«Quando non ti amerò più, se mai accadrà, ti lascerò.
Non aspetterò certo un altro uomo per avere il coraggio di farlo.» Poi si girò verso di lui. «Ora non ti far venire strane idee. Non essere inutilmente geloso e non mi paragonare mai a lei. Mi sentirei offesa. Sai quanto è sempre stata importante per me la mia dignità. Il solo fatto di nasconderti qualcosa e di mentire mi farebbe schifo.»
Poi Sofia si voltò di nuovo dall’altra parte. Rimasero per un po’ in silenzio. Lei pensò che era stata dura ma era necessario. Il silenzio continuava.
Poi Andrea parlò. «Sai, molto spesso sono solo e allora vado su internet, sui blog, e leggo mille di queste storie, chi è rimasto deluso, chi ha tradito… Mi doman-do, se c’è un Dio, come si sente? Lui che sa tutte le nostre difficoltà, i nostri desideri, che vede le continue piccolezze di noi uomini.»
«Se c’è, di sicuro si annoia. Anche tu non dovresti occupartene. Ci sono cose più belle e c’è della gente migliore.»
«Sì. Ma si nasconde molto bene.»
Smisero di parlare. Era come se tutti e due fossero amareggiati. Tutto quello che era accaduto non avrebbe dovuto riguardarli da vicino e invece aveva toccato anche loro. Andrea girò lo sguardo dall’altra parte.
«Non c’è niente da fare. La vita è sporca.» E rimase a fissare il soffitto con la mente vuota fino a quando non si addormentò.
Sofia posteggiò l’auto, prese la borsa e poi scese. La chiuse con il telecomando e cominciò a camminare veloce verso l’Insalata Ricca. Infilò il braccio negli anelli della borsa, facendola scivolare sulla spalla destra. Dentro aveva gli spartiti per i suoi ragazzi. “Voglio proprio vedere quali altre novità ci sono nella sua vita, se mi deve far litigare di nuovo con Andrea per qualche bella pensata… Se non altro ha scelto un posto vicino a dove insegno, così quando finiamo non dovrò neanche prendere l’auto. Almeno questo.”
Entrò nel ristorante. C’erano molti giovani, i libri appoggiati sul tavolo, probabilmente degli universi-tari che andavano a studiare in qualche biblioteca lì vicino.
“Oddio.” Le venne un altro pensiero: “Non è che mi ha portato qui per presentarmelo? Le ho detto che non voglio saperne più nulla”. Proprio in quel momento la vide. Era da sola a un tavolo in fondo al locale. Anche Lavinia la vide e la salutò. Sofia fece uno slalom tra i tavoli, poi la raggiunse e si sedette di fronte a lei.
«Ciao. Per un attimo ho temuto…»
Lavinia sorrise. Poi prese in mano il menu. «In effetti ero molto indecisa se portarlo o no…»
«Ma…»
Lavinia la fermò. «Poi mi sono ricordata che non vuoi assolutamente conoscerlo e che io non ti devo più mettere nei casini… Così non l’ho portato.»
I
Anche Sofia aprì il menu. «Bene, e toglimi una curiosità…» Si affacciò da dietro la carta del ristorante. «Da quand’è che tu mi dai retta?»
«Da quando ho capito che la nostra amicizia poteva essere veramente a rischio.»
Sofia si rituffò nel menu e continuò a parlare. «Brava! Oh, così ti voglio. Attenta e intelligente, come a volte non sei… Dammi un’altra buona notizia, finite le scopate folli con il ragazzino?»
«Ehm.»
Sofia abbassò di nuovo il menu e si accorse che il cameriere era davanti a loro con in mano il blocchetto delle ordinazioni. Sperò solo che non avesse sentito. Il suo sorriso divertito però indicava il contrario.
«Scusate il disturbo. Volete ordinare o torno dopo?»
Sofia decise di fregarsene. «Ordiniamo ora. Per me una Caesar salad e poi della frutta. Cosa avete?»
«Tutto… Uva, pesca, cocomero, melone…»
«Ok, una pesca, anzi no, la macedonia ce l’avete?»
«Sì.»
«Allora una macedonia.»
Il ragazzo segnò sul blocchetto. «Acqua?»
«Naturale.»
«Ok.» Poi aggiunse anche l’ordinazione di Lavinia, che prese i tonnarelli cacio e pepe e un dolce.
«Tanto poi devo andare in palestra…» si giustificò Lavinia con Sofia facendole l’occhiolino. «Così smal-tisco…»
«Sì, immagino. Allora? L’hai lasciato o no?»
«Ma mica stiamo insieme per ora, quindi non posso lasciarlo.»
«Va bene, hai smesso di frequentarlo o no?»
«Non credo.»
«Senti, io capisco che all’inizio tutto ti sembri fantastico…»
«Non è solo quello, è che ci sto proprio bene fisicamente, cioè, io del sesso così non l’ho mai fatto… Godo come non ho mai goduto in vita mia…»
Proprio in quel momento tornò il cameriere, posò l’acqua sul tavolo, l’aprì e la versò nei bicchieri. Le due ragazze rimasero in silenzio fino a quando andò via.
Sofia prese il bicchiere. Lavinia seguiva con lo sguardo il cameriere. «Secondo me ci ha preso per due ma-niache. Però… Non è male.»
«Ora anche lui! Crederà che veniamo apposta qui per cercare carne fresca.»
«Non ho capito perché devono essere sempre gli uomini a scegliersi delle donne più giovani…»
Sofia finì di bere e si riempì di nuovo il bicchiere.
«Mi hai fatto venire fin qui per farmi capire cosa mi sto perdendo?»
«In un certo senso…»
«Senti, ho litigato con Andrea per te, non succedeva credo da cinque anni, il giorno dopo mi ha anche tenuto il muso… Piuttosto, com’è andata la serata dell’anniversario?»
«Eh, benissimo, pizza e cinema, poi siamo tornati a casa e abbiamo fatto l’amore nel modo più classico, a letto! Io però ce l’ho messa tutta per farmi sentire calda e passionale! Mi sono inventata dei numeri…»
«Lavinia!»
«Almeno penserà che mi va ancora di scopare… E
meglio se non sospetta nulla, non credi?»
«Ah certo, e secondo te non lo sa? Io credo che abbia capito che non eravamo insieme quella sera…»
«Perché?»
«L’ho visto da come mi guardava…»
Arrivarono la Caesar salad e i tonnarelli cacio e pe-pe. «Ecco qua. Qui c’è del parmigiano, se lo vuoi.» Si allontanò.
«Grazie…»
«Hai visto? Mi ha dato del tu!»
«Eh già.»
«Si vede che sembro ancora una ragazza. Certo che ha proprio un bel culetto quello lì…»
«Ti sei bevuta il cervello.»
«E dai, l’ho detto apposta. Comunque tu mi dovevi reggere il gioco con Andrea, hai sbagliato a “consegnarmi”.»
«Ma se la sera prima ero con lui come poteva credere che invece ero fuori con te!»
«E che ne so io, in qualche modo avresti potuto fare.
Quando ti ho conosciuta avevi molta più fantasia, qualcosa ti saresti inventata…»
«Senti basta, ci rinuncio.»
Sofia si tuffò sull’insalata infilzando le foglie quasi con rabbia. Una dopo l’altra fino a prendere anche un crostino sul fondo e, fatta una bella forchettata, se la mise in bocca.
Lavinia si accorse che delle foglie le uscivano dalla bocca, si mise a ridere.
«Ehi, così ti strozzi…»
«Mmm» disse lei senza riuscire a farsi capire.
«Cosa hai detto?»
Sofia aveva finalmente masticato un po’ e mandò giù il boccone. «Che strozzerei te!»
«Grazie, bell’amica… E io che ti metto davanti a tutto.»
«Sì, senz’altro… Non mi far dire cosa metti tu davanti a tutto.»
«Ok. Sai perché ti ho invitato qui?»
«Spero non per copertura.»
«No. Ho capito la storia, non ti metterò più in mezzo, non ti preoccupare.»
«Senti, forse non hai capito bene come sono andate le cose…» Sofia smise di mangiare e posò le posate sul piatto. «Andrea si è sentito in colpa, ha pensato a Stefano, a tutto quello che ha fatto e fa per lui e a come invece lo stava ripagando…»
«Cioè?»
«Non dicendogli niente, si è sentito anche lui un tuo complice.»
Lavinia chinò la testa sul piatto e cominciò a raccogliere un po’ di pasta. «Andrea è esagerato.»
«Forse, ma tu non puoi decidere della sensibilità degli altri.»
Lavinia fece cadere la forchetta nel piatto. «E voi non dovete decidere della mia!» Alzò la voce così tanto che alcuni ragazzi del tavolo vicino si girarono verso di loro.
Lavinia se ne accorse e si tranquillizzò.
Sofia riprese a parlare a bassa voce.
«Già, c’è solo una differenza. Tu ci hai tirato dentro i tuoi casini senza chiederci il permesso e, nel caso tu non l’avessi ancora capito, noi non volevamo esserci.»
Lavinia rimase in silenzio. Questa volta sembrava aver capito il messaggio. «Ok, lasciamo stare. Ormai è fatta.»
Continuarono a mangiare. Sofia invece decise di riprendere il discorso. «Forse non lo sai, ma Andrea voleva dire tutto a Stefano.»
«Sì? Be’, mi avrebbe fatto un favore. Prima o poi glielo dirò io.»
«Sei libera di fare quello che vuoi. Io ti consiglio di non dire nulla.»
«Ma che senso ha. Non ti capisco. Anche mia madre mi ha detto la stessa cosa.»
«GliePhai raccontato?»
«Certo, di lei mi fido…» Rimase un attimo in silenzio.
«E anche di te. Solo che avete tutte e due una visione borghese.»
«Forse ti stiamo solo consigliando in maniera ma-tura. Non mi sembri una persona molto equilibrata in questo periodo…»
«Perché?»
«Fino a qualche mese fa avevi addirittura deciso di fare un figlio con Stefano e ora? Stai addirittura con un altro.»
«Non sto con un altro, ci vado a letto. E non chiamare le cose col loro nome è quello che io definisco visione borghese.»
«Va be’, ora scopi con uno e poco fa volevi un figlio da tuo marito. Va meglio così?»
«Abbastanza. Forse se quel figlio non è arrivato è un segno del destino, anche aver conosciuto Fabio potrebbe essere un segno del destino. Tu non credi nei segni?»
«No.»
«Però credi in un voto…»
«Sì.»
«Anche questo è borghese.»
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