lui, a tavola a cena. Mentre guardava la tv e ignorava invece i miei occhi, la mia tristezza… Avrebbe potuto guardarmi, no? Avrebbe visto, capito, mi avrebbe potuto fare qualche domanda."
"E cosa gli avresti risposto?"
Cristina guarda i bambini di Susanna. Ora sono vicini, insieme agli altri, e giocano con un piccolo cane tra l'erba. "Non lo so. Ma non era importante quello che avrebbe potuto dire, era importante sentire che lui se ne preoccupava…" E Cristina ritorna a guardarla con i suoi capelli mossi dal vento, un'aria ora più serena, più tranquilla, perfino più riposata. Susanna le accarezza la mano che ha posato sul bracciolo. "Forse se ne accorgerà. E si domanderà perché non ha fatto quelle domande."
"Magari sarà tardi. Magari è già tardi. Ora senz'altro lo è…"
Susanna sfila i due scontrini dal piattino e controlla il conto.
"Oh… È un momento. Ora magari ti piacerà provare quello che sto sentendo io e cioè la voglia di vendicarmi di Pietro e del nostro fallimento causato da lui… Ti andrà magari anche a te quel Giorgio lì…"
"Scusa ma ti voglio sposare" отзывы
Отзывы читателей о книге "Scusa ma ti voglio sposare". Читайте комментарии и мнения людей о произведении.
Понравилась книга? Поделитесь впечатлениями - оставьте Ваш отзыв и расскажите о книге "Scusa ma ti voglio sposare" друзьям в соцсетях.