«Arrangiare delle musiche classiche per farne delle suonerie, è un mercato in continua espansione. Ci si guadagna moltissimo…»

«Sì, sì, va bene. Vediamo intanto come te la cavi con il reale!» E così dicendo gli piazzò sotto gli occhi lo spartito delle Invenzioni a tre voci di Bach. Jacopo sbuffò e cominciò a suonare lento, sicuro di sé, con una innata naturalezza. La N. in Do Minore. Sofia fu soddisfatta anche degli altri, compresa Alice, la più vitale delle sue alunne, che le parlava sempre delle sue cotte.

«Ce n’è uno che mi piace, solo che è più grande di me.»

«Quanti anni ha?»

«Sedici.»

«Ma Alice, è grandissimo, ha dieci anni più di te.»

«Sì, lo so. Però mi ha detto CBCR.»

«E che vuol dire?»

«Cresci bene che ripasso!»

«Ma scusa, te l’ha detto così, senza conoscerti?»

«Sta con una che abita nel mio palazzo e ha la sua età. Ci siamo incontrati un sacco di volte, ma quando lui viene a prenderla aspetta e aspetta, e aspetta… E così alla fine abbiamo parlato! Io il mio ragazzo non lo farò aspettare!»

«Voglio proprio vedere se quando avrai un ragazzo non lo farai aspettare… E poi anche se uno aspetta mica ci deve provare con un’altra? Se no vuol dire che comunque non è serio.»

«Quando parli così mi fa strano. Neanche la mia mamma mi parla così.»

Sofia capì che si stava per aprire il capitolo casa e famiglia, che poteva essere problematico. Decise di andare sul sicuro, anche a lei mise davanti uno spartito. Alice sistemò bene lo sgabello e attaccò la K di Mozart.

La suonò con incredibile facilità, come se l’avesse composta lei. Sofia rimase sorpresa. «Ehi, dovrei assentarmi più spesso!»


«Non dirlo neanche per scherzo… Mi sei mancata un sacco.»

«Ma se è stata solo una lezione!»

«Ma la mia maestra sei tu!»

«Ok, cercherò di non fare più assenze, ma anche tu devi continuare a suonare così.»

Si sorrisero, tra loro c’era una bellissima sintonia.

E così, quando alla fine di quella giornata Sofia uscì dal conservatorio, era felice e serena, non aveva nessun pensiero e nessuna aspettativa. Anche quando quell’au-to scura si fermò lì davanti, la guardò in maniera tranquilla. Lo sportello si aprì e scese una donna. Salutò il guidatore e si diresse verso il palazzo. Arrivata davanti al portone aprì la borsa, prese le chiavi ed entrò. Allora l’auto ripartì. Non era lui. Sofia si incamminò verso la sua macchina. E se fosse stato lui? Cosa avrebbe detto?

Come avrebbe reagito? Fece un sospiro. Non avrebbe voluto trovarsi in quella situazione. Erano stati chiari.

Non si sarebbero rivisti e lui non l’avrebbe più cercata.

E di questo Sofia era sicura. Se era un uomo intelligente, e lo doveva essere, aveva capito perfettamente come era fatta. Un altro incontro sarebbe stato sbagliato.

Salì in auto e posò la borsa sul sedile accanto. Quante cose sapeva di lei? Accese il motore. Aveva il suo numero di telefono, aveva scoperto dove insegnava, conosceva i suoi gusti, aveva conosciuto Lavinia, aveva trovato Ekaterina Zacharova, era riuscito a farla venire a Roma, sapeva degli U e di Norah Jones. Guidò silenziosa verso casa. Cos’altro sapeva quell’uomo della sua vita? Sofia posteggiò, spense il motore e rimase seduta in macchina, in silenzio. Ripensò a tutta quella storia.

Avrebbe voluto essere lei a spiarlo di nascosto. Avrebbe voluto seguirlo, entrare nella sua vita, nella sua casa, nel suo ufficio, aprire i suoi cassetti, scoprire cosa sapeva di lei, fino a che punto. Ma era impossibile. Solo in quel momento se ne rese conto: lui sapeva tutto di lei e lei fi

non sapeva assolutamente nulla di lui. La rabbia ebbe il sopravvento. Rimase in macchina per calmarsi. Più tardi salì a casa.

Non appena Andrea sentì il rumore della porta, subito la chiamò. «Amore?»

«Sì?»

«Vieni di qua… Ti voglio far vedere una cosa.»

«Arrivo.»

Quando lei entrò nella stanza Andrea sorrideva, aveva il computer poggiato sul tavolino del letto. «Guarda…»

Sofia prima lo baciò, poi guardò nello schermo. Una casa in d. Andrea fece partire il filmato. La soggettiva avanzò velocemente verso la porta che si aprì. «È la casa dei nostri sogni» le sorrise Andrea. Il filmato continuava, mostrava le diverse camere all’interno di quella casa.

«Questa è la cucina, grande, spaziosa, il salotto, la stanza da letto per noi, quelle per i nostri bambini… E questo è il tuo bagno, la doccia, la grande vasca con l’idromassaggio… Ti piace? È tutta per noi…»

Andrea aveva progettato una simulazione in d. Era una villetta su misura con grandi spazi e arredata ma-gnificamente, quadri, divani, tappeti, colori degli asciugamani, degli accappatoi, delle mura della cucina, della camera da letto. Sofia era entusiasta.

«C’è tutto quello che mi piace, amore… Grazie, hai scelto al meglio per me.»

Si baciarono. Poi cenarono e passarono una serata tranquilla. Anche i giorni seguenti furono molto tranquilli.

Poi una mattina Sofia sorprese Andrea.

«E adesso cos’è questa novità?»

«Ecco, lo sapevo. Non ti piaccio.»

«Moltissimo, ma quando avremmo potuto farlo insieme mi hai sempre detto che non ti andava…»

Rimasero un attimo in silenzio. Sofia era davanti a lui in tuta da ginnastica.


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«Ma sono successe mille cose da allora, amore. Non la devi leggere come un’offesa se ho deciso di andare a correre. Sto per fare trent’anni, mi sento fuori forma, non mi muovo abbastanza…» Poi si rese conto di quello che aveva detto e cercò di recuperare. «Vado a correre solo tre volte a settimana e di mattina.»

«Non vai in palestra, vero?»

Sofia si mise a ridere. «No, non ci vado. E comunque anche se fosse non mi comporterei mai come Lavinia.»

«Sì, sì, ma sai, certi ambienti alla fine creano le tentazioni…»

Sofia si rivide da sola con lui sul suo aereo, in albergo, rivide le loro suite comunicanti, il ritorno, la cena a lume di candela…

«Ma io credo che se uno vuole tradire non è che ci sia un posto che lo giustifichi, lo si può fare comunque…

E dovunque.»

«Anche correndo?» Andrea cercò di essere spiritoso.

«Sì. È che io non voglio tradirti.»

Rimasero a guardarsi per un po’.

«Me lo diresti?»

«Sì. Credo di sì. Forse però dovrei trovarmi in quella situazione per essere veramente onesta. Tu lo vorresti sapere davvero?»

«Non lo so. Ci devo pensare. Forse no.»

«Be’, allora pensaci. Intanto io vado a correre.» Sofia si fermò sulla porta. «Una persona a volte può cambiare. Io credo e spero di essere cambiata in meglio.»

La cosa più difficile in quei giorni fu cercare di rimandare l’incontro con Lavinia. Sofia non rispose alle sue chiamate. Poi le arrivò un messaggio. “Ehi, guarda che sono stata quasi costretta! E poi, scusa, potevi dire di no… no? O hai detto no?”

Sofia non diede risposta nemmeno al messaggio e co-sì, alla fine, una mattina se la trovò sotto casa.

«Ti posso accompagnare?»


«Ho la macchina.»

«Ma dove vai in tuta?»

«Secondo te?» Poi decise che non era il caso di fare tanti indovinelli. «A correre.»

«Ma scusa io vado in palestra, potevi iscriverti con me!»

«Sì, e con Fabio e gli amici di Fabio. E poi Andrea non vuole, ha detto che è un luogo di perdizione.»

Lavinia sorrise. «Gli hai detto che è il mondo a essere un luogo di perdizione? Il tradimento può essere dietro l’angolo, ma anche durante un concerto… o in aereo.»

Sapeva anche quello.

Sofia non ci poteva credere. “Si è perfino fatto bello con la mia amica!”

«Quando hai parlato con lui? Cosa ti ha raccontato?»

«No, non ci ho più parlato. Quel pomeriggio però mi aveva detto che ti avrebbe portato a Verona e che saresti tornata in tempo, quindi ho dedotto…»

«Tu che deduci, figuriamoci!»

«Allora se vuoi saperla tutta ho dedotto che è un gran fico e che in qualche modo si è innamorato di te!

Quindi vorrei sapere com’è iniziata, com’è continuata, cos’è successo e soprattutto come continuerà.»

«Nient’altro?»

«Be’, man mano che mi racconti sono sicura che mi verrà qualche altra domanda! E comunque secondo me noi donne ormai siamo in tutto e per tutto come gli uomini. Perché non dovremmo vivere anche noi di tradimenti? Di conquiste e vittorie? Loro è una vita che lo fanno. Ma scusa! Non abbiamo lottato per la parità?»

«Non credo fosse questo l’obiettivo delle prime fem-ministe.»

«Be’, qualcuna di loro secondo me ce l’aveva già in mente. Dimmi cosa c’è di più divertente. Ti sei annoia-ta quella sera?» Sofia scosse la testa. Lavinia le sorrise.

«Vedi? Mi dai ragione.»

Sofia capì che era fatica sprecata. «Ok, se hai voglia di accompagnarmi al parco ti racconto.» Così si misero a camminare verso l’inizio dell’Appia. Lavinia la guardava in silenzio, pendeva dalle sue labbra, curiosa fino a impazzire.

«Allora? Quanto devo ancora aspettare?»

«Volevo vedere quanto resistevi…»

«Io? Ma se lo sai! Resistenza zero.»

E quella ammissione di debolezza in qualche mo-do la intenerì. Sofia iniziò il suo racconto, l’arrivo al-la chiesa, l’incontro con la sua vecchia compagna di studi Ekaterina Zacharova che doveva sostituirla, la scommessa.

«Hai capito? Ho scommesso su di te e ho perso!»

«Ma allora è troppo forte, ecco perché mi aveva detto di mandarti il messaggio a quell’ora precisa. Aveva calcolato tutto. Cioè, Sofi, questo è un genio!»

«Ma un genio di che? Voleva solo portarmi a letto!»

«Sì, ma almeno lo fa in modo geniale!»