i clienti a comprare grandi quantitativi di capi con mesi di anticipo, hanno creato degli showroom in tutta Italia che vengono visitati regolarmente dai negozianti, che comprano così i capi via via, in piccole quantità, e hanno modo di tenere in negozio solo le ultimissime novità, cambiandole spesso, come fa d'abitudine il pronto moda. Il tutto invece è applicato all'alta moda. Ovviamente lo showroom più importante è l'azienda stessa. Ed è per questo che c'è fermento: domani arriveranno i dettaglianti per l'appuntamento quindicinale.
All'improvviso entra Eddy. Le ragazze si ricompongono e si mettono in silenzio, dopo averlo salutato. Non succede quasi mai che passi di persona. Olly le imita.
"Buongiorno. Che si fa, si dorme? Voglio rivedere la cartellonistica per domattina."
Una ragazza apre velocemente il portatile sul suo tavolo, lo invita ad avvicinarsi e gli mostra qualcosa. "Ecco, i cartelloni sono già stati stampati. E come ci aveva detto il direttore sono questi… vede…"
Eddy guarda impassibile il monitor. Non dice una parola. Non tradisce un'espressione. Olly lo osserva. È un po'"distante ma non tanto da non farle provare rabbia. Quell'uomo le suscita un fastidio istintivo. è più forte di lei.
"Che schifo… e noi domattina facciamo la sfilata con appesa intorno "sta roba?"
La ragazza deglutisce. Evidentemente sa bene cosa sta per succedere. "Bè… sì, signor Eddy… il direttore aveva detto…"
"Lo so cosa aveva detto. Il punto è che a rivederli oggi questi cartelloni fanno schifo. Schifo! Mai che vi inventiate qualcosa di nuovo, provocatorio, diverso. Mai che sappiate stupirmi."
"Ma al direttore piacciono…" il tono di voce della ragazza diminuisce sempre più.
"Ah, non ho dubbi. Lui firma carte. Lui mette i soldi. Ma chi è il creativo qui, eh? Chi è il creativo qui?" e alza la voce. Tutte le ragazze e due ragazzi più in là rispondono in coro, quasi a comando: "Lei". Proprio in quel momento entra Simone che si accorge della presenza di Eddy e si blocca sulla porta.
"Ecco. Appunto. Io. E io dico che mi fanno schifo. E che se non piacciono a me la sfilata non si fa. A meno che voi bravi uomini e donne marketing, gli operativi, i tecnici del settore, quelli che mandano avanti le cose, non vi inventiate qualcos'altro per domattina. E soprattutto che sia qualcosa che mi convinca. Da abbinare a questo schifo."
"Ma il direttore…"
"Col direttore ci parlo io. Voi fate il mestiere per cui vi pagano. Sempre troppo, tra l'altro."
Due ragazze si scambiano uno sguardo e strabuzzano gli occhi. Una fa un leggero segno con la mano cercando di non farsi vedere da Eddy. Come a dire: "Eeeh, sai quanto ci pagano".
Eddy si volta e sta per andare via quando la nota. Olly è rimasta tutto il tempo in piedi davanti alla sua scrivania.
"Oh, guarda… c'è asilo nido." Olly si sforza di non reagire. Eddy le si avvicina. "Allora come va? Eccitante fare fotocopie?"
Olly lo guarda e abbozza un sorriso di circostanza. "Bè… sì… cioè… preferirei fare altro, come disegnare, ma mi accontento… pur di stare qua…"
Eddy la squadra. Poi si gira e guarda gli altri ragazzi. "Capito gente? Lei pur di stare qua fa le fotocopie!" Poi guarda il tavolo. Vede il portatile. La cornice con la foto. La guarda di nuovo. "E come vanno i disegni da asilo nido? Siamo passati almeno alla prima elementare?"
Olly fa un sospiro. Si piega. Apre il cassetto. Prende la sua cartellina. Sistema alcuni disegni sul tavolo e si rimette impettita in piedi. In silenzio. Eddy la guarda. Poi abbassa gli occhi sulla scrivania. Scruta un po'"i fogli. Ne prende uno. Mantiene la stessa espressione impassibile di poco prima. Lo rimette giù. Guarda Olly. La fissa. Olly trema. Ha il fiato cortissimo. Il cuore le batte a duemila. Le sudano le mani ma cerca di restare calma.
"Diciamo seconda elementare, và… Vedi mai che a fare le fotocopie stai davvero migliorando?" e si gira, senza dirle altro, senza aspettare una sua risposta. Così com'era entrato. Lascia la stanza. E tutti ricominciano a respirare, come sollevati. Due ragazze sbuffano, un'altra si riattacca al telefono, un ragazzo si scervella per inventarsi qualcosa.
Simone si avvicina a Olly.
"Cavoli!" le dice stupito.
"Cavoli che? Sto ancora tremando!" dice Olly che solo ora, piano piano, rimette a posto i fogli.
"Guarda che è pazzesco!"
"Ma cosa? Che mi umili sempre così?"
"Umiliarti? Ma non te ne sei accorta che ti ha fatto un complimento? Guarda che è rarissimo!"
"Ah, perché quello era un complimento?"
"Ti assicuro di sì. Eddy va saputo interpretare. Lui è un artista, parla una lingua tutta sua."
"Ah… e dove lo vendono il traduttore?"
Ventuno
La lezione è appena finita, Niki sta rimettendo il quadernone e gli evidenziatori dentro lo zaino quando qualcuno le si siede accanto. "Allora, ti è piaciuta la lezione?"
Niki si gira sorpresa. È Guido. Guarda per un attimo in fondo all'aula, come se sapesse. Poi torna a occuparsi dei suoi appunti. "Oh, sì… Mi piace moltissimo questo prof."
"Ah sì? E come ti sembra, uno sincero, falso, delicato, insensibile, un opportunista, un altruista o un donnaiolo?"
Niki ride. ""Donnaiolo", ma che termini usi?"
"J. M. Coetzee scrive che "solo gli uomini detestano i donnaioli, per gelosia. Alle donne piacciono i donnaioli. Donna e donnaiolo sono inseparabili"."
"Bè, comunque credo che Trasarti ami le Lettere, sia una persona gentile e sensibile e forse, forse… per come si muove, per quanto è femminile nell'animo, sì, insomma potrebbe anche essere gay… Oh, comunque sia, lo dico come un complimento, eh…"
"Oh, bene. Lascia, te la porto io…" Guido si mette a tracolla la borsa di Niki.
"Ma no, ce la faccio."
"Ma ho piacere a portartela."
"Allora ok" Niki alza le spalle poco convinta, "come vuoi…"
Guido la precede sorridendo.
"Dove ti accompagno?"
"Io devo andare su in istituto per segnarmi all'esame e vedere un po'"quali sono i prossimi."
"Ok, perfetto, non ci crederai ma è la stessa cosa che dovevo fare io."
"Infatti non ci credo."
Guido si ferma e la guarda alzando un sopracciglio. "Perché non mi credi? Perché la mia allegria e la felicità nel vederti possono far pensare ad altro?"
"Forse."
"Lo sai che mi sono segnato anch'io a Lettere e magari devo fare lo stesso tuo esame?"
"Forse. Però prima che io segno i miei esami, tu mi dici quali hai già intenzione di fare, ok?"
"Ok ok." Guido scuote la testa. "Quello che hanno detto i miei amici nuoce alla mia persona…"
"O forse alla tua immagine."
"La mia immagine?"
"Vuoi la verità? Però non ti devi offendere."
"Ok."
"Giura."
"Giuro."
"La tua immagine, il tuo modo di fare…"
"Cioè?"
"Si vede subito che sei… Che sei…"
"Sono?"
"Tanto per usare i tuoi termini, un donnaiolo… Studi le frasi a effetto per fare colpo, ti vesti per non essere dimenticato, sei gentile e cortese con tutte per vedere chi ci casca…"
"Ah sì? E non può essere che ti sbagli?"
"Dici?"
"Certo, lo saprò, no? E poi che c'è di male a essere gentili con le donne? A farle sentire bellissime? Considerate? Al centro dell'attenzione? Io non sono un donnaiolo. Forse sono l'ultimo dei romantici."
Niki lo guarda e sorride. "Ecco, se questa te la risparmiavi eri andato benino…"
"Ah, sì?" Anche Guido sorride. "Allora te ne dico un'altra. Il professor Trasarti è sposato, e l'altro anno è stato con una del corso, Lucilla, e sembra pure che l'abbia fatta lasciare con il suo ragazzo e che l'abbia messa incinta e costretta ad abortire."
"Sì, bum, non ci credo."
"Bè, sì, forse la storia del figlio… In effetti quest'ultima cosa potrebbe non essere vera."
"E tutto il resto?"
"Il resto è vero, quella ragazza si chiamava Lucilla, era fidanzata e ha avuto una storia con quel prof per tutto l'anno."
"Sì, e tu come lo sai?"
"Facile. Ero il suo ragazzo." Guido sorride, allarga le braccia e poggia la borsa di Niki su un muretto. "Ora scusami ma mi sono ricordato che ho un appuntamento. Il donnaiolo ti saluta."
E si allontana così. Niki resta un attimo interdetta e anche dispiaciuta. Non voleva farlo rimanere male. Prende la borsa e sale le scale per andare in istituto, ma proprio in quel momento incontra il professor Trasarti.
"Salve" la saluta con un bel sorriso. "Ha bisogno di qualcosa?" E in quello stesso momento Niki ripensa alla storia che le ha raccontato Guido e immagina il professore che la guarda con altri occhi, lo vede come un uomo voglioso, non più sensibile e delicato e, senza volerlo, arrossisce.
"No, no, grazie professore, ero solo venuta per segnarmi a degli esami."
"Ah." E senza lasciargli spazio Niki lo supera. "Scusi, ma sono molto in ritardo." E scompare in fretta e furia. Niki cammina veloce e, arrivata in fondo al corridoio, si gira. Meno male. Non c'è più il professore. Poi comincia a camminare più lentamente e alla fine sorride tra sé. Chissà se sono vere tutte quelle storie. Sono troppo suggestionabile. Ma sì che sono vere. E poi perché avrebbe dovuto dirmi una cosa così? Per fare leva sulla tenerezza, sul dispiacere che mi ha provocato pensare che la sua donna l'avesse lasciato per il professore? Ma figurati… Niki apre il registro degli esami. Certo, i suoi amici hanno dipinto Guido come uno che le tenta tutte pur di far colpo su una ragazza. Si segna ai prossimi esami poi chiude il registro. Per far colpo però non ha bisogno di questi mezzucci. E un bel ragazzo, è simpatico, è divertente… E alla fine mi ha fatto anche tenerezza. Poi ci ripensa. Niki, ma che stai dicendo? Sei impazzita? Allora ha ragione Alex… Poi si mette quasi a ridere e improvvisamente le viene in mente un'idea. Ma sì! Stupendo. Questa gliela voglio proprio fare. Se la merita. Ed esce di corsa dall'istituto, scende giù per le scale e gli ultimi gradini li salta tutti insieme. Fa il giro del pianerottolo e riprende a scendere veloce; salta di nuovo e pum. Finisce addosso proprio al professor Trasarti che, travolto dalla sua corsa, cade per terra. "Ahia…"
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