Diletta è la prima a spalancare la bocca, seguita da Olly, ultima Erica. "Ti sposi!" Quasi un grido unanime. "Oh mamma mia!"
"Oh mamma santissima!"
"No, non ci credo!"
Niki annuisce. "È vero! È vero!"
Olly beve dell'acqua ma poi grida. Diletta muove la testa come per riprendersi. Erica è ancora allibita. "Ma è troppo bello!" E in un attimo le sono addosso, la stringono, la baciano, piangono, ridono.
"Oddio, guarda il rimmel! Ti ho macchiata tutta."
"Non importa…"
"Che bello, Niki, sei felice?"
"Sì sì! Moltissimo…"
"Sono troppo contenta per te!"
"Cioè… È troppo bello… troppo!"
E piano piano riprendono posto sul divano. Si versano da bere,
ridono, ritornano lucide per cercare di capirne un po'"di più. Olly allarga le braccia per un attimo, come perplessa. "Ma con Alex, vero?"
"Cretina! Non meriti neanche una risposta!"
Olly scuote la testa. "Non è detto, nella vita non si sa mai…"
Diletta è la più curiosa, vuole sapere tutto nei minimi dettagli.
"Ma dicci, ma come te l'ha chiesto?" E Niki inizia il racconto. "Allora, sono arrivata sotto casa e c'era la limousine…"
"Ma dai, ti ha fatto una sorpresa del genere sotto casa! Una limousine!"
"E poi, quando siamo arrivati in America, ce n'era una ad aspettarci anche lì."
"Una limousine pure a New York?"
"Sì, all'aeroporto!"
"Allora sì, è giusto che te lo sposi! Dove lo trovi un altro così!"
"Cretina! Come se fossero queste le cose che contano."
"Bè, per me sono anche queste, ed è così per la maggior parte di noi, te lo assicuro… Scusa, a chi non piacerebbe uno così?"
Erica alza il sopracciglio. "Veramente a me piace anche senza limousine."
"E dai! Non vi racconto più nulla…"
"Eh! No no, ti prego… Stai zitta, Erica, se dici un'altra cosa e non ci racconta come le ha chiesto di sposarlo… ti mordo!"
Niki ride e comincia a parlare dei suoi giri e del suo sfrenato shopping da Gap, Brooks Brothers, Century 21, Macy's, Levi's, Bloomingdale's.
"E a noi non hai portato niente?"
"Sì, ho un pensiero per tutte e tre."
Olly dà una spinta a Erica. "E non la interrompere!"
"Va bè, ero curiosa…"
Niki sorride. "Allora, la seconda sera usciamo da questo bellissimo spettacolo a teatro e c'è un elicottero che ci aspetta…"
"Pure!"
"No, ma dai, non ci credo!"
"Ma è un sogno…"
"Sì, e non mi sono ancora svegliata…" E Niki racconta con gli occhi lucidi, emozionati, che ancora vivono di quell'incredibile momento. Volare su tutti quei grattacieli, poi quelle sue parole d'amore e improvvisamente tutto quell'ultimo piano che si accende. "Scusa ma ti voglio sposare…"
"Nooo." Olly, Diletta ed Erica sono emozionate quasi quanto
lei e ascoltano rapite ogni singola parola, le sfumature più dolci e delicate.
"E poi tira fuori dalla tasca questo…" Solo ora mostra bene la mano alle amiche, un anello spicca discreto ma luminoso tra le sue dita.
"Ma è bellissimo!"
"Sì. Non ci ho visto più, gli sono saltata addosso e siamo caduti tutti e due per terra e i piloti che ridevano…"
Proprio come fanno le Onde in quel momento. Poi ascoltano ancora le sue parole e ognuna ogni tanto interrompe. "Avete deciso quando? E dove?"
"Ora devi pensare al vestito."
E in realtà ognuna ha già i suoi pensieri. Ed ecco un sospiro lungo e un altro e poi un altro ancora di ognuna delle tre.
Olly si aggiusta i capelli. Certo che ha solo vent'anni… Ma non ha paura? Io avrei paura. Se avessi uno come Alex… Bè, ma è così più grande.
Il sorriso dolce di Diletta. Cioè, se me lo chiedesse Filippo io che farei? Non sono pronta! Cioè, l'ammiro… Vorrei essere pronta come lei… Ma è davvero pronta, poi? Boh… Spero proprio di sì…
E per ultima Erica che sembra quella che ascolta più interessata e invece sotto sotto la guarda ed è proprio terrorizzata. È pazza. E gli altri? Tutti gli altri uomini? Ok, Alex le ha fatto una sorpresa veramente bella, bellissima, ma poi? Poi? Che ne sai di cosa sarà dopo! Boh, io non mi sposo, ragazze…
Niki irrompe nei loro pensieri, sorride e apre un sacchetto. "Ecco, queste sono per voi!"
"Ma dai, che belle, sono stupende! Delle felpe Abercrombie, fichissime… Qui non si trovano."
Erica si poggia la sua sul petto. "Mi sta perfetta, ma è vero quello che dicono, che nel negozio di New York ci sono solo modelli strafichi ma così fichi che uno compra la felpa solo per levarsela il più presto possibile con uno a caso tra loro?"
"Erica!"
Olly apre la sua felpa, curiosa. "Ma che vuol dire questo numero uno?".
Anche Diletta nota la sua. "Io ho il due!"
Erica non poteva certo mancare. "E io il tre!"
Niki sorride. "Non è un ordine numerico… Vuol dire che voi tre… uno, due e tre, sarete le mie testimoni!"
"Che bello! Niki, siamo troppo felici per te."
E si abbracciano commosse, stupite per questo momento incredibile che stanno vivendo tutte insieme. Con paura ed emozione. Sapevano benissimo che prima o poi per una di loro questo momento sarebbe arrivato. Nessuna, però, aveva immaginato così presto. Neanche Niki.
Cinquantadue
Una serie di colpi forti e continui alla porta. Enrico si gira. Ma che è? I colpi continuano. Sembrano calci. Ma siamo pazzi? Enrico corre ad aprire.
"Ma che è? Che succede?"
Ha appena socchiuso la porta che un ragazzo alto e largo come un armadio, rasato e con una maglia nera aderente, lo spinge forte e lo fa cadere a terra, all'interno del salotto. Enrico riesce a non sbattere la testa tenendola alta, ma sbatte violentemente la schiena sul parquet. Quasi non ci crede. Non capisce che succede. Una rapina? Un'aggressione? Ma chi è questo? Poi lo guarda meglio. E lo riconosce. Ma sì, l'ha visto qualche volta salire con Anna. Il suo ragazzo. Rocco, gli pare che si chiami. Sì, Rocco.
"Ma che, sei matto? Cosa vuoi? Di là c'è mia figlia che dorme, fai piano! E comunque Anna non c'è, se è lei che cerchi!" Enrico si rialza a fatica, scuote un po'"la testa, si sente intontito.
"Che mi frega di Anna, cerco te io…" e lo spinge ancora. Stavolta Enrico finisce contro il divano. Per un istante, un solo istante, rivede la scena del film Notturno bus quando l'enorme Titti entra a casa di Franz, Valerio Mastandrea, buttando quasi giù la porta e lo spintona forte perché è arrabbiato con lui che non gli ha ancora pagato un debito di poker. E si sente proprio Franz. Perché questo somiglia proprio a Titti. "Sì, cerco te. T'ho scoperto, sai? Ho letto tutto."
"Ma tutto che? Cosa vuoi da me?"
"Non ci provare. Ho visto cosa scrive Anna sul diario!" e dà un altro cazzotto a Enrico, che finisce di nuovo giù. Rocco si gira ed esce senza dire altro. Enrico resta disteso. Completamente scosso, poi riesce di nuovo a mettere a fuoco la situazione. L'assurdo di tutta quella storia. Ma a me, veramente, Anna non ha mai detto nulla. Di una sola cosa è sicuro. Gli fa male la mascella.
Cinquantatré
Cristina continua a cucinare, assaggia la zuppa con il mestolo. No. Non va bene, è sciapa. Apre il barattolo, ci butta dentro un po'"di sale. Ne apre un altro di brodo vegetale granulare. Ne aggiunge mezzo cucchiaio. Poi piega la testa di lato, breve riflessione. Ma sì, anche un po'"di peperoncino. Vai. Lo spezza a metà e lo butta dentro. Ha la guancia poggiata contro la spalla destra, tiene così il telefonino per avere tutte e due le mani libere e continuare ad ascoltare quello sfogo. Giustificatissimo.
"Ci siamo definitivamente lasciati. È fuori casa con tutta la sua roba." Dall'altra parte Susanna fa una pausa. Poi riprende. "E sai che ti dico? Non so come mai non l'ho fatto prima. In fondo l'ho sempre saputo che c'aveva qualcun'altra; spariva, rientrava e usciva di nuovo, a volte fino a tarda notte, ogni tanto pure per il weekend. Ma dai! E quando mai ci sono affari o riunioni anche il sabato e la domenica? Solo a lui succedeva! Tutti lui ce li aveva clienti così!" Cristina assaggia di nuovo il brodo. Ora va meglio. Comunque è curiosa della storia di Susanna.
"E non ti pesa? Che ne so, i tuoi figli, per esempio, che dicono?" Cristina ascolta mentre continua a mescolare.
"Guarda, ho parlato a lungo con loro. Noi pensiamo sempre che non capiscano… Ma non è così, sono già maturissimi e responsabili. Mio figlio mi aveva vista piangere, sai cosa mi ha detto? Mamma, se tu decidi così vuol dire che è giusto. Va bene pure per noi, però ti prego, non piangere mai più. Capisci? Questo è un uomo! Vuole la mia felicità! Non come quell'invertebrato di Pietro! Guarda, più ci penso e più credo che dovevo essere proprio rincoglionita per sposarmelo!"
"Sì…" ride Cristina dall'altra parte. "Rincoglionita d'amore…"
"No! Delle cazzate che mi raccontava lui! Va bè, ora ti saluto perché devo andare a preparare…" Susanna si ferma un attimo, si è accorta di non averle chiesto nulla. Ci ripensa. "E tu come stai?"
"Bene."
"Sicura? Tutto ok?"
"Sì. Grazie."
"Va bene, sono contenta. Allora ci sentiamo domani o più tardi se vuoi, tanto io resto a casa."
"Ok, ciao."
Cristina chiude il telefono e lo posa sul bordo del lavabo. Poi lo guarda. Bene. Perché ho detto bene? Non mi andava di parlare. Non mi va di raccontare le mie cose, ascolto tutti e non ho mai il coraggio di raccontarmi. Che palle. No, non va bene. E devo riuscire a dirlo, devo ammetterlo con me stessa e con gli altri. Lo devo dire. E quasi con rabbia sbatte forte il coperchio sulla pentola, facendo uscire un piccolo schizzo di brodo che, innocente, senza sapere il perché di quella stizza improvvisa, si perde poco più in là. Cristina rimane così, come indebolita da questa sua personale, sincera confessione. Poi si lascia cadere sulla sedia, di fronte al tavolo, di fronte alla tv e, quasi senza accorgersene, prende il telecomando e accende. E come spesso accade, sembra quasi un gioco del destino. Beffardo, divertito, amaro. C'è uno psicologo sullo schermo. Uno stacco lo porta in primo piano come per dare ancora più importanza a quello che sta per dire.
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