Daniela lo guarda. Oddio, questo qua mo' m'attacca un bottone

su Babi.

"No scusami, Alfredo, guarda io non so niente... devi parlare

solo con lei. "

"Ok, scusa, hai ragione. E tu come stai?"

"Bene, grazie..." Daniela lo guarda meglio. Alfredo potrebbe

essere la persona giusta con la quale parlare. È un medico, è

maturo,

magari mi dà anche un consiglio giusto.

"Sai, scusami se ti ho spaventato."

"Oh figurati, non ti preoccupare, è passato."

"Eh, invece a me non passa. Penso sempre a tua sorella e sto

malissimo. Pensa che prendo anche degli ansiolitici."

"Mi dispiace."

Rimangono per un po' in silenzio. Poi Daniela decide di chiudere

quella conversazione impossibile.

"Be', ora scusami, ma devo proprio andare, mi sta aspettando


una mia amica..."

"Ok, scusa tu..."

Daniela se ne va di corsa a prendere in garage la Vespa. Spera

di arrivare da Giuli che non è ancora cominciato il film. Poi

ripensa

ad Alfredo. Poveraccio, guarda come sta. Certo che la passione di

Babi distrugge proprio. In questo momento è un uomo finito,

instabile,

psicolabile. E sulla sua decisione Daniela non ha dubbi. Alfredo

era l'ultima persona alla quale avrebbe potuto dire di essere

incinta.

Capitolo 40.

Comodo e tranquillo, elegante come non mai, almeno credo.

Mi guardo nello specchietto e non riesco a riconoscermi. Capelli

ancora freschi dalla doccia appena fatta, giacca blu, camicia

bianca

e pantaloni di lino beige con delle scarpe americane marroni

scure,

dalla cucitura in corda che non risalta troppo però, regalando

un'immagine moderna. Cinta alta con fibbia grossa, di un marrone

scuro identico alle scarpe. Ah, dimenticavo, camicia abbottonata

fino al penultimo e telefonino nella tasca. Io con il telefonino.

Ancora non ci posso credere. Rintracciabile sempre, dovunque,

mai libero quindi e come per magia o per sfiga naturalmente suona.

Cazzo proprio adesso, lo apro, vuoi vedere che Gin ha un problema?

Se è così, non me ne frega niente, passo a prenderla sotto

casa, anzi no, salgo su e la rapisco. Continuo frenetico con i

miei

pensieri.

"Pronto?"

"Step, meno male che rispondi..."

È Paolo, ma certo come ho fatto a non pensarci?

"Che succede?"

"Step, è successa una cosa tremenda, mi hanno fregato la

macchina."


"Porca puttana... Mi hai fatto pensare a mamma e papà..."

"No, loro stanno bene. Sono sceso giù e non c'era più la mia

Audi 4. Cazzarola, ma come avranno fatto? Non c'è vetro per terra,

non hanno spaccato il finestrino quindi. Ma pure il garage era

aperto e senza forzature. Ma come avranno fatto?"

"A Pa', guarda che ormai i ladri hanno tecniche perfette, eh? I

garage con telecomando poi non li sfonda più nessuno. Hanno un

variatore di frequenze. Girano finché il garage non si apre."

"Ah già, non ci avevo pensato. Porca troia! "

Mi fa piacere sentire mio fratello così incazzato, mi sembra più

vivo, e finalmente, cazzo, si riscalda. Ma sempre per roba da poco

però... la sua macchina. Che sarà mai.

"Proprio adesso me l'hanno fregata. Porca pupazza."

Ecco, porca pupazza. Che vuol dire "Porca pupazza"?

"Ho pagato l'altra settimana l'ultima rata del finanziamento.

Potevano fregarmela prima, almeno mi risparmiavo quei soldi."

Bleah! Che schifo. Infido calcolatore. Commercialista fino in

fondo.

"Va be', Pa', insomma che vuoi fare?"

"No, io speravo..."

"Che te l'avessi fregata io?"

"No, ma che scherzi? Anche perché le chiavi e il doppio stanno

ancora qui."

"Ah, allora per un attimo l'hai pensato, eh?"

"No, perché, cioè..."

"Eh no, se sei andato a controllare il doppio, vuol dire che ci

hai pensato. Solo io potevo prenderlo."

Pausa di silenzio.

"Be' sì, per un attimo l'ho pensato. Ma mi avrebbe fatto piacere,

cioè, sì insomma, sempre meglio tu..."

Mio fratello. "Pa', stai zitto va', che è meglio."

"Perché?"

Già, perché mi dice. E io stupido che tento di farglielo capire.

"Niente Pa', tutto a posto."

"Ecco io volevo sapere Step, no, senza che ti offendi, eh?"

"Che cosa? Dimmi..."

"No, siccome tu bene o male conosci un sacco di gente in quei

giri. Ecco se non hai problemi... se puoi sentire in giro se si sa

di

qualcuno che l'ha presa."

"Ehi, ma quelli vogliono soldi, eh? Mica vorrai che vado a fare

a botte con gente di quella portata per una macchina qualsiasi."

"Qualsiasi... Per una Audi 4! "

"Sì, sì, per una Audi 4."

"No, no questo no, assolutamente... Ecco io ci avevo già pensato,

sono disposto a dare anche 4300 euro..."

"E perché proprio questa cifra?"

"Ho pensato che con la franchigia e tutto il resto..."

Mio fratello, grande commercialista. Il migliore.

"Ok Pa', se posso ci provo."

"Grazie Step, lo sapevo che potevo contare su di te."

Mio fratello che può contare su di me, questo è il massimo. Due

curve e sono sotto casa sua. Vado a citofonare, mentre sto per

farlo

mi ricordo che ha un telefonino. Le faccio due squilli per

avvisarla.

Avrà capito? Nel dubbio aspetto un attimo. Prima o poi scenderà.

Prima o poi. Le donne e il loro prepararsi. Forse è meglio se

citofono. Ancora un minuto. Mi concedo un altro minuto per

aspettarla.

Mi accendo una sigaretta. Ecco, finisco di fumarmi la sigaretta

e poi citofono. Strada tranquilla. Mi guardo in giro. Qualche

macchina che passa sullo sfondo. Uno che inchioda perché un altro

ha fatto il prepotente non facendolo passare. Ma poi anche

quest'ultimo

riparte e tutto procede, tranquillo, sperso in questa grande

città. Che palle! Che riflessioni del cavolo. Ma dove la porto

stasera?

Che strano, ho pensato a tutto ma non a questo. Dove la porto?

Questa era una cosa alla quale pensare. Mi viene un'idea, ma

poi mi preoccupo. Mi preoccupo di quello che sto pensando. Io

che mi preoccupo dove portarla a mangiare? Non mi starò

preoccupando

un po' troppo? Quando esci con una donna se ti metti a

scalettare la serata è lì che toppi.

E toppi alla grande, eh! Non ci siamo. Ci vuole disinvoltura,

casualità, quello che è, è. Poi improvvisamente mi viene un'idea.

Cazzo però, mi piace la mia idea. Un altro tiro e poi citofono. Ma

il cancello in quel momento si apre. Un rumore, uno scatto di

serrature.

Il portone in fondo si dischiude lentamente. Della luce filtra

dall'androne, leggermente arancione. Illumina le foglie lì intorno

nel giardino, i gradini lontani, i motorini posteggiati. Poi esce

una signora anziana. Cammina lenta, sorridente, con le gambe

leggermente

ricurve sotto il peso degli anni. Poi, subito dopo, lei. Lei

che l'ha fatta passare, lei che ancora le tiene il cancello, lei

che l'aiuta

a uscire, che le parla sorridendo, che annuisce a qualche domanda

occasionale, lei gentile, lei bella, lei sorridente. Lei. La

signora

mi passa davanti e anche se non la conosco mi scappa un

"Buonasera".

Mi sorride. Come se mi conoscesse da sempre.

"Buonasera a lei" e si allontana lasciandomi solo con Gin. Ha

i capelli raccolti, un giubbotto corto di pelle, con zip e

cinturini,

una divertente cintura azzurra 55 DSL, i pantaloni scuri a vita

bassa,

a cinque tasche e cuciture a contrasto. Borsa grande in tessuto

Fake London Genius. Ha stile. E per averlo non ha speso nulla.

Incredibile

come noti tutto quando ti piace qualcuno. Ha la faccia

buffa. Ma che dico? Bella.

"Ma la moto? Non sei venuto in moto?"

"No."

"E io che mi sono conciata così." Mi fa una specie di piroetta

davanti. "Non sembro un po' il 'Selvaggio' Marion Brando?"

Sorrido. "Più o meno."

"Ma allora come sei venuto?"

"Con questa, ho pensato che stavi più comoda."

"Una Audi 4! E a chi l'hai fregata?"

"Ah, mi sottovaluti, è mia."

"Sì, e io sono Julia Roberts."

"Dipende dal film. Ho capito, Pretty Woman."

"Tsk."

Gin va verso la portiera e mi dà al volo un pugno sulla spalla.

"Ahia."

"Cominciamo male. Non mi è piaciuta quella battuta."

"Ma no, Pretty Woman nel senso che vuole un sogno."

"E allora?"

"Allora hai trovato il tuo sogno..."

"Ma chi, la Audi 4?"

"No, io." Sorrido, entriamo in macchina e parto sgommando.

"Più che un sogno, questo mi sembra un incubo. Dai, di' la verità,

a chi l'hai fregata?"

"A mio fratello."

"Ecco così mi piaci, sarà sempre una bugia, ma almeno è più

credibile. "

Accelero leggermente e ci perdiamo nella notte. E penso al doppio

delle chiavi comprato da quel tipo vicino al bar dei Sorci Verdi

a corso Francia, quello che ha le copie di tutte le chiavi di