Francesco non capiva bene se fosse uno scherzo o no. «Sul serio sei così brava?»
«Ancora credi a mio fratello? Ma da quanto lo conosci? E comunque non è vero, non so fare proprio niente in cucina…»
Tancredi decise di non mollare. «Ma ha tantissime altre qualità che un uomo con un po’ di cervello non può non indovinare…»
Claudine si mise a ridere. «Ti sta mettendo in mezzo, vuole convincerti che io sia brava in non so che cosa…»
«Già…» Francesco senza volere pensò al sesso e questa cosa lo eccitò.
Claudine se ne accorse ma fece finta di niente. Anzi cambiò discorso. «Hai sentito Gianfilippo?»
Tancredi dava ogni tanto qualche piccola spinta e scherzava con Olimpia cercando di recuperare, ma lei gli teneva il broncio. «No, tu?»
«Sì, non poteva venire questo weekend perché doveva studiare, ha fatto altri due esami, sai che ha quasi finito l’università?»
«Sì.» Tancredi cercò di baciare Olimpia che ridendo si sottrasse a quell’ennesimo tentativo. «Deve aver preso da papà. Noi invece abbiamo i geni di mamma, preferiamo divertirci.»
Questa volta Tancredi riuscì finalmente a dare a tradimento un bacio a Olimpia che resistette per un po’ a bocca chiusa e poi si arrese.
«Già…» fece Claudine. «Può essere…» Poi stranamente si incupì e si allontanò mangiando un biscotto. Si fermò in un angolo del giardino, si tolse i grandi occhiali da sole, li lanciò su un lettino e si buttò in piscina. Fece un tuffo perfetto con le gambe unite e senza sollevare troppa acqua. Riaffiorò poco dopo in mezzo alla piscina. I capelli, ora più scuri, erano tutti indietro. Iniziò a nuotare perfettamente a rana: da dove si trovava, Francesco poteva osservare le sue gambe lunghe e abbronzate piegarsi e al-lungarsi. Arrivata in fondo alla piscina fece una capriola, toccò con i piedi il muro, si spinse e nuotò sott’acqua. Ri-emerse poco più avanti e continuò per un po’ a rana. Poi all’improvviso si fermò, andò di nuovo sotto con la testa e quando uscì buttò lentamente fuori l’aria dal naso. Era a filo d’acqua. I suoi occhi verdi colpirono Francesco. Era veramente bella, sexy e strana con quei silenzi, quei suoi segreti. Non capiva bene che persona fosse, però gli piaceva un sacco. Claudine tornò improvvisamente allegra per un’idea che aveva appena avuto.
«Ehi Tank, perché tu e i tuoi amici non rimanete a cena?»
Tancredi fece una carezza a Olimpia, poi guardò gli altri. «Perché invece non andiamo tutti insieme a mangiare da qualche parte qui intorno? E pieno di posti dove cucinano benissimo!»
«Ma abbiamo Franca! È la miglior cuoca che ci sia!
Ci può preparare quello che vogliamo, meglio di qualsiasi ristorante… sai quanto ci tiene papà alla cucina. E
poi a me non va di muovermi!»
Tancredi sbuffò. Era la solita storia. La cosa più difficile era farla uscire di casa. Ma non era il momento di iniziare una discussione davanti agli altri.
«Ok. Come vuoi» fece Tancredi. «Siete d’accordo anche voi?»
«Sì, sì, certo.»
«Per me va bene.»
«Anche per me!»
Nessuno di loro aveva obiezioni da fare e Claudine era ancora più felice.
«Avete qualche preferenza? Volete una cena pie-montese, lombarda, cucina toscana, siciliana, o volete qualcosa di francese? Dirò tutto io a Franca… Ve lo giuro, ogni sera provo a metterla in difficoltà, ma niente, non ci sono mai riuscita. A furia di leggere nuove ricette, sto diventando anch’io una cuoca!»
Le ragazze decisero per una cena tutta francese, con tanto di crêpe salate per iniziare e dolci per finire e in più le chiesero se era in grado di preparare della selvag-gina come secondo. Olimpia e Giulietta si ricordarono di alcuni piatti particolarissimi che avevano provato in un ristorante francese.
«Era un capriolo in salmi.»
Ma Franca non si smentì, conosceva anche quello.
«Lo preferite con il sugo rosso o in bianco?»
A quella domanda tutte le ragazze erano naturalmente impreparate. Così andarono a fare la doccia. Claudine in camera sua, Francesco e Riccardo in una camera degli ospiti, Giulietta ne ebbe una tutta per lei. Tancredi, che ormai si era fatto perdonare, accompagnò Olimpia nella camera scelta apposta per lei ma prima la dirottò nella sua con una scusa.
«Il mio bagno è più elegante, te lo vorrei mostrare…»
Poi chiuse la porta. Olimpia sorrise, si lasciò sfilare il costume e poco dopo si stavano baciando sotto l’acqua calda. Scendeva abbondante dalla grande doccia, som-mergeva i volti dei due giovanissimi ragazzi che non se ne curavano, tanta era la voglia di quelle bocche piene di passione. Le mani di Tancredi cercavano, frugavano, delicatamente accarezzavano fino a spingerla contro il muro, ad alzarle le gambe… «Stai attento…» furono le uniche parole di Olimpia. Poi un sospiro, sentendolo entrare dentro di lei, e continuarono così, sotto l’acqua calda, travolti dal desiderio. Quando si spostarono sul letto, si tuffarono sulle lenzuola, scivolando sui loro corpi ancora bagnati, amandosi con passione, leccan-dosi, assaggiandosi, mordendosi, perdendosi… Tancredi rimase per un po’ in silenzio sopra di lei. Dalla finestra entrava l’ultimo tramonto. Alzò un po’ la testa, la guardò negli occhi, illuminati da quella luce del giorno, gli sembrò il momento adatto per dire ciò che non aveva mai detto prima.
«Io ti amo.»
Lei lo guardò, il suo viso si aprì in un sorriso incredibile e lo abbracciò stringendolo forte, poi fece un respiro enorme.
«Vorrei stampare le tue parole sul mio cuore e sotto avere la tua firma, così non potresti mai negarlo…»
Poi si staccò da lui per guardarlo negli occhi. «Quindi mi ami…»
Tancredi sorrideva nascosto tra le sue braccia ma non voleva guardarla negli occhi. Olimpia si muoveva su e giù, a destra e sinistra, cercando di incontrare il suo sguardo.
«Ehi, che fai, ci hai già ripensato?» Lo provocava e intanto rideva. Era un’entusiasta della vita. Forse per questo era riuscita a farlo innamorare.
Poi Tancredi si tirò su e la guardò negli occhi. «Sì, te l’ho detto, ti amo. Allora? Dove devo firmare?»
Poco dopo erano tutti a cena. Le crêpe salate erano buonissime. Francesco, che sembrava intendersi di vini, era andato nelle cantine a sceglierlo. Ci aveva messo molto e tutti, soprattutto Tancredi, avevano pensato al peggio, anzi al meglio, visto che l’aveva accompagnato Claudine. Quando tornarono tutti li presero in giro.
«Finalmente! Ce l’avete fatta!» Poggiarono le bottiglie sul tavolo. «Allora? Vi eravate persi? Oppure… vi siete trovati?»
Francesco si sedette, sembrava un po’ scocciato. «Ci sono più di cinquemila vini in questa cantina.»
«Che cosa hai preso?»
Avevano scelto del vino francese per essere in tema con la cena, delle bottiglie di Château La Mondotte Saint-Emilion.
Claudine, a differenza di Francesco, era serena e sorridente.
La cena continuò tranquilla. Franca ancora una volta aveva superato se stessa. La mamma di Claudine e Tancredi aveva preferito mangiare prima per non di-sturbarli e il padre aveva avvisato che sarebbe tornato il giorno dopo.
Verso mezzanotte i ragazzi se ne andarono.
«Tornate presto, mi raccomando!» Claudine li salutò come una perfetta padrona di casa. Le auto erano state lavate e Tancredi decise di dare personalmente un passaggio a Francesco. Prima accompagnarono Olimpia a casa. Tancredi la baciò di nuovo sulla porta. Poi, prima che se ne andasse, lei lo fermò.
«Vale sempre quel discorso?»
«Quale?»
«Quello che mi hai detto in camera tua.»
«Non mi ricordo…»
«Cretino.» Capì che scherzava.
«Ma certo, amore. Ti amo. E poi ho firmato, no?»
Tancredi tornò all’auto, salì di corsa, l’accese e partì.
Poco dopo, quando furono soli, guardò Francesco. Era tutto il pomeriggio che voleva fargli quella domanda.
«Allora? Che te ne sembra di mia sorella?»
«È bellissima e molto simpatica.»
«Bene.» Tancredi annuiva soddisfatto. Francesco si girò verso di lui.
«C’è solo un problema.»
«Quale?»
«Ha un uomo.»
Tancredi rimase a bocca aperta. Questa non se l’aspettava. «E che ne sai?»
«Me l’ha detto lei.»
«E quando?»
«In cantina, mentre sceglievamo il vino.»
«Ah, per questo stavi così.»
«Già…»
«E chi è?»
«Non me l’ha detto. Se non lo sai tu poi… Ti pare che lo viene a dire a me?»
«Già.» Tancredi rimase in silenzio. Sua sorella aveva un uomo. Era l’ultima cosa che avrebbe potuto immaginare.
Il grande panfilo era al largo di Isla Mujeres in Messico. Tancredi si era svegliato presto, all’alba, ed era uscito con il tender insieme a Esteban, un ottimo pescatore che viveva sulla nave e si occupava di rifornire la stiva.
Tancredi amava pescare. Lo aveva sempre fatto fin da giovanissimo, era l’unica cosa che in qualche modo aveva condiviso con il padre. Suo fratello Gianfilippo invece si annoiava un po’, per non parlare di Claudine che aveva per la pesca un vero e proprio odio. Una volta che si trovavano alle Maldive da bambini, Claudine aveva visto Vittorio e Tancredi uscire una mattina in barca. Tenera e sensibile come era lei, li aveva sgridati.
«Già c’è tanta gente che si diverte a rovinare il nostro mondo, dovete mettervi anche voi due a fare gli assas-sini di pesci?»
Il padre aveva cercato di rassicurarla con la sua solita saggezza e tranquillità e soprattutto con senso prati-co. «Amore, noi lo facciamo come sport, altri lo fanno solo per guadagnare. E comunque è una legge della natura. Sai quel piatto che ieri sera ti è piaciuto tanto cos’era?»
Claudine era rimasta in attesa della risposta.
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