certi morti... Va bene così?"

"Un po' meglio."

"Va bene. Allora che dovrei dire: 'Sono mitici i tuoi amici! '. Va

meglio così?"

"Mitici. Che brutta espressione. Ancora con mitici. Sembra il

titolo di un film vanziniano. Di' epici casomai! "

Gin si mette a ridere: "Ok, touché".

Poi mi guarda e aggrotta le sopracciglia.

"Ops, scusa. Non lo capisci vero il francese?"

"Come no, touché, touché significa..."

Faccio di botto una curva strettissima. Mi arriva dritta fra le

braccia. Le sue tette finiscono in qualche modo tra le mie mani.

"Ecco, significa questo touché? Giusto?"

Prova a partire con uno schiaffo, ma questa volta sono più veloce

di lei. Lo paro al volo.

"Ops, scusa. Anzi, pardon! Non volevo proprio 'toucharti' ma

tu es très jolie! Allora come vado in francese? Comunque 'siamo

arrivati'. Ma questo proprio non lo so dire."

Scendo dalla macchina. Gin è infuriata.

"Toglimi una curiosità: se i tuoi amici sono così 'epici', come

dici tu, perché quando sei passato davanti all'appuntamento hai

fatto finta di non vederli?"

Cazzo. È micidiale. Non le sfugge niente. Cammino e le do le

spalle. Ma mi ha preso una fitta allo stomaco.

"E questo, ma forse non lo sai, si dice tombé, cioè colpito e

affondato, stronzo!"

Gin rientra nella sua macchina, accende al volo e parte a duemila

sgommando. Corro verso la moto. Ancora un metro e sono

arrivato.

"Ma guarda questo. Ma vaffanculo. Ma come se la tira, ma chi

si crede di essere? Ok, si chiama Step, e allora? Chi cazzo lo

conosce...

Sì, è un mito o è stato un mito, ma per i suoi amici. Gli epici,

come li chiama lui. E allora?"

"E allora un po' ti piace."

Mi ero sempre divertita fin da piccola a fare Gin 1 la vendetta

e Gin 2 la saggia. Almeno io le chiamavo così. La prima, Gin 1 la

vendetta, è Selvaggia. Tra l'altro da piccola avevo un'amica che

si

chiamava proprio così e mi sarebbe sempre piaciuto un sacco

rubarle

il suo nome. La seconda, Gin la saggia, è Serena, quella romantica

ed equilibrata. E Selvaggia e Serena discutono in continuazione

su tutto.

"Sì, mi piace e allora?"

"E allora hai sbagliato."

"Chiarisci meglio il concetto."

"Ok, mi piace molto! Mi piacciono i suoi capelli corti, le sue

labbra carnose, i suoi occhi allegri e buoni, le sue mani e... ah

sì,

mi piace un sacco il suo gran bel culo. "

"Come sei sboccata."

"Mamma quanto rompi."

"Ah, sì?"

"Sì!"

"Ma se ti piace tutta questa roba, allora spiegami... perché gli

hai fregato le chiavi della moto?"

"Perché nessuno può toccare le mie tette se non sono io ad

autorizzarlo.

È chiaro? E Step, il mito, anzi 'l'epico' non era autorizzato.

E queste belle chiavi me le tengo per ricordo."

"Sono sicuro che stavi pensando a me."

Cavoli, è Step, è in moto, ma come ha fatto a partire?

"Fermati e accosta sennò ti distruggo a calci questa specie di

catorcio."

Avrà fatto i contatti, porca miseria. Gin rallenta e alla fine si

ferma. Se ha staccato il blocchetto così velocemente ed è partito,

forse non sarà un mito ma è proprio sveglio.


"Allora? Brava, molto divertente."

"Che cosa?"

"Ah, fai pure la finta furba? Le chiavi."

"Ah sì, scusami. Me ne sono accorta solo adesso. Be', si vede

che... Sì, insomma, forse hai sbagliato giubbotto e le hai

infilate

nel mio."

La prendo per il bavero.

"No Step, ti giuro che non me ne sono accorta."

"Non giurare... falsa! "

"Be', forse le ho prese per sbaglio."

"Ah, per sbagliare hai sbagliato di sicuro, hai preso le chiavi di

casa."

"No, giura?"

"Ah, su questo giuro proprio."

"Non ci posso credere."

"Credici." La lascio andare: "Che farlocca che sei".

"Non mi chiamare farlocca" tira fuori le chiavi dal giubbotto e

me le lancia con forza. Mi sposto al volo e le prendo di lato:

"Farlocca,

non riesci neanche a colpirmi. Forza, sali in macchina che ti

riaccompagno a casa".

"No, non ti preoccupare."

"Mi preoccupo eccome. Tu sei una di quelle ragazze pericolose. "

"Che vuoi dire?"

"Che buchi un'altra volta, qualcuno ti aiuta a cambiare la gomma,

tu da brava farlocca ti fidi, fai una brutta fine e l'ultimo con

il

quale sei stata vista sono io."

"Ah, solo per questo?"

"Dicono che mi piace una vita tranquilla, quando si può. Oh,

poi non rompere, monta in macchina e basta."

Gin sbuffa e sale in auto. Accende il motore, ma prima di partire

tira giù il finestrino. "Ho capito perché lo fai."

Mi accosto con la moto: "Ah, sì e perché?".

"Così scopri dove abito."

"Questo catorcio è targato Roma R24079. Mi bastano dieci minuti

e un mio amico al Comune per sapere il tuo indirizzo. E mi

risparmierei

anche un sacco di strada. Cammina, farlocca presuntuosa!"


Parto sgommando. Cavoli, Step si ricorda la mia targa a memoria.

Io non sono ancora riuscita a impararla. In un attimo mi sta

dietro. Lo vedo dallo specchietto. Che tipo. Mi segue, ma non si

avvicina troppo. Che strano, è prudente. Non lo avrei mai detto.

Be', in fondo non è che lo conosco poi tanto... Mah!

Scalo e mi tengo lontano. Non vorrei che Gin facesse qualche

scherzo frenando di botto. È il metodo migliore per mettere fuori

uso un motociclista. Se ti dice bene non fai in tempo a inchiodi


dare. Ti giochi forcella e moto. Fai un bel botto e non puoi

ripartire

per l'inseguimento. Corso Francia, piazza Euclide, via Antonelli.

Se la tira la presuntuosa. Non si ferma a nessun semaforo.

Passa davanti all'Embassy a tutta velocità. Supera le macchine

ferme al semaforo, poi ancora dritta e gira a destra e poi a

sinistra,

sempre senza freccia. Un mezzo rincoglionito le suona il

clacson ma in netto ritardo. Via Panama. Si ferma poco prima di

piazzale delle Muse. Gin posteggia infilandosi al volo tra due

macchine

senza toccarle, con una sola manovra. Pratica e precisa. O

forse solo culo?

"Ehi, sei brava a fare manovra."

"Perché non hai visto il resto."

"Ma è possibile che non si possa mai dire niente senza che tu

debba dare l'ultima battutina?"

"Ok... Allora, grazie della cena, sono stata benissimo, sei stato

fantastico, i tuoi amici sono mitici, scusami epici. Scusa per

l'errore

delle chiavi e grazie per avermi accompagnato. Va bene così?

Dimentico

niente? "

"Sì, non mi inviti su da te?"

"Cooosa? Ma non se ne parla proprio. Non ho mai fatto salire

nessuno dei miei ragazzi, figuriamoci se adesso faccio salire te,

uno

sconosciuto. Ma figurati! ! ! "

"Perché, ce ne sono stati?"

"Di ragazzi?"

"Eh, di che sennò."

"Una cifra."

"E come facevano a sopportarti?"

"Erano forti in matematica. Facevano la somma e alla fine c'erano

molte più cose positive di tutto il resto. Ma purtroppo in

matematica

mi sa che invece tu vai male. "

"Veramente era l'unica cosa nella quale riuscivo così così."

"Ecco appunto, così così. È che qui ti mancano i numeri...

buonasera

signor Valiani..."

Mi giro per guardare chi saluta, non c'è nessuno. Sento il rumore

del cancello alle mie spalle.

"Ta dan!"

Mi rigiro: Gin è dall'altra parte del cancello che ancora vibra.

Se l'è chiuso dietro. È stata velocissima.

"Te l'ho detto, sei epico. Ma mi crolli sul banale."

Gin corre verso il portone. Fruga in tasca per trovare le chiavi.

Ci metto un secondo: destro, sinistro, scavalco il cancelletto e

corro verso di lei che cerca disperatamente la chiave del portone.

Pum. Le sono addosso e l'abbraccio da dietro. Fa un urlo. La tengo

ferma.

"Ta dan! Giocavi da piccola a uno due tre stella? Non hai fatto

in tempo a girarti che io ti ho presa. Ora sei mia."

I suoi capelli profumano. Ma non sono dolci. Odio i profumi

dolci. Sanno di fresco, di frizzante, di allegro, di vita. Si

dibatte cercando

di liberarsi ma la tengo stretta. "Se non vuoi farmi salire su

a casa possiamo conoscerci qui."

Prova a colpirmi con il tacco all'indietro, ma allargo veloce le

gambe.

"Liscio... Ehi, non sto facendo niente di male. Non ti ho messo

mica le mani addosso, ti ho solo abbracciata."

"Ma io non te l'ho chiesto."

"Ti pare che chiedi a uno 'dai, per favore, abbracciami'? Gin,

Gin... mi sa che una cifra di quei ragazzi lasciavano un po' a

desiderare.

"

Ho la mia guancia vicino alla sua. È liscia, morbida e fresca come

una splendida pesca, dolcemente dorata dalla peluria chiara,

trasparente, senza trucco. Apro le labbra e mi ci poggio sopra ma

senza baciarla, senza morderla. Muove la testa a destra e a