perplessità.
Ma Raffaella ha un ultimo guizzo.
"Scusa, ma se era un regalo di lavoro, perché non hai usato la
carta dell'ufficio?"
"Oh, ma tu lo sai com'è fatto Panella, quello spulcia tutto, e se
poi Farini non decideva d'affidarsi al nostro studio? Già lo so,
me
l'avrebbe rinfacciato tutto l'anno! Ho pensato che per 180 euro
potevo correre il rischio! " E proprio mentre lo dice, Claudio si
rende
conto di quanto ha rischiato anche lui questa volta. Si leva la
giacca, sta sudando. Va verso la camera da letto per nascondere in
qualche modo la tensione drammatica del momento.
"Ah, Raffaella, ma non ti preoccupare, eh? Ora che Farini è venuto
da noi, io quei 180 euro me li faccio rimborsare, cosa credi! "
Raffaella lo segue e lo raggiunge in camera. Sta per dire ancora
qualcosa ma Claudio non ce la fa più. Si avvicina e la prende per
le braccia.
"Sai, mi piace che dopo tutti questi anni tu sia ancora gelosa.
Vuol dire che il nostro rapporto è vivo."
Raffaella sorride. Le sembra in qualche modo di essere tornata
ragazza, be', se non altro più giovane, è come se in un attimo
quelle rughe, viste nello specchio, fossero sparite. Claudio si
avvicina
e le dà un bacio. Piano piano cominciano a spogliarsi, come
non facevano da tempo, da troppo tempo. E Claudio si sente
colpevolmente
eccitato. Raffaella lo guarda.
"Sì, mi sembrava assurdo che tu potessi fare una cosa del genere
e ora m'è venuta una voglia pazzesca, sento la rabbia che diventa
desiderio."
Claudio si abbassa i pantaloni e le solleva la gonna, la lascia
scendere lentamente sul letto e le sfila le mutande, alzandole le
gambe
con ancora le scarpe. Nella penombra della stanza, con l'aria
ancora
incerta, rarefatta da dubbi e bugie, da menzogne, dalla disperata
ricerca della verità, iniziano a toccarsi. Poi Claudio si tira
giù le mutande, le allarga le gambe e prende sua moglie. Claudio
va su e giù. Ansima e suda nella camicia. Raffaella se ne accorge.
"Ma spogliati del tutto."
"E se poi arrivano le nostre figlie?"
Raffaella sorride e chiude gli occhi, godendo, tirandolo a sé.
"Hai ragione... è bello così... continua ancora... dai..."
E Claudio spinge con forza, cercando di soddisfarla, eccitato
ma preoccupato. Come sarà più tardi la sua prestazione sul tavolo
da biliardo-letto con la controfigura di Farini? Preferisce non
pensarci.
Ha letto un articolo sull'ansia da prestazione. Va evitato proprio
come pensiero. Una cosa è sicura: i graffi della settimana prima
sono rimasti ben nascosti sotto la camicia tutta sudata.
All'improvviso
dal fondo del corridoio si sente la voce di Babi.
"Papà, mamma... ci siete?"
Raffaella dalla camera, con la voce leggermente rauca, cerca di
prendere tempo.
"Un attimo, arriviamo."
E proprio in quel momento Claudio, eccitato dall'assurdo di
tutta quella situazione, viene. Raffaella rimane così, interrotta
sul
più bello. È costretta suo malgrado a sorridere. Poi Claudio le dà
un bacio sulle labbra.
"Scusami..." e s'infila nel bagno. Si sciacqua velocemente. Anche
la faccia. Se l'è vista brutta, bruttissima. Invece è andato tutto
bene. Ora spera solo di essere all'altezza della serata, visto che
perfino
il piano è perfetto. Poi si ricorda che non ci deve assolutamente
pensare. Altrimenti già lo sa. Ti prende l'ansia da prestazione.
Capitolo 36.
Gin sorride e ci sediamo a un tavolino. Poco lontano un
intellettuale
con occhialini e libro sul tavolo sorseggia un cappuccino,
poi riprende in mano un articolo di "Leggere". Più in là una donna
sui quarant'anni con i capelli lunghi e un bastardino sotto la sua
sedia fuma svogliata una sigaretta, triste e nostalgica forse di
tutte
quelle canne che non si fa più.
"Bell'ambientino, eh?"
Gin si è accorta di quello che stavo guardando.
"Be', lo teniamo su noi. Che prendi?"
Alle sue spalle si è "concretizzato" un cameriere.
"Buongiorno, signori."
Ha circa sessant'anni e ci tratta in maniera elegante.
"Per me un Ace."
"Per me invece una CocaCola e una pizzetta bianca prosciutto
e mozzarella."
Il cameriere facendo un piccolo inchino con la testa si allontana.
"Ehi, dopo la palestra ti tratti niente male, eh? Pizzetta bianca
e CocaCola, la dieta degli atleti!"
"A proposito di atleta, tu che sei un'atleta a scrocco mi devi far
avere la lista delle tue palestre dei 365 giorni."
"Come no, senz'altro ti faccio subito la fotocopia."
"Complimenti comunque, è un'ottima idea..."
"Non solo, ma se sei attento riesci anche a fare lo stesso tipo di
lezione ogni settimana, l'unica cosa è che devi diventare amico
degli
istruttori perché quelli prima o poi ti sgamano."
"E allora?"
"Dopo la lezione gli offri due Gatorade, esponi la tua difficoltà
finanziaria e vai a vela tranquilla che è una meraviglia. Facile
no?"
"C'è qualcun altro che usa questo metodo?"
Ritorna il cameriere.
"Ecco qua, l'Ace per la signorina e per lei pizzetta bianca e
CocaCola."
Il cameriere posa tutto al centro del tavolo, mette uno scontrino
sotto il piattino finto argento e si allontana.
"No, penso di no."
Gin addenta una grossa patatina e se la mangia. Poi ridendo si
copre la bocca con la mano. "Almeno spero..." Continuiamo così
a chiacchierare, a conoscerci, a ridere e a provare a indovinare
cosa
abbiamo in comune.
"Ma dai, non sei mai stata fuori dall'Europa?"
"No, Grecia, Inghilterra, Francia, una volta perfino in Germania
all'Oktober Fest con due amiche mie."
"Ci sono stato anch'io."
"Ma quando?"
"Nel 2002."
"Pure io."
"Pensa che forza."
"Sì, ma la cosa più assurda è che una delle mie amiche era pure
astemia. Non sai che è diventata: ha preso una birra da un litro,
quei boccaloni ripieni che lavano dentro a quelle vasche enormi.
Se n'è scolato metà e dopo neanche mezz'ora era su un tavolo che
ballava una specie di tarantella e poi si è messa a gridare 'la
fontanella,
la fontanella...' e se l'è fatta sotto, un disastro."
La guardo mentre beve l'Ace. C'era una ragazza che ballava sul
tavolo nella sala dove eravamo noi. Ma chi non ballava quella sera
sul tavolo all'Oktober Fest? Mi ricordo che quando ho detto a Babi
che partivo con Pollo e Schello e un'altra macchina di amici per
andare a Monaco si era arrabbiata come una pazza.
"Cioè parti per Monaco, e io?"
"Tu no... Siamo solo uomini."
"Ah sì? Voglio proprio vedere."
E poi quel coglione di Manetta nell'altra macchina che fa? Ti
arriva con la donna. E al ritorno giù discussioni del cavolo con
Babi
perché naturalmente, come tutto, prima o poi, anche quello si
era venuto a sapere.
"A che stai pensando?"
Mento. "Alla tua amica che ballava sul tavolo. L'avreste dovuta
filmare. Sai le risate poi."
"Ma noi abbiamo riso come pazze sul momento, che ti frega
del poi. Poi, poi... Ora! "
E beve un altro sorso di Ace guardandomi allusiva. Ahia, che
vuole dire? La cosa si mette male. Male. Insomma si mette. Gin
vuole l'"ora". Ma non adesso, adesso ancora no. Forse domani, sì
insomma, tra un po', dopo...
"A che stai pensando? Ancora alla mia amica che balla sul tavolo?
Non ci credo, secondo me hai conosciuto qualcuna all'Oktober
Fest e ti stai ricordando una delle vostre bravate."
"Ci vedi male."
"Io ci vedo benissimo. Ho dieci decimi."
"No, vedi male il nostro gruppo. Ci hai presi per non so cosa.
Noi siamo persone tranquille, serene. Certo siamo tipi allegri,
non
di quelli che vanno al ristorante e stanno lì solo a pensare alle
buone
maniere 'No questo non si fa, questo neanche...', sì insomma
quei rompicoglioni. " Mi giro e ho culo. Una coppia si è appena
seduta.
Hanno un setter inglese, dei vestiti di marca e, come il più
naturale dei controsensi, hanno tutti e due sotto il braccio "il
manifesto".
Arriva il cameriere e ordinano qualcosa.
"Ecco, guarda quei due. Non si rivolgono la parola." Ordinano
infatti separatamente, senza darsi la precedenza, senza chiedere
l'uno all'altra e viceversa cosa gli va in questo momento.
Distrattamente,
scontatamente, galleggiando così alla deriva.
"Guarda, il cameriere se ne va e loro riprendono a leggere, tutti
e due 'il manifesto' poi... Non che io abbia qualcosa contro quel
giornale..."
O meglio ce l'ho ma Gin non so bene come la pensa, qualcuno
potrebbe dire: quindi non ti vuoi esporre? Sì, rompicoglioni, è
proprio così.
"Ma nemmeno se lo dicono che hanno comprato tutti e due lo
stesso quotidiano? Cosa c'è di peggio? Indifferenza totale..."
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