«Mi tratta da sciocca?»
«Non vorrei mai.»
«Ma lo sta facendo.»
Rimasero in silenzio.
«Il mio prezzo è di cinque milioni di euro non trat-tabili.»
L’avvocato Guarneri rimase senza parole. Non avrebbe mai immaginato che potesse chiedere una cifra simile. Deglutì.
«Non sono autorizzato a prendere nessuna decisione del genere. Devo sentire, sì, insomma, devo parlare con lui…»
Sofia si alzò. «Non c’è problema. Lo faccia presto però.» Guardò l’orologio. «Sono le dieci, entro mezzogiorno vorrei avere una risposta.»
«Ecco, non so se ce la faccio. Magari l’orario potrebbe non essere lo stesso.»
Sofia sorrise. «In qualunque parte del mondo sia, sa-rà raggiungibile. Lo svegli. Sarà una buona notizia per lui. Ci teneva tanto. Gli dica semplicemente che ci ho ripensato e che aveva ragione lui. C’è sempre un prezzo.»
Sofìa fece per uscire.
«Ma come facciamo a metterci in contatto con lei?»
«Lui ha il mio numero. Anzi, non credo che ci sia qualcosa di me che voi non conosciate. Arrivederci.»
Poi uscì da quella stanza.
Quella mattina Sofia andò in centro. Si concesse una libertà che non viveva da molto tempo e per la prima volta provò una sensazione strana. Si sentiva come una straniera, una turista. Molte cose le sembravano cambiate, le insegne dei negozi, le commesse, la gente, i clienti che entravano e uscivano da Hermès, Bulgari, Louis Vuitton. Si ricordò quel film che aveva visto una sera con Andrea prima dell’incidente e che l’aveva colpita moltissimo. Eyes Wide Shut. Non il film di per sé, anche se Stanley Kubrick era eccezionale. Era stata atti-rata dal suo punto di vista. Era bastato che quel giorno il protagonista Tom Cruise uscisse un’ora più tardi del solito da casa, perché tutto quello che gli era sempre apparso in un certo modo si rivelasse diverso. Tutto aveva un’altra luce e forse, per certi aspetti, la vera luce. Ec-co, era la stessa sensazione che stava vivendo lei. Tutto era improvvisamente cambiato eppure era tutto uguale.
Era come se avesse perso le sue preoccupazioni di sempre, essere a posto, truccata nel modo giusto, vestita in maniera idonea. Si sentiva libera. Entrava nei negozi, chiedeva un prezzo, provava un vestito, senza sentirsi osservata o giudicata. Senza curarsene. Si sentiva sicura.
E si chiese perché provava tutto questo. Ma non trovò risposta. Sapeva solo che stava bene. Si fermò davanti a una vetrina, si guardò allo specchio, si trovò diversa e quell’impressione che aveva avuto qualche tempo prima, di essere invecchiata, era scomparsa. Si piaceva. Allora sorrise maliziosa e capì. Si sentì calda, come travolta da una strana passione. Era libera dal senso di colpa. Aveva la licenza di tradire. Un uomo incrociò il suo sguardo allo specchio e le fece i complimenti con un semplice sorriso. Poi non la guardò più, si perse tra la folla, come se avesse saputo che quella donna era già impegnata. Aveva un appuntamento da cinque milioni di euro. E in quel momento il suo telefonino squillò.
La segretaria l’accompagnò fino alla stanza, poi aprì la porta.
«Prego, si accomodi.»
Sofia entrò. La porta si chiuse alle sue spalle. Di fronte aveva l’avvocato Guarneri e, seduto su un divano la-terale, c’era un altro uomo che già conosceva: Gregorio Savini.
L’avvocato si alzò. «Buongiorno.»
Fece il giro della scrivania. «Prego, sediamoci qui»
indicò una poltrona davanti a lei e lui si sedette sull’altra. Gregorio Savini era tra loro e, al passaggio di Sofia Valentini, si alzò e le porse la mano.
«È un piacere rivederla.»
Sofia ricambiò il saluto. «Grazie.» L’avvocato Guarneri aveva con sé un blocco e alcuni fogli di appunti.
Gregorio Savini le sorrideva. Chissà cosa pensava.
Forse alla fine anche lei, come tutte le altre, aveva accettato. Era stata solo una questione di soldi. Ma lei sapeva che non era così. Quei soldi sarebbero stati una nuova vita.
«Allora…» Guarneri prese la parola. «Sono contento che si possa trovare un accordo.»
Sofia precisò: «Veramente è una richiesta non trat-tabile».
Guarneri alzò un sopracciglio. «Sì, sì, certo…»
Gregorio Savini abbassò lo sguardo sorridendo.
L’avvocato prese dei fogli e li passò a Sofia. «Vorrei solo che leggesse questi, è un proforma affinché sia tutto chiaro.»
Sofia rimase immobile. «Senta. Trovo ridicolo tutto questo. Vi ho fatto una richiesta ed è stata accettata.
Cinque milioni di euro sul mio conto, ora che ci sia addirittura un contratto mi sembra troppo. Farò quello che vuole. Noi non abbiamo niente da discutere.»
«Sì, ma…»
Savini alzò la mano per frenare il suo intervento.
L’avvocato subito si zittì lasciando a lui la parola.
«Signora…» le sorrise. «È solo per non avere nessun tipo di problema, per maggior chiarezza.»
Sofia sorrise a sua volta. «Paga per scoparmi, più chiaro di così. E quello è il mio prezzo.»
«Non credo sia proprio così. Vuole cinque giorni.
Un milione di euro al giorno per cinque giorni. Dove lo decide lui, quando lo decide lei!»
«Sì, ma io come faccio a sparire cinque giorni? Non è credibile.»
«Non si preoccupi. Avrà una copertura completa.
Ci saranno più concerti in quei giorni. Usciranno degli articoli e delle notizie che renderanno tutto questo credibile. Cinque concerti grandiosi, tanto da essere pagati cinque milioni di euro.»
«Naturalmente partirò solo dopo aver visto i soldi sul conto.»
Intervenne di nuovo l’avvocato Guarneri.
«Sì, piuttosto ci deve far sapere su quale conto li vuole.»
«Sul mio. Immagino che già sappiate qual è e se non lo sapete già ci metterete un secondo.»
Guardò Savini, poi continuò: «Bene, credo che ci siamo detti tutto. E chiaro che dopo quei cinque giorni io non sarò più tenuta a niente. Voi non mi contatterete e io non lo dovrò incontrare mai più».
Savini le sorrise. «A meno che non lo vorrà lei…»
Sofia rimase per un attimo in silenzio. Era vero, lui non l’aveva più cercata. Era stata lei a farlo. Per la prima volta anche Sofia sorrise. «Ha ragione. A meno che non lo vorrò io.» Diede la mano a Savini. Poi salutò con un cenno l’avvocato e uscì.
Guarneri tornò alla scrivania.
«Non ha firmato nulla. E se poi dovesse cambiare idea?»
Savini si versò dell’acqua. «È di parola.»
«E se ti sbagliassi su di lei?»
Savini lo guardò divertito. «Tu avevi detto che non sarebbe più tornata. Lui invece era sicuro del contrario.»
«È vero. Siete stati bravi.»
Savini finì di bere. «Ho trovato io la notizia. Ma poi lui è andato oltre.»
Sofia si alzava presto la mattina e andava a correre al parco, tornava, si infilava sotto la doccia, poi faceva colazione con Andrea e subito usciva di nuovo. Passeggiava molto, andava in centro, si divertiva, si sentiva leggera in quella sua nuova dimensione, come una persona che sta aspettando un appuntamento importante al quale sa che non potrà mancare. Ogni tanto si fermava davanti ai negozi più eleganti, rimaneva lì a guardare quel bel vestito in vetrina, poi entrava e lo provava, sfilava, si guardava allo specchio, chiedeva il prezzo. Erano comunque troppo costosi. Poi una volta le venne da ridere.
«Costosi? Ma io tra poco avrò cinque milioni di eu-ro…»
Anche quel giorno uscì dal negozio senza comprare nulla. Comunque quei soldi non erano per lei. Era per questo che poteva accettarli. Ne aveva parlato a casa cercando in qualche modo di preparare il terreno.
«Ti ricordi Olja, la mia insegnante?»
«Sì, certo…»
«Sta prendendo contatti con le maggiori agenzie internazionali per vedere se posso tenere qualche concerto in giro per il mondo…»
Andrea sorrise, smise di battere al computer e la guardò con tenerezza. Cinque milioni di euro. Quanti concerti avrebbe dovuto fare per raggiungere quella cifra? Sofia indovinò i suoi pensieri.
«Guarda che poco tempo fa mi avevano fatto una proposta molto importante in Russia… Mi davano una marea di soldi e ho rifiutato.»
«E perché?»
«Ho fatto un voto e soprattutto allora non avevo nessuna ragione per accettare…»
Andrea la guardò con amore. «Qualunque cosa deciderai di fare, io sarò felice. E se per caso ci riuscirai…»
piegò la testa di lato, «lo sarò ancora di più. Tutto questo comunque non era previsto, io non potevo neanche sperarlo…»
Cercò qualcosa sul computer come per distrarsi. Poi parlò di nuovo, con voce più bassa e senza guardarla.
«Ma è un sogno a occhi aperti, solo l’idea di poter tornare a camminare… Non mi sembra possibile, mi è vie-tato perfino sperarlo…» Allora alzò lo sguardo. «Non posso essere paralitico per la seconda volta.»
Sofia si sentì morire. Si tolse vestito, reggiseno e mutandine e si infilò nel letto accanto a lui. Lo abbracciò, voleva amarlo ed essere amata. Scivolò con la gamba sinistra sulla sua pancia, sentì la sua pelle e lentamente il suo desiderio. Allora scese dal letto, abbassò un po’
la serranda, gli tolse il computer e spostò il tavolino.
Poi eccitata gli salì sopra. Si iniziò a muovere lentamente, libera, abbandonata, senza pensieri né aspettative, senza pensare al suo appuntamento, al passato o al futuro, e così piano piano venne. Lo fece gemendo, sospirando, sempre di più, quasi urlando, tanto che al-la fine cadde su di lui, sudata, con i capelli tutti avanti, sulla sua bocca che dischiusa respirava veloce e le sue labbra umide, bagnate, che alla fine lui baciò.
«Come va, amore? Tutto bene?»
«Sì…» Era ancora affannata. «È stato bellissimo…»
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