"Ma solo perché stanno per servire da mangiare e ho una certa fame…" Poi si avvicina come a darle dei morsi. "Di te!"
"Cretino, guarda che mi stai facendo arrabbiare con questa hostess…"
"Ma io ho fame di te, sul serio… Ci nascondiamo in bagno?"
"Sì, come in quel film che mi hai fatto vedere, come si chiamava?"
"Ricche e famose."
"Sì, è quello che sull'aereo lui fa finta che ha perso la moglie per convincere quell'attrice bella… Com'era il nome?"
"Jacqueline Bisset."
"Esatto… a stare con lui e poi, mentre lei va in bagno, lui ci si infila e stanno insieme… Solo che quando sbarcano Jacqueline Bis- set vede che a prenderlo arriva la moglie, che è viva, con tanto di figli!"
"Eh sì, quei tipi così ricorrono a ogni stratagemma, anche alla commiserazione, pur di rimorchiare… Ma non è certo il nostro caso. Mi infilo in bagno?"
"Ehi, ma che t'è preso? È l'aereo che ti fa questo effetto? Non ti ci manderò mai più da solo… E comunque lo sai che un attore famoso è stato beccato mentre lo faceva con una hostess…"
"Certo. Ci volevano fare anche una pubblicità! Era una hostess australiana della Qantas e lui è Ralph Fiennes, quello che ha fatto Il paziente inglese… Solo che questa volta… È stato un impaziente americano!"
E continuano così, ridendo, chiacchierando, leggendo, prendendosi in giro. Arriva la cena e bevono un altro po', assaggiano la crêpe, mangiano un filetto, Alex le passa il dolce che non mangia, lei il pezzo di formaggio che ha lasciato.
"Vuoi sentirla questa? Ho preso la doppia cuffia anche per l'i- Pod." E ascoltano insieme un po'"di mix. James Blunt, Rihanna,
Annie Lennox. E questa volta è Alex ad addormentarsi. Passa una hostess, gli leva il vassoio. Allora Niki chiude il tavolinetto, lentamente lo piega, lo infila nel grande bracciolo laterale e lo richiude. Poi vede qualche briciola sul suo golf. Allora, leggera come una pinzetta, come in quel gioco, L'allegro chirurgo, le toglie senza quasi sfiorarlo, preoccupata che anche adesso qualche cosa possa suonare. E dopo passa la mano leggera sul suo braccio, una carezza che lo accompagni in chissà quale sogno.
Quarantuno
Niki si affaccia al finestrino. Il bizzarro gioco dei fusi orari le ha fatto perdere il senso del tempo. C'è una strana alba ora, lontana, al limite della vista. E come una specie di linea che segue l'orizzonte, di un arancione intenso, forte, che segna l'inizio di chissà quale importante giorno. E in un attimo Niki si ritrova a percorrere la loro storia. Come se le immagini passassero leggere tra le nuvole… Un lungometraggio proiettato solo per lei, unica spettatrice di una sala volante. Non ci posso credere… Il nostro primo incontro, o meglio scontro, con il motorino, e poi quel giorno stesso l'interrogazione in italiano andata bene, cioè io non avevo mai preso un voto così in italiano; già da quello dovevo capire che portafortuna è, uno così una donna se lo deve tenere stretto. E poi i suoi amici, le mie amiche, un mondo così diverso, lontano anni luce e non certo per l'età… Ma alla fine era come quella storia degli opposti che si attraggono, sembravamo perfetti… Niki lo guarda. Alex dorme ancora. Siamo perfetti. Sorride e sbircia di nuovo fuori. Un'ala dell'aereo taglia una nuvola, l'attraversa, la ferisce, e lei, morbida, si lascia oltrepassare e rimane così, sospesa nel vuoto di quell'infinito spazio. E Niki riprende il suo film. La prima volta, bellissima, a casa sua, con quel profumo di gelsomini, e le altre volte, forse ancora più belle. Mangiare giapponese in quel modo, ride quasi tra sé coprendosi la bocca, forse in tema con quel costume orientale che aveva indossato e poi tolto, con tutto quel che ne era seguito… E poi la sorpresa di quelle foto in camera, la campagna LaLuna, trovarsi appesa per tutta Roma… Poi Niki diventa più seria, un altro ricordo. Più difficile, più doloroso, che rimane ancora lì, in quella penombra. Quel giorno. Quelle parole. "C'è troppa differenza di età, Niki." E in realtà la ragione era un'altra. C'era di nuovo lei. Elena era tornata. Niki si gira verso di lui. Alex dorme beato, tranquillo, un angioletto. Eppure non le aveva detto la verità, non aveva raccontato come stavano veramente le cose. L'aveva fatta sentire all'improvviso insicura, non
all'altezza di quel sogno che per lei era diventato realtà. E i giorni successivi. Studiare per l'esame di maturità ma non riuscire a staccare davvero la spina. Alex. La sua niente che tornava di continuo a lui, come una calamita, come un video in loop, un disco rigato quando la testina salta e ricomincia dallo stesso punto. E così di nuovo, di nuovo, sempre quella stessa frase. "C'è troppa differenza di età, Niki." Poi la sua mente e il suo cuore dolorosamente congelati. Estate. Quella mitica vacanza in Grecia con Olly, Diletta ed Erica, tante risate e il disperato, inutile tentativo di non pensare a lui… Ma poi era tornata a casa e aveva trovato la sua lettera e quelle fantastiche parole…
Al mio amore.
Al mio amore che ride al mattino per un biscotto buono da tuffare nel caffellatte.
Al mio amore che guida veloce in motorino e riesce a non arrivare mai in ritardo.
Al mio amore che scherza con le amiche e sa sempre ascoltarle.
Al mio amore che c'è anche quando me ne dimentico.
Al mio amore che mi ha insegnato tanto e mi ha dimostrato cosa vuol dire "essere grandi".
Al mio amore che è l'onda più bella e forte del mare che devo ancora navigare.
Al mio amore sincero, forte come una roccia, saggio come un antico guerriero, bello come la stella più meravigliosa del cielo.
Al mio amore che ha saputo farmi capire che la felicità non arriva un giorno per caso ma è un desiderio conquistato e da difendere.
Al mio amore Niki.
Se la ricorda ancora a memoria Niki, tante volte l'ha letta, giorni, pomeriggi, sere, notti… Fino a consumarla, fino a saperne ogni passaggio, fino a piangere e poi sorridere e infine ridere di nuovo. Ritrovare in ogni riga ogni istante di quei momenti vissuti, di quella splendida favola d'amore che credeva finita e che improvvisamente vedeva risorgere dalle ceneri, riprendere vita e sorriso, sogno e speranza, entusiasmo e felicità, fino ad arrivare a quel giorno. Sì, mettere da parte ogni paura e partire tranquilla per quell'Isola Blu, l'isola degli innamorati. Lì dove Alex la stava aspettando da oltre venti giorni.
Niki si gira un'ultima volta a guardarlo. E ora siamo qui, su
quest'aereo in volo, stiamo andando a New York. Io e lui. Ancora insieme, contro ogni possibile pronostico. Che bello… Trentamila metri sopra il cielo. E rimane così, sognante a fissarlo. Con la mano poggiata sulla sua, leggera, con la paura di svegliarlo mentre l'aereo continua veloce la sua corsa e i minuti passano silenziosi, scorrendo come quei primi grattacieli sotto di loro.
Quarantadue
Pietro legge l'insegna distrattamente, mentre supera la porta. Si guarda in giro. Certo che è proprio una novità questa. Non le sono mai piaciute le palestre e ora viene a fare sport. Questa poi.
Alcuni divanetti, due distributori automatici di bibite, integratori e snack dietetici. Dietro un bancone azzurro una ragazza risicata in tuta bianca sta controllando qualcosa al computer. Pietro la vede e si avvicina subito.
"Buongiorno."
La ragazza si gira. La giacca della tuta ha la cerniera abbassata e mostra un reggiseno blu sportivo. Pietro inizia a sorridere. Però. Mica male qua dentro. "Salve, volevo sapere dove fanno Kick- boxing. A che ora, cioè."
"Vuole iscriversi? Il corso è tre volte la settimana in due diversi orari. Ecco qua…" e gli mostra un dépliant.
"No no… devo salutare una persona e credo che ora sia a lezione."
"Ah. Allora è di là, due stanze a destra da qui…" e gli indica la porta.
Pietro la guarda. "Certo che questa Kickboxing fa proprio bene, eh…" e la scruta dalla testa ai piedi. Lei sorride e poi si volta di nuovo verso il computer.
Pietro alza le spalle e si avvia in corridoio. Passa davanti a sale con attrezzi, specchi e tappetini. Ragazze e ragazzi che si allenano, musica ritmata o soft a seconda delle discipline e dei programmi. Poi arriva alla seconda stanza a destra. Un gruppo di persone in cerchio sta alzando la gamba sinistra. Al centro un ragazzo alto, dai capelli mossi e castani, muscoloso ma non molto alto, mostra il movimento che gli altri stanno imitando. Però, pensa Pietro, è proprio messo bene. Belloccio. Mmm. Poi Pietro guarda una a una le persone del cerchio. Varie ragazze giovani, quattro uomini, due donne più grandi… tre. Ecco, la riconosce. Con una fascia bianca che le tiene indietro i capelli, raccolti in una specie di crocchia. Dei
leggings leggeri neri sotto una maglietta attillata azzurra, scarpe da ginnastica e calzini bassi. Susanna sta in equilibrio sulla gamba destra, in tensione, in attesa. Di colpo l'istruttore fa "Oh!" e ributta giù la gamba sinistra scalciando quella destra. Sferra un calcio immaginario. E tutti lo imitano. Compresa Susanna.
"Tenete i talloni leggermente sollevati e quando tirate i calci colpite con la tibia, non con il collo del piede. La tibia fa molto più male per chi viene colpito. Ruotate il piede d'appoggio come se fosse la punta di un compasso e fate in modo che l'anca e la spalla della gamba che colpisce seguano la traiettoria del calcio e non vadano in opposizione…" e fa la dimostrazione per due, tre volte.
Pietro resta sulla porta. E quando l'istruttore dice al gruppo di risistemarsi in fila, entra. Alcune ragazze lo guardano e sorridono dandosi delle gomitatine a vicenda, come a dire "che vuole questo?". Anche l'istruttore si gira notando un'ombra. Susanna, che si era accucciata per sistemarsi un calzino, si rialza e lo vede. Non è possibile.
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