"Che succede?"
Mi prende al volo per il giubbotto e mi tira a sé con tutte e due
le mani, tenendolo per i baveri.
"Dimmi a chi l'hai rubata?"
"La Audi 4? Te l'ho detto, a mio fratello..."
"No, questa idea. Mangiare una cosa diversa in ogni posto, da
chi l'hai presa?
Rido scuotendo la testa, più ubriaco che mai, anche di
divertimento
etilico.
"L'ho pensata io."
"Vuoi dire che è un'idea tutta tua, che non l'hai rubata da
qualche
parte? Da qualche libro scemo, da qualche film romantico, da
qualche leggenda metropolitana?"
Allargo le braccia e tiro un po' su le spalle. "Tutta mia."
Sorridendo
"Mi è venuta in mente così...". Schiocco le dita. Gin mi tiene
ancora per il bavero e mi guarda con la faccia ancora un po'
dubbiosa.
"E non l'hai già fatta a qualcun'altra?"
"No. È solo per te. Se è per questo, neanche nei posti che ho
scelto sono mai stato con qualcun'altra."
Mi lascia andare al volo, spingendomi all'indietro.
"Ma va'! Questa l'hai detta grossa!"
"Pum!" Fa esplodere un finto palloncino soffiando con tutta
la bocca. "Pum."
"Cazzata! Ah, ah, Step ha detto la cazzata."
Quasi ne fa una tiritera. La prendo io al volo per il bavero, la
rigiro su se stessa prima che si allontani troppo. Fa una mezza
giravolta
e finisce vicino al mio viso. La sua bocca.
"Ok, detta la cazzata. Ma sempre in gruppo. Mai da solo, come
sono ora qui con te..."
"Ok, già va meglio. Così ci posso credere."
"Ci devi credere."
La voce mi si abbassa e mi sorprendo anch'io nel sentirla così
soffocata, sussurrata quasi, alle sue orecchie, intorno al suo
collo,
tra i suoi capelli. Guardo i suoi occhi, le sorrido sincero. Lo
apprezza,
mi crede. Ma voglio sigillare. "Giuro..." e stavolta si fida.
Sorride anche lei e si lascia andare. Bacio. Bacio morbido, bacio
lento, bacio non irruento. Bacio al Traminer, bacio leggero, bacio
di lingue in lotta, bacio surf, bacio sull'onda, bacio con morso,
bacio
vorrei andare avanti ma non posso. Bacio non si può. Bacio c'è
gente...
Capitolo 42.
Non ci posso credere. Io, Gin, qui a via del Governo Vecchio
che mi bacio per strada. Gente che passa, gente che mi guarda,
gente
che si ferma, gente che mi fissa... E io in mezzo alla strada.
Senza
pensare, senza guardare, senza preoccuparmi. Occhi chiusi. Gente
intorno. Ecco, penso che ci potrebbe ora anche essere uno che
mi sta fissando a cinque centimetri dal nostro bacio. Apro di
pochissimo
l'occhio destro. Niente. Tutto tranquillo. Lo richiudo.
Chissà se dall'altra parte... Ma me ne frego! Io e Step. Di questo
sono sicura. Lo abbraccio più forte e continuiamo a baciarci così,
senza problemi, senza pensieri. Poi scoppiamo a ridere, chissà
perché.
Forse perché ha mosso un po' la mano, mi ha toccato il fianco,
scivolando verso chissà dove. Ma sono onesta. Io non ci avevo
neanche pensato. Mi è solo venuto da ridere e basta. E così a lui.
E lo abbiamo fatto! Siamo scoppiati a ridere. Mi sono toccata con
la guancia destra la spalla, sorridendo, appoggiandomi di lato,
lasciando
passare un brivido... O forse un desiderio.
"Dai, vieni ci aspettano i Primi della classe."
"E chi sono, degli amici tuoi secchioni?"
"Macché! È un posto dove si mangia solo pasta."
"Ah, be', che ne sai. Magari il cuoco si è laureato in Filosofia."
Cerco di risolvere così quella mia battuta vanziniana. Con Step ci
riesco. Chissà, forse perfino quei due fratelli, malgrado tutti i
loro
successi, sentendola avrebbero sorriso.
Il proprietario si presenta come un certo Alberto. Saluta, è
gentile,
ci fa accomodare, ci suggerisce un "trittico" dice lui. "Trofie
al pesto, tortelloni alla zucca e riso champagne e gamberi."
Ci guardiamo e facciamo sì con la testa, ok, va bene, sì. Insomma,
senti Alberto, ma perché non te ne vai?
"E da bere?"
Step chiede se c'è un vino bianco, almeno credo. Ma non ho
sentito bene... Farfallina o qualcosa del genere.
"Benissimo." Alberto invece, che ha capito, si allontana.
Mi guardo intorno nel locale. Archi fatti di mattoni antichi,
pietre
che escono dai muri, bianco, marrone, rosso, luci rivolte verso
l'alto. Guardo giù. Cotto, perfetto e nuovo. Poco più in là la
cucina.
Finta antichità, ferro, pezzi più scuri, ghisa o altro e due porte
che
sbattono insieme tipo saloon mentre esce un ragazzo con un piatto
caldo fumante e nessuno gli spara. Anzi a un tavolo gli fanno
segno
felici di raggiungerlo. Chissà da quanto stavano aspettando.
"Ecco la vostra Falanghina."
Alberto porta una bottiglia di vino bianco in mezzo al tavolo e
la stappa con facilità. Falanghina... No farfallina. Sono fuori.
Step
la prende e ne versa un po' nel mio bicchiere. Poi aspetto che
faccia
la stessa cosa con il suo e li alziamo per bere.
"Aspetta, brindiamo."
Lo guardo preoccupata.
"Sentiamo," sorrido, "a cosa brindiamo?"
"A quello che vuoi tu. Ognuno decide e poi si brinda insieme."
Mi concentro un attimo. Lui mi guarda negli occhi. Poi allunga
il suo bicchiere verso il mio e lo urta.
"Magari è lo stesso desiderio."
"Magari un giorno ce lo diciamo."
be si avvera.
Guardo Step cercando di capire. Lui mi sorride. "Si avvera...
si avvera..."
E butto giù d'un fiato con la certezza che prima o poi quel
desiderio,
almeno il mio, si avvererà. Faremo l'amore... Mah! Aiuto!
Ma che dico? Oddio. Mi distraggo. Mi guardo in giro. Come sembrano
diverse le coppie che mangiano agli altri tavoli. Chissà com'è,
ma crediamo sempre di essere i migliori. È il mio caso almeno. Sì,
Gin la presuntuosa. Ma non potrei mai stare al tavolo con uno con
il quale non mi rivolgo parola. Mangiare in silenzio. Ma che senso
ha? Così fanno quei due. Ogni tanto, fra un boccone e l'altro
guardano
fuori, fuori dalla loro vita, dai loro pensieri. In cerca di
qualcos'altro.
Annoiati da quello che hanno accanto. Da quella stessa
vita che proprio loro hanno scelto ! Sbirciano negli altri tavoli,
fra
le altre persone, continuando a masticare in cerca di curiosità.
Ma
ti rendi conto?
"Ahhh!!"
"Ma che fai, urli?" Step mi guarda preoccupato, ma io rido.
"Tu sei tutta matta."
"No, sono tutta felice! "
E urlo di nuovo mentre la tipa annoiata al tavolo ha smesso per
un attimo di masticare e mi guarda sorpresa, incuriosita. E io,
be',
io la saluto. Prendo un boccone dai piatti appena arrivati e me lo
metto in bocca. "Uhm, buono..."
Giro l'indice sulla guancia sempre guardando la vicina annoiata
che scuote la testa, non capendo. E pensare che l'uomo, quello di
fronte a lei, non si è neanche accorto di niente. E Step ride. E
mi
guarda. E scuote la testa. E io gli sorrido.
"Ehi, ma non stai pagando un po' troppo?"
"La cena è offerta da mio fratello. In realtà, lui è un po'
tirato,
ma non ha problemi di soldi."
"Forte, e perché lo fa?"
"Mah, forse per aiutare me, il fratello più piccolo che ha
problemi
con le donne."
"Ma smettila! Sì, senza dubbio è per questo."
E via di nuovo correndo veloci, ridendo. Poi montiamo in macchina.
Non so come trovo altri 2 euro in tasca. Li do al marocchino
che forse sperava qualcosa in più. Ma poi ci ripensa, si ritiene
comunque soddisfatto e ormai da adottato romano mi aiuta a fare
manovra: "Venga, venga dotto', tutto a posto, gliel'ho guardata
come
un fiorellino".
Non trova risposta se non il mio fare cenno di sì con la testa.
Sì, sì, va bene, va bene così.
Musica. 107, 10. Tmc. Le parole del dj lasciano spazio alle note
degli U2. E Gin, ovviamente, conosce la canzone. "And I miss
you when you're not around, I'm getting ready to leave the
ground..."
"Ma le sai proprio tutte! "
"No. Solo quelle che parlano di noi due."
Lungotevere. Poi passiamo il ponte. Destra, sinistra, piazza
Cavour,
via Crescenzo. Papillon. Mario il proprietario ci saluta. "Salve,
siete in due?"
"Sì, ma due speciali, eh?" Sorrido a Gin stringendola a me. Il
tipo
ci guarda. Stringe un po' gli occhi. Starà pensando: "Ma io questo
lo conosco? Chi è? È uno importante?".
Ma non trova risposta, anche perché non c'è.
"Prego venite, vi metto di qua così state più comodi."
Grazie.
Nell'indecisione ha optato per due che comunque vanno trattati
bene. A prescindere, insomma. Attraversiamo una sala con una
tavolata piena di gente, per lo più donne e anche carine. Bionde,
brune, rosse, sorridono, ridono, tutte truccate parlano ad alta
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