agita.

Nella colluttazione il cappello gli vola via. Un'ondata di capelli

neri

lunghi si riversa sul cofano blu. Carico il destro per colpirlo in

piena faccia, ma una luna pallida illumina di botto il suo viso.

"Cazzo... Ma sei una donna!"

Cerca di divincolarsi da sotto. La tengo ancora un po' mentre

abbasso il braccio destro: "Una donna, una fottuta donna".

La lascio andare. Si rialza dal cofano e si risistema il

giubbotto.

"Ok, sono una donna e allora? Cazzo c'hai da ridere, vuoi fare

a stecche? Non mi fai mica paura."

Troppo forte questa tipa. La guardo meglio: ha le gambe

divaricate,

un paio di jeans a vita bassa e delle Sneakers Hi-tech. Ha una

T-shirt nera sotto il giubbotto di jeans scuro. Ha stile la tipa.

Raccoglie

il cappello e se lo infila nella tasca dei pantaloni: "Allora?".

"Allora che? Guarda che eri tu che ti stavi fottendo i miei

soldi."

"E allora?"

"Ancora? Allora niente. " Mi infilo nella Micra e le sfilo le

chiavi

dal cruscotto. "Così non facciamo anche un inseguimento." Me

le metto in tasca, poi vado più avanti. Sbuco un attimo dopo con

la moto. Ero tornato fin dietro la siepe del benzinaio a motore

spento.

L'accendo e in un attimo sono davanti a lei. Spengo e apro il

serbatoio.

"Passami la pompa."

"Non ci penso minimamente."

Scuoto la testa, la prendo da solo e faccio benzina. Poi mi viene

un'idea, metto solo 10 euro nel mio serbatoio e mi fermo. Faccio

il

giro della sua Micra con la pompa in mano, apro il tappo e metto i

restanti 10 nella sua macchina. Lei mi guarda, incuriosita. È

bella,

con un'aria un po' da dura. Forse è semplicemente scocciata di

essere

stata beccata. Ha i capelli tutti sfilati in avanti, sembrano

molto

scalati, gli occhi grandi e scuri e un bel sorriso, per quel poco

che si

è potuto vedere. Fa una strana smorfia di curiosità.

"E ora che fai?"

"Ti faccio benzina."

"E perché?"

"Perché andiamo insieme a una cena. " Sposto la moto e la chiudo

dietro la casupola del benzinaio.

"Non se ne parla proprio. Io a una cena con te? Ma io ho altro

da fare... Ho una festa, un rave, un appuntamento con i miei

amici."

Faccio il duro ma mi viene da ridere: "Allora mettiamola così,

tu volevi passare la tua serata con i miei 20 euro, invece sei

molto

più fortunata e la passi con me".

"Ma senti questo.

"Oppure, se ancora non è sufficiente per il tuo fantastico

orgoglio...

diciamo che passi la tua serata con me sennò ti denuncio. È

più semplice così?"

La tipa mi fa un sorrisetto malizioso. "E certo, io monto in

macchina,

anzi per essere più precisi nella mia macchina, con uno

sconosciuto."


"Non sono più uno sconosciuto. Sono uno che stava per essere

mezzo rapinato da te. "

Sbuffa di nuovo.

"Allora vediamolo da quest'altro punto di vista. Io salgo sulla

mia macchina con un possibile mezzo rapinato, ok? E fino a qui ci

siamo. Ma perché non dovrei pensare che tu mi porti chissà dove

e approfitti di me? Dammi un motivo valido."

Rimango in silenzio. Vaffanculo a tutti quelli che le fanno

preoccupare.

Pezzi di merda che ci avete rovinato la piazza, vigliacchi

incapaci di conquistare, inutili esseri di questo splendido mondo.

"Ok... Ok..."

Mi metto a ridere, ma so che ha ragione: "Allora mettiamola

così. Lo vedi questo cellulare?".

Lo tiro fuori dalla tasca.

"Sai con una semplice telefonata quanti 'approfitti' meglio di

te potevo farmi? Quindi stai zitta e sali."

Ecco quando un telefonino diventa utile!

Mi lancia uno sguardo di odio e poi viene verso di me. Mi si

pianta di fronte e allunga un braccio con la mano aperta. Alzo al

volo il braccio. Penso mi voglia dare uno schiaffo. Ho sbagliato.

"Per adesso non ti schiaffeggio. Dammi le chiavi, guido io."

Sorrido, infilandomi nella sua macchina: "Non se ne parla

proprio".


"Ma come puoi pensare che io mi fidi di te?"

"No, come puoi pensare tu che io mi fidi di te? Tu che mi stavi

fregando in partenza ! "

Mi allungo dall'altra parte aprendole la portiera. Le sorrido.

"Ho ragione o no? Forza, monta."

Rimane un po' perplessa, poi sbuffa e sale in macchina con le

braccia conserte e lo sguardo fisso in avanti. Guido per un po' in

silenzio.

"Ehi, si porta bene la tua macchina."

"È compreso nell'affare il fatto che dobbiamo parlare?"

Abbiamo appena superato Saxa Rubra.

"No, ma adesso puoi fare un altro affare. Vedi, io potrei

scaricarti

qui e portarti via la macchina, naturalmente senza 'approfittarne'

come dici tu... Semplicemente con la tua macchina... ma la

mia benzina. Quindi cerca di essere gentile, divertiti, sorridi,

hai

un sorriso così bello."

"Ma se ancora non l'hai visto..."

"Appunto... Che aspetti?"

Sorride apposta, digrignando i denti: "Eccolo qua, sei contento?".

"Molto."

Allungo la mano aperta verso di lei. Si scosta veloce.

"Oh, che fai?"

"Madonna, che mal fidata ! Mi presento no, come le persone

educate,

quelle che non rubano. Io sono Stefano, Step per gli amici."

Mi lascia la mano aperta a mezz'aria nella penombra della

macchina:

"Bene... Ciao Stefano, io invece sono Ginevra, Gin per le

amiche. E per te invece, sempre Ginevra".

"Ginevra, forte... Come facevano a sapere i tuoi che avrebbero

messo al mondo una principessa di questo tipo?"

La guardo tirando su il sopracciglio, poi non ce la faccio più e

scoppio a ridere: "Oddio scusami, mi viene troppo da ridere e non

so perché. Principessa".

Continuo così. La guardo e rido. Mi diverte. Mi sta simpatica.

Forse perché non è bella. La macchina procede veloce. La luce dei

lampioni abbandona e riprende il suo viso. Lo pennella di chiaro,

poi di scuro. E ogni tanto la bacia la luna. Ha gli zigomi alti,

un

mento piccolo. Le sopracciglia leggere, come un punto di fuga,

corrono

via verso i capelli. Ha degli occhi nocciola, intensi, vivaci e

allegri,

malgrado sia molto scocciata. Sì, mi sono proprio sbagliato.

Non è bella. È bellissima.

"Sono stati forti i tuoi genitori. Ottima la scelta del nome:

principessa

Ginevra..."

Mi guarda in silenzio.

"Stefano, i miei genitori non ci sono più. Sono morti."

Mi si gela il sangue. Il peggior cazzotto possibile, in piena

faccia,

allo stomaco, sui denti. Cambio espressione.


"Scusami."

Rimaniamo così per un po' in silenzio. La macchina corre veloce.

Guardo dritto la strada cercando di far perdere tra quelle

veloci strisce bianche il mio stupido errore. La sento sospirare,

forse sta piangendo. Non ce la faccio a voltarmi, ma devo. Devo...

La vedo lì in un angolo che mi guarda. Tutta rattrappita contro

il finestrino. È seduta di sbieco. Poi, all'improvviso, scoppia

a ridere come una pazza: "Oddio, non ce la faccio più, ti ho detto

una cazzata! Uno pari va bene? Tregua". E al volo infila un ed

nello stereo.

"Hai cercato la guerra, e io te l'ho data. Rimasto male, eh? Fai

tanto il duro ma sotto, sotto... sei un sensibilone. Piccolo

lui..."

Ginevra ride e si muove andando a tempo coi Red Hot Chilli

Peppers.

"Allora dove andiamo a mangiare di bello?" Adesso è molto

più tranquilla, padrona della situazione. Rimango in silenzio.

Cazzo,

mi ha fottuto. Bel colpo, ma da stronza. Come si può scherzare

su una cosa del genere? Continuo a guidare guardando dritto.

Con la coda dell'occhio la vedo ballare. Tiene il ritmo

perfettamente,

balla divertita su Scar Tissue. Si agita muovendo i capelli.

Ride ogni tanto mordendosi il labbro inferiore.

"Dai, mica te la sarai presa?"

Mi guarda.

"Ma scusa. Sei alla guida della mia macchina. Certo, con la tua

benzina, lo dico io prima che lo ridici tu. Porti una ragazza a

cena

con i tuoi amici, giusto? O qualcosa del genere... Insomma non hai

nessun motivo per prendertela, o no? L'hai detto tu...

Divertiti...

Sorridi! ! ! E io l'ho fatto. Perché allora adesso non lo fai

anche tu?"

Continuo a non parlare.

"Capirai. La tira lunga. Ha messo il muso. Preferivi che fossero

morti sul serio? Va be', allora proviamo a fare un po' di

conversation...

I tuoi come stanno?"

"Benissimo, sono separati."

"Capirai! Copione. Mamma mia, quanto sei scontato. Ma non

riesci a inventarti qualcosa di meglio?"

"Ma che ci posso fare se è così. Guarda che sei forte. Vedi, è

colpa tua, hai tolto la credibilità ai nostri dialoghi."

"Non stai dicendo sul serio..."

"Ti ho detto di sì."

Rimane anche lei per un po' in silenzio. Mi guarda con la faccia