sopra.

Poi allarga le gambe e mi avvicina. Mentre sto per baciarla vedo

uscire dalla tasca del suo giubbotto le sue mutandine. Se l'è già

sfilate

e questo mi eccita ancora di più. Una risata dalla sala arriva

improvvisa

proprio mentre mi apro i pantaloni. Anche questo mi eccita

ancora di più. Poi eccomi in lei. Lei. Tutto. Ridiamo insieme

mentre

la penetro. Poi lei, a un tratto, fa un gemito e sospira mentre di

scoppiano a ridere. Poggio le mani sulle sue natiche, quasi mi

aggrappo

a lei e mi spingo dentro perché sia ancora più mia. Di là ridono

di nuovo. Anche lei. Anzi no, non ride, sorride. Poi sospira. Si

appoggia al mio collo e mi morde leggera. "Dai Step continua, non

ti fermare..." Io continuo lentamente, lei si muove sul lavandino.

Le

si scoprono le gambe. La gonna scivola di lato. La sua pelle sulla

porcellana

bianca e fredda del lavandino. Gin ha un fremito. Sposta le

mani indietro, appoggia la testa allo specchio. Io le tiro le

gambe più

su, verso l'alto e la raggiungo ancora più dentro. Sospira. Sempre

più

forte. Sospira mentre la sento venire. Poi una risata grossa dalla

sala.

Il rumore della porta vicina. Chiudo gli occhi, riesco a malapena

a

sfilarmi e vengo anch'io. Gin però perde l'equilibrio, quasi

scivola di

lato dal lavandino. Per aggrapparsi si tiene a un rubinetto e lo

apre

bagnandosi tutta la gonna di dietro. "Ah! È gelata! " Ridiamo.

Chiudo

al volo l'acqua. Subito dopo mi chiudo anche i pantaloni

sistemandomi

per quanto è possibile. Gin si guarda allo specchio. Dietro

la gonna è completamente bagnata. Incrocio il suo sguardo. "Ti è

piaciuto

eh?" Una risata dalla sala arriva in tempo perfetto. "Spiritoso! "

"Be', a loro ha fatto ridere."

La tenda pesante bordeaux si muove agitandosi e poi puff! Come

tirata fuori da un prestigiatore un po' goffo, compare una

signora.

"Oh non riuscivo più a uscirne, 'sta tenda è di un pesante. E

qui il bagno, vero?"

"Sì, quella porta a destra è quello nostro." Le dice Gin senza

incrociare troppo a lungo il suo sguardo. Poi scompare anche lei

nella tenda. "Grazie" risponde la signora e mi supera senza

accorgersene.

Io, che invece me ne sono accorto, mi chino al volo e seguo

Gin nella sala.

"Ehi, ti sei persa queste." Me le sfila dalla mano al volo.

"Dammele subito." Seduta al suo posto Gin si infila le mutandine

spingendosi indietro sulla poltrona con le spalle.

"Mamma mia, pensa se le trovava la signora, che figura! "

"Sì, se la signora trovava prima come aprire la tenda era la vera

figuraccia! Sai che succedeva..."

"Sì, che finivi il tuo album!"

E anche stavolta la sala ride.

Poco più tardi, finito il secondo film. In un ristorante della

Warner,

stile californiano o giù di lì. Petto di pollo grigliato misto a

parmigiano

e foglie di spinaci freschi. Una Caesar salad da dividere.

"Ehi quella foglia era mia! " Gin mi dà una botta con la

forchetta.

"Ma chi c'aveva fatto caso, oh! "

"E questa?" Ne infilzo una al volo proprio dalla sua parte.

"Anche questa." Ma non fa in tempo a fermarmi che l'ho già

infilata in bocca. Rido masticandola a bocca aperta come uno

strano

cane erbivoro ma divertitamente vorace.

"Che schifo... fai proprio schifo! "

"Bleah!" rispondo alla sua accusa facendo un salto in avanti

per spaventarla. Proprio in quel momento...

"Siete troppo divertenti... così devono essere le coppie! L'amore

non è bello se non è litigarello..." Rimaniamo a bocca aperta. O

meglio io la richiudo quasi subito con tutti quegli spinaci. Non

ho

poi troppa confidenza con quella signora. Anzi per dire la verità,

non ce ne ho per niente. L'ho vista una volta sola e... al bagno.

È la

signora di prima, quella che ci stava per scoprire... in erotici

atteggiamenti.

Gin la riconosce e abbassa lo sguardo arrossendo. È buffa.

Che poi è stata proprio lei a desiderarlo e ora se ne vergogna.

"Scusate se ve lo chiedo, ma sapete per caso qui dov'è il bagno?"

Gin sembra aver trovato nel piatto uno spinacio interessante

ma lo abbandona immediatamente e indica con la forchetta in

fondo alla sala. Io faccio la stessa cosa ma senza forchetta. "Di

là! "

Diciamo all'unisono e poi, subito dopo, scoppiamo a ridere.

"Perché ridete, dovete andarci anche voi?"

Guardo Gin ironico. "Dobbiamo andarci anche noi?"

Gin scuote la testa, fa una strana smorfia con la bocca e riesce

però a non arrossire. "No, ora no. Fra poco comincia il nostro

film ! "

"Di nuovo, ne vedete un altro? Che bella coppia, siete proprio

uniti! Ecco!"

"Sì..." Guardo Gin sorridendo. "Devo dire che il cinema ci unisce

proprio. Anzi, soprattutto il bagno del cinema! "

"Cioè, non ho capito."

Gin mi guarda e scuote la testa, poi sorride alla signora

intenerita

dalla sua ingenuità. "Niente... scherzava!"

"Be', scusate. Ora vi lascio che mi scappa proprio, forse ho

bevuto

troppo. Oppure sarà l'età."

"Macché, signora. Anche noi andiamo spessissimo al bagno..."

Gin mi dà una botta sulla spalla. "E basta! Dai che comincia il

film, andiamo va' ! "

E in un attimo, salutata la signora, siamo in un'altra sala. Qui

si danno film di stagioni passate. È una novità, al Warner. Si

stringe

a me, segue il film con una mano sulla bocca. Accovacciata,

mangiucchia

un po' di unghie e si appoggia di nuovo a me. Le parole

che non ti ho detto. Kevin Costner ha perso sua moglie e non vuole

rimettersi in gioco. Non vuole riprendere a vivere. Scrive lettere

in bottiglie che si perdono in mare, una dopo l'altra, il suo

amore

che naufraga. Ma non scrive a nessuno. Poi qualcuno trova quel

messaggio in una bottiglia. Una giornalista. La lettera commuove

anche lei e diventa un caso. Si accendono le luci. Primo tempo.

Gin

ride tirando su con il naso e si copre con i capelli e non si fa

vedere

e si gira dall'altra parte e mi guarda da sotto e scoppia a ridere

di nuovo e tira su con il naso. "Hai pianto! " La indico

colpevole.

"Embe'... allora? Mica me ne devo vergognare."

"Va be', ma è un film! "

"Sì, e tu invece sei un insensibile."

"Ecco lo sapevo... come al solito la colpa è mia! Andiamo in

bagno a fare pace?"

"Cretino... Adesso non c'entra proprio."

Gin mi dà un pugno sulla spalla. "Ma perché, c'è un momento

che c'entra o non c'entra? Va be', a parte che 'c'entra' suona

male."


"Vedi, sei fuori luogo! Fai pure le battutacce. Pesaaaante!

Ma io..."

"Shhh! Ora basta che ricomincia il film!"

E scivola giù sulla poltrona, tuffandosi su di me, abbracciandomi

e ridendo ferma la mia mano che cercava qualche distrazione.

Poco più tardi davanti a una birra. "Ti è piaciuto?"

"Bellissimo. Sto ancora male."

"Ma Gin... è troppo!"

"Oh, ma che ci posso fare? Sono fatta così. Certo che se non

affondava con la barca e tutto il resto... Ora finalmente che

aveva

cominciato a riamare... ad amare la giornalista... che cattivi gli

sceneggiatori."


"No, perché? È perfetto! Ora sarà la giornalista a scrivere

lettere

d'amore e a metterle nella bottiglia così le trova un altro e la

storia ricomincia... Oppure ci mette un peso dentro, così le

bottiglie

finiscono in fondo e se le legge Kevin Costner."

"Mamma mia. Sei di un macabro! "

"Cerco di sdrammatizzare questo dramma che stai vivendo."

"A parte che non sto vivendo nessun dramma. E poi il pianto

è liberatorio, fa bene, sfoga le ghiandole, capito? È un

equilibratore

proprio come i baci."

"I baci?"

"Sì. I baci contengono degli enzimi, delle strane sostanze...

Tipo...

Endomorfina credo, insomma tipo della droga. I baci

tranquillizzano...

Perché credi che ti bacio io?"

"Mah pensavo... pura attrazione sessuale."

"E invece no, puro effetto tranquillante."

"Quindi vedi, mi stai facendo conoscere un lato nuovo di me

stesso, dovrei baciare più donne, magari scoprirebbero che sono

meglio di qualunque camomilla, dovrei buttarmi sul mercato! Sai

i soldi..."

"Sai le botte!"

"Ah, vedi? Solo a pensarlo sei già gelosa."

"Step ma tu ci hai mai pensato..."

"A che, essere geloso?"

"Ma no, a scrivere, che ne so un biglietto, una poesia..."

"Sì e a metterla in una bottiglia."

Veramente avevo provato a scrivere a Babi. Era Natale. Me lo

ricordo come fosse ieri. I fogli di carta appallottolati sotto il

tavolo.

Tentativi disperati di cercare parole adatte. Adatte a un

disperato.

Io. Io che correvo affannato nell'inutile rincorsa,