continua a ridere. E brividi e sorrisi, piega la testa sulla sua
spalla,
chiude gli occhi, debole, sconfitta, abbandonata, conquistata da
quel sensuale solletico. E io la bacio. Morbidissima, dalle labbra
calde come non ho mai sentito. Come una febbre. Di desiderio. O
la lotta che è stata... Ma tutto il resto mi sembra fresco,
compreso
lì, sotto il giubbotto, sotto la maglietta che mi lascia visitare.
Poi, il
suo seno... Lo accarezzo per un attimo con la mia mano, morbida
e gentile. Ma è solo un attimo, sento il suo cuore battere veloce,
più
veloce. E non so perché, vi giuro che non lo so, li lascio lì,
tutti e
due. Non voglio disturbare. Le prendo la mano.
"Vieni, ci manca il dolce..."
Tranquilla si lascia portare. Poi all'improvviso si ferma un
attimo.
Mi blocca tenendomi per mano e muove le labbra spingendole
in avanti, smorfiosa paperina, leggermente imbronciata.
"Perché come dolce io non andavo?"
E provo a dire qualcosa ma non me ne lascia il tempo. Mi scappa
via di mano e mi supera correndo, con il petto spinto in avanti,
quel seno che era mio prigioniero, con le gambe indietro, ridendo,
libera. E io la inseguo mentre poco più in là, ormai preda del
vento,
forse di un altro destino, rimane un numero di telefono e un nome.
Anzi un cognome e un nome: Mastrocchia Simona.
Capitolo 45.
Claudio è fermo con la sua Mercedes a via Marsala. Si guarda
in giro preoccupato. Poi si chiede: ma che pericolo c'è a stare in
macchina? Uno può essere stanco, magari ha viaggiato tanto, il
rischio
di un colpo di sonno. Oppure ha voglia di una sigaretta. Ecco,
sì. Mi fumo una bella sigaretta. Non c'è niente di male. Claudio
tira fuori dal pacchetto una Marlboro ma la rimette subito dentro.
No. Meglio di no. Ho letto su un giornale che riduce certe
prestazioni.
No. Non ci devo pensare. Non ci devo pensare. Devo allontanare
questo pensiero altrimenti s'innesca l'ansia da prestazione.
Ecco. Arriva. Cammina saltellando. Ha un lettore ed tra le mani
e la cuffia alle orecchie, sorride tenendo il tempo con la testa,
i
capelli sciolti e la pelle leggermente abbronzata, com'è naturale.
Un vestito leggero sul verde con dei girasoli gialli e il suo seno
piccolo.
Bella. Come sempre. Come l'ha vista la prima volta. Giovane
come l'ha continuata a desiderare da quella sera, da quel bacio
dato
in macchina, dopo la partita vinta a biliardo con Step, il ragazzo
con cui stava allora Babi. Simpatico, quel tipo, un po' violento,
forse... ma che partita che abbiamo fatto quella sera! Claudio ha
continuato a giocare da allora. Per una passione ritrovata. Ma non
per il biliardo. Per lei, per Francesca, la giovane brasiliana che
sta
arrivando. In fondo è per lei che si è iscritto a quel club, è per
lei
che ha comprato la stecca nuova, una Zenith, è per lei che
vorrebbe
vincere quel torneo sulla Casilina. Che follia. Non meno di
questa.
Andare quasi tutte le settimane all'Hotel Marsala con lei. Ormai
è più di un anno che va avanti questa storia. Certo, è un piccolo
albergo, fuori dal giro delle sue amicizie, frequentato solo da
giovani turisti, da marocchini o albanesi che magari hanno voglia
di spendere poco. Ma che ci può fare? Lui di voglia invece ne ha
tanta... e di lei. E questo è il solo modo per vederla. Pagando
naturalmente
cash la stanza.
"Francesca!"
La chiama da lontano. La ragazza, col Sony alle orecchie, sembra
non sentire. Allora Claudio clicca due volte sulla leva delle
luci,
lampeggiando. Francesca se ne accorge, sorride, si leva le
cuffiette e corre veloce verso di lui. S'infila nella macchina.
Gli monta
sopra, quasi un tuffo sulle sue labbra.
"Ciao! Ti desidero! " ed è sincera. E ride. E fa la pazza. E lo
bacia
con forza, con voglia, con passione, morbida, leccandolo,
sorprendendolo
come sempre. Più di sempre.
"Francesca, ma dov'eri tutt'oggi, t'ho cercato."
"Lo so... vedevo il tuo numero, ma non ti volevo rispondere."
"Come non mi volevi rispondere?"
"Sì, non ti devi abituare. Io sono la musica e la poesia... libera
come il mare, come la luna e le sue maree. " E così dicendo
Francesca
gli inizia a sbottonare la camicia e lo bacia sul petto. Poi gli
apre la cinta dei pantaloni e continua a baciarlo, e il bottone, e
la
zip, e poi più giù, ancora più giù, fino ad allargargli le mutande
e
andare avanti, senza paura, senza problemi, come la luna e le sue
maree. Ma questa è una mareggiata! pensa Claudio e si guarda
intorno,
abbassandosi un po' sul sedile, nascondendosi più che può.
Certo che se lo beccano adesso. Altro che una sigaretta e un po'
di riposo. Questi sono atti osceni in luogo pubblico. Una cosa è
sicura, dell'ansia da prestazione nessuna traccia. Spera solo che
non chiami Raffaella in quel momento per sapere come sta andando
la partita di biliardo. Non saprebbe cosa rispondere. È una
partita meravigliosa. Claudio chiude gli occhi, si lascia andare.
E
sogna un panno verde e le palle che vanno in buca, una dopo
l'altra,
senza che neanche le colpisca, così, come per magia. E poi per
ultimo vede anche se stesso su quel panno. Rotola dolcemente,
scivola,
su e giù, fino a sparire dentro l'ultima buca in fondo... ah, sì,
così... che partita!
Francesca si rialza da sotto il cruscotto.
"Vieni, andiamo..." e lo prende per mano e lo tira via senza
neanche fargli chiudere bene il finestrino. Claudio riesce a
malapena
ad abbottonarsi i pantaloni e a mettere l'allarme da lontano
alla Mercedes. Ma che importa? Tanto per 4000 euro, ma vuoi
mettere
con la Z4... quello sì che è un sogno. Proprio come lei, come
Francesca, che saluta il portiere.
"Buonasera, Pino, la diciotto per favore."
"Certo, buonasera signori." Il portiere non fa in tempo a dirlo.
Francesca gli ruba le chiavi dalle mani e spinge Claudio
nell'ascensore.
"Dobbiamo stare attenti..."
Francesca ride e lo zittisce baciandolo, non lo vuole sentire.
"Shht... zitto!"
Ma non può immaginare cosa sta pensando Claudio. Ma scusa,
eravamo già stati in macchina, potevamo andare a prenderci
semplicemente un gelato o una birra o anche un prosecco, che ne
so, e l'ansia da prestazione, poi? Scusa, eh? Claudio sente che
sta
tornando. Cerca di allontanarla.
"Francesca..."
"Sì, tesoro?"
"Mi raccomando, non parlarne mai a nessuno, eh? Neanche alle
persone che pensi non possano mai incontrarmi."
"Ma di cosa?"
"Di noi."
"Noi chi? Non so di chi parli. " E ride e lo bacia di nuovo.
"Vieni,
siamo arrivati." E lo trascina nel corridoio e Claudio quasi
inciampa
e la segue e alla fine si lascia andare scuotendo la testa. Ma
mentre cammina le guarda il sedere. È un tutto "brasileiro". Sodo,
forte, allegro, vivace, ballerino, pazzo... altro che ansia da
prestazione!
Questa è voglia di mareggiata, di cavalcare le onde, di fare
surf, perso in quel mare brasiliano... Un ultimo barlume.
"No, sai, è che mia moglie ha scoperto il fatto che ho comprato
una stecca da biliardo."
"Embe'?"
"Io ho subito detto che era un regalo per una persona che
conosco..."
"Bravo, vedi? Ma ti pare che poi si ricorda di quella sera che
hai giocato a biliardo e ci siamo conosciuti? Ne è passato di
tempo,
che ne può sapere? E poi quel posto è stato chiuso, per questo
ora sto sulla Casilina!"
"No. Non hai capito. Non è che lei sa, lei indovina! "
"Voglio proprio vedere se indovina cosa sto per farti..." e così
dicendo apre la porta, spinge dentro Claudio e chiude la diciotto
alle sue spalle. Claudio finisce sul letto e lei gli salta sopra,
padrona,
selvaggia, oltre la luna e le sue maree. Claudio dimentica ogni
preoccupazione, anche dove si trova. La lascia fare. Poi ha
un'unica
certezza. No, questo non l'avrebbe indovinato mai nessuno.
Neanche sua moglie.
Capitolo 46.
"Allora, entriamo?"
"Certo, perché no?"
"Ma mi sa che non ci fanno passare. Guarda, hanno una lista."
"Ma io qui al Follia li conosco."
"Che palle, ma tu conosci tutti."
"Va be', se proprio ti fa piacere ci mettiamo in fila e paghiamo.
Tanto è il conto di mio fratello."
"Poveraccio. Anche se è ricco, non dilapidare il suo patrimonio.
Una ragazza esce spintonata da dietro. I due buttafuori sulla
porta fanno appena in tempo a levare la catena. Una specie di
energumeno
dai capelli lunghi esce dietro di lei e le dà un'altra spinta.
"E muoviti, che hai rotto il cazzo!"
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