Camilla sorride. "È per questo che me ne sono andata! Alle Maldive e con un avvocato più giovane di me… E che, possono farlo solo loro? Allora meglio che lo faccio io prima che sia lui a fregarmi… giusto?"
Susanna sorride. "Va bè, ma lei è già così giovane! Lei con Alex ce la fa, non ha i nostri problemi…"
Camilla alza il sopracciglio. "Dici? Guarda che gli uomini sono tutti uguali, dopo qualche anno sparisce quella differenza d'età, una ragazza anche più giovane diventa una come tante… L'abitudine: il sepolcro del matrimonio. Cara Niki, aspetta di vederlo girare per casa in pigiama la domenica pomeriggio che non ti ascolta mentre non vede che partite… che non ti porta più un fiore… Si dice che il difetto viene dopo il confetto!"
Poi interviene Susanna. "E se ti porta dei fiori lo fa solo perché ti sta nascondendo qualcosa… Oppure ancora non l'ha fatto ma ci sta pensando, e allora te li porta per confonderti le idee…"
E spariscono così anche loro, nella penombra della stanza. Niki fa un respiro più lungo, da panico totale. Ma ecco comparire Cristina. "Niki, non ascoltarle, loro esagerano… È dura ma ce la si può fare! Certo, dopo qualche anno ti manca l'entusiasmo dei primi tempi, la sorpresa quando torni a casa, il viaggio organizzato all'ultimo, la passione sotto le lenzuola… Però devi andare avanti… Come un soldatino, tum, tum, e anche quando non ti va, lo so che è brutto dirlo, ti conviene fartelo andare… Purtroppo ne hanno spesso voglia, non hanno il candore come noi… Ehm… Come alcune di noi…" E scuote la testa uscendo anche lei di scena, e subito dopo arriva Flavio che la guarda, sorride, non dice nulla, alza le spalle e la segue. Niki si appoggia al lavandino. No, ragazzi. Non è possibile così, io non ce la posso fare. Io ho ancora vent'anni. Solo vent'anni… I miei splendidi vent'anni e che, già finisco così? Ma queste qua sono tristissime… Ma allora… Non me l'avevate mai detto che si finisce così, non un sorriso, non un po'"d'entusiasmo, zero felicità… Ma allora… Il matrimonio è una trappola! E proprio mentre ha quel pensiero, davanti a lei compaiono i suoi genitori, Roberto e Simona. La mamma la guarda con amore.
"E noi, Niki? Noi non ci consideri? E la nostra felicità? La bellezza di un percorso insieme, cadere e rialzarsi, amare e perdonarsi, migliorare insieme, mano nella mano sempre, anche se lontani, il nostro cuore nel cuore dell'altro."
Roberto sospira. "Sai a quante partite di calcio ho rinunciato per lei, a quante trasferte…"
Simona lo colpisce. "Ma Roberto!"
Lui le sorride. "Aspetta, fammi finire… Ma alla fine le rinunce sono servite perché un giorno sei arrivata tu e il tuo primo sorriso… E la nostra immensa felicità."
Anche Simona adesso sorride. "E poi è arrivato tuo fratello… E poi sono arrivati gli altri giorni, uno dopo l'altro, faticosi, duri, difficili, quelli che a volte ti esauriscono… Ma anche belli, forti, sani, consapevoli, giorni che scegli ogni giorno perché vuoi costruire…" Roberto prende la mano di Simona, lei si appoggia sulla sua spalla.
"E oggi siamo ancora qui… Ed è bellissimo e non finisce mai, non c'è traguardo, non c'è un vero e proprio finale, c'è solo la bellezza, se la si sa apprezzare, da cogliere in mezzo alla paura di fallire… Se vuoi, Niki, ce la puoi fare, dipende da te…"
Simona indica la porta del bagno. "E da lui…" E Niki piano piano sorride e lentamente il sudore si asciuga, i capelli le si ricompongono, quei ciuffi bianchi scompaiono. Si porta il dorso della mano sulla fronte, poi un sorriso, un ultimo sorriso, verso i suoi genitori. Simona e Roberto la guardano con amore e poi lentamente anche loro scompaiono nel buio in fondo alla stanza che è come si sgonfiasse, si ricomponesse, diventasse di nuovo bagno e basta.
Niki apre piano la porta, attraversa la stanza, alza le lenzuola e ci si infila dentro, scivola vicino ad Alex, piano piano si incastra tra le sue gambe, in quel tranquillo tepore. E poggia in fondo il piede contro il suo per sentirlo vicino, come per rassicurarsi. E improvvisamente si sente meglio. Sì, ce la posso fare, quasi bisbiglia tra sé, mentre Alex si muove un po', spinge di più una mano sotto il cuscino e continua a dormire. Niki chiude gli occhi. Ecco, ora posso dormire. Ma sì, mi sono fatta solo troppi stupidi pensieri. E non sa invece che a volte, quando una paura non si affronta, non si risolve del tutto, rimane sempre lì, in agguato, come una pantera nera nascosta nell'erba alta, nella confusione di ogni giorno, pronta a spiccare il salto e comparire all'improvviso con la sua violenta zampata… non lasciando più scampo neanche alla fuga.
Quarantotto
Italia. Roma. Via Panisperna.
Seduta sul grande divano in stoffa blu, Ingrid sta guardando il dvd di Mostri contro alieni affascinata dalle immagini colorate in movimento. Accanto a lei, da un lato Anna e dall'altro Enrico le fanno compagnia. La bambina si getta su Anna e l'abbraccia forte. Lei ricambia e restano per un po'"così. Enrico le guarda. Sì, stanno davvero bene insieme. Poi si accorge che sono le sette.
"Ehi, Anna, che dici, ci prepariamo qualcosa, così la bimba mangia e ceni anche tu? Puoi salire dopo, no?"
La ragazza guarda l'orologio. E fa un piccolo sbuffo.
"Bè, se non puoi non importa…" le dice Enrico.
"No, non è quello… notavo solo che qui il tempo mi vola… ci sto giornate intere e mi sembrano cinque minuti! Ok, sì, facciamo un po'"di pasta con le zucchine, ti va? Mi viene buona. Ci sono, perché stamani io e Ingrid siamo andate a fare la spesa, vero principessa?" la pizzica piano sul braccio morbido e rotondo e la bimba ride subito.
"Ottimo! Mi piace la pasta con le zucchine."
E si mettono a preparare. Anna lava e taglia le zucchine in piccole striscioline. Enrico prende una padella antiaderente, ci mette un filo d'olio e lo riscalda sul piano di cottura in vetroceramica, insieme a un po'"di scalogno. Dopo qualche istante Anna ci mette le zucchine e le gira con un mestolo in legno. E scherzano, ridono, si fanno i dispetti mentre Ingrid sul seggiolone li guarda e partecipa a modo suo, spostando alcune cose sulla tavola apparecchiata.
"È divertente cucinare con te!" dice Anna mettendo il coperchio sulla pentola con l'acqua perché arrivi prima a bollire.
"Sì! Che pasta mettiamo?"
"Quella all'uovo, ce l'hai lì, in dispensa."
"Ah…" e sorride. Ne sa più di me di casa mia. Si è ambientata. E prova un improvviso piacere a pensarlo.
Dopo un po'"sono tutti a tavola. Insieme. E mangiano di gusto
quella pasta buonissima, leggermente al dente e spolverata con prezzemolo tritato e parmigiano. Ingrid col cucchiaio finisce il suo omogeneizzato. Anche lei è serena. E poi tanta buona frutta fresca. E infine il caffè. Quindi Anna porta Ingrid nella sua stanza perché le è venuto sonno. E torna in cucina. Enrico si è messo il grembiule e i guanti di gomma.
"Ecco, dato che hai cucinato tu, io lavo e tu asciughi!"
"Sì, in effetti la lavastoviglie è vuota e questi sono pochi piatti. Meglio a mano. Oppure li lasci, li metti dentro ora e aspettiamo domani sera ad accenderla, quando è piena. Sai, è importante non sprecare acqua ed energia. Io sto molto attenta a queste cose."
Enrico sorride. "Ok ok, capo! Divento ecologico anch'io!"
"E fai bene! Il pianeta ti ringrazierà! E ti comunico che domani compro le nuove lampadine a basso consumo e te le sostituisco. Costano un po'"di più ma durano tanto e ti fanno risparmiare."
"Ok, grazie. Ti lascio i soldi sul tavolo."
"No, me li ridai poi quando ho fatto! Dai, iniziamo! E poca acqua e detersivo, eh, non ne serve un secchio!"
Cominciano a lavare piatti, bicchieri, padella, pentola e tutte le altre cose che hanno usato. Enrico lava, Anna asciuga. Un perfetto sincronismo. E nel mentre ridono ancora, si raccontano episodi vari, ricordi di campeggio, di vita da soli. E poi mentre le porge una scodella, "Sai, Anna…".
"Sì?"
"Non so come dirtelo…"
"Cosa?" lei lo guarda incuriosita perché Enrico di colpo ha fatto la faccia seria.
"Un po'"mi vergogno, ma devo ammettere una cosa…"
"Quale?"
"Non è facile da dire, ma quando sto con te…"
Anna smette di asciugare il piatto e lo guarda.
"Sì, insomma, quando sto con te, e per la prima volta dopo tanto tempo, non penso solo a Ingrid…"
Anna lo guarda e poi sorride di un sorriso dolcissimo, un po'"imbarazzato. Poi per allentare quella piccola tensione che si è creata, prende la pentola e la rimette al suo posto. Enrico la guarda per un attimo. E vorrebbe dirle di più. Raccontarle quel suo nuovo stato d'animo. Quella leggerezza che è tornato a provare dopo tanto tempo. Quel suo ricordarsi nuovamente di esistere. E anche che lei è bella, sì. E dolce. E sta troppo bene in sua compagnia. Ma quando Anna sta per girarsi e lui per parlare, Enrico non ce la fa
e abbassa subito la testa. Torna a lavare un piatto che gli è rimasto in mano cercando di dissimulare. Uno di quei momenti che sembrano essere sul punto di esplodere e poi di colpo, senza una ragione apparente, si spengono. E non tornano. Anna gli si rimette accanto. Aspetta qualcosa. Non solo un altro piatto da asciugare. Una frase. Una parola. Forse ci spera. Anche lei si sente strana, come scoperta. Per qualche istante restano entrambi in silenzio. E il filo si spezza.
"Sì… nel senso che ho passato giorni a preoccuparmi della bambina, di come fare con lei, di darle il meglio per non farle sentire la mancanza della madre… e mi sono annullato. Andavo al lavoro, passavo da mia madre a lasciarle Ingrid, poi tornavo a riprenderla e venivo qui. Ogni giorno in questo modo. Ogni sera così. Non c'era più calciotto, non c'erano più serate con Alex, Flavio e Pietro. Niente… e invece ora, grazie a te, riesco di nuovo a rilassarmi, a pensare che ho anche una vita fuori da qui, degli amici. Insomma, se non fosse stato per il tuo aiuto, mi sarei perso. Sei una collaboratrice preziosa. Se qualche mio amico avrà bisogno di una babysitter ti segnalerò senz'altro!" e continua a passare stoviglie ad Anna.
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