modi. Troppo tardi. Me la infilo nella tasca del giubbotto.
"Vedrai,
se non ti comporti bene, se provi a raccontare la storia
dell'armadio.
Ti trovi i manifesti con la tua faccia su tutta Roma."
"Va be', era per dire! "
"E questo cartellone che significa?" Indico un foglio
perfettamente
diviso per giorni e settimane e mesi attaccato sopra il tavolo,
con scritti diversi nomi di palestre.
"Questo? Sono le palestre di Roma, vedi, una per ogni giorno.
Sono divise per maestri, lezioni e zone. Hai capito?"
«sì e no.»
"Cavoli, Step, ma che leggenda sei?! Dai, è facile. Una prova
di lezione per ogni palestra, ogni giorno un posto diverso ce ne
sono
più di cinquecento a Roma, anche non troppo lontane. Hai voglia
ad allenarti gratis ! "
"Cioè, domani per esempio..."
Guardo il cartellone, incrocio con il dito il giorno come se
stessi
giocando a battaglia navale.
"Fai lezione da Urbani e non paghi una lira."
"Bravo, affondato. E così via! È un sistema che ho inventato
io. Forte, eh?"
"Già, tipo quello di fare benza con il lucchetto."
"Sì, fanno parte del mio grande manuale della risparmiatrice.
Niente male, vero? Ehi, guarda come sei venuto bene."
La polaroid è più nitida ora. "Dai, la metto in mezzo a questi
due. Non sfiguri poi tanto. Invece ho visto che guardi tanto il
mio
cartellone. Che c'è, 'leggenda', vuoi allenarti a vela anche tu?
T'ho
capito, eh... dai, preparo un cartellone anche per te, scalo di un
giorno e veleggi tranquillo senza che ci incontriamo mai."
"Non ne ho bisogno."
"Ricco?"
"Macché! È che le palestre ormai mi usano come immagine! "
"Sì certo, come no! E io ancora che ci casco. Be', è finita la
visita
guidata. Ti accompagno perché fra poco ritornano i miei, o
vuoi nasconderti di nuovo nell'armadio? Ormai sei allenato."
Mi sorpassa e mi guarda alzando il sopracciglio. "Sereno. Te
l'ho detto, non lo dico a nessuno."
Mi accompagna alla porta e rimaniamo così in silenzio per un
attimo. Poi parte lei. "Be', non facciamolo pesante questo saluto.
Ciao tassinaro, tanto ci vediamo, no?"
Come no.
Vorrei dire qualcosa. Ma non so neanche io bene cosa. Qualcosa
di bello. A volte, se non si trovano le parole, è meglio fare
così.
La tiro e me la bacio, Gin resiste per un attimo, poi si lascia
andare.
Morbida come prima. Anzi, di più. Qualcuno alle nostre spalle...
"Scusate, eh? Ma vi salutate proprio sulla porta..."
È il fratello, Gianluca, appena uscito dall'ascensore. Gin è più
che imbarazzata. È scocciata.
"Certo che tu hai dei tempi perfetti."
"Oh, adesso è colpa mia! Forte mia sorella. Senti, Step, fammi un
favore. Tra un bacio e l'altro dalle una raddrizzatina a questa! "
E si fa strada fra di noi entrando in casa. Gin ne approfitta e
mi dà un pugno sul petto.
"Lo sapevo che con te ci sono sempre e solo casini."
"Ahia! Adesso è colpa mia."
"E di chi sennò? Ancora un bacio e un bacio e un bacio. Ma
che, non resisti? Già sei così drogato di me? Mah..." E mi chiude
la porta in faccia. Divertito prendo l'ascensore. In un attimo
sono
giù nell'androne.
Gianluca entra in camera di Gin.
"Forte Step, ma ormai fate coppia fissa, eh?"
"Ma di che? E poi forte che?"
"Be', state sempre a baciarvi."
"Capirai, per un bacio..."
"Due, per quello che io ho potuto contare."
"Oh, ma che, fai lo scrutatore anche qui? Va be' che per
arrotondare
vai a fare i conteggi delle schede. "
"Ma quella è politica."
"Step deve essere ancora più una sòla."
"Che vuoi dire?"
"Che non mi fido di uno come lui, simpatico anche divertente
ma chissà cosa nasconde."
"Se lo dici tu."
"Certo Luke. Da un bacio si vede tutto. E lui è... è strano."
"Cioè?"
"Non si concede, non si fida e quando uno non si fida, vuol dire
che è il primo che non merita fiducia."
òara.
"È!"
Gianluca esce e finalmente mi lascia sola. Ok. Basta. Ora voglio
riordinarmi le idee. Scuoto la testa e agito i capelli. Gin ti
prego,
torna in te. Non ci credo che hai scuffiato per il mito, per la
leggenda.
Step non fa per te. Problemi, casini, chissà qual è il suo vero
passato. E poi ci hai fatto caso? Ogni volta che lo baci, sul più
bello, cioè sii più precisa, sul più meraviglioso, sul più
fantastico,
sul più superfavola andante, arriva sempre Luke, tuo fratello. Che
vorrà dire? Un segno del destino, un santo mandato dal paradiso
per evitarti l'inferno, un'ancora di salvezza? O semplice sfiga?
Porca
trota, potevamo continuare a baciarci per ore. Come bacia. Come
bacia lui. Come dire... non so che dire! Un bacio è tutto. Un
bacio è la verità. Senza troppi esercizi di stile, senza
intorcinamenti
estremi, senza funambolici avvitamenti. Naturale, la cosa più
bella.
Bacia come piace a me. Senza doversi rappresentare, senza doversi
affermare, semplice. Sicuro, morbido, tranquillo, senza fretta,
con divertimento, senza tecnica, con sapore. Posso? Con amore!
Oddio! No, questo no. Vaffanculo Step!
Capitolo 28.
"Ciao Pa'."
"Stefano, ma dove sei stato? Sei sparito."
"Ehi," lo supero andando in camera, "lo sai in America qual è
la prima legge che ti insegnano?"
"Sì, se vuoi campare fatti gli affari tuoi."
"Bravo. E la seconda?"
"Questa non la so."
"Fuck you! "
Entro in camera e mi chiudo dietro la porta.
"Lo vedi allora che un po' di inglese lo hai imparato sul serio,
bravo. Sai anche qualche altra parola, spero."
Non gli rispondo e mi butto sul letto. Proprio in quel momento
sento suonare il citofono. Riesco dalla camera veloce. Paolo è
già nel salotto e va verso il citofono.
"Rispondo io."
Quasi glielo strappo di mano. Rimane interdetto.
"Ma non ho capito, è casa mia, ti ospito, e tu ti impadronisci
di tutto."
Lo guardo male, poi sorrido.
"Dai, ti faccio da maggiordomo." Un altro squillo. Alzo il
citofono.
Mi batte forte il cuore.
"Salve, c'è Step?" Voce femminile. I battiti aumentano. "Sono
Pallina!"
"Ohi, sono io, che fai?"
"Vengo a vedere la tua nuova casa e poi ti trascino in un local-
tour.
"Di quest'ultima se ne discute. Ok, sali. Quinto piano."
Spingo il tasto per l'apertura del portone. Paolo mi guarda e
sorride.
"Donna?"
Annuisco.
"Vuoi che ti lascio la casa? Mi chiudo in camera e faccio finta
di non esserci?"
Mio fratello. Ma cosa può capire lui, cosa sa veramente di me?
"È Pallina, la donna di Pollo."
Rimane in silenzio. Poi sembra rattristarsi.
scusami.
Se ne va in camera sua, in silenzio. Mio fratello. Che soggetto,
l'uomo del fuoritempo. In quello ha un tempismo perfetto.
Campanello.
Vado ad aprire la porta.
"Ehi!"
"Cazzo, Step."
Mi si butta con le braccia al collo e mi stringe forte.
"Ancora non posso crederci che sei tornato."
"Se fai così riparto, eh?"
"Dai, scusa."
Pallina si ricompone.
"Fammi vedere la casa."
"Vieni con me."
Chiudo la porta e la precedo, le faccio da guida.
"Questo è il salotto, tessuti chiari, tende, eccetera eccetera."
Parlo descrivendole il tutto. La guardo muoversi dietro di me,
guardare le cose con attenzione, ogni tanto toccare per valutare
meglio,
per pesare qualche oggetto. Pallina, come sei cresciuta,
dimagrita,
un taglio diverso di capelli. Anche il trucco sembra un po'
più forte o sono i miei ricordi a essere sbiaditi?
"E questa è la cucina... Vuoi qualcosa?"
"No, no, per adesso no."
"Oh, te che fai i complimenti fa veramente schifo, eh?"
Scoppia a ridere.
"No, no sul serio."
La sua risata non è cambiata. Sembra sana, riposata, tranquilla.
Se solo Pollo ti vedesse ora. Sarebbe fiero di se stesso. Dai suoi
racconti è stato il tuo primo uomo, Pallina. E a me Pollo non
diceva
bugie, non ne aveva bisogno, non doveva esagerare per farsi
bello, per farsi figo, per me il suo amico, il suo più grande
amico.
Pollo ha modellato quel bruco di cera, lui, più che un alito, un
sospiro
d'amore per quella giovane farfalla al suo primo volo... Eccola
qui, davanti a me. Cammina sicura Pallina. Poi, d'improvviso,
Pallina cambia espressione.
"E non mi fai vedere la camera da letto?"
Improvvisamente diversa. Sensuale e maliziosa. Una stretta al
cuore. Ha un altro uomo? Dopo di lui ha avuto altri uomini? Cosa
è successo dopo Pollo? Step, sono passati quasi due anni. Sì, ma
non voglio ascoltare. Step, è una ragazza, è giovane, carina...
Sì, lo
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