"Oh, mi scusi prof." Niki lo aiuta a rialzarsi. Il professore si pulisce i pantaloni battendoci le mani con forza e mandando via un po'"di polvere. "Ma lei non è in ritardo… È in super ritardo!"

Niki sorride, è anche un po'"mortificata. Il professore ora è più tranquillo. "Le posso dare un passaggio, se vuole."

"No, grazie. Ho il motorino… magari un'altra volta." E lo supera correndo via di nuovo. "Certo!" Il professore rimane a guardarla con un sorriso stampato in volto. Niki, mannaggia a te. Oggi non ne combini una giusta! Non solo lo fai cadere per terra,

ma quando ti offre un passaggio rispondi: "Magari la prossima volta", ma che c'entra quel magari? Dà possibilità, speranza, voglia… di un passaggio! E che cavolo! Questa non ci voleva proprio. Scuote la testa. Di una cosa sola è sicura, Guido non mi ha mentito. Certe cose si sentono a pelle. Poverino, non se lo meritava di essere trattato così. Devo recuperare con lui. E se lo dice con molta tranquillità. Forse troppa. E non sa che si sta sbagliando ancora.


Ventidue


"Si può, Leonardo?" Il direttore vede Alex spuntare per metà da dietro la porta.

"Ma certo! Lo sai che è sempre un piacere vederti, o meglio, il mio ufficio è sempre aperto per te."

Alex sorride. "Grazie." Ma si capisce che a quelle parole non ci crede per niente. "Ti ho portato una cosa…" Poggia un regalo sulla scrivania. Leonardo lo prende e lo soppesa.

"Che cos'è?" Se lo rigira tra le mani curioso. Sembra un cd o un piccolo libro.

"Aprilo."

"Ma non è la mia festa."

"Non era neanche la mia."

"Bè, che c'entra, il mio era per il piacere di riaverti tra di noi."

"E il mio è per il piacere di essere di nuovo qui con voi."

"Uhm." Leonardo capisce che c'è qualcosa sotto. Lo scarta. E un dvd. Sai che c'è? È il titolo che legge su quella splendida copertina patinata della confezione. "Mai sentito."

"Secondo me lo conosci… Guardiamolo."

Leonardo gli sorride e tira su le spalle, non ha davvero la minima idea di cosa si possa trattare. Lo infila dentro il lettore e accende il grande schermo al plasma appeso alla parete. Comincia una musica tribale. Tum tum tum. Compaiono degli scimpanzé che battono su dei grossi tronchi tenendo il ritmo. E subito dopo, superaccelerati, tutti i collaboratori, grafici, disegnatori della Osvaldo Festa. Poi di colpo si stacca sul video dei Pink Floyd, "We don't need no education". Alcuni studenti marciano al posto dei famosi martelli, muovendo a tempo le gambe, e poi ecco di nuovo gli animali.

Il filmato continua e si sente un potente ruggito di leone e poi Leonardo che parla al ralenti, con sotto il ruggito del leone, e subito dopo Charlie Chaplin nel Grande dittatore, e poi di nuovo Leonardo che dà delle indicazioni, e poi Chaplin che stringe con una chiave

inglese dei bulloni, fino a quando non finisce negli ingranaggi. Improvvisamente tutto stride, si sente una specie di frenata. I fotogrammi di Chaplin si bloccano. Una soggettiva arriva veloce su un uomo che sta bevendo seduto su una poltrona. Si gira. Stacco. È Alex che sorride alla telecamera e dice: "Io non ci casco!".

Leonardo rimane a bocca aperta. "Ma… Ma…"

"L'ho fatto con la telecamera e il computer del montaggio, velocizzando i pezzi del nostro filmato interno dell'agenzia, quello che abbiamo presentato l'altro anno ai grandi incontri."

"Ma è geniale! Stavo per parlartene… Sai che dobbiamo fare un film, uno short? Per la prima volta ci affidano un filmato da produrre, non siamo più una semplice agenzia, ora siamo anche una casa di produzione, e tutto questo grazie a te, al successo di LaLuna. Non avevano mai creduto veramente in noi, i giapponesi… se fossimo arrivati ad alzare le vendite anche solo del dieci per cento avremmo avuto un aumento sui guadagni. E la sai una cosa?"

"No, cosa?"

"Abbiamo fatto il duecento per cento, abbiamo guadagnato tantissimo, molto più di quanto potessimo immaginare."

"Abbiamo? Leonardo… hai…"

"Sì, ma…"

"Sì, ma perché allora non smetti, no?"

"Dobbiamo lavorare ancora di più! Abbiamo la possibilità di produrre questo filmato… E tu lo hai già dimostrato… Sei bravissimo."

"Sì, ma hai visto il titolo del corto? Io non ci casco." Alex va verso la porta. "Non contare su di me. Voglio fare il minimo indispensabile, te l'ho detto."

"Ma come, ti ho dato pure la stanza più grande…"

"Non te l'avevo chiesta."

"Ti ho dato un aumento significativo."

"Ma anche questo non l'avevo chiesto."

"Ti ho dato una nuova assistente."

"Questo te l'avevo chiesto, ma non ho ancora visto nessuno."

"È nella tua stanza che ti aspetta…"

Alex rimane sorpreso.

"E come mai solo oggi?"

"è che ho cercato molto. Ho voluto prendere il massimo…"

"Voglio proprio vedere."

"In tutti i sensi…"

Ma Alex è già fuori dall'ufficio di Leonardo e si sta dirigendo

velocemente verso il suo. Incontra Alessia, la sua assistente storica. "Alex, c'è una persona…"

"Sì, grazie… Lo so." Poi Andrea Soldini lo fissa con una faccia quasi sbalordita, scuote la testa, è a bocca aperta. Alex lo guarda preoccupato.

"Ehi, non ti sarai mica fatto di nuovo di…"

"Macché!" Soldini ride. "È che non trovo le parole… Ecco… Hai presente le russe? Di più…"

"Ma và và…" Alex scuote la testa ed entra nel suo ufficio.

"Salve." Si alza dalla sedia. Alta, castana, riccia. Un bel sorriso. Anzi, un bellissimo sorriso. E non solo. "Buongiorno."

"Ciao… Alex."

Si accorge dopo un secondo di averle dato subito del tu. Ma è lei a mantenere ancora una certa formalità.

"Mi ha fatta accomodare il direttore qui dentro. Spero non le dispiaccia. Piacere, mi chiamo Raffaella."

Alex e Raffaella si danno la mano. Ha le gambe lunghe, un fisico perfetto, un vestito carino, leggero, elegante. Non c'è niente fuori posto. Anzi, è proprio tutto a posto. Troppo a posto. è bellissima.

"Le ho lasciato sul tavolo dei miei lavori."

Alex li esamina con fare professionale, poi guarda al di sopra di un foglio. Lei è ancora in piedi. "Prego, prego, si sieda."

"Grazie." Di nuovo quel bellissimo sorriso. Alex cerca di concentrarsi sui disegni. Non è facile però. Oltretutto è anche bravissima. Oltretutto… Alex? Già hai sbagliato.

"Le piacciono?"

"Sì… sono molto buoni, sul serio, anzi, ottimi… Complimenti." Alex sorride, lei anche. Gli sguardi s'intrecciano e lo fanno troppo a lungo. Alex raccoglie i disegni nella sua cartella sul tavolo, distoglie lo sguardo. "Bè… molto bene."

"Ah, c'è anche quest'altro…" Raffaella tira fuori dalla borsa da lavoro un computer identico a quello che Leonardo ha regalato ad Alex, schiaccia un tasto e lo accende. Poi lo appoggia sul tavolo e lo gira verso Alex. "È una breve clip… nulla di che, però al direttore è piaciuta molto…"

Alex guarda curioso quel filmato. "È un video che ho fatto in vacanza quest'estate… Ero a Los Roques, l'ho fatto scherzando e mio padre lo ha girato… Non volevo fare la modella, anzi mi scocciava un po'… Anche perché avevo litigato con il mio ragazzo e quindi ero nera… Ecco" indica Raffaella, "qui piangevo…" Si vede lei nel video che cerca di allontanare il padre che la riprende,

prima scocciata, poi scoppia a ridere. "E poi l'ho rimontato con una serie di accostamenti ai cartoni animati…" E infatti subito dopo riparte il video con inserti dei primi Disney, Topolino in bianco e nero, Dumbo e altre bellissime immagini. Così nasce un gioco di alternanze tra Raffaella che cammina al ralenti sulla spiaggia e Topolino l'apprendista stregone di Fantasia.

"… Insomma, non so perché ma al direttore, a Leonardo… è piaciuto moltissimo…"

Alex sorride. E ti credo. Non ho mai visto una con un fisico così incredibile, e sembra pure che non gliene importi assolutamente nulla. "È fatto molto bene… Si notano creatività e voglia di stupire." Ma che dico? Alex, smettila.

"Grazie. Ha detto che forse lavoreremo insieme su qualcosa del genere…"

"Già." Alex chiude il computer e glielo ripassa. "In realtà non abbiamo ancora preso alcuna decisione…"

Proprio in quel momento suona l'interfono. Alex spinge un pulsante e risponde. "Sì?"

"Sono appena arrivati i disegni per la nuova campagna, te li posso portare?"

"Ah sì… sì, certo…"

Raffaella infila il computer nella borsa, poi prende anche la cartella e sistema meglio i disegni. "Allora, se mi vuoi, sono nella mia stanza…"

"Benissimo, grazie."

"È stato un piacere conoscerti." È passata al tu.

"Anche per me…" Alex la guarda uscire. "Lascia pure la porta aperta, grazie…" Lei sorride. Continua a fissarla, Raffaella si gira a guardarlo mentre si allontana. Certo che è veramente bella. Anzi, troppo bella. E per un istante ripensa al fatto di dover lavorare insieme. Giorno dopo giorno, spalla a spalla, fianco a fianco. La guarda ancora un'ultima volta. Com'era il titolo che ho dato al mio video? Ma proprio in quel momento Raffaella, prima di entrare nella sua stanza, si gira un'ultima volta, come se immaginasse, come se sapesse che lui la sta ancora osservando. E gli fa un ultimo sorriso. Fantasia, creatività, o semplice complicità. Alex alza il mento e ricambia con un sorriso stupido, ma di uno stupido da farlo sentire veramente cretino. Poi ci ripensa, scuote la testa, si alza e chiude la porta. E in quell'attimo si ricorda il titolo del video. Io non ci casco. E mai come adesso la sua scelta gli sembra una beffa del destino.


Ventitré


Enrico sta rimettendo a posto alcuni pupazzi di Ingrid. La bambina dorme già. Oggi ha giocato tanto con Anna. Le ha trovate insieme sul tappeto quando è rientrato. Poi Anna ha preso il suo zainetto, ha salutato col solito sorriso e se n'è andata. È davvero brava. Sono stato fortunato a trovarla. Prende un orsetto giallo e lo sistema sulla poltroncina in plastica di Ingrid. All'improvviso sente un rumore forte provenire dal soffitto. Una specie di colpo secco. Enrico alza gli occhi. Ancora. Non capisce. Non è la prima volta che succede. Dopo qualche istante un altro colpo e il rumore di una sedia trascinata sul pavimento. Enrico si ferma e ascolta con più attenzione. Dopo un po'"un altro colpo e una voce maschile ovattata dal solaio. Enrico si sforza di distinguere le parole. Gli sembra di sentire qualcosa tipo "Ah sì, e che ti credi, che io sia un coglione?", una voce grossa, di uomo, e poi una voce femminile che cerca di calmarlo. "Ma non capisci che non serve a nulla? Sei troppo geloso!" e poi altre parole che non capisce bene. E un altro colpo. Qualcosa che cade rimbalzando sul pavimento, come un palo di ferro o roba simile, Enrico ci pensa un attimo. Ma certo. L'appartamento di sopra. Anna. Questi rumori vengono dall'appartamento di Anna. Accidenti. Ma che fanno? Enrico prende un altro gioco di Ingrid rimasto incastrato dietro il divano. Già, aveva detto che vive col ragazzo. Dev'essere lui che fa questo casino. E intanto continua ad ascoltare. E si rattrista. E si preoccupa. Certo, è un peccato. Una ragazza così carina e gentile con un tipo del genere. Ma com'è possibile?