voce,
ma mangiano educate, spezzettano pezzi di pizza appena fatta
da un piatto centrale. Poco più in là forchette fameliche si
tuffano
su alcune fette di prosciutto appena tagliate, rosa e leggere,
figlie
di chissà quale maiale.
"Porco..."
"Ahia, che è?"
Gin mi ha appena colpito al fianco con un cazzotto dritto per
dritto.
"Mi hai preso alla sprovvista."
"Ti ho visto come guardavi quella."
"Ma che? Stavo pensando al prosciutto."
"Sì, senz'altro, ancora. Mi hai preso per scema?"
Mario fa finta di non sentire. Ci fa accomodare a un tavolo ad
angolo e ci lascia subito.
"Sì, al prosciutto... lo so io a cosa pensavi. Quelle devono
essere
le ballerine del Bagaglino. Festeggiano la prima o qualcosa del
genere. Quello lì con pochi capelli è il regista e quelle due al
suo
fianco sono le prime ballerine. "
"Che ne sai?"
"Si dà il caso che io ogni tanto faccio dei provini... Sei tu
l'infiltrato
nel mondo dello spettacolo."
Una del gruppo si alza dal tavolo, si dirige verso il bagno, ci
passa davanti, sorride e poi si gira perdendosi in fondo alla sala
ma
lasciando un perfetto panorama, due gambe muscolose, un sedere
tondo imprigionato con qualche difficoltà in una gonna troppo
stretta.
"Sì, guarda come sbavi e tu pensavi al prosciutto! Peccato! "
"Peccato che?"
"Ti sei giocato la serata."
"Cioè?"
"Se avevi qualche minima chance con me, e guarda che ce n'era
un filino, be'l'hai persa."
"E perché?"
"Perché sì. Anzi, ti do un consiglio. Infilati al bagno, segui
quella,
al massimo ci ricavi una sveltina o due biglietti per il
Bagaglino.
"E poi ci andiamo insieme."
"Neanche morta."
"Non ti piace il Bagaglino?"
"Non mi piaci tu."
"Benissimo."
"Che vuol dire benissimo?"
"Che ho una chance..."
"Cioè?"
"Che sei gelosa, un po' rompipalle, ma in definitiva..."
"In definitiva?"
"Ci stai!"
Gin sta per ripartire quando la fermo al volo con la mano.
"Aspetta. Almeno ordiniamo."
Mario è comparso alle spalle di Gin.
"Allora, che faccio preparare?"
"Siamo venuti per provare quelle buonissime tagliate, grandi e
al sangue. Ne abbiamo sentito tanto parlare."
"Perfetto."
Mario sorride felice di essere famoso almeno per le tagliate.
"E ci porti un buon cabernet."
"Va bene il Piccioni?"
"Faccia lei."
"Benissimo."
E si sente ancora più soddisfatto del fatto che si possa contare
su di lui anche per la scelta del vino.
"Gin, dai, non litighiamo, vuoi cambiare posto? Vuoi sederti
di qua?"
"Perché?"
"Così le guardi tu quelle ragazze, le ballerine."
"No, no." Sorride. "Mi diverte che le guardi tu, anzi mi fa
piacere.
"Tifa piacere?"
"Certo, più coppia aperta di così. A, perché non siamo coppia.
B, dopo quel panorama di tette e culo sarai più sereno nel
sentirti
un bel no da una misera mortale..."
"Terzo dan in tutto e per tutto, eh?"
La ragazza che era andata in bagno ripassa davanti a noi per
tornare al suo tavolo. Mi giro d'istinto senza volere. Gin non
aspettava
altro e la chiama,
scusa.
"Sì."
"Puoi venire un attimo?"
La ragazza, sorpresa, annuisce.
"Dai, Gin, lascia stare. Passiamo almeno una volta una serata
tranquilla. "
"Ma di che ti preoccupi? Io sto semplicemente lavorando per te."
La ragazza si avvicina gentile e curiosa al nostro tavolo.
"Grazie eh... Vedi questo ragazzo, Stefano, Step il mito per
alcuni,
voleva il tuo numero di telefono ma non ha il coraggio di
chiedertelo."
La ragazza rimane sorpresa, la bocca mezza aperta completamente
presa in contropiede.
"Veramente..."
Gin sorride.
"No, no, non ti devi preoccupare per me. Io sono sua cugina."
"Ah."
Ora sembra più rilassata. La tipa mi guarda, valuta se è il caso
di
darmelo o no e io, forse per la prima volta in vita mia,
arrossisco.
"Pensavo stavate litigando o magari uno scherzo..."
"No, assolutamente."
Gin rimane decisa sulla sua affermazione.
"Ok, ci hai pensato troppo. Non fa niente. Carina questa gonna.
È di Ann Demeulemeester?"
"Di chi?"
"No, mi sembrava. Taglia 40, vita con passanti, bottoni nascosti,
una tasca..."
"No, è Uragan."
"Uragan?"
"Sì, è la marca nuova di un mio amico."
"Ah, ho capito e tu sei una specie di testimonial."
La ragazza sorride allisciandosi la gonna e cercando di
sistemarsela
un po'.
"Sì, diciamo di sì."
Fatica inutile. La gonna rimane fissa bloccata, semplicemente
avvinghiata ai suoi fianchi, non mostrando, per un pelo, le
mutandine.
"Be'..."
Cerco di prendere in mano la situazione.
"Scusaci. Ma vedo che ti chiamano al tavolo."
La ragazza si gira. Effettivamente se ne stanno andando.
"Ah sì, scusate."
be, ciao.
"Sì, ciao."
La tipa si allontana.
Rimaniamo così a fissarla nel suo incedere e, non si sa perché,
sculetta più di prima.
"Complimenti."
"Per che cosa?"
"Be', è la prima volta che una donna riesce a mettermi in
imbarazzo...
e per di più con un'altra."
"Be', io ce l'ho messa tutta. Strano... ma se non ti dà il suo
numero,
figuriamoci il resto."
"Be', se non altro potrò giocare su questo senso di colpa..."
"Per cosa?"
"Non crolla tutti i giorni un mito come il mio... Step che non
riesce ad avere il numero di una che veste Uragan. Non è roba da
tutti i giorni. "
"Non so se questo ti può consolare, ma aveva le tette rifatte."
"Non ci ho fatto caso. Ero più affascinato dal suo culo naturale."
Sorrido malizioso. "Su quello non hai niente da dire, vero?"
"Veramente ho qualche dubbio anche su quello. Mi dispiace
solo che non potrai mai averne la prova."
"Mai dire mai."
Proprio in quel momento Mario posa i due piatti di tagliate
davanti
a noi.
"Eccole qua."
"Grazie, Mario."
"Dovere." Ci sorride. Gin prende subito a tagliarla.
"Be', intanto Step accontentati di questa carne qua."
"Ah, se questa però non è naturale, siamo fottuti tutti e due."
A quelle parole Mario rimane interdetto.
"Ma che, state scherzando? Qui solo carne doc. Oh, non mettete
in giro strane storie che vado fallito."
Scoppiamo a ridere.
"No, no, non ti preoccupare. Si parlava d'altro, sul serio!"
E continuiamo a mangiare, versandoci del cabernet, mangiando
lentamente, ridendo, raccontandoci dei fatti insignificanti ma
che ci sembrano così importanti. Sprazzi di vita, dell'uno o
dell'altra,
ai quali non abbiamo mai partecipato. Momenti euforici e diversi
con amici del passato che oggi però, a rivederli bene, non
sembrano
poi così un granché. O forse è il timore di non essere abbastanza
divertente. Gin mi versa del vino. E solo il fatto che sia lei a
farlo già mi fa dimenticare tutto.
Capitolo 43.
Giuli guarda Daniela a bocca aperta.
"Chiudi quella bocca, mi fai sentire ancora più in colpa così! "
Giuli la chiude. Poi deglutisce e cerca di riaversi.
"Sì, ho capito... ma com'è possibile?"
"Com'è possibile? Eppure dovresti saperlo, visto che anche tu
e prima di me lo hai fatto. Vuoi che ti spiego?"
"Ma no, cretina. Questo lo so, sei tu caso mai che non lo sai.
Dicevo, com'è possibile che sei rimasta incinta? ! "
"Senti, Giuli, ti prego non fare così, sto malissimo. Cioè, ti
prego.
E pensa che lo sto dicendo a te... pensa a quando lo dirò ai
miei!
"Perché, glielo dici?"
"E certo che glielo dico, come faccio sennò?"
"Ma guarda che non ci vuole nulla, eh? Basta una giornata di
clinica e la tua cavolata puff, sparisce. Hai capito?"
"Macché, sei pazza? Io il bambino voglio tenerlo."
"Vuoi tenerlo? Allora tu sei proprio pazza! "
"Giuli, da te questo proprio non me l'aspettavo. Mi obblighi a
venire tutte le domeniche a messa con te e poi... hai il coraggio
di
dire una cosa del genere! "
"Oh senti, vieni a fare la predica tu a me! Hai voluto farlo per
forza prima dei diciotto anni sennò ti sentivi una sfigata e sei
stata
pure punita, lo vedi? Ti sembra un discorso religioso il tuo? Ma
fammi il piacere! Comunque fai come ti pare, la vita è tua..."
"Ti sbagli. La vita è anche sua. Vedi, è a questo che non pensi.
Ora c'è un'altra persona oltre a me."
"E a tutto il resto invece tu non ci pensi, vero? Per esempio,
glielo hai detto a lui?"
"A lui chi?"
"Come a chi? Al padre! "
"No."
"Brava! E non pensi allora a come la prenderà Chicco Brandelli
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