"Ma Dani, è una cosa troppo importante! Non puoi deciderla
così... a tavolino!"
"Senti, ma non ne possiamo parlare direttamente alla festa?"
"Ok, come vuoi. Allora ci vediamo lì fra tre quarti d'ora. Ce
la fai?"
"No, facciamo almeno un'ora e un quarto!"
"Ok, ciao."
Dani riattacca il telefono. Guarda che Giuli a volte è
impossibile.
Ma che, non lo capisce quando si ha bisogno di quella mezz'ora
in più. Devo essere perfetta, bellissima. Capita raramente nella
vita di potersi preparare per una serata come questa. Anzi, ride
tra
sé, non capita mai. Di solito "quello" accade proprio quando meno
te lo aspetti. Poi va in camera sua indecisa per la prima volta su
cosa mettersi sotto. Si sente diversa, stranamente insicura. Poi
si
tranquillizza. È normale sentirsi così, non si può essere sicuri
su come
andrà la prima volta che si fa l'amore. Fa un respiro lungo. È
vero. L'unica cosa della quale sono sicura è che lo farò stasera e
con
lui. Raffaella la incrocia proprio in quel momento nel corridoio.
"Daniela, ma si può sapere a cosa stai pensando?"
"Ma niente mamma... cretinate."
"E allora se sono cretinate, pensa a cose più importanti! "
Per un attimo Daniela vorrebbe dirle tutto. La sua decisione
importante e soprattutto irrevocabile. Poi ci ripensa. Capisce che
sarebbe finita.
"Certo, mamma, hai ragione."
Tanto non vale la pena discutere con lei. Si sorridono. Poi
Raffaella
guarda il pendolo in salotto.
"Oh, non c'è niente da fare. Avevo chiesto a tuo padre di tornare
prima che dobbiamo andare dai Pentesti che abitano all'Olgiata.
Mai una volta che mi facesse felice..."
Capitolo 3.
"Stefano! " Dritto di fronte a me, al centro della strada, c'è mio
fratello. Sorrido. "Ciao Pa'." Mi fa piacere vederlo. Quasi mi
emoziono,
ma riesco a non farlo vedere più di tanto.
"Allora, come stai? Non sai quanto t'ho pensato."
Mi abbraccia forte. Mi stringe. Mi fa piacere. Per un attimo mi
ricordo l'ultimo Natale che abbiamo passato insieme. Prima che
partissi. E quella pasta che aveva preparato e che pensava che non
mi piacesse...
"Allora... Ti sei divertito giù in America, eh?"
Mi prende di mano una valigia. Naturalmente la più leggera.
"Sì, sono stato bene, giù in America. Ma perché giù?"
"Boh, è un modo di dire."
Mio fratello che conosce i modi di dire. Certo che sono proprio
cambiati i tempi. Mi guarda felice, sorride. È sereno. Mi vuole
bene sul serio. Ma non mi somiglia pe' niente. Mi fa pensare a
Johnny Stecchino.
"Be', che hai da ridere?"
"No, niente." Lo guardo meglio. Tutto tirato, camicia nuova,
perfetta, pantaloni leggeri sul marrone scuro, con risvolto in
fondo,
giacca a quadretti e finalmente...
"Ehi, Paolo, hai perso la cravatta?"
"Be', d'estate non me la metto. Ma perché, sto male?"
Non aspetta neanche la risposta.
"Ecco, siamo arrivati. Guarda che mi sono fatto..." Allarga il
braccio a mostrarmela in tutto quello che è, secondo lui, il suo
splendore: "Audi 4 ultimo modello. Ti piace?".
Come dire di no a tanto entusiasmo?
"Bella, niente male."
Spinge il pulsante che tiene in mano. L'allarme dopo due bip e
le doppie frecce scompare. Paolo apre il cofano: "Vieni, metti qua
le valigie".
Butto dietro le due sacche americane oltre a quella piccola che
ha già ordinatamente messo a posto lui: "Ehi, fai piano".
Mi fa venire subito in mente un'idea: "Che me la fai provare?".
Mi guarda. Il suo viso cambia espressione. Un tuffo al cuore.
Ma l'amore per suo fratello ha il sopravvento.
"Ma certo, tieni." Sorride con un piccolo sforzo e mi lancia le
chiavi con tutto il radiocomando. Pazzo. Mai amare un fratello
come
me. Soprattutto se ti chiede un'Audi 4 come quella. E nuova.
Mi metto alla guida. Profuma di nuovo, macchina impeccabile, solo
un po' stretta. Accendo il quadro e do il via al motore.
"Si guida bene."
"Pensa che è ancora in rodaggio..." Mi guarda preoccupato e si
mette la cintura. E io, forse per il fatto che sono tornato a
Roma,
che vorrei gridare, ma che ne so, che vorrei in qualche modo
liberarmi
di questi due anni di silenzio, della mia rabbia vissuta lontano,
parto all'improvviso dando gas. La Audi 4 sgomma, scodinzola,
si ribella, urla, le sue gomme strepitano sull'asfalto caldo.
Paolo
si attacca con tutte e due le mani alla maniglia vicino al
finestrino.
"Ecco, lo sapevo, lo sapevo! Ma come mai con te finisce sempre
così?"
"Ma che dici! Se la macchina l'ho appena presa! "
"Volevo dire che con te non si può mai stare tranquilli! "
"Ok..." Scalo, prendo la curva e gioco un po' con lo sterzo tanto
da accarezzare quasi il guardrail.
"Va bene adesso?"
Paolo si risistema sul sedile tirandosi giù la giacca.
"Niente da fare, con te non c'è mai un attimo di tranquillità."
"Ma dai, lo sai benissimo che stavo scherzando. Non stare lì a
preoccuparti, sono cambiato."
"Ancora? Ma quanto sei cambiato?"
"Questo non lo so, sono tornato a Roma per verificarlo."
Restiamo in silenzio.
"Si può fumare qui dentro?"
"Preferirei di no."
Mi metto la sigaretta in bocca e spingo il pulsante
dell'accendisigari.
"Ma che fai, l'accendi lo stesso?"
"È il preferirei che ti ha fregato."
"Vedi... Sei cambiato. E in peggio."
Sorrido e lo guardo. Gli voglio bene. E forse lui è cambiato sul
serio, mi sembra più maturo, più uomo. Do un tiro alla Marlboro
medium e faccio per passargliela.
No, grazie.'
Di risposta apre uno spiraglio del finestrino. Poi ritorna
allegro:
"Sai una cosa? Sto con una".
Mio fratello è più grande di me di sette anni. È incredibile, a
volte sembra un ragazzino, ha voglia di raccontarmi le cose che è
un piacere. Decido di dargli soddisfazione.
"E com'è, carina?"
"Carina? È bella! Alta, biondo chiaro, la devi conoscere. Si
chiama Fabiola, si occupa di arredamento, le piace andare solo in
certi posti, ha molto gusto..."
"Eh... Certo, certo, sicuro..."
"Ok, ok. La tua è una battuta scontata, anzi una 'sbattuta', ti
piace questa? La dice sempre lei! "
"Un po' equivoca, non ti pare? Deve stare attenta, quando la dice.
Comunque adesso ho capito perché vi trovate tanto bene insieme. "
"Be', comunque ci vado molto d'accordo."
Molto d'accordo. Ma che vorrà dire poi. L'accordo è qualcosa
che ha a che fare con la musica. O peggio coi contratti. L'amore
invece
è quando non respiri, quando è assurdo, quando ti manca,
quando è bello anche se è stonato, quando è follia... Quando solo
all'idea di vederla con un altro attraverseresti a morsi l'oceano.
"Be', se andate d'accordo, questo è l'importante. E poi..."
Cerco di chiudere alla meglio. "Fabiola è un bel nome."
Chiusura banale. Ma non ho trovato altro. Fondamentalmente
non me ne frega niente, ma se gli dicessi che il nome fa cagare,
per come è lui non sarebbe felice. Paolo ha bisogno dell'opinione
di tutti. La cazzata più grande che si può fare. Tutti chi, poi.
Neanche
i nostri sono stati tutti per noi.
Mi legge quasi nel pensiero: "Anche papà sta con una, sai?".
"Come posso saperlo se non me lo dice nessuno."
"Monica, una bella donna. Cinquant'anni, ma se li porta benissimo.
Gli ha rivoluzionato la casa. Ha levato un po' di antichità,
l'ha svecchiata."
"Anche a papà?"
Paolo ride come un pazzo: "Troppo forte questa".
Mio fratello e il suo entusiasmo deficiente. Ma prima era così?
Quando torni da un viaggio, tutto ti sembra un po' diverso.
"Vivono insieme, devi conoscerla."
Devi. Che vuol dire devi? Do un colpo secco al volante per
scansare uno che non ne vuole sapere di togliersi di mezzo. E
spostati!
Lampeggio, niente. Do gas, scalo. La macchina scatta sulla
destra per superarlo.
Paolo spinge con le gambe in avanti e si tiene al bracciolo tra
me e lui. Poi rientro a sinistra e lo tranquillizzo.
"Tutto a posto. In America non potevo mai farlo, ti controllano
al millimetro."
"E invece sei tornato apposta per sbizzarrirti con la mia
macchina,
vero?"
"Mamma come sta?"
"Bene."
"Che vuol dire bene?"
"E allora che vuol dire come sta?"
"Quanto la fai difficile. È tranquilla? Sta con qualcuno? Tu la
senti? Si vede e si sente con papà?"
Non riesco a fargli quell'ultima domanda: ha chiesto di me?
"Mi ha chiesto spesso di te." È l'unica alla quale risponde:
"Voleva
sapere se ti sentivo da New York, come andava il corso eccetera
eccetera".
"E tu?"
"E io le ho detto quel poco che sapevo. Che il corso andava bene,
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