Niki rimane in silenzio a fissarlo, senza sapere bene cosa dire, con il labbro inferiore che le trema. Una fitta al cuore che non ha mai provato. Un vuoto sotto i piedi. L'equilibrio che le manca. La voglia di saltare il tavolo e abbracciarlo subito e di contro la rabbia per essere stata messa in dubbio così, stupidamente.
"Non so cosa mi sia successo, Niki, non ci avevo mai pensato prima, forse per colpa di Camilla che improvvisamente ha lasciato Enrico fuggendo con uno sconosciuto… Vedere crollare quella che mi sembrava una certezza… Loro, che sono anche sposati…"
"Non lo farei comunque… Io non ti deluderei mai in quel modo. Non ho bisogno di fare una promessa al Signore per mantenere ciò che sento nel mio cuore. Se mai finirà lo saprai prima di chiunque altro."
Alex si sposta dalla sua sedia e si mette su quella a lei più vicina. Il padrone alla cassa se ne accorge, li guarda per un attimo, poi borbotta qualcosa e torna a interessarsi di altro. Ma tutti e due lo hanno notato e Alex lo dice ad alta voce.
"Oh… Ecco perché si chiama così questo posto, è lui che è troppo curioso… Siamo il suo… chiodo fisso!" E Niki scoppia a ridere, le scende qualche lacrima e comincia a tirare su con il naso e ride di nuovo e si asciuga con il tovagliolo, e ride e piange e si sente così sciocca. Poi guarda il tovagliolo e: "Ecco, lo sapevo… Mi si è sciolto tutto il rimmel, uffa!".
Alex le sfiora delicatamente la guancia con un dito, poi la bacia leggero sugli occhi. "Amore, perdonami, mi sento tremendamente in colpa solo per averlo pensato…" E la abbraccia forte e respira tra i suoi capelli e lei trema ancora. La sente calda, tenera, fragile, piccola, e in un attimo pensa che l'unica cosa al mondo che vorrebbe fare per sempre è proteggerla, amarla senza alcun pensiero,
né problema, né dubbio, donandosi completamente a lei. Sì, vivere solo per vederla sorridere. Alex la stringe più forte e le sussurra quelle parole, "Ti amo…" e poi si allontana e la vede, con quel sorriso, gli occhi di nuovo lucidi, ma stavolta per la felicità, finalmente tranquilli, nuovamente sicuri. Ed è un attimo, quell'attimo. Così scioglie quel dubbio: ora o mai più? Prende quella decisione. Ora. Saltare. Ora. E sereno, tranquillo, torna al suo posto mentre Niki inizia a chiacchierare. "Sai, non ci potevo credere… Cioè per certi lati mi piaceva anche l'idea che tu fossi con me all'università… Ecco ho pensato che mi piacerebbe molto poter studiare con te… Che tu fossi il mio compagno di università…" E lei ancora non sa cosa Alex ha deciso. Perché a volte le decisioni, grandi o piccole che siano, vengono prese per le ragioni più diverse e nessuno sa mai veramente qual è stato l'attimo o quale sensazione, quale fastidio, quale commozione ci ha spinti a prenderle. Eppure accade. Come in questo caso. Alex è lì davanti a lei e la vede grande, più grande, per sempre sua. La guarda con altri occhi ora e fa finta di ascoltare chissà cosa, annuisce felice della sua scelta. Ora. Per sempre. Chissà se lei sta capendo, se può immaginare il suo pensiero, la sua splendida decisione… E come mi risponderà. E soprattutto, cosa ancora più importante, come faccio a chiederglielo?
"Alex?"
"Eh?"
"Ma a cosa stai pensando?"
"Ti sto ascoltando…"
"Bugiardo…" Ma questa volta Niki lascia correre, di nuovo serena, tranquilla. E poi prende in mano il dvd La spia che mi amava. "Dobbiamo assolutamente vederlo… Il tipo del negozio mi ha detto che è bellissimo… È uno dei più riusciti con Sean Con- nery, sai che ero indecisa se regalarti quell'altro…"
"Quale?"
"Austin Powers: la spia che ci provava! Eri così buffo all'università…" E ridono e scherzano.
Il proprietario, vedendo che la bufera è passata, si avvicina al tavolo. "Allora, possiamo ordinare? Sennò poi la cucina chiude…" e loro finalmente annuiscono divertiti, giocano con il menu, parlano di piccole sciocchezze, fanno dei commenti, ordinano, poi cambiano idea mentre l'uomo tiene in mano il suo blocchetto e scrive e cancella e scrive di nuovo. E sbuffa.
"Ok, basta io ho deciso. Insalata di mare."
"Anche per me allora."
"Un pesce al forno ti va?"
"Sì, perfetto."
"Ok, allora magari il più fresco che avete, per due, e un po'"di vino bianco…"
"Cosa desiderate?"
Alex la guarda un attimo. "Che ne dici se ceniamo a champagne…"
"Oh sì, mi piace."
"Ok. Allora un po'"di champagne, e che sia freddo, mi raccomando."
Il proprietario si allontana soddisfatto di quello che consumeranno. A volte ci vogliono queste litigate… Se poi fanno pace così!
Niki lo guarda e annuisce convinta. "Hai capito che ti devi far perdonare, eh…"
"Già…" Alex sorride. Ma non sa perché in realtà ha chiesto quello champagne. Gli è venuta così, per l'ebbrezza del momento, la gioia d'aver recuperato quella che poteva essere una serata davvero brutta.
Il proprietario torna al volo con una bottiglia di acqua naturale. "Intanto vi lascio questa." E si allontana.
Niki sta per versarsene un po'"ma Alex le prende la bottiglia dalle mani e versa lui. "Grazie…" fa Niki sorridente.
"Prego… figurati."
Niki sta per bere. "Mi piace vederti così attento… Dovresti venire più spesso all'università!" Poi beve e poggia il bicchiere. "Uhm. Sai qual è la cosa che mi ha fatto morire dal ridere?"
"Quale?"
"Quando il prof Borghi, quello in macchina, ti stava per mettere sotto!"
"Ti sei accorta anche di quello!"
"E da sotto casa che ti avevo visto!"
"Sul serio?"
"Certo, aspettavo che mi chiamassi… Ho pensato perfino che mi fossi sbagliata, ma dopo ti ho visto posteggiare all'università." Anche Alex beve e pensa. Si è accorta di tutto… Incredibile. Ma come mai? Perché è così attenta? Ha qualcosa da nascondere… E solo un attimo. Subito la sua paura sparisce ed è felice della decisione che ha preso. Arriva lo champagne, lo stappa lui e lo versa nei due calici. Alex solleva il suo e cerca lo sguardo di Niki. Occhi. Silenzio. Poi un sorriso.
"Amore…"
"Sì?"
"Vorrei spiarti sempre!"
Ridono, brindano e bevono tutti e due guardandosi negli occhi.
D'un tratto dalle casse del ristorante arriva una canzone. "La felicità è non pensare a niente, ehi… La felicità è insieme a te sconsideratamente. La felicità è la fortuna che ti bacia in fronte." Vero. È proprio come canta Paola Turci. Felicità è stare bene così, per il fatto di essere insieme. Certo, la felicità è anche di più, è poterle dire qualcos'altro. E Alex vorrebbe, vorrebbe rivelarle la sua decisione, ma per quello ci vuole un'idea veramente straordinaria. Altro che "chiodo fisso". Altro che la semplice insegna di un ristorante del centro. Le stringe nuovamente la mano e sente un brivido piacevole. Come quando sai che tutto andrà bene.
Ventisette
Mattina soleggiata. È presto. Non c'è quasi nessuno. Le finestre rimandano una luce piacevole e bianca, riflessa dalle pareti del palazzo di fronte. Alex entra nell'ufficio di Leonardo, che rimane sorpreso.
"Buongiorno! Che piacere vederti così di buon mattino! Hai per caso un altro regalo per me?"
Alex si siede davanti a lui. "Caro direttore… Credi forse di meritartelo?"
Leonardo alza un sopracciglio, capisce che c'è aria di bufera. "Ho capito, vuoi un caffè?"
"Già preso!"
"Una camomilla?"
Alex piega la testa di lato, Leonardo sorride scusandosi. "Ok, scherzavo. Però mi sembra d'aver fatto di tutto per farti stare meglio anche sul lavoro. Un'assistente come nessun altro ha. Per farti felice… "
"Appunto. Ma io ero già felice…"
"Quindi?"
"Cercamene un'altra."
"Ma è la più brava, la più in gamba, la più…"
"Sì, immagino quanti altri più potresti aggiungere. Ma li intuisco da solo senza che mi aiuti…"
"Quindi?"
"Quindi assegnala a qualcun altro. Con una così io lavorerei di meno. Quindi ci rimetteresti anche tu. È una distrazione."
"Pensavo di farti un piacere… Di renderti felice…"
"Te l'ho già detto, lo sono già felice, molto felice… E soprattutto vorrei continuare a esserlo…"
"Ok, come vuoi." Leonardo si alza dalla scrivania. "D'accordo. Ho capito. Le ho fatto un contratto di un anno e non la posso mandare via. La terremo a disposizione e la farò lavorare su qualche mio progetto."
"Ecco, mi sembra perfetto."
"Volevo solo farti cosa gradita."
"Vuoi fare veramente una cosa per me?"
"Certo! Sul serio, sono sincero."
Alex sorride e decide di fidarsi. Gli racconta il suo piano e rimane sorpreso dall'entusiasmo di Leonardo. "Bravo! Non so cosa ci vai a fare, ma te lo meriti! E poi sono sicuro di una cosa: lì troverai gli spunti per lavorare al nostro corto."
Alex si gira e lo guarda male. Leonardo allarga le braccia.
"Da solo. Massima creatività, senza assistente o possibile distrazione…"
"Ok."
Alex gli dà la mano. "Affare fatto." Ed esce come una furia dal suo ufficio, si dirige velocemente verso l'ascensore, quando nel corridoio incontra Raffaella. "Ciao Alex, guarda, ti ho raccolto un po'"di filmati che potrebbero darci degli spunti per il nostro progetto."
Alex continua a camminare verso l'ascensore. "Mi dispiace, sarò fuori per dei sopralluoghi. Il direttore ha deciso di assegnarti a un suo progetto personale…" Alex arriva all'ascensore e spinge il pulsante di chiamata.
"Ma come?" fa Raffaella rimanendoci visibilmente delusa. "Non ne sapevo niente…"
Alex sale in ascensore. "Mi dispiace. Ci sono rimasto male anch'io. Me l'ha detto proprio ora… Ma sai lui com'è fatto, no? Come ti giri cambia le carte in tavola…"
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